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Autore Topic: Contest Mitologico III Edizione! [racconto 6/6]  (Letto 1483 volte)

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Offline nfscarbon4

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Contest Mitologico III Edizione! [racconto 6/6]
« il: 18 Dicembre, 2009, 16:02:00 pm »
RACCONTO N°6

BENE E GIUSTIZIA

Tutti i presenti erano riuniti in preghiera, sperando che Caronte traghettasse l’anima del re accettando quelle due monete che quelli che erano ancora in vita gli avevano posto sulle palpebre. Piangevano i parenti, e la piùdisperata tra tutte era la principessa, stretta tra le braccia della madre il cui sguardo si disperdeva nel vuoto più assoluto. Se n’era ormai andati, lui, re di Tessaglia che tanto aveva dato al suo popolo e che avrebbe potuto dare ancor di più se il fato prematuro non l’avesse portato via con se. I medici, riuniti in cerchio, avevano già dato da tempo la loro condanna di morte, e aspettavano solo che l’ultimo regio respiro venisse esalato. Erano sul punto di andare via, per riunirsi in consulto in un’altra nobile abitazione, forse per emettere un’altra terribile sentenza di morte….ma ecco che all’improvviso ritorna quel servo, guardiano del bestiame, che per qualche strano motivo alla notizia della morte del suo signore era scappato correndo in chissà quale direzione; nessuno lo guarda se non con disprezzo, ma l’espressione sul volto dei presenti  si tramuta irrimediabilmente in sorpresa mista a speranza quando si accorgono di chi è arrivato insieme a quel lurido servitore; è lui, colui che tutti credono figlio di Apollo nato da Arsione, colui il quale la sua fama gli precedeva in qualsiasi luogo della terra, anche il più sconosciuto, colui il quale le sue capacità erano divenute ormai leggenda tanto che molti ne dubitavano dell’esistenza: Asclepio, il migliore tra tutti i medici che abbia mai calcato il suolo comune ai mortali. Arrivava con una pelle addosso, probabilmente di leone, che gli copriva il capo. Appena entrato nel palazzo reale, il semidio si toglie l’indumento mostrando a tutti il suo volto: la barba ispida conferiva severità al suo volto ed i suoi capelli arricciati aumentavano la sua aurea di saggezza. Il servo lo guida verso la bara del re, e tutti si spostano di fronte al suo cammino per fargli spazio. I medici che stavano andando via ritornano sui loro passi dimenticandosi di tutti i loro impegni, assorti nella meraviglia che un tale personaggio suscitava al solo udire del suo nome. Asclepio giunge finalmente alla bara e chiama a se i colleghi medici con un solo gesto della mano, senza aprire le labbra. Guarda il re, lo osserva, gli toglie le monete dalle palpebre tra lo stupore generale; non ha nemmeno bisogno di riflettere: tira fuori dalla tasca un’ampolla con un liquido verdastro e tiene alzata la testa dell’infermo in modo che riesca a berlo. Il divino rilascia poi il re sulla sua bara e si incammina per andarsene. I presenti restano stupiti, Asclepio raggiunge il portone d’uscita quando improvvisamente si ode qualcosa di simile ad un boato di gioia: il re ha riaperto gli occhi, il re è ritornato tra i vivi, e tutto grazie all’intervento del figlio di Apollo, che non si volta neanche a guardare il suo paziente guarito dal sintomo incurabile: riprende il mantello, ed il bastone dal quale appaiono due serpenti attorcigliati prima che lui possa lasciare l’abitazione. E’ festa in Tessaglia, tutti festeggiano la guarigione del re grazie ad un interventi divino inaspettato. L’unico che non ha motivo di essere felice è l’artefice del gaudio comune: Asclepio sapeva a cosa andava incontro se avesse guarito la morte per l’ennesima volta: suo “nonno” Zeus l’aveva già avvisato, la sua bravura era troppo grande per restare tra i mortali e non avrebbe dovuto intralciare il lavoro di Ade. Ma il cuore del medico era troppo grande per rinunciare di aiutare chi, nel momento di necessità in cui è affetto dal mele, tende la mano supplicando il suo aiuto. Asclepio voleva bene ai mortali, non sopportava che la loro vita fosse turbata dai mali del corpo e faceva di tutto per regalare loro un sorriso in più, un ultimo sorriso anche a costo di vedere sparire i suoi. Hermes intanto lo raggiunge: sa già quale messaggio porta, ed alza la mano facendogli evitare di pronunciar parola, lo seguirà immediatamente. Il dio medico arriva così di fronte al tribunale delle divinità., dove Zeus, Ade e Poseidone faranno da giudici, anche se il figlio di Apollo conosce già la sentenza. Ed infatti Zeus, riempito di collera, non appena raggiunge l’antro antistante alla cattedra, lo addita fulminandolo: lui è il padre di tutte le divinità, non ha bisogno di giudicare, ma solo di decidere! E tutti i presenti in aula non possono far altro che approvare la sentenza. Asclepio è dunque fulminato, cessando la sua attività attraverso la quale non aveva altri obbiettivi se non quello di dispensare il bene tra i mortali, ma la giustizia, superiore a lui, aveva deciso che il suo potere era troppo grande per essere spartito tra i profani della terra, e meritava di essere cessato. Mai più ci fu un sembiante umano in grado di addestrare la sua scienza con così tanto ardore e così tanta bravura.


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« Ultima modifica: 19 Dicembre, 2009, 13:46:11 pm da nfscarbon4 »
Una volta serbavo molto rancore per il mio destino. Però ora provo solo gratitudine!
In un attimo così breve della vita rispetto all’immensità del tempo, ho avuto la fortuna di incontrarvi.. fratelli!

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Contest Mitologico III Edizione! [racconto 6/6]
« il: 18 Dicembre, 2009, 16:02:00 pm »