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Autore Topic: Mondi ultraterreni nelle varie culture  (Letto 25572 volte)

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Offline tisifone75

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Mondi ultraterreni nelle varie culture
« il: 20 Gennaio, 2010, 16:59:21 pm »
Vi presentiamo l'ultimo lavoro dello staff mitologico sui mondi ultraterreni nelle mitologie e\o religioni delle culture di tutto il mondo, buona lettura :)

A cura di Pandora:
 Mondo ultraterreno delle popolazioni medio-orientali
L’Egitto: il mondo ultraterreno


Figura 1: La pratica della mummificazione
L’egiziano antico riponeva molta fiducia nell’idea che la vita continuasse dopo la morte. Perché ciò potesse accadere era però necessario che il corpo rimanesse intatto (problema che gli egizi risolsero con la pratica della mummificazione, vedi figura 1), che anche nell’aldilà avesse cibo e bevande e che il suo nome non venisse dimenticato, pertanto era indispensabile che il nome del defunto fosse scritto nelle tombe, su statue o ancora su delle stele. Tanto era importante che la peggior cosa per un egizio era che, dopo la sua morte, il suo nome venisse cancellato o che il suo corpo venisse distrutto o privato di una componente, poiché in questo modo gli sarebbe stato precluso l’accesso all’aldilà.
Inizialmente esisteva la concezione dell’aldilà come un mondo al quale solo i faraoni avevano diritto ad accedere, in seguito il diritto si estese ai nobili e ancor più tardi alla popolazione comune, purché avesse la possibilità di soddisfare i prerequisiti sopracitati.


Figura 2: Una formula contenuta nel Libro dei Morti:
Con il passare degli anni l’aldilà egizio venne sempre più schematizzato tanto che nelle tombe dei defunti veniva depositato il cosiddetto Libro dei Morti (figura 2), una sorta di guida ricca di formule e consigli che il defunto doveva seguire per percorrere nel modo giusto il cammino che lo avrebbe portato nel regno di Osiride, il dio degli Inferi.
Una volta morto, quindi, il defunto doveva conoscere una serie di formule che lo avrebbero aiutato ad affrontare le difficoltà del mondo ultraterreno. Fra queste c’era una formula che permetteva al defunto di entrare ed uscire dal mondo inferiore, una che faceva sì che gli venisse restituito il suo cuore, l’unico organo che essendo considerato la sede dell’anima non veniva rimosso al momento della mummificazione, o ancora formule che lo avrebbero protetto dagli attacchi di demoni come Apopi. Fra le formule la più curiosa era quella riguardante la pesatura del cuore (figura 3).


Figura 3: Libro dei Morti: illustrazione sulla pesatura del cuore
In Egitto si diffuse la credenza della “bilancia della giustizia”, lo strumento grazie al quale il tribunale  dell’aldilà avrebbe giudicato il defunto per le sue azioni, buone o cattive, compiute in vita.
Al momento della pesatura il defunto veniva condotto dal dio Anubi al cospetto di Osiride, questi  avrebbe pesato il cuore del defunto sulla bilancia della giustizia mentre il dio Thot ne avrebbe annotato il risultato. Se il cuore del defunto, posto sul piatto della bilancia, fosse risultato più pesante della piuma della giutizia, maat, posta sull’altro piatto, e quindi il cuore (la coscienza del defunto) avesse testimoniato contro di lui, il defunto non avrebbe potuto accedere nell’aldilà ma al contrario sarebbe stato divorato da un mostro, la “grande divoratrice”.
Tuttavia ciò non poteva accadere per chi conoscesse la formula: infatti pronunciando la formula magica, che gli egizi incidevano su di un amuleto a forma di scarabeo appeso al collo del defunto, questi avrebbe avuto la certezza che il suo cuore non avrebbe testimoniato contro di lui nonostante le sue azioni in vita non fossero state le più giuste. È interessante notare come il giudizio potesse essere plasmato di modo che, chi poteva permettersi di possedere la formula, non dovesse necessariamente preoccuparsi del giudizio divino comportandosi in modo onorevole durante la vita terrena.
Una volta terminata la pesatura del cuore, ritenuto puro, il defunto poteva accedere ai Campi della Pace: una sorta di paradiso nel quale il defunto poteva ‘vivere’ tranquillamente, un luogo in cui poteva coltivare la terra, raccogliere il grano, bere, mangiare e compiere tutte quelle azioni proprie della vita terrena in eterno.

A cura di Pandora:
Le popolazioni medio-orientali: il mondo ultraterreno


Figura 1: Nergal, re degli inferi.
I babilonesi  ed i sumeri:
Per i babilonesi e prima di loro per i sumeri il mondo dei morti prendeva il nome di Kur o Kurnugia. Purtroppo riguardo questo mondo non si sa molto, solamente che era governato da Ereshkigal e Nergal. Tuttavia in un testo che ci è pervenuto, il quale parla sommariamente del Kurnugia, si può dedurre la divisione degli inferi in sette “stanze” prima di arrivare alla sala ove risiedono i sovrani degli inferi. I morti inoltre vengono visti come creature maligne capaci, se liberati, di seminare terrore e morte nel mondo dei vivi. Questa visione del mondo ultraterreno venne assimilata anche da molte altre popolazioni mesopotamiche.


Figura 2: Ereshkigal, regina degli inferi.

I persiani:
Per i persiani il concetto di inferi era più astratto. Essi infatti tendevano a non vedere l’aldilà come un mondo ben definito ma credevano che dopo la morte ogni uomo sarebbe stato giudicato per le sue azioni fino a giungere alla fine del mondo durante la quale il male sarebbe stato estirpato attraverso la cosiddetta “prova del fuoco”.

I fenici:
Non si sa molto della conzezione della vita dopo la morte per i finici ed i punici, questo a causa della scarsa quantità di fonti che oggi ci sono pervenute. Cio che oggi sappiamo, studiando reperti archeologici non di natura letteraria, è che questi riponevano il cadavere in dei sarcofagi, o almeno per quanto riguarda le famiglie reali, spesso molto simili a quelli egizi. Al contrario della popolazione egizia però i fenici non riponevano tesori nelle tombe (come testimonia l'ammonizione contenuta nell'iscrizione del figlio di Tabnit, VI sec.), tuttavia il defunto veniva ornato con un corredo funebre di non indifferente valore e sulla bocca di questo veniva riposta una lamina d'oro come testimonia una delle poche fonti scritte che ci sono pervenute:

"In questa bara riposo io, Batnoam,[...] in una veste e con una cuffia e con una lamina d'oro sulla mia bocca, così come le parenti reali che furono prima di me"
Batnoam, IV sec.



Figura 1: sarcofago fenicio con relativa iscrizione funeraria

In base a questa iscrizione, non stupisce il fatto che i fenici curassero nelle iscrizioni funebri le maledizioni rivolte a coloro che avrebbero voluto violare le tombe. Inizialmente, come detto sopra, vi era un'ammonizione volta ad informare i predatori di tombe che lì non avrebbero trovato alcun oggetto di valore, proseguiva poi con svariate maledizioni tutte riguardanti la morte come ad esempio l'augurio che quei violatori non trovassero mai il luogo di riposo, non posseggano una tomba e non conoscano la consolazione nei parenti che abbiano cura del sepolcro.

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A cura di Tisifone75 e Maradonafan:
Mondo ultraterreno greco-romano
Mondo ultraterreno greco-romano
By Maradonafan
Il mondo ultraterreno greco-romano ha la particolarità di non accogliere le anime deid efunti, bensì le ombre! Viene paragonato ad una specie di sfera oscura nella quale si trovano appunto le ombre, senza distinzione di sorta tra buoni e cattivi. Era un regno di sofferenza eterna, ma non del tutto precluso ai viventi come ci testimoniano Omero nell'Odissea e Virgilio nell'Eneide. Secondo Omero vi si poteva accedere attravero il paese dei Cimmeri, mentre secondo Virgilio vi si aveva accesso tramite il lago Averno (presso Cuma). Questo luogo prendeva il nome per sineddoche dal signore del regno, Ade, fratello di Zeus e Poseidone:


Una volta entrati nell'ade, spesso descritto come una "sfera oscura", l'ombra doveva attraversare Cerbero, il fiume Stige pagando un dazio al traghettatore Caronte (le ombre che non potevano permettersi di pagare vagavano per sempre lungo le rive del fiume) e i giudici Minosse, Eaco e Radamanto, che emettevano il loro giudizio sull'ombra appena arrivata.
Lo Stige non era l'unico fiume della geografia dell'Ade, ma ne sono presenti altri quattro: Acheronte, Cocito, Lete e Flegetone. L'acqua di ognuno di questi fiumi aveva la sua peculiarità:
Lo stige rendeva immortale chi veniva bagnato in esso, cosa che fece Teti con Achille.
Il Cocito era semplicemente la continuazione dell'Acheronte
L'Acheronte è invece un ramo dello Stige, ed è qui che Caronte traghettava le anime dall'altra sponda per farle giungere all'Ade.
Il Lete conduceva all'oblio chi ne beveva le acque
Il Flegetone viene descritto da Platone come un fiume di fuoco in cui sono immersi i Parricidi ed i matricidi

Solo chi era ben voluto dagli dei aveva la possibilità di evitare il passaggio nell'ade e di essere portati nei campi elisi


Un luogo meraviglioso dove non esisteva sofferenza ne dolore. Omero ne parla a riguardo affermando che a questo luogo sarà destinato Menelao. Secondo Pindaro in questo luogo regnava Kronos, rilasciato dal tartaro e libero di vivere e comandare sugli elisi!

Oltretomba greco-romano.
By Tisifone75


Per i Greci il mondo degli inferi si identificava globalmente con il dio che vi dimorava, infatti lo chiamavano Ade, per i romani invece aveva più nomi Ade o Averno princicipalmente. Per i Greci sposa di Ade e signora degli inferi era Persefone che per i romani è Proserpina.
L'Ade o Averno è caratterizzato come un luogo fisico oscuro in cui dimorano per i Greci le ombre, e non le anime, dei morti sepolti (le ombre dei morti insepolti vagavano invece sulla terra), secondo le indicazioni omeriche si trova nella terra dei Cimmerii secondo il mito di Eracle sotto capo Tanaro, mentre per i Romani si trova nei pressi di Cuma. L'Ade aveva ben quattro fiumi, Stige, Flegetonte, Cocito, Lete e Acheronte, l'ultimo è il primo fiume che si incontra in Ade ed il suo traghettatore è Caronte che richiede un obolo di pagamento per la traversata, infatti era usanza porre sulle labbra o nella bocca del morto sulla pira funebre una moneta d'oro o d'argento che il morto avrebbe dato all'oscuro traghettatore. Custode degli inferi era il cane a tre teste Cerbero, ammansito dal melodioso canto di Orfero e catturato da Eracle in due diversi miti. I giudici che stabilivano ove le ombre dovessero dimorare nell'Ade sono Eaco, Minosse e Radamanto.
La parte più profonda e oscura dell'oltremondo greco era il Tartaro che per i Greci è distinto dall'Ade ed è il luogo ove Zeus rinchiuse i Titani che a lui si erano ribellati, Esiodo ne La Teogonia lo decrive come un luogo tanto buio e profondo che un'incudine vi continuava a cadere per nove giorni e nove notti sino a toccare il fondo solo al decimo giorno.
I grandi supplizi del Tartaro erano quelli di:
- Sisifo, condannato per aver osato sfidare ed imbrogliare gli dei a spingere da valle alla cima di un monte un masso che ogni volta che giungeva alla cima ricadeva subito a valle.
- Tantalo, che, per aver tentato più vote di ingannare gli dei (per esempio cercando di far loro mangiare le carni del figlio) e aver cercato di rubar loro l'ambrosia, è condannato in eterno ad essere legato ad un albero ricco di frutti posto in mezzo ad un lago le cui acque arrivavano sino al suo mento con un macingno che rischia da un momento all'altro di cadergli in testa procurandogli costante paura, li non può nè mangiare nè bere perchè ogni volta che ci prova o non raggiunge il frutto o l'acqua si ritira.
- Issione, che per aver osato voler abusare di Era è condannato ad essere eternamente legato ad una ruota che ruota continuamente spinta da un forte vento.
- Il gigante Tizio, che per aver osato provare a violentare Latona, madre di Artemide ed Apollo figli di Zeus, fu condannato ad essere inchiodato al suolo e ad avere eternamente due avvoltoi che gli mangiavano il fegato.
I Campi Elisi erano invece il luogo ove dimoravano le anime di coloro che erano particolarmente amati dagli dei e ove vi era semple un clima temperato e bellissimo in cui le anime vivevano beate (secondo quanto ci narra Omero)
L'Aldilà secondo Platone.
Il filosofo greco narra miti diversi rispetto al mito tradizionale sull' Ade e la vita oltremondana.
Nel Gorgia racconta che inizialmente si veniva giudicati da moribondi per la vita che attendeva nell'Aldilà ma visto che Ade si lamentò con il fratello Zeus che i giudizi non erano veritieri questi disposi che sia giudici sia giudicati dovessero essere morti per garantire la giustizia e l'imparzialità della pena, inoltre solo i tiranni venivano eternamente puniti.
Ne La Repubblica vi è il famoso Mito di Er che descrive un Aldilà decisamente diverso rispetto alla tradizione:
Er era un guerriero della Panfilia caduto in guerra: il suo corpo viene raccolto e portato sul rogo e proprio prima che gli dessero fuoco si risvegliò e raccontò ciò che vide nell'aldilà, affermando che gli dei gli concessero di ritornare sulla terra per raccontare agli altri uomini ciò che aveva visto.
Una volta uscita dal suo corpo  la sua anima si era messa in cammino con molte altre, finché non era giunta in un luogo daimonion (meraviglioso, divino). Qui c'erano due coppie di voragini contigue, una in cielo e l'altra in terra, e in mezzo sedevano i giudici delle anime. Questi, pronunciato il giudizio, ponevano al collo dei giusti e alle spalle degli ingiusti i segni della sentenza, e ordinavano ai primi di salire a destra e in alto e ai secondi di scendere a sinistra in basso. Quando Er si era presentato, i giudici gli avevano ingiunto di ascoltare e guardare tutto quello che succedeva, per poterlo raccontare. (614b-c)
Dalla voragine celeste a sinistra e dalla voragine terrestre a destra uscivano altre anime, le une pure e le altre sporche e impolverate, reduci da un viaggio di mille anni in cielo o sottoterra. Il viaggio sotterraneo era un viaggio di espiazione, nel quale ogni ingiustizia commessa in vita veniva pagata con dolori dieci volte tanti quanti quelli provocati. Con una misura analoga le azioni giuste venivano compensate. (614d-615c)
Tutti i castighi erano temporanei, tranne quelli riservati ai tiranni. Er raccontò di aver udito un'anima chiedere a un'altra dove fosse il grande Ardieo, che mille anni fa era stato tiranno di una città della Pamfilia. Ardieo - le fu risposto - non è venuto e non tornerà mai più. Quando i tiranni, o qualche privato che si è macchiato di un delitto gravissimo, tentavano di uscire dalla bocca della voragine, essa emetteva un muggito. A questo segnale, i tiranni venivano presi, scorticati e trascinati al Tartaro. (615c-616b)
Dopo sette giorni di permanenza in quel luogo, le anime furono fatte camminare per quattro giorni, finché non giunsero in vista di una luce simile all'arcobaleno, che teneva insieme tutta la circonferenza del cielo. Alle estremità era sospeso il fuso di Ananke, la divinità che rappresentava la necessità o il destino ineluttabile, per il quale giravano tutte le sfere. Il fusaiolo, che era il contrappeso che manteneva a piombo il fuso, era formato da otto vasi concentrici, messi uno dentro l'altro, e ruotanti in direzioni opposte sull'asse del fuso. Su ogni cerchio stava una Sirena, che emetteva un'unica nota, e le diverse Sirene tutte insieme producevano ruotando un'armonia. Gli otto fusaioli rappresentavano gli otto cieli concentrici della cosmologia antica, nell'ordine pitagorico: stelle fisse, Saturno, Giove, Marte, Venere, Sole e Luna. Il fuso girava sulle ginocchia di Ananke. Le tre Moire, sedevano in cerchio su tre troni a uguale distanza. Le Moire sono figlie di Ananke e nello spefico erano Cloto, la filatrice, che cantava il presente, Lachesi, la distributrice, il passato, e Atropo, colei che non può essere dissuasa, l'avvenire. (616b ss)
Appena le anime giunsero in questo luogo, un araldo le mise in fila per presentarle a Lachesi. Quindi, prese dalle ginocchia della Moira delle sorti e dei modelli di vita (biou paradeigmata), annunciò:
"Parole della vergine Lachesi, figlia di Ananke: anime, che vivete solo un giorno (ephemeroi) comincia per voi un altro periodo di generazione mortale, portatrice di morte (thanotephoron). Non vi otterrà in sorte un daimon, ma sarete voi a scegliere il daimon. E chi viene sorteggiato per primo scelga per primo una vita, cui sarà necessariamente congiunto. La virtù (aretè) è senza padrone (adespoton) e ciascuno ne avrà di più o di meno a seconda che la onori o la spregi. La responsabilità è di chi sceglie; il dio (theòs) non è responsabile". (617d)
N.B: nella mitologia greca, il daimon è la creatura divina che presiede alla sorte di ciascuno. Ma in questo racconto, quello che siamo - dichiara l'araldo - dipende essenzialmente dalle scelte che facciamo.
Venne sorteggiato l'ordine della scelta delle anime, e venne loro proposta una grandissima quantità di paradigmi di vita: vite di animali, di uomini, di donne, di tiranni, di successo o fallimentari, di persone oscure o insigni. Ma non vi era una taxis (disposizione, ordine) dell'anima, perché ognuna diventa necessariamente diversa a seconda che scelga l'una o l'altra vita.
Er raccontò anche alcune scelte fatte dalle anime: per esempio, la prima, che era venuta dal cielo, dopo aver praticato la virtù solo per abitudine e senza filosofia in una politeia ordinata, si precipita a scegliere la vita di un tiranno, per accorgersi subito dopo che contiene dolori e sciagure, e prendersela con la sorte. Le anime che venivano dalla terra, invece, facevano scelte più avvedute, perché avevano imparato dall'esperienza. La selezione dei paradigmi di vita da parte delle anime era uno spettacolo insieme miserevole, ridicolo e meraviglioso. La maggioranza sceglieva secondo le abitudini della vita precedente: Agamennone, per esempio, scelse la vita di un'aquila, e Odisseo, stanco di avventure, la vita tranquilla di un privato. (620a ss)
Dopo la scelta, le anime si presentavano a Lachesi, dalla quale ciascuna ottieneva il daimon che si è preso, perché gli fosse custode e adempisse quello che l'anima aveva scelto. Questi poi guidava l'anima da Cloto, a confermare sotto il giro del fuso il suo destino, e poi da Atropo a renderlo inalterabile, e quindi, dal trono di Ananke, verso la pianura del Lete, afosa e senza alberi. Alla fine della giornata le anime si accampavano sulla riva del fiume Amelete (trascuratezza, incuria), la cui acqua non può essere contenuta da nessun vaso. Tutti - tranne Er - vennero obbligati a bere quell'acqua, che faceva dimenticare, e chi non era frenato dalla phronesis (una sorta di moderazione) ne beveva di più. Poi le anime si addormentarono e, a mezzanotte, con un terremoto, furono lanciate nell'avventura del nascere. Er, che non aveva bevuto l'acqua del Lete, si era svegliato sulla pira funeraria, con la memoria del suo mito. Memoria che - conclude Socrate - anche noi potremo conservare, se attraversemo bene il Lete e seguiremo la via ascendente della dikaiosyne (giustizia) e della phronesis (discernimento), per trovarci bene in questo mondo e nell'altro millenario cammino. (620d ss)
Presso i Romani.
Nell'Eneide di Virgilio apprendiamo del viaggio fatto da Enea insieme alla Sibilla Cumana nell'Ade, riporto qui solo le differenze rispetto alla tradizione greca:
- Nel vestibolo dell'Ade, prima di giungere presso l'Acheronte, appariono i rimorsi, le malattie, le tre Furie o Erinni, le personificazioni dei mali dell'umanità, e poi figure mostruose tra cui i Centauri.
- Dopo aver attraversato l'Acheronte vediamo che ci sono i Campi del Pianto, il luogo ove sono riuniti i guerrieri, poi il Tartaro ed infine i Campi Elisi.
- Nei Campi Elisi vediamo Orfeo ed Anchise che rispose al figlio che chiedeva informazioni sulle anime che vedeva nella sterminata vallata illustrò la teoria della reincarnazione secondo cui l'universo era vivificato da uno spirito che unendosi alla materia la animava durante la vita, però rimanendo chiuso nel corpo si contamina, quando il corpo moriva l'anima tornava libera, ma doveva purificarsi nell'Oltretomba per tornare pura e reincarnarsi nuovamente in un altro corpo: trascorsi mille anni, quando l'anima era di nuovo pura, beveva l'acqua del fiume Lete, che donava la dimenticanza totale della vita precedente, dopo era pronta per tornare in un corpo nuovo (la reincarnazione faceva parte dei misteri orfici e da non dimenticare in proposito è il mito di Er descritto da Platone).
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A cura di Hunterj:
Mondo ultraterreno nordico
Inferno nella mitologia nordica

Il regno degli inferi è chiamato Hel, come la dea che lo  governa, un po come Ade e l'Ade. Hel era figlia del Dio Loki e di Angrboða , una gigantessa il cui nome significa presagio di male. Hel viene descritta come una donna in qualche modo duplice: con metà viso nero o cadaverico e l'altra metà normale, Hel ha due servitori: Ganglati (pigro), Ganglöt (sciatta).

Il regno di Hel è  presumibilmente  uno dei nove mondi della cosmologia scandinava, la dimora dei morti.
É una terra fredda e buia, dove piove continuamente ed è abitata non solo da chi si è macchiato di delitti o tradimenti ma anche da coloro che hanno vissuto senza onore e persino da chi ha perso la vita per malattia o per vecchiaia, infatti secondo la tradizione nordica per andare nell'Ásaheimr (il paradiso) bisogna morire eroicamente in battaglia.
Per coloro che sono destinati all'Hel, per prima cosa devono attraversare la grotta chiamata  Gnipahellir custodita da Garmr un cane infernale dal pelo macchiato di sangue, per attraversarlo tranquillamente i condannati devono donargli un pezzo di pane intriso del  loro stesso sangue.


Figura 1:Regno di Hel
Superata la caverna si prosegue conteggiando il fiume Gyoll, un fiume in cui oltre l'acqua scorrono lame di spade, per superare Gyoll bisogna attraversare un ponte tutto d'oro chiamato Gyallarbru custodito da una fanciulla chiamata   Móðguðr. Oltre vi è la spiaggia di cadaveri chiamata Nàstrandir dove risiedono gli assassini e gli adulteri, la loro pena è quella di essere sbranati da un drago. secondo altre versioni invece vengono torturati e mutilati e con le loro unghie  verrà costruita un nave sulla quale i morti torneranno per combattere nel giorno del Ragnarök. Vicino alla Nàstrsndir vi è la strada che porta infine alla dimora della Dea Hell
Questa dimora  ha le pareti e il tetto fatto di dorsi di serpenti intrecciati, le cui teste sputano veleno verso l'interno.

I celti
Annwn è l'oltretomba nella mitologia celtica, governato da Arawn, divinità celtica legata in origine alla caccia e al ciclo delle stagioni.Collocato a occidente, l'Annwn è descritto come un luogo geografico, una terra di delizie e eterna giovinezza dove le malattie sono assenti e il cibo sempre abbondante, ma in alcune redazioni più tarde del mito, questo oltretomba celtico acquisisce una connotazione negativa, assente nelle rappresentazioni più antiche, divenendo un luogo di prigionia per le anime malvagie. L'Annwn può essere visitato anche dai viventi se in grado di trovarne la porta che sarebbe nascosta presso le foci del fiume Severn, o secondo altre versioni il varco per l'altro mondo sarebbe una grotta  sull'isola di Avalon la quale rappresenterebbe una porta tra i due mondi, quello reale e quello sovrasensibile.

I finlandesi
Tuonela è l'aldilà per i finlandesi, è paragonabile all'Ade della mitologia greca dal momento che presenta personaggi analoghi come il traghettatore Caronte. E' spesso visto come il luogo in cui i morti riposano in attesa del giudizio universale.

Gli irlandesi
Per gli irlandesi il mondo ultraterreno era il Mag Mell, l'equivalente celtico dei Campi elisi.
Il Mag Mell è un paradiso di felicità, identificato come un regno sul fondo dell'oceano, nel quale malattia e morte non esistono, è un luogo di giovinezza e bellezza eterna, dove musica, forza, vita e tutti i piaceri esistono contemporaneamente, dove la felicità non cessa mai e nessuno desidera cibo o acqua.

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A cura di Tisifone75 (oltremondo giapponese) e Pandora (oltremondo cinese):
Mondo ultraterreno popolazioni orientali
Mondo ultraterreno giapponese: Yomi

Secondo la mitologia giapponese era il mondo dei morti e dell'oltretomba in cui orribili crature sorvegliavano l'entrata; secondo la mitologia shintoista è il luogo ove vanno i morti e vi dimorano per l'eternità. Una volta che si mangiano i frutti della terra di Yomi è impossibile far ritorno alla terra dei vivi. Yomi è paragonabile all'Ade dei greci, con il quale tra l'altro ha in comune il frutto che una volta mangiato non consente di ritornare tra i vivi (nella mitologia greca era il melograno) ma è anche conosciuto con il nome per il fatto che dopo la sua morte la dea Izanami si ritirò lì.


Figura 1: Izanagi e Izanami
Le prime divinità che diedero alla luce due esseri divini furono l'essenza maschile Izanagi e l'essenza femminile Izanami, Izanami, morì dando alla luce il figlio Kagututim, il fuoco, che fu ucciso per rabbia dal padre. Izanagi pianse la morte della sposa ed intraprese un viaggio verso Yomi, "La terra tenebrosa dei morti" (vediamo un parallelismo con la discesa agli inferi, nella mitologia greca, di Orfeo che voleva riportare in vita l'amata Euridice). Izanagi trovò poche differenze fra Yomi e la terra superiore, eccetto l'eterna oscurità. L'oscurità soffocante del mondo dei morti lo faceva soffrire per la mancanza della luce e della vita del mondo superiore.Izanaghi cercò  Izanami e la trovò: in un primo momento non poteva vederla affatto a causa delle ombre che celavano la sua figura, ciononostante le chiese di tornare con lui. Izanami gli disse che era ormai troppo tardi: aveva  già mangiato il cibo degli Inferi ed ora faceva parte della Terra dei Morti, non poteva più ritornare fra i viventi. Il dio rimase interdetto all'udire questa notizia ma rifiutò di sottomettersi al suo desiderio di essere lasciata nell'oscuro abbraccio di Yomi, così, mentre Izanami dormiva, prese il pettine che legava i lunghi capelli della sua amata e lo accese come una torcia. Sotto l'improvvisa fiamma luminosa, Izanagi vide l'orripilante figura di colei che era un tempo bella e graziosa Izanami e che ora era un corpo di carne devastata dalla decomposizione, pieno di larve ed altre creature abominevoli che vi camminavano sopra. Izanagi non poté più controllare la sua paura e cominciò a correre urlando e volendo ritornare fra i viventi deciso ad abbandonare la moglie ormai morta e disgustosa a vedersi. Izanami allora, gridando indignata, si erse dalla terra e prese ad inseguire il consorte; anche delle shikome, specie di "arpie" o "furie" (altro parallelismo con la mitologia greca: le Erinni o volendo le stesse arpie), incaricate da Izanami di riportarlo indietro, cominciarono a rincorrere Izanagi. Pensando velocemente al da farsi, Izanagi gettò a terra il suo cappello, che si trasformò in un grappolo d'uva nera. Le shikome vi inciamparono pur continuandol'inseguimento; Izanagi poi lanciò a terra il pettine che divenne un cespuglio di canne di bambù. A questo punto le creature del mondo di Yomi iniziarono ad inseguirlo, ma Izanagi urinò contro un albero, formando un grande fiume che gli diede del vantaggio. I mostri oltremondani, continuarono ad inseguire Izanagi, costringendolo a gettar addosso a loro delle pesche, il dio sapeva che ciò non li avrebbe rallentati a lungo, ma era quasi libero in quanto il confine del mondo di Yomi era ormai vicinissimo. Izanagi sgusciò fuori dall'entrata e veloce spinse una grossa roccia a tappare la bocca della caverna che costituiva l'ingresso a Yomi. Izanami gridò da dietro questa impenetrabile barriera e disse ad Izanagi che, qualora l'avesse abbandonata, avrebbe ucciso 1000 persone viventi ogni giorno: lui rispose rabbiosamente che in tal caso avrebbe dato la vita a 1500 persone viventi ogni giorno! E così iniziò l'esistenza della Morte, provocata dalle mani dell'irata Izanami, la moglie che Izanagi aveva abbandonato. Una volta uscito dal mondo dei morti Izanaghi si purificò lavandosi e nacquero Amaterasu, Susanoo e Tsukuyomi.


Figura 2 (da sinistra): Susanoo e Amaterasu
Lo Yomi sembra avere una certa continuità geografica con il mondo dei vivi ma non dobbiamo pensare nè all'esistenza in esso di un paradiso in cui le anime vivono beate o di un inferno in cui le anime sono tormentate: i morti rimpiangono perpetuamente nostalgici la vita terrena e sospirano (come vediamo per es nell' Odissea nel limbo di Dante). Diversi studiosi ritengono che le immagini dello Yomi derivino dalle tombe giapponesi antiche in cui talvolta i corpi erano lasciati in decomposizione. Con l'arrivo del Buddhismo in Giappone lo Yomi divenne uno degli inferni buddisti sorvegliati ed amministrati da Enma

L'oltretomba nel taoismo: il Fengdu


Figura1: la città di Fengdu
Secondo una leggenda della cultura cinese, il mondo ultraterreno è situato in una montagna: la Fengdu. Secondo questa leggenda nell'omonima città vissero due persone di nome Yin Changsheng e Wang Fangping che raggiunsero il “Dao” (la virtù) sulla collina Ming e salirono al cielo dopo la morte. Unendo i loro due nomi, Yin Wang, questi vennero definiti "re degli inferi", infatti un'altra leggenda popolare vuole che questi furono incaricati di occuparsi del mondo sotterraneo. L'inferno per la cultura cinese è costituito da un labirinto costruito su più livelli e diviso in stanze, in ognuna delle quali verrà giudicato il defunto per i suoi peccati: ogni stanza è predisposta al giudizio di un solo peccato, ogni livello è presieduto da una divinità giudice e spesso anche più di una. Per quanto riguarda le pene che i peccatori dovevano subire qualora fossero stati giudicati colpevoli, vi era una concezsione molto simile al cristianesimo medievale: la natura delle pene era terrificante e macabra, raccontata con estrema attenzione ai particolari dai monaci i quali, naturalmente, volevano suscitare paura e rispetto dalla popolazione. La particolarità dell'inferno della cultura cinese è che le anime in pena non dovranno, come nella cultura cristiana, rimanere in eterno in quel luogho a subire le punizioni: al contrario, grazie all'aiuto delle preghiere dei vivi, questi potranno purificarsi fino a raggiungere la beatitudine. Naturalmente la beatitudine non è la stessa della cultura occidentale: infatti, una volta purificata, l'anima potrà bere dalla coppa dell'Oblio e tornare nel mondo dei vivi reincarnandosi, e dovrà dare prova di seguire nella prossima vita la via della virtù per raggiungere l'immortalità.
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A cura di Pandora:
 Mondo ultraterreno amerindo
L’oltretomba per le civiltà amerinde

I Maya
Per i Maya l’oltretomba era un mondo sotterraneo governato dagli spiriti della malattia e della morte. Tale regno prendeva il nome di Xibalba e, si pensava, vi si potesse accedere tramite una grotta. Si pensa che gli abitanti di questo regno siano le anime dei defunti governate dai dodici Signori di Xibalba. Questi venivano visti come demoni e ad ognuno di loro spettava il dominio di una sofferenza umana, fra queste ritroviamo la malattia, la fame, la paura, la debolezza, il dolore, e infine la morte. Si dice che gli abitanti di Xibalba abbiano il compito di disperdere queste piaghe, portate dai loro padroni, fra gli abitanti del mondo terreno.


Figura 1: I Signori di Xibalba

Xibalba era rappresentata come una fiorente città la quale però era piena di tranelli e trappole. Il defunto doveva affrontare tutte le trappole e gli inganni per raggiungere la sala del concilio dei Signori, tuttavia una volta lì il defunto veniva ancora deriso e ingannato dagli stessi signori che si divertivano ad umiliare il defunto prima di fargli subire una delle pene mortali.
Nel dettaglio la città di Xibalba è composta da sei case, ognuna delle quali ha in se delle prove che il defunto dovrà affrontare: La prima è la Casa Oscura, completamente buia all’interno. La seconda è la Casa Fredda, la quale è fredda da gelare le ossa e con tempeste agghiaccianti. La terza è la Casa del Giaguaro, la quarta casa è quella del Pipistrello, la quinta la casa dei Rasoi, piena di lame affilate e spade che si muovono di propria volontà. La sesta ed ultima casa è la Casa Calda, colma di fiamme e calore. Il proposito di queste prove è umiliare o uccidere coloro che non riescono a superarle.

Gli Aztechi
Per gli aztechi il mondo ultraterreno era Mictlan, un mondo al quale non potevano accedere gli uomini morti in battaglia e le donne morte a causa del parto. Chi moriva veniva condotto da Xolotl, il guardiano dell'aldilà, verso Mictlan aiutandoli ad affrontare quel viaggio faticoso che sarebbe durato quattro anni.
Da notare la somiglianza fra il dio Xolotl e il dio Anubi, entrambi guide del defunto.


Figura 1: Xolotl
La terra di Mictlan era composta da 9 luoghi deu quali i primi 8 erano estenuanti prove che l'anima del defunto doveva affrontare, mentre l'ultimo, il più profondo, l'anima avrebbe potuto godere del riposo eterno.
Il regno di Mictlan era così composto:

Primo livello
Itzcuintlan: qui c'era un grande fiume e l'unica maniera di attraversarlo era con l'aiuto di Xólotl. Se il defunto durante la vita aveva maltrattato dei cani Xolotl non gli avrebbe dato aiuto facendolo rimanere per l'eternità in questa dimensione.
Da notare l'affinità con la cultura greco/romana ed in particolare con il fiume Acheronte ed il traghettatore Caronte.

Secondo livello
Tepectli Monamictlan: luogo dove le colline, che sono in movimento, si scontrano tra loro; presumibilmente il defunto doveva passare in mezzo ad esse senza rimanere schiacciato.

Terzo livello
Iztepetl: collina delle lame; questo luogo era zeppo di appuntiti e taglienti quarzi di silicio che il defunto doveva attraversare cercando di non rimanere trafitto.
Da notare anche qui la somiglianza con l'oltremondo maya, il quale aveva anch'esso una prova  simile che il defunto avrebbe dovuto affrontare.

Quarto livello
Izteecayan: luogo in cui soffiava un vento tagliente (dato il freddo estremamente pungente); era una regione formata da 8 colline su cui nevicava continuamente e copiosamente. Anche in questo si nota la somiglianza con l'oltremondo maya: la stanza fredda.

Quinto livello
Paniecatacoyan: luogo dove i corpi "sventolano" come bandiere; questo luogo si trovava ai piedi dell'ultima collina dell'Izteecayan e lì iniziava una zona desertica molto fredda, composta de otto pianure desolate che il defunto doveva attraversare.

Sesto livello
Timiminaloayan: il luogo dove abbondano le saette; qui si diceva vi fosse un sentiero dai cui lati delle mani invisibili scagliavano saette affilate ed appuntite in grado di crivellare coloro che vi si avventuravano.

Settimo livello
Teocoyocualloa: luogo dove le belve mangiano il cuore; in questo luogo, una bestia selvaggia tentava di aprire il petto del defunto per mangiargli il cuore; qualora fosse riuscita nell'intento la persona, privata del cuore, sarebbe caduta in uno stagno dove sarebbe stata ferocemente perseguitata da un caimano.

Ottavo livello
Izmictlan Apochcalolca: il sentiero della nebbia che acceca; in questo luogo il defunto doveva guadare nove fiumi senza la possibilità di vedere granché data la fittissima nebbia. L'ultima prova del defunto.

Nono livello
Chicunamictlan: qui le anime potevano finalmente godere del tanto desiderato riposo. Era il più profondo dei luoghi dei signori della morte.

Gli Inca
Riguardo il mondo ultraterreno inca non c'è molto da dire dal momento che l'oltretomba per essi era grossomodo uguale a quello delle altre culture amerinde. La popolazione Inca, infatti, credeva che il mondo in cui vivevano fosse composto da tre livelli: mondo superiore dove vi abitavano tutte le divinità era chiamato Hanan Pacha, il mondo dove vivevano quotidianamente era detto Kay Pacha ed il mondo sotterraneo, al quale potevano accedere anche i bambini mai nati, era detto Uku Pacha.
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« Ultima modifica: 18 Aprile, 2010, 13:57:13 pm da tisifone75 »
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Re: Mondi ultraterreni nelle varie culture
« Risposta #1 il: 20 Gennaio, 2010, 17:02:34 pm »
A cura di Maverick:
Mondo ultraterreno induista
Mondo ultraterreno induista


Figura 1: Ohm
Come in ogni religione,  i riti funebri e il destino delle anime al di là della morte del corpo fisico riveste un ruolo centrale anche nell’induismo. Secondo questa religione il corpo è un semplice involucro materiale temporaneo predisposto per contenere l’Atman, ossia l’essenza spirituale di ogni individuo (ciò che per noi rappresenta l’anima, in poche parole); la totalità di corpo e Atman viene chiamato Jiva. Gli induisti credono nel ciclo delle reincarnazioni  secondo un continuo percorso vita-morte-rinascita chiamato Samsara; dopo la morte, infatti,  l’Atman si separa dal corpo e si si reincarna nuovamente. Il processo regolatore del ciclo del Samsara è il Karma: si tratta di un principio costituito da un ciclo di causa-effetto, secondo cui ogni azione provoca una corrispondente reazione, mantenendo ciascun individuo collegato al Samsara. Con il termine "azioni", in questo caso, si intende la totalità delle azioni di un individuo, il che comprende anche l’atto stesso di agire, le conseguenze delle stesse, le parole e i pensieri (che vengono assunte come azioni dello spirito). Ora, secondo l’induismo la vita di ogni individuo è controllata dal Dharma, ossia una sorta di Grande Legge Universale, regolatrice della natura e dell’armonia. Se le azioni di un individuo e le sue conseguenze sono in accordo con il Dharma, si produce Karma positivo; viceversa, se esse sono in disaccordo con il Dharma, si produce Karma negativo. Il Karma prodotto da una persona viene accumulato e impresso nel suo Atman e in base a quello viene deciso il suo destino dopo la morte. Se il Karma è accumulato è negativo, l’anima si reincarna in uno dei mondi inferiori (percorrendo il Percorso della Luna o Oscuro)dove subirà il peso delle sue azioni malvage finchè non si sarà purificata; viceversa, se il Karma accumulato è positivo l’anima si reincarna in uno dei mondi celesti superiori (percorrendo il Percorso del Sole o della Luce) ricchi di enormi piaceri spirituali, finchè non esaurirà la sua carica positiva. Lo scopo finale è raggiungere la trascendenza o Moksha, ossia lo stato in cui si spezza il Samsara, ci si libera completamente dal ciclo perpetuo di delle reincarnazioni e ci si ricongiunge con Dio. Raggiungere il Moksha è però molto complicato, perchè è necessario che il Karma dell’individuo sia perfettamente neutro, nè positivo nè negativo; bisogna quindi vivere senza fare del bene nè fare dal male, ma agire completamente secondo il Dharma, senza perturbarlo minimamente, ed offrendogli tutte le proprie azioni senza il minimo tornaconto personale.


Figura2: Krishna e Rhada
I mondi dell’Induismo sono molti (parecchi dei quali vengono ripresi anche dalla cultura Buddhista) e variano a seconda del filone religioso che viene preso in considerazione (il che varia a seconda delle varie tribù, culture, eccetera). I principali sono:

-   Il regno dello Svarga: detto anche il Paradiso di Indra, è un mondo paradisiaco dove albergano ogni tipo di piacere sensuale estremo e di godimento. In esso l’anima troverà ninfe, musici, abbondanza e un’albero capace di realizzare qualunque tipo di desiderio. Si trova in cima al leggendario monte Meru, alto 450 000 Km e situato al centro esatto dell’universo. Per queste sue caratteristiche, il termine Svarga è utilizzato anche per indicare un paradiso generico;
-   Il regno dei Deva: il regno degli esseri divini, in cui l’anima troverà condizioni molto soddisfacenti e ampio godimento. Tuttavia, questa condizione porta all’assopimento dell’anima facendogli perdere la volontà di migliorarsi;
-   Il regno degli Ashura: il regno demoniaco, che rappresenta l’esatto opposto dei Deva con cui sono contrasto. E’ interessante notare come in alcune culture il regno degli Ashura non sia popolato da demoni ma da semi-dei, che conducono un’esistenza inizialmente tranquilla e soddisfacente ma che vengono a mano a mano consumati dall’invidia che provano nei confronti dei Deva e della loro perfezione.
-   Il regno dei Naraka: il regno infernale, caratterizzato dall’odio accumulato nella vita precedente
-   Il regno dei Preta: il regno degli spiriti bramosi o divoratori, abitato da coloro che nella loro vita precedente erano ossessionato dal desiderio del possesso. Coloro che abitano in questo regno hanno continuamente fame e sete;
-   Il regno del Triryag-Yoni: il regno degli animali o delle bestie, dominato dall’istinto e da una condizione di torpore mentale e stupidità assoluta;
-   Il regno dei Manusya: è il regno in cui vivono gli esseri umani, dominato dai dubbi, dalle passioni e dalle sofferenze. Tuttavia, questo regno è il solo in cui è possibile equilibrare il proprio Karma e raggiungere il Moksha; pertanto si tratta di un mondo molto ambito, che spiega perchè la vita umana è così preziosa.
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A cura di Tisifone75:
Mondo ultraterreno buddhista
Inferno buddhista: Naraka

Naraka è il nome attribuito nel Buddhismo ai mondi sotterrnaei in cui gli esseri senzienti sono condannati, dalle loro azioni volontarie negative precedenti, alla sofferenza. Spesso tradotti, utilizzando una terminologia tratta da altre religioni, come "inferno buddhista" o "purgatorio", i Naraka si differenziano sotto vari aspetti: i condannati non sono giudicati da una entità esterna e superiore, ma vi si trovano per la legge del karma, vista come un principio di causa-effetto dall'inesorabilità quasi meccanica; i Nakara non sono eterni ma condizionati e la pena stessa è, per ferocia e durata, sempre limitata (per quanto temporalmente enorme) e commisurata all'azione compiuta; i Naraka possono essere considerati sia come luoghi fisici che come stati mentali. La festa buddhista di Ullambana è rivolta al guadagnare meriti karmici che vengano poi trasferiti agli esseri senzienti prigionieri dei Naraka in modo da diminuire il loro tempo di sofferenza.
Nelle varie tradizioni buddhiste esistono varie categorizzazioni dei Naraka, la più comune prevede otto Naraka Freddi e otto Naraka Caldi:
Ciascun inferno ha una durata venti volte più lunga del precedente:
Naraka Freddi
Arbuda. Il Naraka delle Vesciche. La durata di questo Naraka corrisponde al tempo necessario a svuotare un barile di semi di sesamo che ne perda uno ogni cento anni. Questo mondo è una pianura giacciata su cui spirano tormente di neve, gle esseri nascono e vivono nudi e soli, coperti di vesciche da freddo.
Nirarbuda. Il Naraka delle Vesciche Scoppiate. Simile, ma più freddo del precedente. Gli esseri sono coperti di sangue e pus.
Aṭaṭa. Il Naraka del Tremito. Gli esseri qui tremano dal freddo, perdono l'uso della parola e sono solo in grado di pronunciare il suono "aṭ-aṭ-aṭ".
Hahava. Il Naraka del Lamento. Gli esseri sono qui in grado solo di dire "ha" in lamento.
Huhuva. Il Naraka dei Denti che Battono. Gli esseri sono qui in grado solo di battere i denti.
Utpala,Il Naraka del Loto Blu. Il freddo dà alla pelle degli esseri il colore della utpala, la Nymphaea caerulea.
Padma. Il Naraka del Loto. La carne è fessurata dal freddo e ne esce sangue.
Mahāpadma. Il Naraka del Grande Loto. Anche gli organi interni sono fessurati e dal freddo.
Naraka caldi
Sañjīva.Il Naraka dei Ri-Viventi. Su una superficie di ferro scaldato da un immenso fuoco gli esseri vivono nella paura, che li spinge ad attaccarsi l'un l'altro con mazze di ferro. Una volta uccisi rinascono già adulti e ricominciano. La vita in questo Naraka dura 162x1010 anni.
Kālasūtra. Il Naraka della Corda Nera. Come il precedente, ma gli esseri sono torturati dai servi di Yama: accettati e segati vivi. La vita dura 1.296x1010 anni.
Saṃghāta. Il Naraka Cozzante. Come il precedente, ma con l'aggiunta di rocce che si scontrano tra loro schiacciando chi si trova in mezzo. La vita dura 10.368x1010 anni.
Raurava, Il Naraka dei Gementi. Gli esseri corrono sul terreno caldo fino a che non trovano delle grotte per rifugio. Una volta entrati si trovano bloccati e colpiti da enormi fiamme, per il dolore delle quali gemono. La vita dura 82.944x1010 anni.
Mahāraurava.Il Naraka degli Urlanti. Animali detti kravyāda mangiano gli esseri vivi a pezzi. La vita dura 663.552x1010 anni.
Tapāna. Il Naraka del Calore. I servi di Yama impalano gli esseri e li pongono sulle fiamme. La vita dura 5.308.416x1010 anni.
Pratāpana. Il Naraka dell'Immenso Calore. Come il precedente, ma l'impalatura avviene per mezzo di un tridente e la vita dura 42.467.328x1010 anni.
Avīci.. Il Naraka Senza Interruzioni. Gli esseri sono arrostiti vivi in un enorme forno per 339.738.624x1010 anni. È il luogo di pena per chi compie una delle cinque azioni a retribuzione immediata
Samsara
Iconograficamente il Saṃsāra viene rappresento nel Buddhismo con la ruota dell'esistenza.

Il termine Saṃsàra (dal sanscrito, "scorrere insieme") indica il ciclo di vita, morte e rinascita detto anche, seppure impropriamente, ciclo di trasmigrazione delle anime. È talora raffigurato come una ruota. In senso lato può indicare anche l'oceano dell'esistenza, la vita terrena, il mondo materiale, che è permeato di dolore e di sofferenza, ed è, soprattutto, insustanziale: infatti, il mondo quale noi lo vediamo, e nel quale viviamo, altro non è che miraggio, illusione Maya, Immerso in questa illusione, l'uomo è afflitto quindi da una sorta di ignoranza metafisica (avidya), ossia da una visione inadeguata della vita terrena e di quella ultraterrena: tale ignoranza conduce l'uomo ad agire trattenendolo così nel Saṃsāra. Nella vita attuale ogni individuo deve necessariamente compiere la propria esperienza, per poi poter giungere alla liberazione definitiva (Mukti o Mokṣa: il termine sanscrito significa, letteralmente, scioglimento), che è il fine delle religioni e delle filosofie dell'India con l'eccezione delle scuole materialiste (che ripudiano questa dottrina).
Per il Buddhismo dei Nikaya è il ciclo vitale al quale tutti gli esseri senzienti sono sottoposti data la condizione indisciplinata della loro mente. Accumulando karma negativo di fatto gli esseri senzienti si "condannano" ad una nuova rinascita di sofferenza in un livello inferiore dell'esistenza (es. nel "regno animale" o degli "spiriti") aumentando così la probabilità di essere più facilmente vittima delle emozioni perturbatrici e precipitare dunque in un livello ancora più basso d'esistenza. Anche l'accumulo di karma positivo comporta una rinascita nel ciclo, anche se in condizioni più favorevoli, e, dato che è la vita in quanto tale che fa sperimentare la sofferenza (vedi Quattro Nobili Verità), la condizione migliore è quella di un abbandono del Samsara (Nibbana).
Per le scuole del Buddhismo Mahayana non vi è invece differenza tra samsara e nirvana. È nel regno in cui la vita rinasce che si realizza il nirvana, ambedue i mondi sono vuoti (sunyata) di qualsiasi proprietà inerente. La realizzazione di questa profonda verità porta alla liberazione completa (bodhi). Così Nagarjuna disse:
Non vi è la minima differenza fra samsara e nirvana, né la minima differenza fra nirvana e samsara
(Madhyamakakarika, XXV, 19)
Paradiso buddhista: Sukhavati

Il sanscrito Sukhavatī, è la Terra Pura che si trova oltre l'Occidente, al di là dei confini di questo mondo. Grazie alla forza dei Voti giurati quando era un bodhisattva, Amitābha conserva la possibilità di far rinascere coloro che lo invocano in questo Paradiso Occidentale, dove possono studiare il Dharma sotto la sua guida e quindi diventare bodhisattva e poi Buddha a loro volta, scopo finale di ogni anima nel buddhismo Mahāyāna.
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« Ultima modifica: 18 Aprile, 2010, 13:58:17 pm da tisifone75 »
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Re: Mondi ultraterreni nelle varie culture
« Risposta #2 il: 20 Gennaio, 2010, 17:02:48 pm »
A cura di Tisifone75:
Mondo ultraterreno dantesco
COSMOGONIA DANTESCA.
Dante, per realizzare il suo progetto di triplice viaggio nei regni dell'oltretomba, ha bisogno di inserire la narrazione in una precisa ed accreditata concezione cosmologica. Egli si rifà quindi alla cosmologia geocentrica tolemaica aristotelico-tolemaica in base alla quale:
- La Terra è immobile al centro  dell'universo.
- Alla base del mondo naturale c'è la presenza di 4 elementi: terra, acqua, aria e fuoco .
- L'uomo abita l'emisfero boreale (delle terre emerse ) che va dal Gange allo stretto di Gibilterra.
- L'altro emisfero ( australe ), detto delle acque , vede sorgere al centro la montagna del Purgatorio ed è completamente disabitato
Tale concezione dell'universo si coniugò con una visione cristiana dell'oltretomba accreditata dalle Sacre Scritture:
- Lucifero, capo degli angeli ribelli a Dio, fu precipitato nel punto più lontano dal luogo dove ha sede il Bene supremo ( L'Empireo dove risiede Dio creatore dei cieli ). Lucifero cadde dunque sulla terra, sede del peccato. La Terra inorridita si ritrasse di fronte a lui e così si formò la voragine infernale, proprio nel cuore dell'emisfero delle terre emerse.
- Nell'emisfero delle acque sorse , in perfetta corrispondenza della voragine infernale, la montagna del Purgatorio, sede della purificazione dal peccato. Sulla sua sommità è situato il Paradiso terrestre.
- Attorno alla Terra immobile c'è l'elemento aria , quindi la sfera di fuoco ed infine i nove cieli ( sfere translucide in cui ruotano con velocità crescente, allontanandosi dalla Terra, i corpi celesti : Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno, Stelle fisse e primo mobile ). Nella zona più esterna c'è l'Empireo sede dei beati e di Dio.

INFERNO.

Come si può notare ha una struttura concentrica che si va via rimpicciolendo ricordando quindi un enorme cono: la porta dell'Inferno immette nell'Antinferno, il luogo dove sono collocati gli Ignavi, non ritenuti degni, per la loro sostanziale vigliaccheria o incapacità di prendere posizione, di stare nell'inferno vero e proprio.  Quest'ultimo è delimitato dal fiume Acheronte, dove il Caronte ha il compito di traghettare le anime dei morti. Successivamente troviamo il I Cerchio che coincide col Limbo, il luogo dove si trovano i bambini non battezzati, e coloro che, essendo vissuti prima di Cristo, non hanno potuto abbracciare la fede cristiana. La distribuzione dei peccati segue l'Etica Nicomachea di Aristotele, i peccati saranno quindi più o meno gravi a seconda del quantitativo di ragione usato nell'atto peccaminoso stesso: i peccati di incontinenza prevedono un limitatissimo se non nullo uso della ragione, mentre i peccati di violenza ne prevedono un uso consapevole anche se a volte guidati di più dall'istinto, mentre i peccati di fraudolenza implicano l'uso effettivo della ragione nel concepire la frode. La modalità della punizione segue invece il contrappasso: La legge del contrappasso (lt. contra+patior=soffrire il contrario) è un principio che stabilisce la pena secondo il contrario della loro colpa commessa o per analogia ad essa.
La struttura richiama il simbolismo del numero 3: abbiamo infatti IX cerchi suddivisi in tre sezioni possiamo dire inerenti a 3 tipi di peccato diverso: incontinenza (Cerchi I-V: lussuria, gola, avarizia e prodigalità, ira e accidia ), violenza (Cerchi VI: eretici , VII,a sua volta suddiviso in tre gironi: dei violenti contro il prossimo e le sue cose, dei violenti contro se stessi, dei violenti contro Dio e le sue cose) e fraudolenza (Cerchi VIII,ove sono puniti coloro che hanno usato la frode contro chi non si fida e a sua volta suddiviso in 10 bolge: ruffiani e seduttori, adulatori, simoníaci, indovini, barattierí, ipocriti, ladri, consiglieri fraudolenti, seminatori di discordia, falsari; IX Cerchio: sono puniti i traditori di coloro che hanno usato la frode contro chi si fida, ed è suddiviso in quattro zone: Caina [traditori dei parenti], Antenora [della patria], Tolomea [degli ospiti], Giudecca [dei benefattori]). Queste tre grandi sezioni di peccati vengono caratterizzate anche dalla presenza dai tre fiumi infernali: Acheronte, Stige e Cocito.
Un fattore importante è quello luminoso: la luce nell'Inferno è assente si ha una fioca lumiinosità nei primi cerchi per poi passare alla totale oscurità, segno del progressivo allontamento da Dio. L'Inferno esiste da sempre e resterà operante eternamente , come regno della giustizia divina. Chi è in esso rinchiuso non può nutrire alcuna speranza di salvezza , in quanto gli sarà preclusa per sempre la luce della Grazia di Dio. La punizione è eterna, incontrovertibile ed essa sarà applicata anche al corpo del dannato dopo il giorno del Giudizio universale , quando ogni uomo riavrà la sua persona per godere in eterno la beatitudine di Dio o per scontare i  peccati non redenti. Dante avrà come guida nel mondo del peccato Virgilio, simbolo dell'umana ragione.
Distribuzione luoghi pene, peccatori, contrappasso.
Vestibolo dell'Inferno
Ignavi coloro che per viltà furono neutrali.
Corrono nudi punti da vespe e mosconi inseguendo una bandiera senza insegna; il loro sangue misto alle loro lacrime è raccolto da vermi
Custode-traghettatore: Caronte,
colui che per viltade fece il gran rifiuto: Papa Celestino V, Ponzio Pilato?
Primo cerchio: Limbo
Virtuosi non battezzati o nati prima di Cristo
Desiderano invano di vedere Dio ed eternamente sospirano per questo.
Omero, Orazio, Ovidio, Lucano, Elettra, Ettore, Enea, Cesare, Camilla, Pantasilea, Re Latino, Lavinia, Bruto, Lucrezia,Giulia, Marzia, Cornelia, Saladino, Aristotele, Socrate, Platone, Democrito, Diogene il Cinico, Anassagora, Talete, Empedocle, Eraclito, Zenone, Dioscoride, Orfeo, Cicerone, Lino, Seneca, Euclide,
Tolomeo, Ippocrate, Avicenna, Galeno,Averroè.
Secondo cerchio
Incontinenti, Lussuriosi.
Sono travolti dalla bufera che continuamente spira così come in vita furono travolti dalla passione.
Guardiano: Minosse.
Paolo e Francesca, Semiramide, Nino, Didone, Sicheo,Cleopatra, Elena, Achille, Paride, Tristano.
Terzo cerchio
Incontinenti, Golosi.
Come da vivi si tuffarono ad aggozzarsi ora sono stesi a terra, immersi nel fango sotto una pioggia pesante e maleodorante, continuamentemorsi e graffiati da Cerbero.
Guardiano: Cerbero.
Ciacco.
Quarto cerchio
Incontinenti, Avari e Prodighi
Stanno in due schiere opposte che spingono massi lungo il cerchio. Arrivati a metà giro si scontrano insultandosi e rinfacciandosi vicendevolmente gli errori commessi. Il movimento continuo e inutile del rotolare dei massi rappresenta l'inutilità della loro avarizia o della loro prodigalità.
Guardiano: Pluto, dio della ricchezza.
Quinto cerchio
Incontinenti, Iracondi ed Accidiosi.
I primi sono immersi nella palude dello Stige e si fanno vicendevolmente del male. Gli altri sono costretti a rimanere sommersi senza potersi alzare.
Custode-traghettatore: Flegiàs.
Filippo Argenti, diavoli, Erinni (Megera, Aletto e Tisifone), Messo celeste.
Sesto cerchio: Città di Dite
Eretici  
Giacciono in tombe infuocate poichè in vita negarono l'esistenza della vita oltremondana.
Farinata degli Uberti, Cavalcante dei Cavalcanti, Federico II del Sacro Romano Impero, Ottaviano degli Ubaldini, Papa Anastasio II.
Settimo cerchio
Violenti: Girone I
Violenti contro il prossimo
Tuffati nel fiume di sangue bollente Flegetonte, più o meno in profondità a seconda della loro colpa (tiranni fino agli occhi, omicidi fino al collo... predoni e ladroni fino al petto).
Custodi: Centauri (Chirone, Nesso e Folo).
Minotauro, Alessandro di Fere, Dionisio di Siracusa, Ezzelino da Romano, Obizzo II d'Este, Azzo VIII d'Este, Guido di Montfort, Attila, Pirro Neottolemo, Sesto Pompeo, Rinieri da Corneto, Rinieri de' Pazzi.
Violenti: Girone II
Violenti contro se stessi; suicidi e scialacquatori.
Mutati in alberi secchi (suicidi), knseguiti e sbranati da cagne (scialacquatori)
Custodi: Arpìe.
Pier della Vigna, Lano da Siena, Giacomo da Sant'Andrea, suicida fiorentino anonimo.
Violenti, Girone III
Violenti contro Dio e la Natura: bestemmiatori, sodomiti ed usurai.
Giacciono in diverse maniere sotto una pioggia di fuoco su una spiaggia incendiata (sdraiati i bestemmiatori, seduti gli usurai, in perenne corsa i sodomiti).
Custode: Gerione.
Capaneo, Brunetto Latini, Prisciano di Cesarea, Francesco d'Accorso, Andrea de' Mozzi, Guido Guerra, Tegghiaio Aldobrandi, Iacopo Rusticucci, Guglielmo Borsiere, componente della famiglia Gianfigliazzi, componente della famiglia Obriachi, componente della famiglia Scrovegni.
Ottavo cerchio
X Malebolge: Fraudolenti in chi non si fida.
Bolgia I
Ruffiani e seduttori.
Corrono in cerchio sferzati da demoni così come in vita frustarono con la menzogna e le false lusinghe coloro dei quali volevano ottenere i favori.
Venedico Caccianemico e Giasone.
Bolgia II
Adulatori e lusingatori.
Immersi nello sterco cosi come in vita sommersero di false lusinghe glia altri.
Alessio Interminelli, Taide.
Bolgia III
Simoniaci (venditori di cariche spirituali)
Avendo invertito i valori spirituali e materiali ora sono conficcati in fosse a testa in giù con i piedi in fiamme, poi schiacciati nelle viscere del terreno via via che nuovi peccatori prendono il loro posto in superficie.  
Papa Nicolò III.
Bolgia IV
Maghi e indovini
Come in vida guardarono troppo avanti sia nelle discipline occulte sia nella previsione del futuro ora camminano con la testa all'indietro.
Anfiarao, Tiresia, Arunte, Manto, Calcante, Euripilo, Michele Scotto, Guido Bonatti, Asdente.
Bolgia V
Barattieri
Come in vita ingannarono per il baratto ora sono sommersi nella pece bollente e uncinati dai diavoli Malebranche (Malacoda, Scarmiglione, Alichino,Calcabrina, Cagnazzo, Barbariccia, Draghignazzo, Libicocco, Ciriatto, Graffiacane, Farfarello, Rubicante).
L'anzian di Santa Zita (Martino Bottario), Ciampolo da Navarra, Frate Gomita, Michele Zanche.
Bolgia VI
Ipocriti
Come in vita ingannarono mostrando una faccia buona nascondendo cattivi propositi ora sono coperti di cappe di piombo dentro e dorate fuori.
Anna e Caifa subiscono un particolare supplizio: sono crocifissi a terra e calpestati da tutti gli altri, come contrappasso per la loro responsabilità nella crocifissione di Cristo.
Catalano dei Malavolti, Loderingo degli Andalò, Farisei.
Bolgia VII
Ladri
Come in vita usarono le mani per infrangere uno dei comandamenti ora sono con le mani legate da serpenti, si trasformano in rettili o si fondono con essi, oppure si inceneriscono e si ricompongono al morso dei serpenti.
Vanni Fucci, Caco, Agnolo Brunelleschi, Cianfa Donati, Buoso Donati, Puccio Sciancato, Francesco de' Cavalcanti.
Bolgia VIII
Consiglieri fraudolenti
Come in vita sparsero falsi consigli al fine di ottenere vantaggi personali ora sono tormentati all'interno di fiamme a forma di lingua.
Ulisse e Diomede sono all'interno di un'unica fiamma a forma di lingua biforcuta.
Guido da Monfeltro.
Bolgia IX
Scismatici e seminatori di discordia
Come in vita straziarono le religioni portando discordia tra i credenti o semplicemente portando discordia ora sono straziati e mutilati a colpi di spada, con ferite che si rimarginano prima di venire di nuovo aperte dai diavoli.
Maometto, Ali ibn Abi Talib, Pier da Medicina, Gaio Scribonio Curione, Mosca dei Lamberti, Bertrand de Born, Geri del Bello.
Bolgia X
Falsari lebbrosi e scabbiosi (falsari di metalli, ovvero alchimisti)
Come in vita alterarono la materia ora sono tormentati dalla lebbra (gli alchimisti, falsari dei materiali), come in vita falsarono i comportamenti dei singonli per ingannare ora corrono rabbiosi (falsari di persone, imitatori per frodare), come in vita falsificarono i denari ora sono idropici (falsari di monete). come in vita mentirono con le parole ora sono febbricitanti (falsari di parole, bugiardi).
Pozzo dei Giganti e nono cerchio (Cocito)
Traditori di coloro che hanno in loro fiducia
Prima zona, Caina
Giganti, sfidanti nei confronti delle divinità e superbi insieme ai traditori dei parenti
I giganti condannati all'immobilità nel pozzo, i traditori dei parenti immersi nel ghiaccio col viso rivolto in giù come in vita si mossero contro la divinità (giganti) e voltarono le spalle al proprio sangue (traditori dei parenti).
Giganti, Nembrot, Fialte, Anteo, Briareo, Tizio, Tifeo, Alessandro degli Alberti, Napoleone degli Alberti, Mordret,  Vanni de' Cancellieri, Sassolo Mascheroni, Camicione de' Pazzi.
Seconda Zona: Antenora
Traditori della patria
Immersi nel ghiaccio col viso rivolto in su come in vita voltarono le spalle alla patria muovendosi nel fuoco del male.
Bocca degli Abati, Buoso da Duera, Tesauro dei Beccheria, Gianni de' Soldanieri, Gano di Maganza, Tebaldello Zambrasi, Conte Ugolino della Gherardesca,
Arcivescovo Ruggieri degli Ubaldini.
Terza zona: Tolomea
Traditori degli ospiti
Immersi sotto il ghiaccio con il viso rivolto verso l'alto e gli occhi congelati come in vita distolsero lo sguardo dall'onore che ad essi di deve e li tradirono.
Frate Alberigo, Branca Doria.
Quarta zona: Giudecca
Traditori dei benefattori
Interamente sommersi nel ghiaccio come in vita furono interamente avvolti dalle fiamme del male che fece compiere loro il peggiore dei peccati.
Tre grandi peccatori sono continuamente maciullati da Lucifero
Lucifero, Giuda Iscariota, Bruto, Cassio.

PURGATORIO.
La struttura morale del Purgatorio segue la classificazione tomistica dei vizi dell'amore mal diretto e non fa più riferimento a singole colpe. La divisione dei peccati è in questo regno ricondotta ad un principio di bene, l'amore che può essere o naturale, cioè innato, o d'animo, val e a dire soggetto alla ragione.  Il primo è sempre senza errore.  Il secondo può errare o per malo obbietto, quando tende al male, o per bono obbietto, quando tende al sommo bene con poco di vigore o con troppo di vigore.  Esso non può essere fonte di peccato se tende a Dio con la giusta misura; se si volge al male dà luogo ai peccati di superbia, invidia, ira; se a Dio con poco vigore all'accidia; se ai beni terreni con troppo vigore, ai peccati di avarizia, gola, lussuria. Il Purgatorio è suddiviso in sette cornici nelle quali si espiano i sette peccati capitali: superbia, invidia, ira, accidia, avarizia e prodigalità, gola, lussuria. In apertura abbiamo anche l'Antipurgatorioe in chiusura il Paradiso terrestre. Costruito in modo speculare all'Inferno, inteso quindi non più come voragine ma come montagna, anche l'ordine dei peccati risulta capovolto: il cammino di Dante è infatti dal peccato più grave a quello più lieve (ancora una volta la lussuria, ovvero l'amore che eccede nella misura).
Ogni cornice ha un custode angelico, e precisamente gli angeli dell'umiltà, della misericordia, della mansuetudine, della sollecitudine, della giustizia, dell'astinenza e della castità; in ogni cornice, inoltre, le anime purganti hanno sotto agli occhi esempi del loro vizio punito e della virtù opposta. Giunto alle soglie del Paradiso terrestre, Virgilio deve abbandonare il poeta; alla guida di Dante si pone il poeta latino Stazio, che lo condurrà nel giardino celeste, dove lo accoglierà Matelda, a sua volta anticipazione dell'apparizione di Beatrice. Le anime del Purgatorio sono già salve, ma prima di arrivare al Paradiso, per espiare i propri peccati, devono salire il monte come facevano ai tempi di Dante i pellegrini che per far penitenza partivano per Roma o per Santiago de Compostela. Ogni anima deve dunque percorrere tutto il cammino e purificarsi in ogni cornice del peccato corrispondente; ma per facilitare l'incontro con determinati personaggi, il poeta li colloca nella cornice propria del loro peccato più rilevante.
Il Purgatorio ha la funzione specifica di espiazione, riflessione e pentimento, ed è solo attraverso il cammino, quindi il pellegrinaggio verso Dio, che l'anima può aspirare alla redenzione. Questo vale anche per Dante, che all'inizio ha incise sulla fronte sette P, simbolo dei sette peccati capitali; alla fine di ciascuna cornice l'ala dell'angelo guardiano cancella la P indicando così che quella specifica espiazione è compiuta.
Il secondo regno è collocato al centro dell'emisfero delle acque, agli antipodi di Gerusalemme, in forma di isola, sulla quale si eleva la montagna del Purgatorio ai cui piedi si trova una spiaggia. Il monte, emergendo dalle acque e salendo altissimo verso il cielo, porta con sé il principio della transitorietà. Collocato tra la pena eterna ( Inferno ) e la felicità della contemplazione divina ( Paradiso ), l'anima che si purifica conserva del mondo il ricordo del peccato, ma possiede anche l'aspirazione intensa alla vista di Dio ed alla sua grazia. Solo la sofferenza che si consuma nelle varie cornici della montagna la renderà degna di salire al cospetto di Dio ad assaporare l'eterna beatitudine. Quindi troviamo l'ansiosa attesa della pena purificatrice nell'antipurgatorio e su per le varie cornici dell'espiazione la gioia che accompagna le anime che sanno di dover giungere fino a Dio.
Allegoricamente la cantica rimanda alla riconquista della libertà morale  perduta con il peccato, attraverso il dolore dell'espiazione. Le anime dei morti in grazia di Dio, prima di giungere sul monte, vengono radunate ad Ostia alla foce del Tevere da un angelo nocchiero, che le conduce alla spiaggetta dell’antipuragtorio dopo averle imbarcate su di un'imbarcazione veloce e leggerissima sulle acque.  Il regno della purificazione può essere suddiviso in tre parti: antipurgatorio, purgatorio vero e proprio, paradiso terrestre. L'atmosfera terrestre avvolge la parte inferiore fino alla porta del purgatorio; da qui, fino alla sommità, le perturbazioni atmosferiche sono assenti. L'Antipurgatorio è costituito dalla spiaggia dell'isola (dove stanno temporaneamente gli scomunicati che rientrarono in seno alla Chiesa solo al termine della loro vita e dove ha la sua dimora anche Catone, guardiano di tutto il monte), da un primo ripiano (dove stanno i morti di morte naturale che si pentirono in fin di vita), da un secondo ripiano (dove sono i morti di morte violenta che si pentirono solo in fin di vita). In quest'ultimo ripiano c'è anche la Valletta dei Principi, che rivolsero il pensiero a Dio in prossimità della morte in quanto distratti dalle cure terrene. Il purgatorio è composto da sette cornici concentrice ma non a spirale. Nella prima vi sono i superbi, nella seconda gli invidiosi, nella terza gli iracondi, nella quarta gli accidiosi, nella quinta gli avari e i prodighi, nella sesta i golosi, nella settima i lussuriosi.  Si segue cioè lo schema dei peccati capitali ma rovesciato rispetto all'inferno, per quanto riguarda i peccati puniti nelle ultime cinque balze.  Il Paradiso Terrestre, la sede naturale destinata al genere umano, è costituito da una divina foresta e spessa e viva dove l'anima si pur ifica definitivamente immergendosi in due fiumi, il Lete e l’Eunoè, prima di salire in paradiso. Dante sarà qui affiancato dalla sua nuova guida, Beatrice, dal momento che Virgilio non potrà più accompagnare il poeta nel regno della grazia divina, in quanto egli è pagano. Beatrice avrà cura della salute spirituale del poeta e poi - nel Paradiso - dovrà istruirlo in quei problemi teologici che trascendono le capacità intellettive della ragione.
Distribuzione penitenza, penitenti e contrappasso
Antipurgatorio: spiaggia
Arrivo delle anime nel Purgatorio.
Catone, Casella.
Antipurgatorio: primo ripiano
Scomunicati.
Poichè morirono in contumacia della Chiesa ora devono sostare nell'Antipurgatorio 30 volte il tempo della scomunica.
Manfredi.
Antipurgatorio: secondo ripiano
Negligenti
Coloro che indugiarono a pentirsi delle loro colpe o si pentirono solo in punto di morte; occupati in armi, pensiero o politica, trascurarono fino all'ultimo la propria conversione ora sostano nell'Antipurgatorio tanto tempo quanto durò la loro vita.
Belacqua, Jacopo del Cassero, Bonconte da Monfeltro, Pia de' Tolomei, Benincasa da Laterina, Guccio dei Tarlati, Orso degli Alberti, Pierre de la Brosse, Sordello da Goito.
Antipurgatorio: Valletta dei Principi
Troppo presi dalla gloria mondana, attesero all'ultimo a pentirsi quindi ora sostano nell'Antipurgatorio tanto tempo quanto durò la loro vita.
Rodolfo Imperatore, Ottocaro II, Filippo III di Francia, Enrico I il Grosso di Navarra, Pietro III d'Aragona, Carlo I, Pietro di Aragona (o forse Alfonso), Enrico III d'Inghilterra, Guglielmo VII del Monferrato, Nino Visconti, Corrado Malaspina.
Prima cornice
Superbi
Come in vita sollevarono altezzosi il capo ponendosi al di sopra degli altri ora camminano portando pesi.
Omberto Aldobrandeschi, Oderisi da Gubbio, Provenzano Salvani.
Seconda cornice
Invidiosi I
Come in vita invidiarono coloro che vedevano superiori per varie doti ora indossano un cilicio e hanno le palpebre cucite da filo di ferro.
Terza cornice
Iracondi
Come in vita furono offuscati dal fumo dell'ira ora camminano nel fumo.
Marco Lomabardo.
Quarta cornice
Accidiosi
Come in vita non si mossero per nulla ora corrono gridando esempi di sollecitudine e di accidia punita.
Gherardo II da San Zeno.
Quinta cornice
Avari e prodighi
Come in vita si affrettarono a muoversi e a ritrarre (avari) o porgere troppo (prodighi) le mani piene di denaro ora sono distesi bocconi e legati.
Adriano V, Ugo Capeto, Stazio.
Sesta cornice
Golosi
Come in vita furono ingordi di cibo e bevande ora patiscono i morsi di fame e sete.
Forese Donati, Bonagiunta Orbicciani, Martino IV, Ubaldino degli Ubaldini, Bonifazio Fieschi, Marchese degli Argugliosi.
Settima cornice
Lussuriosi e sodomiti
Come in vita arsero di insane passioni ora camminano nel fuoco.
Guido Guinizzelli, Araut Daniel.
Paradiso terrestre e fiume Lete
Anime che hanno compiuto la loro espiazione
Metelda e Beatrice.

PARADISO
La parola Paradiso nel contesto religioso comune si riferisce alla vita eterna beata dei defunti che godono della visione del volto di Dio. Il termine deriva dal sanscrito paradesha o "paese supremo", più tardi occidentalizzato in pairidaeza (iranico) che è un composto di pairi- (attorno) e -diz (creare), paràdeisos (greco), pardes (ebraico), partez (armeno) (giardino) e paradisus (latino), da cui derivò in italiano paradiso. Fonti quali Senofonte usavano questo termine per indicare il famoso giardino "paradiso" imperiale persiano, simbolo visibile della capacità ordinatrice (cosmetica) del sovrano, contrapposta al resto del mondo (caotico) che sfuggiva al suo dominio. Si trattava di zone di altopiano e di agricoltura pluviale recintate, con vegetazione lussureggiante, in netto contrasto con i terreni circostanti semi-aridi e abbandonati a se stessi, che si diffusero sotto i primi imperatori achemenidi e da cui trasse origine la leggenda dell'Eden.[1] Le tre principali derivazioni occidentali del termine (ebraico pardès, persiano pairidaēza e greco paràdeisos), contengono infatti la stessa idea fondamentale di un parco o giardino.
L'accezione attuale di "Paradiso", che oggi è inteso come "i Cieli" o comunque luogo di piacere finale, deriva dal significato della parola greca paràdeisos usata nella Bibbia dei Settanta per indicare il giardino dell'Eden.
La certezza della vita eterna beata si è manifestata solo negli ultimi libri dell'Antico Testamento. Precedentemente si considerava che i morti scendessero al "regno dei morti" o sheol, "luogo delle ombre", senza gioie.
Nei libri dei Maccabei, libri deuterocanonici non inclusi nel canone ebraico, si esprime la certezza della risurrezione dei morti e della vita eterna. La retribuzione sarà secondo le opere di ciascuno.
Gesù ha presupposto molto chiaramente questo insegnamento in varie parabole e discorsi:
-  nel giudizio universale (Matteo 25,31-46).
- al "buon ladrone" (espressione meglio tradotta come "delinquente pentito") Gesù promette il regno usando questa stessa parola: "In verità ti dico: oggi sarai con me nel Paradiso" (Luca 23,39-43).
Il termine appare anche in 2Cor 12,4: l'apostolo Paolo afferma di essere stato rapito in Paradiso ove udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunziare.
Apocalisse 2,7 usa la parola in un riferimento all'Eden, che chiama Paradiso: "Al vincitore darò da mangiare dell'albero della vita, che sta nel Paradiso di Dio".
Il paradiso vero e proprio è costituito da nove cieli concentrici. compresi a loro volta dall'Empireo o cielo di pura luce, sede permanente di Dio e dei beati che sono collocati in una candida rosa. cioè in un immenso anfiteatro da cui contemplano Dio e in ciò consiste la loro beabitudine. Gli eletti si presentano a Dante nei rispettivi cieli di appartenenza solo eccezionalmente e in relazione alla virtù esercitata sulla terra, virtù che è corrispondente all'influsso di quel cielo sulle azioni degli uomini. Ad esempio il pianeta Marte predispone alla combattività, quindi nel cielo omonimo (il quinto ) si incontreranno gli spiriti militanti per la fede. Questo criterio di assegnazione richiama un po' il contrappasso degli altri due regni. I cieli sono mossi dalla volontà divina attraverso le gerarchie angeliche, ciascuna delle quali presiede ad un cielo medesimo.  La velocità del movimento di rotazione è direttamente proporzionale alla vicinanza al Creatore. Ad ogni cielo presiede una gerarchia angelica. Da quanto detto deriva il seguente schema:
1° Cielo della Luna Spiriti inadempienti ai voti           Angeli
2°Cielo di Mercurio  Spiriti amanti      Principati
3°Cielo di Venere  Spiriti sapienti   Podestà
4°Cielo del Sole Spiriti militanti per la fede  Virtù
5°Cielo di Marte    Spiriti giusti   Dominazioni
6' Cielo di Giove  Spiriti contemplanti      Troni
7°Cielo di Saturno   Spiriti operanti il bene per la gloria terrena  Arcangeli
8°Cielo delle Stelle Fisse    Spiriti trionfanti  Cherubini
9°Primo Mobile   Gerarchie angeliche      Serafini
10°Empireo        La candida rosa con  Dio, gli angeli, i beati

La terza cantica è l'esaltazione della divina potenza del creato che si esprime con una luce ed un suono purissimi e pervasivi, capaci di richiamare la perfetta armonia di tutto l'universo.. I beati  tranne poche eccezioni, non compaiono con le loro sembianze corporee ma sotto forma di pura luce, mentre il paesaggio del paradiso appare privo di ogni riferimento ad elementi terrestre
Distribuzione beati e cieli
Primo Cielo (Luna)
Spiriti inadempienti: non compirono i voti perché costretti.
Intelligenze motrici: Angeli.
Immagini riflesse in cristalli o in acque.
Piccarda Donati, Costanza d'Altavilla.
Secondo Cielo (Mercurio)
Spiriti attivi: operarono il bene per aver fama
Intelligenze motrici: Arcangeli
Bagliori che danzano e cantano.
Giustiniano, Romeo di Villanova.
Terzo Cielo (Venere)
Spiriti amanti
Intelligenze motrici: Principati
Volteggiano cantando
Carlo Martello d'Angiò, Cunizza da Romano, Folchetto da Marsiglia, Raab.
Quarto Cielo (Sole)
Spiriti sapienti
Intelligenze motrici: Potestà
Danzano e cantano in triplice corona.
San Tommaso d'Aquino, Alberto Magno, Graziano, Pietro Lombardo, Salomone, Dionigi l'Areopagita, Paolo Orosio, Boezio, Isidoro di Siviglia, Beda, Riccardo da San Vittore, Sigieri di Brabante, San Bonaventura, Illuminato da Rieti, Agostino, Ugo da San Vittore, Pietro Mangiadore, Pietro Ispano, Natan, Giovanni Crisostomo, Sant'Anselmo, Elio Donato, Rabano Mauro, Gioacchino da Fiore.
Quinto Cielo (Marte)
Spiriti militanti
Intelligenze motrici: Virtù
Gemme danzanti in una croce luminosa.
Cacciaguida, Giosuè, Giuda Maccabeo, Carlo Magno, Orlando, Guglielmo d'Orange, Rinoardo, Goffredo di Buglione, Roberto il Guiscardo.
Sesto Cielo (Giove)
Spiriti giusti
Intelligenze motrici: Dominazioni
Cantano volando in forma di lettere, poi di aquila.
David, Traiano, Ezechia, Costantino, Guglielmo il Buono, Rifeo.
Settimo Cielo (Saturno)
Spiriti contemplativi
Intelligenze motrici: Troni.
Si muovono lungo una scala d'oro.
San Pier Damiani, San Benedetto, San Macario, San Romualdo, vari benedettini.
Ottavo Cielo (Stelle fisse)
Spiriti trionfanti
Intelligenze motrici: Cherubini
Luci accese da un sole fulgente.
San Giacomo Maggiore, San Giacomo, San Giovanni, Adamo.
Nono Cielo (Primo mobile)
Cori angelici attorno a Dio.
Intelligenze motrici: Serafini
Nove cerchi splendenti che girano attorno a un punto.
Empireo
Tutti i beati
Candida Rosa
.
San Bernardo, Eva, Rachele, Beatrice, Sara, Rebecca, Giuditta, Ruth, San Giovanni Battista, San Francesco, San Benedetto, Sant'Agostino, Arcangelo Gabriele, Adamo, San Pietro, san Giovanni, Mosè, Sant'Anna, Santa Lucia, Maria, Dio, la Trinità.
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« Ultima modifica: 18 Aprile, 2010, 13:59:24 pm da tisifone75 »
Il fiore sboccia e appassisce, la stella brilla nella notte per poi sbiadire: ogni cosa ha una fine...la vita umana è soltanto un fugace battito di ciglia
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Offline octopus

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Re: Mondi ultraterreni nelle varie culture
« Risposta #3 il: 20 Gennaio, 2010, 17:24:37 pm »
grandissimo lavoro. Ho appena letto i primi tre spoiler, poi leggero gli altri comunque grandi   :cuore: :cuore: :cuore: :ok: LOL

Offline Todek

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Re: Mondi ultraterreni nelle varie culture
« Risposta #4 il: 20 Gennaio, 2010, 18:57:12 pm »
quoto... ottimo topic... sicuramente molto interessante...
appena ho tempo li leggo più attentamente

Offline Aldebaran88

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Re: Mondi ultraterreni nelle varie culture
« Risposta #5 il: 06 Marzo, 2010, 10:53:08 am »
grande lavoro... a me piace molto la mitologia, quindi leggerò molto attentamente.

Offline tisifone75

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Re: Mondi ultraterreni nelle varie culture
« Risposta #6 il: 06 Marzo, 2010, 10:58:46 am »
Mio caro ti ringrazio molto a nome di tutto lo staff e ti auguro buona lettura :)
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Offline Aldebaran88

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Re: Mondi ultraterreni nelle varie culture
« Risposta #7 il: 06 Marzo, 2010, 11:44:59 am »
Una domanda: voi credete nell'aldilà? in un mondo ultraterreno? forse è il caso di creare un altro topic  ;)

Offline tisifone75

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Re: Mondi ultraterreni nelle varie culture
« Risposta #8 il: 06 Marzo, 2010, 11:57:20 am »
Secondo me è il caso di creare un altro topic caro lo faccio subito in Quelli della Terza Casa e linko questo topic di riferimento :ok:
Il fiore sboccia e appassisce, la stella brilla nella notte per poi sbiadire: ogni cosa ha una fine...la vita umana è soltanto un fugace battito di ciglia
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Offline Antonello93

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Re: Mondi ultraterreni nelle varie culture
« Risposta #9 il: 23 Giugno, 2010, 21:57:47 pm »
è incredibile come queste mitologie sul mondo ultraterreno abbiano molti punti di contatto tra di loro .

Offline Pandora

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Re: Mondi ultraterreni nelle varie culture
« Risposta #10 il: 23 Giugno, 2010, 22:33:58 pm »
è incredibile come queste mitologie sul mondo ultraterreno abbiano molti punti di contatto tra di loro .
eh già è straordinario^^ specialmente perchè si tratta di culture che in alcuni casi non avevano mai avuto alcun contatto fra di loro^^

Offline hunterj

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Re: Mondi ultraterreni nelle varie culture
« Risposta #11 il: 25 Giugno, 2010, 08:32:31 am »
tutto il mondo è paese  :D
  l'arma più lenta del grande tempio, l'arma che più provoca dolore, benvenuti alla fine del viaggio, non altra conclusione è altrettanto adatta alla vostra follia!

Offline ligardo

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la roma nera
« Risposta #12 il: 23 Marzo, 2011, 00:39:17 am »
apro questo topic perche' ne ho visto uno simile se sbaglio chiedo venia
qualcuno ha citato la roma nera senza dire cos'e':
la roma nera e' la capitale dell' annwn ovvero il regno dell'oltre tomba della tradizione celtica gallese
l mito più antico sull'Annwn è descritto nel Mabinogi di Pwyll, uno dei quattro racconti mitologici del Mabinogion, in cui Arawn si scambia di posto per un anno e un giorno con Pwyll, un sovrano leggendario del Dyfed, in modo che quest'ultimo possa sconfiggere Hafgan, un re dell'Annwn rivale di Arawn, che può essere ucciso solo da un essere umano.
Nel folklore gallese Arawn guida la caccia selvaggia in cielo assieme alla moglie e quattro segugi a partire dall'autunno fino all'inizio della primavera. I cani da caccia di Arawn sono spiriti dell'Annwn, i Cŵn Annwn, grossi segugi dal pelo bianco e le orecchie fulve.
L'Annwn è descritto come un luogo geografico, una terra di delizie e eterna giovinezza dove le malattie sono assenti e il cibo sempre abbondante, ma in alcune redazioni più tarde del mito, questo oltretomba celtico acquisisce una connotazione negativa, assente nelle rappresentazioni più antiche, divenendo un luogo di prigionia per le anime malvagie.
Collocato a occidente,  l'Annwn, tuttavia, può essere visitato anche dai viventi se in grado di trovarne la porta che sarebbe nascosta presso le foci del fiume Severn
Il mito dell'Annwn fa la sua prima comparsa nel ciclo bretone tramite Preiddeu Annwfn (I tesori dell'Annwn), un poema simbolico contenuto nel Libro di Taliesin, che narra la cerca, da parte di Artù e dei suoi cavalieri, di un calderone magico custodito nell'oltretomba; una ricerca che anticipa la successiva e più famosa del Graal. È citato anche in Culhwch e Olwen, un altro poema arturiano contenuto nel Mabinogion, ove il gigante Ysbaddaden, le cui molteplici richieste Culhwch dovrebbe soddisfare per sposarne la figlia, dice che Gwynn ap Nudd è stato posto da Dio a guardia dei demoni dell'Annwn che altrimenti distruggerebbero il mondo.

Offline hunterj

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Re: la roma nera
« Risposta #13 il: 23 Marzo, 2011, 08:16:07 am »
avevamo trattato l'argomento qui http://saintseiyags.altervista.org/index.php/topic,2808.0.html
il tuo è più esauriente però  :D non so magari poteremo aggiungere il tuo lavoro al topic generale  :uhm:
  l'arma più lenta del grande tempio, l'arma che più provoca dolore, benvenuti alla fine del viaggio, non altra conclusione è altrettanto adatta alla vostra follia!

Offline ligardo

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Re: la roma nera
« Risposta #14 il: 23 Marzo, 2011, 17:21:54 pm »
infatti ma non lo trovavo piu',comunque lo sposto la :ok:

Saint Seiya GS - Il Forum della Terza Casa

Re: la roma nera
« Risposta #14 il: 23 Marzo, 2011, 17:21:54 pm »