Correva l'anno 1689, precisamente il 10 Dicembre, quando Cesare e Maria diedero alla luce il loro secondogenito Aurelius. Cesare, fabbro che esercitava con dedizione la professione presso un insediamento presso Mantova, sin dalla tenera età sempre stato affascinato dalle glorie passate dell’impero romano. Difatti, tra i suoi tesori più preziosi vi era un piccolo libricino, tra i pochi presenti in casa, che parlava proprio della storia di quel glorioso impero, che gli piaceva farsi leggere dalla moglie Maria, che a differenza del marito, sapeva leggere e scrivere e far di conto grazie all’insegnamenti ricevuti dalle suore in tenera età. Comunque sia, Cesare decise di chiamare i propri figli, non senza stupore di molti, con nomi nella loro forma latina: Aurelius e Lucius. Aurelius crebbe in una famiglia in cui vi era un padre severo ma giusto, una madre, Maria, che rappresentava in tutto e per tutto la Carità cristiana tanto professata dai preti, e un fratello Lucius che più simile fisicamente al padre di lui era nella sua corporatura massiccia e imponente, protettivo e gentile nei suoi confronti.
Entrambi i fratelli crebbero, sani e con un minimo di istruzione basilare (saper leggere e scrivere e far di conto, grazie alla madre). Aurelius non era particolarmente bello, intelligente, né forte, né agile, era un bambino come tanti, nella norma. Non ha mai avuto un portamento o un carisma particolarmente sviluppati e perlopiù era introverso, abituato ad abbassare lo sguardo di fronte alle persone che socialmente gli erano superiori, che non erano poche, essendo figlio di un semplice fabbro. All’età di 10 anni, come suo fratello prima di lui incominciò ad aiutare il padre in fucina, questo gli permise di irrobustire il suo fisico esile, ma di certo non si poteva definire un ragazzino aitante. La sua educazione fu severa, ma non eccessivamente dura e prevedeva il rispetto di tre “dogmi” indissolubili: famiglia, lavoro e Dio. Sull’ ultimo punto, in realtà gli uomini di casa non è che fossero proprio dei credenti praticanti, anzi. Diciamo che vi era un accordo tacito tra di loro: “Non dare dispiacere alla mamma” e tanto bastava per vivere una vita pacifica entro le mura domestiche. Indipendentemente da quanto fosse umile la loro vita non gli è mai stato negato un pasto, un letto in cui dormire, e una carezza da parte della madre prima di coricarsi stanco la sera. Certo, non che non avesse avuto problemi in giovane età, anzi.
Episodio decisivo della vita di Aurelius fu la volta in cui il figlio del macellaio incominciò ad insultarlo per la sua natura mite e schiva, lui abituato ad abbassare la testa, non gli diede motivo di aggredirlo, sperando che si stufasse e lo lasciasse in pace, ma così non fu. È da dire che questo suo atteggiamento non era dovuto a paura o altro, ma più “al non cercar rogne” e a vivere una vita pacifica. Lui “pensava” che se non avesse fatto male a nessuno, perché mai qualcuno avrebbe dovuto fargliene, si sbagliava. Comunque sia nel mentre questo ragazzo lo stava picchiando, alla presenza di una folla di ragazzini entusiasti di tale sfoggio di violenza, arrivò Lucius che si avventò sul malcapitato aggressore riducendo la sua faccia in una figura sanguinolenta e indistinta. Ritornati a casa, il discorso che il padre gli fece fu qualcosa che Aurelius non avrebbe dimenticato per il resto dei suoi giorni:
Spoiler
https://www.youtube.com/watch?v=T0aeQ1U8QMY
[Ovviamente il video non è ambientato nel 700 e il ragazzino chiamato Jeff, altri non è che Aurelius, ma riproduce in modo chiaro il "discorso]
Lui era una pecora e il fratello un cane da pastore, questa era la realtà dei fatti. Per quanto volesse sfuggire da questo dato di fatto, la realtà era quella, e come lui la maggior parte della gente che viveva in un società simile poteva considerarsi tale. Indipendentemente dalle questioni di ceto, lui non aveva la forza o forse il carattere per opporsi ai lupi, forse, preferiva accettare la sua debolezza e vivere nella speranza che il fratello si sarebbe sempre preso cura di lui, in fondo era ancora un bambino.