Saint Seiya GS - Il Forum della Terza Casa


Autore Topic: Inferno dantesco: struttura, decrizione, personaggi  (Letto 44614 volte)

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Offline cancerdeathmask87

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Re: Inferno dantesco: struttura, decrizione, personaggi
« Risposta #15 il: 25 Novembre, 2009, 16:45:33 pm »
Bravissima Tisifone, splendido lavoro!!! :ok: :ok: :ok: :ok: :ok:
Rito Yuuki deve morire  (hunterj mi capisce)

The world will look up and shout: "Save us!" and I'll whisper: "No."

Offline tisifone75

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Re: Inferno dantesco: struttura, decrizione, personaggi
« Risposta #16 il: 02 Dicembre, 2009, 13:57:09 pm »
Grazie mille davvero :cuore:
Dal momento che nel primo post non ci stavano più canti riporto in questo post i canti successivi e scriverò un indice dei post con i canti nel primo topic, oggi cominciamo con il IX Canto
IX Canto: VI Cerchio, Città di Dite, Eretici.
Questo Canto a detta dei critici ha una struttura teatrale in quanto vediamo i personaggi succedersi come si succedono diverse entrate sul palcoscenico. Vediamo Dante molto preoccupato per l'atteggiamento di Virigilio, la Ragione umana, che tituba di fronte al diniego dei demoni di far loro attraversare la città di Dite, per la prima volta infatti Virgilio tentenna e mostra una certa insicurezza:
«Pur a noi converrà vincer la punga»,
cominciò el, «se non...Tal ne s'offerse.
Oh quanto tarda a me ch'altri qui giunga!».
I' vidi ben sì com'ei ricoperse
lo cominciar con l'altro che poi venne,
che fur parole a le prime diverse;
ma nondimen paura il suo dir dienne,
perch'io traeva la parola tronca
forse a peggior sentenzia che non tenne.
A questo punto il sommo poeta chiede alla sua guida se mai sia scesa negli inferi più profondi:
«In questo fondo de la trista conca
discende mai alcun del primo grado,
che sol per pena ha la speranza cionca?».

Apprendiamo quindi da Virigilio che già una volta scese sino alla Giudecca per riportare in vita un'anima seguendo gli ordini della maga Eritione (vd. Pharsalia di Lucano) affinchè con i poteri di preveggenza tipici delle anime dell'oltretomba rivelasse a Pompeo l'esito della Battaglia di Farsalo. Sottolineamo che mentre la figura della maga Eritone è ripresa da Lucano, il fatto che Virgilio vada sotto suo ordine a prendere un'anima e riaccompagnarla fuori dall'inferno per tornare in vita è un invenzione dantesca dovuta principalmente al fatto di voler fare un parallelismo con la Sibilla Cumana che nell'Eneide accompagna negli inferi Enea e dichiara di esserci già stata e quindi di conoscerli.
Mentre Virgilio parla a Dante questi è colpito da un nuovo orribile spettacolo:
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però che l'occhio m'avea tutto tratto
ver' l'alta torre a la cima rovente,
dove in un punto furon dritte ratto
tre furie infernal di sangue tinte,
che membra feminine avieno e atto,
e con idre verdissime eran cinte;
serpentelli e ceraste avien per crine,
onde le fiere tempie erano avvinte.
E quei, che ben conobbe le meschine
de la regina de l'etterno pianto,
«Guarda», mi disse, «le feroci Erine.
Quest'è Megera dal sinistro canto;
quella che piange dal destro è Aletto;
Tesifón è nel mezzo»; e tacque a tanto.
Con l'unghie si fendea ciascuna il petto;
battiensi a palme, e gridavan sì alto,
ch'i' mi strinsi al poeta per sospetto.
«Vegna Medusa: sì 'l farem di smalto»,
dicevan tutte riguardando in giuso;
«mal non vengiammo in Teseo l'assalto».
Ecco la mia apparizione eh eh.
Scherzi a parte ora Dante vede sulla cima di una delle torri della città le tre furie infernali, le Erinni, che ne Pharsalia di Lucano abitavano presso il fiume Stige, le tre furie richiamano alla memoria le donne piangenti e straziate dei funerali dell'epoca dantesca e si avventano su Dante che terrorizzato si stringe alla sua guida che con le mani copre gli occhi del poeta raccomandandogli di non guardare.
Ci troviamo ora di fronte ad un altro appello al lettore di Dante che mira chiaramente ad indicare di comprendere l'allegoria dei versi successivi, tra l'altro da molti è anche considerato un appello a leggere l'intera divina commedia seondo il senso allegorico ed anagocico e non solo letterale:
O voi ch'avete li 'ntelletti sani,
mirate la dottrina che s'asconde
sotto 'l velame de li versi strani.
Tra le varie interpretazioni possiamo di allegoria di questo canto possiamo citare questa:
la ragione, Virgilio, non basta da sola ad affrontare i peccati commessi con volontà quali sono i peccati di violenza e fraudolenza, ricordiamo infatti che l'entrata alla città di Dite è ostacolata dalle tentazioni (i diavoli), dai rimorsi (le Erinni) e dalla disperazione che segue il rimorso e "pietrifica il cuore" (Medusa); la ragione può aiutare giusto nell'immediato (Virgilio copre gli occhi a Dante), ma è solo tramite la grazia divina (il Messo Celeste) che si può arrivare a una definitiva debellazione del peccato, ecco dunque come vengono descritti la sua apparizione e i suoi atti:
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E già venia su per le torbide onde
un fracasso d'un suon, pien di spavento,
per cui tremavano amendue le sponde,
non altrimenti fatto che d'un vento
impetuoso per li avversi ardori,
che fier la selva e sanz'alcun rattento
li rami schianta, abbatte e porta fori;
dinanzi polveroso va superbo,
e fa fuggir le fiere e li pastori.
i occhi mi sciolse e disse: «Or drizza il nerbo
del viso su per quella schiuma antica
per indi ove quel fummo è più acerbo».
Come le rane innanzi a la nimica
biscia per l'acqua si dileguan tutte,
fin ch'a la terra ciascuna s'abbica,
vid'io più di mille anime distrutte
fuggir così dinanzi ad un ch'al passo
passava Stige con le piante asciutte.
Dal volto rimovea quell'aere grasso,
menando la sinistra innanzi spesso;
e sol di quell'angoscia parea lasso.
Ben m'accorsi ch'elli era da ciel messo
,
e volsimi al maestro; e quei fé segno
ch'i' stessi queto ed inchinassi ad esso.
Ahi quanto mi parea pien di disdegno!
Venne a la porta, e con una verghetta
l'aperse, che non v'ebbe alcun ritegno.
«O cacciati del ciel, gente dispetta»,

cominciò elli in su l'orribil soglia,
«ond'esta oltracotanza in voi s'alletta?
Perché recalcitrate a quella voglia
a cui non puote il fin mai esser mozzo,
e che più volte v'ha cresciuta doglia?
Che giova ne le fata dar di cozzo?

Cerbero vostro, se ben vi ricorda,
ne porta ancor pelato il mento e 'l gozzo».
Poi si rivolse per la strada lorda,
e non fé motto a noi, ma fé sembiante
d'omo cui altra cura stringa e morda
che quella di colui che li è davante
;
e noi movemmo i piedi inver' la terra,
sicuri appresso le parole sante.
Il Messo Celeste si muove incurante di tutto, infastidito solo dai vapori, verso la porta della Città di Dite dove rimprovera sdegnosamente ed aspramente i diavoli e ricorda loro i segni che Cerbero ancora ha per essersi opposto alla discesa negli inferi di Eracle: è completamente inutile ribellarsi alla volontà divina. Egli non si cura nemmeno dei due poeti e dopo aver svolto la sua missione ritorna immediatamente da dove è venuto: la Grazia Divina è impersonale e agisce secondo la Volontà di Dio al quale vuole subito ritornare.
Pene e peccatori
Dante e Virgilio attraversano l'entrata e tutt'intorno come in un cimitero vedono tombe, tale visione non è poi così strana per l'uomo medievale, infatti i defunti all'epoca erano sepolti all'interno delle città, solo con l'epoca napoleonica ci fu il divieto di seppellire i defunti al centro delle città. Dai sepolcri senza coperchio avvampano fiamme:
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ché tra gli avelli fiamme erano sparte,
per le quali eran sì del tutto accesi,
che ferro più non chiede verun'arte.
Tutti li lor coperchi eran sospesi,
e fuor n'uscivan sì duri lamenti,
che ben parean di miseri e d'offesi.
Dante quindi domanda a Virgilio quali peccatori sono qui puniti ed apprende che gli eretici, i fondatori di eresie (vedremo poi nel canto successivo che non ci sono solo loro nei sepolcri infuocati):
...«Qui son li eresiarche
con lor seguaci, d'ogne setta, e molto
più che non credi son le tombe carche.
Simile qui con simile è sepolto,
e i monimenti son più e men caldi».
« Ultima modifica: 18 Aprile, 2010, 14:29:04 pm da tisifone75 »
Il fiore sboccia e appassisce, la stella brilla nella notte per poi sbiadire: ogni cosa ha una fine...la vita umana è soltanto un fugace battito di ciglia
Caldo di luce il seme in me germoglia, da ghiaccio in foco il cuore mio tramuta, dona la forza, la mente mia rinfranca, e per la dea il braccio mio non stanca!
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Offline MARADONAFAN

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Re: Inferno dantesco: struttura, decrizione, personaggi
« Risposta #17 il: 02 Dicembre, 2009, 15:02:28 pm »
meriti un'espansione!!! :sisi:

Offline Cristian di Gemini

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Re: Inferno dantesco: struttura, decrizione, personaggi
« Risposta #18 il: 16 Ottobre, 2016, 17:51:15 pm »
Ed infine uscimmo a riveder le stelle.

Saint Seiya GS - Il Forum della Terza Casa

Re: Inferno dantesco: struttura, decrizione, personaggi
« Risposta #18 il: 16 Ottobre, 2016, 17:51:15 pm »