Oh chi ha parlato un po' con me sa che in fondo in fondo sono un romanticone e mi piacciono le storie d'amore anche in Saint Seiya. Il nostro amato SS ha quasi solo personaggi maschili, e nonostante non ci siano molte donne da accoppiare e le poche che compaiono hanno una storia d'amore palese, i fan nel corso degli anni si sono sbizzarriti formando coppie con gente che ignora l'esistenza l'uno dell'altro o andando palesemente contro le caratteristiche dei personaggi stessi di cui ci si definisce fan. Io per esempio rimango allibito a vedere gente che si definisce fan di Shaina ma poi avversa il paring con Seiya, nonostante la dichiarazione di lei sia esplicita e lei compaia sempre in scene legate a Seiya.
Per anni mi sono chiesto di fronte a molte fan art e fanfic: "ma che ci azzecca sta roba con Saint Seiya?".
Detto questo ora voglio togliermi lo sfizio di scriverne una io, su una coppia secondo me ingiustamente sottovalutata dai fan. Onde per cui ecco a voi la prima fic dedicata alla splendida coppia Ichi x Saori :cuore: :cuore: :cuore: A malapena si parlano in tutta la serie? Macchisenefrega! Per me stanno benissimo insieme, sono fatti l'uno per l'altra. Mi piacerebbe molto vedere il manga di Saint Seiya che si conclude con Ichi e Saori che si sposano ed hanno tanti bambini insieme. Sono una mia O.T.P. adoro questa coppia e voglio gridarlo al mondo.
Seduto sul basamento di una vecchia colonna nei pressi del Santuario Ichi osservava le stelle in cielo in uno dei rari momenti di pausa dai suoi doveri di Cavaliere.
<<Le stelle...>> pensava <<si dice che in esse sia scritto il destino di ogni uomo o almeno così mi diceva il mio vecchio maestro. Mi insegnava anche che dalle stelle protettrici i cavalieri traggono forza e vigore.>> Eppure da ormai anni si domandava quale destino avessero scelto per lui le stelle, se veramente la sua strada sarebbe stata quella di servire Atena e proteggere la pace e la giustizia tra gli uomini.
Nei suoi ricordi si affacciavano i bianchi panorami della lontana Finlandia con le sue distese di neve, i numerosi laghi, le sterminate e disabitate foreste, le slitte trainate dalle renne, le saune e i caratteristici souvenir di Babbo Natale da vendere ai turisti sulle bancarelle dei mercatini. Ma lui non si era recato in quel paese per un viaggio di piacere, era lì per una questione di vita o di morte.
<<Dovrai diventare un Cavaliere, conquistare l'armatura custodita nelle profondità lacustri nascosta tra neve e ghiaccio e tornare in Giappone da vincitore.>> gli aveva detto così un tizio vestito da maggiordomo ma che in effetti era il tuttofare del ricchissimo Mitsumasa Kido. E così Ichi si era ritrovato catapultato tutto in un altro mondo lontano dal suo natio Giappone, dai pochi amici che si era fatto alla Villa Kido e da ciò che poteva essere definita una vita tranquilla.
<<Dovrai allenarti duramente come non hai mai fatto prima d'ora ed essere pronto anche a sacrificare la vita! Soffrirai la fame ed il freddo, patirai la solitudine e la fatica, piangerai e ti dispererai ma dovrai andare avanti perché devi diventare un vero uomo, un prode guerriero, un devoto Cavaliere di Atena riconosciuto nella schiera dei giusti!>> aggiungevano altri uomini al servizio della famiglia Kido mentre lo sbattevano su un'auto di grossa cilindrata per portarlo all'aeroporto Narita di Tokyo. Ichi spesso non capiva il lessico ampolloso e i discorsi pomposi del signor Tatsumi, in cuor suo provava solo una profonda tristezza per dover lasciare quella che era la sua casa e i pochi legami su cui poteva contare. E così senza rendersene bene conto dopo un viaggio lungo e travagliato durato più di 10 ore era arrivato all'aeroporto di Helsinki, quasi dall’altra parte del mondo. Da lì un'altra macchina della Fondazione Kido che aveva ramificazioni in tutto il mondo lo portò fino al limite di un piccolo villaggio situato nei pressi del lago di Horts. In lontananza vide un vecchio casolare diroccato posto poco fuori i confini del villaggio dalla parte opposta rispetto alla strada da cui era arrivato. Quella casupola in rovina con le pareti parzialmente crollate sarebbe stata la sua nuova casa per i successivi 6 anni. Quelle pietre ruvide e sbriciolate in diversi punti erano così diverse dagli splendidi marmi e stucchi che ornavano le stanze di Villa Kido, tutto l’ambiente trasmetteva una sensazione di cupa tristezza ed angoscia ma Ichi si fece coraggio, sapeva che da quel momento in poi avrebbe dovuto contare solo sulle sue forze, era deciso a dimostrare il suo valore a tutti e non sarebbero state le avversità climatiche, un cattivo alloggio o le occhiatacce dei Sami della zona che già avevano squadrato quello strano ospite straniero a fermarlo. Probabilmente la determinazione era stata la sua migliore qualità fin dalla più tenera infanzia.
Questa è l'introduzione ho buttato già qualcosa anche per la scena alla Galaxian War vs Hyoga ma prima ne vorrei mettere una breve ambientata in Finlandia ai tempi dell'addestramento. Purtroppo non sono un grande viaggiatore e mi devo informare un pochino prima :XD: spero che vi possiate accontentare delle descrizioni prese da Wiki o dai depliant turistici :XD: Comunque mi informerò più di quanto Kurumada fece ai tempi del manga classico visto che lì la Finlandia non è manco mai nominata :ya: ho buttato giù qualcosa anche per la scena con Saori ma non mi ricordo quali sono i limiti del forum, non so magari è troppo spinto mettere una scena con del rimming o una golden shower. :uhm:
Nella mia testa il paesaggio immaginato da Ichi è più o meno questo:
Spoiler
(https://d34ip4tojxno3w.cloudfront.net/app/uploads/Header_Iso-Syote1.jpg)
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Stupenda!!!!
Grazie :D
Secondo capitolo
Addestramento in Finlandia
Un uomo della fondazione Kido gli aveva brevemente spiegato che quella era la casa del suo maestro, l’uomo che lo avrebbe reso un Cavaliere e che per la durata dell’addestramento avrebbe vissuto con lui. Il funzionario dei Kido gli spiegò anche che il maestro era un uomo di loro fiducia ma che in quel momento non si trovava ancora lì ma che comunque il ragazzo poteva già accomodarsi in casa. Ichi allora entrò nella porta lasciata preventivamente aperta, non che ci fossero grandi problemi di sicurezza in quella landa desolata abitata solo da un pugno di uomini che si conoscevano tutti tra loro. Probabilmente era il primo forestiero a stabilirsi in quel villaggio dopo anni ed anni. Appena entrato in casa Ichi non potè fare a meno di notare di quanto fosse spoglia e spartana. La casa era costituita da solo un grande stanzone unico. Tutto l’arredamento consisteva di un tavolo di legno posto al centro con 2 sedie attorno e qualche candela sopra. Dalla parte opposta rispetto alla porta d’ingresso si trovava un grosso camino con qualche ceppo di legno, sporco di cenere e fuliggine segno che era usato di frequente per scaldarsi nelle gelide notti finniche. All’interno del focolare era posto un grosso paiolo di rame, un pentolone che sembrava uscito dall’antro di qualche strega e destinato ad ospitare chissà quale pozione. Situati ai lati del camino erano posti i 2 letti, uno per lui e uno per il maestro, ciascuno con sopra un cuscino sgualcito e una coperta in pelle di renna. Completavano il mobilio un grosso scaffale pieno di volumi polverosi, 2 comodini, un grosso armadio a 4 ante per il vestiario, una piccola credenza per le stoviglie e una vecchia cassapanca per le cianfrusaglie rimanenti. L’arredamento essenziale e minimale era così diverso da quello che aveva visto a Villa Kido, Il signor Mitsumasa Kido amava sfoggiare il lusso e si era circondato di mobili antichi acquistati presso i più forniti negozi d’antiquariato e mercanti d’arte. Molti mobili erano appartenuti a ricche famiglie nobili europee cadute in disgrazia nel corso dei secoli a causa di guerre e rivoluzioni e il signor Kido adorava collezionarli. Gli arredamenti erano capolavori di ebanisteria realizzati in legno pregiato come il tek, il palissandro o il sandalo, erano tutti riccamente decorati ed intarsiati, molti mobili avevano rifiniture, maniglie e pomelli in metalli preziosi come oro ed argento oppure con pietre pregiate come l’onice, l’agata o l’alabastro. Le pareti erano completamente spoglie, non un fronzolo o un orpello, nulla che potesse essere fonte di distrazione dall’allenamento. Per Ichi era tutto così diverso dall’ambiente in cui aveva trascorso gli ultimi mesi di vita. Il bellissimo e curato ambiente di Villa Kido era ormai lontano, non avrebbe potuto ammirare gli arazzi finemente tessuti, i quadri rinascimentali, i mosaici e gli affreschi che decoravano il palazzo del ricco magnate per molto tempo. Tutto l’ambiente diceva una cosa sola: chi viveva in quella casa doveva concentrarsi solo su un obiettivo non erano ammesse distrazioni, divertimenti, lussi superflui o inutili frivolezze. Ichi era molto stanco dopo il lungo viaggio e dopo aver visto la casa chiese di poter mangiare e riposarsi. Solo a quel punto si accorse che in quel casolare mancava l’acqua corrente così come l’elettricità. Si accorse poco dopo che fuori dal casolare all’aperto e nascosti alla vista dei più tra grosse pietre e nevi c’erano altri ambienti della casa se così si potevano definire. Attaccato ad una parete c’era il lavabo costituito da un grosso masso la cui forma era approssimativamente quello di un quarto di sfera, scavato al suo interno e levigato. Posti li vicino si trovavano alcuni secchi pieni di acqua e poco distanti dei fili per stendere il bucato. Il freddo si era fatto pungente e l’acqua gelida non aiutò il piccolo Ichi, si lavò velocemente le mani e la faccia sentendo i brividi sulla sua pelle e poi tornò dentro il casolare. La stanchezza e il gelo avevano reso le sue membra pesanti ed intorpidite, addentò voracemente un panino che gli era rimasto dal lungo viaggio e poi si infilò sotto le calde coperte addormentandosi immediatamente come un sasso.
La mattina successiva Ichi fu svegliato bruscamente da un uomo che lo strattonava per le spalle. Ichi aprì gli occhi e sentì l’uomo pronunciare qualche parola ma non ne colse il significato, probabilmente era finlandese. Poi l’uomo spazientito provò a farfugliare qualche parola in giapponese, la sua pronuncia era pessima e la grammatica stentata ma Ichi comprese l’ordine di svegliarsi e di alzarsi dal letto. L’uomo era un vecchio canuto molto alto e magro con una folta barba bianca e dei lunghi baffi, a prima vista sembrava la versione smagrita del Babbo Natale di Rovaniemi. Indossava un lungo cappotto chiuso da bottoni di ottone e con il collo e le maniche in pelliccia per proteggersi dal freddo, dei pantaloni di tela pesante già rattoppati un paio di volte e degli stivali di pelle consumata. Di certo non era un uomo che badava molto all’eleganza. L’uomo gli disse di lavarsi la faccia e di tornare poi subito da lui. Ichi andò fuori al lavabo il freddo pungente e l’acqua ghiacciata lo svegliarono anche più duramente degli scossoni dell’uomo. Ichi pensò che si dovesse trattare del suo maestro, aveva provato a chiedere informazioni agli uomini della Fondazione Kido ma anche loro sapevano poco su di lui. Si diceva solo che in passato era stato un abile guerriero esperto in varie arti marziali, nella scherma e nel tiro, inoltre tutti nel suo paese lo consideravano un esempio di rettitudine e giustizia. Tornato nel casolare l’uomo gli confermò di essere il suo maestro si presentò come Jori e non disse molto altro di sé:
<<Io sono l’uomo che ha il compito di renderti Cavaliere ti basti sapere questo>>
Ichi non fece ulteriori domande d’altra parte la situazione non richiedeva certamente un’approfondita conoscenza della biografia del suo maestro. Gli disse poi
<<Mangia qualcosa è ora di Aamupala, tra poco dovrai impegnarti duramente e dovrai imparare anche un po’ di lingua. Mi avevano detto che il mio futuro allievo sarebbe arrivato dal lontano oriente e avevo imparato qualche parola, ma io ormai sono anziano e il mio cervello è arrugginito per imparare una nuova lingua. Il tuo è ancora giovane e rapido nell’apprendere>>
Aamupala, colazione, fu la prima parola che Ichi imparò, il pasto consisteva principalmente in frutta, yogurt e maitokiisseli seconda parola che imparò. Poco dopo la colazione il suo maestro lo mise alla prova per capire su che base lavorare, lo sottopose ad un serie di test fisici come la corsa veloce, il nuoto, una serie di piegamenti, l’abilità nello schivare i colpi bersagliandolo di palle di neve dura. Ichi non era abitauato a schivare fin dai primi allenamenti a Villa Kido gli era stata trasmessa l’idea che schivare fosse un po’ come scappare mentre invece lui voleva combattere sempre a viso aperto magari incassare e poi catturare il nemico con qualche presa. Il maestro Jori ridacchiò: <<Attento, non riuscirai mai a parare e bloccare tutti i miei colpi e ringrazia che ho cominciato con la neve, da domani proveremo quest’esercizio con le pietre e poi con le frecce!>>.
Questi primi test andarono avanti tutta la mattinata fino al Lounas, terza parola che Ichi imparò in finlandese. Il pranzo consisteva principalmente in carne, pesce, burro e pane. Il maestro continuò:
<<Oggi ti aiuto io visto che sei appena arrivato ma dovrai imparare a cavartela da solo anche cacciando, pescando e soprattutto cucinando! Quando andrai via da qui dovrai essere autosufficente in tutto! Non sei certo venuto qui in villeggiatura!>>
Ichi ancora non capiva tutte le parole del maestro un paio in giapponese ed un paio in finlandese, spesso si aiutava con i gesti, e sinceramente neanche gli interessava comprendere ogni parola, in quel momento era troppo preso dai cattivi sapori che aveva in bocca. L’impatto con la cucina finnica non fu dei migliori, la giudicava povera di ingredienti e fantasia. Infatti una delle cose per cui provò immediatamente più nostalgia erano i sapori della terra natia, gli mancavano i piatti tipici della cucina giapponese che tanto amava: il sushi, il sashimi, il ramen, l’udon, i takoyaki, la salsa wasabi, il caldo shabu shabu, i morbidi onigiri e i dolci mochi, la croccante tempura di pesce, lo speziato e saporito riso al curry erano tutte specialità sconosciute a quelle latitudini. Quelle rare volte, nelle prime settimane del suo soggiorno forzato in Finlandia, che aveva provato ingenuamente a chiederne i contadini e i mercanti del posto gli avevano risposto o con sguardi stralunati osservandolo come se fosse un alieno appena atterrato da chissà quale pianeta lontano oppure scoppiando in grasse e fragorose risate probabilmente ignorando di cosa il ragazzino stesse parlando. Si dovette ben presto abituare al sapore del viili, del karjalanpiirakka, del kalakukko, del ruisreikäleipä, del mämmi e della pulla. Impiegò circa un mese solo per imparare la corretta pronuncia di quelli che erano lo yogurt, il latte cagliato, il pane di segale, salsicce di manzo e pasticcio di verdure e carne. La lingua si rivelò un altro grande problema, l’idioma finnico era così diverso dal giapponese, quelle parole lunghe e complicate piene di k, di n e di r dure erano difficile da leggere e ricordare. Il suo maestro gentilmente gli insegnò qualche parola almeno per comunicare i bisogni essenziali con la gente del villaggio e per leggere cartelli, indicazioni ed etichette. Inoltre il signor Jori gli diede qualche lezione basilare di greco antico durante le serate dopo gli allenamenti, infatti la Grecia era la terra di origine di tutti i Cavalieri e il greco era la lingua internazionale per permettere le comunicazioni tra Cavalieri radunati dai 4 angoli del mondo.
Le giornate cominciarono a susseguirsi tutte uguali l’una all’altra tra allenamenti, corsa, pasti poco graditi e qualche lezione teorica di Jori di medicina sull’anatomia e qualche nozione di primo soccorso in caso di ferite o avvelenamenti, cose che sarebbero potute essere utili in un combattimento da Cavaliere. Tra i suoi compiti, fuori da allenamenti e lezioni, figurava anche quello di sbrigare alcune commissioni come prendere l’acqua alla sorgente di un fiumiciattolo, raccogliere e spaccare la legna, raccogliere le bacche di ribes o cacciare selvaggina. In realtà il suo maestro intendeva allenarlo anche con questi piccoli gesti, prender e trasportare l’acqua fortificava le spalle, spaccare la legna rendeva le braccia forti, imparare a riconoscere le bacche commestibili era essenziale per sopravvivere in caso ci si smarrisse nella foresta, imparare a cacciare e pescare inoltre insegnava la pazienza di attendere le prede e la furtività necessaria ad avvicinarsi di soppiatto ai grandi animali della foresta. Una delle cose che ichi più odiava era raccogliere la legna per il fuoco, non tanto per la fatica del lavoro ma quanto per il tragitto. Infatti per recarsi nella foresta doveva partire dal casolare del signor Jori ed indossare le racchette da neve, Quelle nuove calzature erano una delle cose che più detestava della sua nuova vita, le racchette o ciaspole come le chiamava qualcuno, erano pressochè indispensabili per muoversi tra le nevi ma per Ichi erano proprio scomode, non sopportava portare quegli strani affari ai piedi. Le prime volte che aveva provato a camminare le estremità posteriori delle racchette che lui chiamava volgarmente i manici si incrociavano e lui inciampava, cadendo faccia in giù nella neve e suscitando l’ilarità del suo meastro. Dopo qualche settimana aveva preso più confidenza con le racchette ma si trovava a disagio a camminare così goffamente, gli sembrava di essere un papero con le zampe palmate, era sicuro che se i suoi amici di Villa Kido lo avessero visto in quelle condizioni lo avrebbero di sicuro preso in giro. Inoltre Ichi non era avvezzo alla vita nei boschi spesso non sapeva distinguere tra il legno secco buono da ardere nel camino da quello troppo fresco e ancora bagnato, quando riportava a casa delle legna poco adatta al fuoco Jori lo rimproverava e lui se ne rammaricava.
Nei boschi però cominciò anche a formare qualche nuovo legame, incontrava spesso qualche taglialegna al lavoro. Quegli uomini notando le difficoltà del giovane Ichi gli spiegarono come riconoscere il legno secco, da quello fresco e ad evitare quello marcescente. Gli insegnarono anche a disitnguere i vari tipi di alberi tra pini, abeti e betulle, poi gli spiegarono anche che quella foresta era fonte di sostentamento per molti al villaggio e anche per altre comunità vicine. I boscaioli gli parlvano orgogliosi del loro lavoro, dell’estrazione dello xilitolo per le industrie alimentari della zona e della lavorazione della pasta di legno per le cartiere. Ichi non capiva ogni dettaglio di quello che gli uomini gli stavano raccontando, non era ancora così ferrato con il finlandese, però era molto contento che qualcuno si aprisse con lui e gli dedicasse del tempo, lo stavano facendo sentire parte del loro mondo. Una volta i boscaioli gli raccontarono una leggenda, quei boschi erano stati in passato teatro di duri scontri e di sanguinose battaglie tra il popolo finlandese e gli invasori svedesi e russi. Molti uomini coraggiosi avevano perso la vita in quelle lande per difendere la libertà. Ichi pensò: “Eroi che combattono per la libertà e per proteggere il proprio popolo, eroi le cui gesta sono tramandate ai posteri, un po’ come i Cavalieri di Athena. Si questo posto deve avere qualcosa di speciale. Sono stato fortunato a finire qui.” La leggenda inoltre diceva che spesso le radici assorbivano il sangue degli uomini caduti in battaglia e che le anime di molti soldati riposassero all’interno di quei tronchi. Ichi era affascinato da quest’idea, le prima volte muoversi nei boschi al buio gli aveva messo un po’ paura ma l’idea di essere circondato da molti eroi coraggiosi lo tranquilizzava. Inoltre cominciò a dire una preghiera in segno di rispetto per le anime di quei soldati ogni volta che bruciava uno di quei tronchi nel camino.
Tra i suoi compiti più leggeri e piacevoli tra un esercizio e l’altro c’erano anche le commissioni da sbrigare al villaggio come comprare frutta e verdura che i mercanti portavano da zone dove la coltivazione era climaticamente possibile o prendere qualche candela nuova, del sapone o dei vestiti adatti man mano che cresceva. Gli piaceva trascorrere qualche minuto in un emporio o in una bancarella, era un modo semplice per rompere la noiosa routine degli allenamenti e soprattutto per fare qualche conoscenza. Ichi stava crescendo e sentiva in lui i primi interessi verso il gentil sesso.
Era rimasto ammaliato dalla bellezza di alcune ragazze del villaggio, trovava bellissimi i loro capelli biondi, lunghi, morbidi e fluenti; rimaneva affascinato anche da alcune ragazze con i capelli rossi, colore molto raro in Giappone, da bambino pensava che i colori dei capelli fossero associati alla personalità, credeva che le ragazze con i capelli rossi li avessero perché fossero in qualche modo associate al fuoco e al calore.
Avrebbe passato ore ad ammirare quelle splendide fanciulle dai tratti angelici, gli sguardi dolci, la pelle diafana, i bei candidi sorrisi, gli occhi chiari che gli ricordavano le pietre preziose che ornavano statue e mobili a Villa Kido. Purtroppo i suoi erano incontri brevi e fugaci durante le visite al villaggio, qualche volta si limitava ad osservarle da lontano durante le pause dall'allenamento mentre le ragazze pattinavano sulla superficie di un laghetto ghiacciato. Ai suoi occhi erano delle bellissime ninfe che danzavano armoniosamente su quelle lame, avrebbe voluto avvicinarsi, parlare loro ma non trovò il coraggio. Una volta la mattina molto presto, prima che il maestro si svegliasse e prima che albeggiasse per essere sicuro di rimanere nascosto da sguardi indiscreti aveva provato pure lui con un paio di pattini trovati tra le cianfrusaglie di Jori ma purtroppo era naturalmente negato. Stare in equilibrio su quelle sottili lame e quella superficie levigata era persino più difficile degli allenamenti per diventare cavaliere.
Da lontano osservava anche alcuni ragazzi che giocavano nei dintorni del villaggio, quando era freddo praticavano hockey sulla superficie del laghetto ghiacciato, quando era più caldo si spostavano in una radura ripulita dalla neve per giocare a Pesäpallo. Ichi non aveva tempo da dedicare a questi divertimenti, non era così legato ai ragazzi del villaggio da poter fare un gioco di squadra con loro nè aveva il tempo o la voglia di mettersi a studiare strani regolamenti, però notò con un pizzico di invidia che i ragazzi più bravi in questi sport erano quelli che ricevevano più attenzioni dalle ragazze con tanto di complimenti come “Bello” o “Affascinante!”; nella testa del piccolo Ichi si radicò l’idea che “il più bello dovesse vincere sempre.”
Una volta Ichi provò a chiedere ad alcuni dei taglialegna che aveva conosciuto di insegnarli almeno qualche rudimento di quei giochi che lì erano visti come sport nazionali. Purtroppo Ichi si rese ben presto conto di non essere per nulla portato per quegli sport era scoordinato e sgraziato, legnoso nei movimenti e sapeva a malapena tenere un bastone o una mazza in mano. Ichi comprese con dispiacere, confrontandosi con i ragazzi più ammirati del villaggio, di non essere sufficientemente bello per soddisfare i canoni estetici delle ragazze.
Non per questo si diede per vinto, caparbio e sicuro di sé decise di supplire con altre doti al suo viso poco attraente o alla sua avversione per il pesäpallo. Diede tutto sé stesso nell'addestramento nei mesi successivi, convinto un giorno di poter diventare un eroe acclamato in tutto il mondo ed ammirato da tutti, ben superiore ad un campioncino di hockey di uno sperduto villaggio finlandese. Lui sarebbe stato uno di quelli che avrebbe fatto innamorare le donne con un solo sguardo. Promise a sé stesso di impegnarsi più di chiunque altro per realizzare il suo sogno, affrontò con coraggio, determinazione e spirito di sacrificio il durissimo e massacrante allenamento. Nuotò ore ed ore nell'acqua gelida per fortificare gambe e braccia, corse giorni e notti nella tundra a piedi nudi per forgiare la sua resistenza alla fatica, al vento e al freddo, imparò a cacciare i balbresiki nikii per sopravvivere, imparò a ricavare lame scheggiando le pietre, frecce appuntite dai rami degli alberi, imparò anche a colpire i cigni in volo, affinò i suoi riflessi, la sua agilità e la precisione nel colpire. Diede il cuore e l'anima per realizzare il suo sogno, rinunciò anche ai pochi momenti di relax che aveva trovato come guardare da lontano le gare di rally che passavano vicino alla foresta o le corse con le slitte trainate dai cani, si impegnò senza mai perdere di vista il suo obiettivo. Alla fine la sua agilità e coordinazione acquisite nel corso degli anni gli avrebbero permesso facilmente di pattinare su quelle lame sottili o vincere a pesäpallo ed hockey ma i giochi dei ragazzini ormai erano spariti dalla sua mente da molto tempo.
Alla fine i suoi sforzi vennero ricompensati, arrivò dopo 6 lunghi anni il giorno dell’esame finale il giorno in cui si sarebbe deciso se Ichi fosse davvero degno indossare una Sacra Armatura.
L’armatura dell’Idra era custodita nel fondo del lago di Horts si diceva da più di 240 anni. Ichi il giorno fatidico si svegliò all’alba, mangiò una frugale colazione, era troppo teso per darsi a pasti abbondanti, e si preparò concentrandosi come mai aveva fatto in vita sua meditando su tutto quello che aveva imparato in quegli anni dalle tecniche del suo maestro, all’uso della armi, alle asperità del territorio che avrebbe costituito l’arena dello scontro. All’ora scelta si diresse verso il lago la cui superficie ghiacciata si era ormai sciolta con l’arrivo del caldo anche in quelle lande.
Secondo la leggenda lo spirito dell’Idra mitologica sconfitta nei tempi antichi da Ercole impregnava quell’armatura. Come l’Idra trovava riparo in una palude così l’Armatura ad essa associata ad ogni generazione trovava riparo in un fiume o lago diverso. Dopo chissà quale battaglia alla fine l’Armatura dell’Idra aveva scelto le gelide acque finlandesi e lì giaceva in attesa di un nuovo possessore. Jori aspettò Ichi di fronte al lago di Horts e quando lo vide arrivare lo accolse:
<<Benvenuto Ichi. Ti sei preparato 6 lunghi anni per questo momento, 6 anni in cui hai sofferto e faticato per conquistare l’armatura. Oggi decideremo tutto qui, se tornerai in Giappone da Cavaliere o perderai la vita per mano mia. Oggi combatterò con tutta la mia forza come non ho mai fatto durante l’addestramento e tu dovrai dimostrarti superiore a me. Ora in guardia!>>
Jori si lanciò contro Ichi sferrandogli una serie rapida di pugni che Ichi schivò, l’allenamento aveva dato i suoi frutti. Quando Jori cominciò ad accusare la fatica e rallentare il ritmo dei pugni Ichi ne approfittò per bloccare le braccia del maestro e colpirlo con una serie di ginocchiate allo stomaco di cui l’ultima tanto forte da farlo volare via. Jori si rialzò rapidamente e dopo i pugni sferrò una serie di calci mirando alla testa di Ichi, ma il suo allievo li parò facilmente con gli avambracci e con la mano opposta mirava a colpire le gambe di Jori con colpi di taglio. Jori si trovava in difficoltà, si mise per un secondo sulla difensiva per riprendere fiato e cercare di far passare il dolore che sentiva sulle gambe, nel frattempo si parava il viso con le braccia. Ichi colse l’occasione per passare all’attacco dopo essersi difeso nella prima parte dello scontro, caricò un potente gancio destro e si lanciò contro il suo maestro, il colpo era talmente potente che ruppe il braccio di Jori e lo spinse contro il volto di lui facendolo cadere a terra dolorante. L’uomo sentì come se il pugno di Ichi avesse superato la sua guardia e l’avesse stordito. A terra Jori si contorceva per la sofferenza ma alla fine disse facendo molte smorfie di dolore:
<<Bene Ichi direi propro che hai vinto! Sei diventato decisamente molto più forte di me, ora vuoi darmi il colpo di grazia?>>
Ichi riuscì a battere il suo maestro anche più facilmente di quanto si aspettasse ed a dimostrarsi degno di indossare l'armatura dell'Idra, sorrise felicissimo per la vittoria:
<<Maestro non mi sognerei mai di togliervi la vita, grazie di tutto e ora rialzatevi!>>
Ed offrì il braccio all’anziano per aiutarlo a rimettersi in piedi.
Jori accettò l’aiuto del suo allievo e disse:
<<Ora vai a prendere la tua armatura, ti aspetta sul fondo del lago, tuffati prima che la notte renda l’acqua gelida e torbida.>>
Ichi non se lo fece ripetere 2 volte, si tolse rapidamente i vestiti di dosso, prese un bel respiro per immergersi e si tuffò nel lago. Ormai era un nuotatore provetto rapido e preciso nei movimenti e la scarsa visibilità delle profondità del lago non fu un problema. L’occhio attento da cacciatore di Ichi scorse subito il bagliore metallico dello scrigno e si diresse subito verso di esso. La Pandora Box era bloccata al fondo da diversi massi che la sovrastavano, nonostante la resistenza offerta dall’acqua un altro potente pugno fu sufficiente a farli rotolare via. Ichi strinse lo scrigno tra le sue braccia e lo tirò via dai pochi centimetri di sabbia in cui era interrato, poi risalì velocemente in superficie sfruttando la grande potenza della gambe visto che le mani erano occupate dal dolce peso dello scrigno.
Quando riemerse esultò subito:
<<Ecco lo scrigno maestro, ora l’Armatura è mia ed io sono un Cavaliere di Atena a tutti gli effetti!>>
Ichi raggiunse la riva spruzzando gioia da tutti i pori, Jori che intanto si era ripreso dai colpi subiti lo guardava soddisfatto e lo accolse con parole piene di lodi e complimenti:
<<Bravissimo Ichi! Ben fatto ora sei il Cavaliere dell’Idra. Devo ammettere che sei molto migliorato rispetto a quando inciampavi con le racchette o quando ti tagliavi mentre pelavi la patate. Ora sei un uomo completo, un nobile eroe che combatterà per la giustizia. Sono molto fiero di te!>>
Ichi arrossì, il suo maestro non era mai stato così prodigo di complimenti:
<<Grazie maestro, devo tutto ai vostri insegnamenti ed al lavoro che mi avete fatto fare fin da ragazzino!>>
Jori infine spiegò brevemente quel che sapeva sui poteri dell’Idra, quello che sarebbe potuto servire ad Ichi in futuro:
<<Mio carissimo Ichi, il potere della tua armatura discende direttamente dall’Idra di Lerna figlia di Tifone ed Echidna e sorella di Ortro, Chimera e Cerbero che dimorava presso le sorgenti del fiume Amimone in Argolide. Il mito vuole che fosse velenossisima, tanto da poter uccidere chiunque con il suo sangue e persino gli uomini che incautamente toccavano le sue orme ed è questa la forza custodita in essa. Possiede un veleno potentissimo capace di uccidere qualsiasi nemico, per sfruttarlo al meglio però dovrai avvicinarti all’avversario e costringerlo ad uno scontro corpo a corpo. Questo potrebbe esporti a dei rischi, saresti debole contro cavalieri dotati di poteri psichici o dimensionali o attacchi a lungo raggio. Inoltre dovrai studiare bene le difese dei tuoi avversari, esistono armature di rango superiore proprie dei Cavalieri che risiedono in Grecia al Grande Tempio di Atene e che potrebbero resistere alla penetrazione degli artigli dell’Idra, dovrai mirare alle parti scoperte.
Infine conosco miti anche su Cavalieri dotati di grandi poteri medici e capacità di rigenerazione, contro di loro persino il tuo veleno mortale potrebbe risultare inefficace>>
Ichi ascoltò le parole del suo maestro però era troppo felice per la vittoria e la conquista dell’Armatura per prestare attenzione ad ogni dettaglio, rispose meccanicamente:
<<Grazie per i consigli maestro, li terrò a mente!>>
Jori aggiunse:
<<Un’ultima cosa: le Armature nascono per proteggere la giustizia e la pace sulla terra non dovrai mai usarla per scopi personali, questo sarebbe il crimine più grave di cui può macchiarsi un Cavaliere di Athena e se succedesse tutti gli altri Cavalieri del mondo verrebbero a cercarti per punirti severamente!>>
Ichi annuì anche se non era sicuro di poter essere ligio al dovere, in lui era ancora forte la sete di gloria. Dopo lui e il maestro Jori si diressero a casa, l’anziano mentore disse:
<<Questa è l’ultima sera che passerai qui, bisogna festeggiare!>>
Jori si mise a spadellare felice per far passare un bella serata all’amato allievo mentre Ichi si riposò un paio d’ore, stremato dopo lo scontro decisivo e la nuotata. Quando Jori lo svegliò subito disse:
<<Oggi cena speciale spezzatino di renna e lepre con sahti con bacche di ginepro e birra doppio malto. In Finlandia non si usano molto lo champagne o il sakè per questa volta ti dovrai accontentare!>>
Ichi e Jori trascorsero una serata piacevole, chiacchierando e ricordando i tempi passati, Ichi era brillo per gli alcolici a cui non si era ancora abituato, ma in cuo suo era davvero felice, l’addestramento duro e faticoso era finito, una nuova vita lo aspettava, una vita da Cavaliere di Athena. L’indomani sarebbe tornato nella sua terra natia il Giappone, salutando la Finlandia ed affrontando un altro lunghissimo e noioso viaggio aereo, però questa volta la trasvolata avrebbe avuto un sapore diverso, probabilmente sarebbe stata stancante e stressante come 6 anni prima ma sarebbe tornato a casa da vincitore, da Cavaliere e tutti lo avrebbero riconosciuto.
Angolo autore ^__^
Beh dell'addestramento di Ichi non si dice praticamente nulla ho provato ad inventare qualcosa :) non ho parlato molto di cosmo e simili perchè in effetti Ichi sembra più portato per gli attacchi fisici che per l'uso raffinato del cosmo. :ya: :ya:
Le racchette che mi immagino per lui con i manici lunghi sono queste di vecchi tipo non pensate a quelle ultramoderne in fibra e simili
Spoiler
(https://images2.imgbox.com/4f/94/7yglakEi_o.jpg)
Mi sono un poco informato sulle tipiche attività finlandesi :zizi: :zizi: ho scoperto che in Finlandia ci sono più di 187000 laghi ma non ne ho trovato nessuno con il nome Horts o Kurumada si è inventato un nome di sana pianta o deve essere proprio micorscopico LOL
Il Pesäpallo è questa cosa qui sport tipico amatissimo in Finlandia, vagamente simile al baseball
https://www.youtube.com/watch?v=yom1_q8WRck
Altri nomi strani che trovate qui e là sono specialità tipiche finlandesi
https://it.wikipedia.org/wiki/Karjalanpiirakka (https://it.wikipedia.org/wiki/Karjalanpiirakka)
https://it.wikipedia.org/wiki/Kalakukko (https://it.wikipedia.org/wiki/Kalakukko)
https://it.wikipedia.org/wiki/Ruisreik%C3%A4leip%C3%A4 (https://it.wikipedia.org/wiki/Ruisreik%C3%A4leip%C3%A4)
https://it.wikipedia.org/wiki/Sahti (https://it.wikipedia.org/wiki/Sahti)
il baibrai Niski è una specie di grosso cinghiale, sottospecie tipica della Lapponia.
Nel finale mi sono inventato qualcosa per giustificare un'altra cosa a cui Kuru non pensa mai :XD: :XD: che ci fanno le armature nei 4 angoli del mondo se Atena risiede quasi sempre in Grecia, il gorsso dei Cavalieri ha base in Grecia, Hades spesso e volentieri attacca il Santuario che si trova in Grecia dunque chi le porta le cloth in Finlandia/Algeria/Tasmania/Cina ect?
Un incontro voluto dal destino
Si era da poco concluso lo scontro con Poseidone che tanti pericoli aveva fatto correre all’umanità.
Julian Solo non ricordava più nulla del periodo in cui il suo corpo aveva ospitato lo spirito di un Dio dell’Olimpo anzi aveva cominciato ad usare le sue ricchezze per aiutare le persone disastrate. I Cavalieri di comune accordo avevano deciso di non rivelare nulla a Julian ma di tenerlo sotto controllo in caso di emergenza. Saori inoltre aveva deciso di concedere un po’ di riposo ai prodi Cavalieri di Bronzo che erano tornati temporaneamente nei luoghi di origine: Seiya in Giappone da Miho e dai bambini dell’orfanotrofio ed il giovane Cavaliere di Pegasus ancora sperava di riabbracciare la sua amata sorella Seika, Shun all’Isola di Andromeda ad aiutare June che aveva cominciato la ricostruzione del villaggio distrutto da Milo dello Scorpione ed Aphrodite dei Pesci, Hyoga in Siberia dal suo amico Jacov, Shiryu in Cina dalla sua amata Shunrei e dal suo maestro Dohko che ormai era diventato come un padre per lui, infine Ikki era tornato all’Isola della Regina Nera a rendere omaggio alla tomba di Esmeralda. Saori era grata ai suoi Cavalieri che più di una volta avevano rischiato la vita, in fondo avrebbero voluto vederli felici e sereni, anche se erano pochi i momenti di felicità permessi a chi combatte per la giustizia. Sentiva però in lei la mancanza di quei momenti di felicità che avrebbe voluto concedere agli altri.
Ichi aveva trovato il suo equilibrio nella routine quotidiana fatta di ronde, turni di guardia ed allenamenti delle reclute. Lui era stato lontano dalle battaglie, al massimo aveva aiutato nei soccorsi dopo la grande inondazione causata dal Dio dei mari, comunque alla fine era soddisfatto di poter ricevere la gratitudine di qualcuno anche se non era un eroe di fama mondiale. Ichi si era reso conto alla fine che nemmeno Seiya, Shiryu, Shun, Hyoga ed Ikki erano diventati poi così famosi, anzi dopo l’interruzione della Guerra Galattica la Fondazione Kido con i suoi potenti mezzi aveva fatto in modo di tenere il più nascoste possibili le azioni dei Cavalieri e del Grande Tempio. Saori infatti decise anche su consiglio dei saggi Dohko di Libra e Mu dell’Ariete che per la stragrande maggioranza degli esseri umani sarebbe stato meglio non conoscere mai la vera natura di certe minacce. Far sapere a tutti dell’esistenza di divinità come Poseidone o Ares o Hades, che avrebbero potuto estinguere il genere umano, ma che d’altra parte ormai nell’immaginario collettivo erano solo dei miti antichi scritti sui libri, avrebbe solo diffuso il panico a livello mondiale. Paradossalmente la divinità che più teneva a saggezza e conoscenza alla fine aveva optato per l’ignoranza, un velo di bugie che avrebbe permesso alla maggior parte degli esseri umani di continuare a condurre le loro vite tranquillamente mentre lei e i suoi paladini si sarebbero fatti carico delle battaglie. Ichi era contento così meditava spesso: “Come sono stato superficiale… diventare Cavaliere solo per la gloria e la fama! Ho sbagliato molto in passato ma adesso devo dare il meglio di me stesso! La cosa più importante è essere sicuri di essere nel giusto non combattere per un titolo di giornale o un’intervista! Sono sicuro che alla fine la fortuna mi sorriderà ed anch’io avrò la mia felicità!”
Purtroppo però la felicità tardava ad arrivare nonostante tutto l’impegno di Ichi.
Era una sera di luglio e faceva molto caldo, una temperatura soffocante che ad Ichi ricordava le saune finlandesi che aveva provato un paio di volte con i suoi amici boscaioli. Finito il turno di guardia, decise di farsi una bella doccia fresca e riposante. Si diresse ad una sorta di spogliatoio riservato ai soldati del Grande Tempio si insaponò per bene e si ripulì da capo a piedi. Le docce e i bagni dei soldati semplici non erano comodi ed ampi come la grande vasca della sala del Grande Sacerdote ma avevano comunque parecchi comfort come spugne, bagnoschiuma, shampoo, profumi, deodoranti, dopobarba e specchi, Saori si era impegnata anche a migliorare le condizioni di vita dei soldati semplici. Ichi ne approfittò, durante le saune in Finlandia gli era stato anche insegnato a prendersi cura della sua salute e del suo corpo anche se non molti soldati seguivano il suo esempio. Faceva molto caldo e decise di non rimettersi i vestiti ma di coprire solo le pudenda con un asciugamano legato in vita, e di tornare a casa coperto solo con quello, il giorno dopo avrebbe riportato l’asciugamano alla lavanderia del campo militare, tanto era sicuro di non incontrare nessun a quell’ora tarda della sera. Ichi fece un fagotto con gli altri indumenti e se lo mise sottobraccio, dopodichè si diresse a passo svelto e sovrappensiero verso l’uscita dalle docce e cominciò ad incamminarsi. Le stradine del Grande Tempio che collegavano le casupole dei soldati ai campi di addestramento e alla sala del Sacerdote costituivano un vero e proprio labirinto per chi non era abituato. Il Grande Tempio era rimasto legato alle tradizioni più antiche ancora alle soglie del 2000 si evitavano l’illuminazione elettrica e le strade asfaltate. La scarsa illuminazione era data solo da qualche torcia accessa per strada e di certo non aiutava ad orientarsi, ma Ichi nel corso dei mesi era diventato esperto, talmente tanto che ormai le sue gambe si muovevano in automatico ad ogni piccolo incrocio mentre la sua mente era impegnata in altro. Anche la signorina Saori Kido era ancora in giro nonostante l’ora tarda, il caldo non la faceva dormire ed era uscita a fare una passeggiata sperando di trovare un po’ di sollievo nel fresco della sera tarda. Nel suo giro ne aveva approfittato per dare la buona notte ad alcune ancelle e per controllare la camerata delle reclute; pure Saori era pensierosa e meditabonda, era preoccupata per i suoi sottoposti avrebbe voluto evitare che dei ragazzi così giovani rischiassero la vita seppure per un alto ideale: “Poveri ragazzi molti sono orfani, hanno già sofferto abbastanza nelle loro vite, possibile che la giustizia e la pace sulla terra esigano un tributo così alto in termini di sangue e vite sacrificate?”.
Mentre Saori era immersa nei suoi pensieri non si accorse di essere arrivata ad un gruppo di baracche di soldati poste proprio di fronte agli spogliatoi maschili e proprio poco dopo il momento in cui Ichi era uscito senza guardarsi attorno, d’altra parte a quell’ora ben poche persone vanno giro, eccezion fatta per la guardie del turno notturno, e lui stava già pensando ai doveri delle giornata successiva per fare caso a chi incontrava per strada. Lo scontro tra i 2 distratti fu inevitabile, pochi metri dopo l’uscita degli spogliatoi mente giravano entrambi attorno all’incrocio di una piccola casa, Ichi mentre si allontanava dal Santuario per andare verso Rodorio, Saori mentre tornava nelle sue stanza; batterono la testa uno contro l’altro finendo entrambi malamente a terra, Ichi però cadde proprio sopra Saori a causa della differenza di massa tra i 2 l’urto aveva causato più danni a Saori. Si scusarono all’unisono senza nemmeno essersi accorti di chi avevano incrociato.
Ichi non appena si accorse di chi aveva fatto cadere, si scusò:
<<Divina Atena, scusatemi, ho commesso un terribile errore, non volevo!>>
e nella sua mente pensava:
<<La divina Atena in giro a quest’ora? Ma cosa ci fa qui? Tra tutte le persone che potevo incontrare proprio lei e proprio in questa situazione, che razza di guaio ho combinato!>>
Ichi si affrettò a rialzarsi ed offrì il suo aiuto a Saori:
<<Prego nobile Atena la aiuto a rialzarsi, mi perdoni ancora!>>
Il terreno morbido aveva attutito l’impatto e Saori non si era fatta male, il suolo secco inoltre non aveva nemmeno sporcato gli abiti. Saori per una frazione di secondo si era trovata faccia a faccia con Ichi con il suo corpo seminudo vicino al proprio, per lei era una situazione strana non le era mai capitato ma guardare occhi negli occhi Ichi anche solo per un brevissimo istante aveva avuto un qualcosa di piacevole, una sensazione che nemmeno lei saprebbe bene come definire.
Saori si rialzò velocemente con l’aiuto di Ichi, lo squadrò da capo e piedi ed osservando l’enorme rigonfiamento sotto l’asciugamano nella zona pelvica non potette fare a meno di notare quanto Ichi fosse dotato della virtù meno apparente. Arrossì e sorrise maliziosamente sotto i baffi, si coprì parzialmente il volto con la mano destra e disse:
<<Buonasera Ichi, perdona la mia sbadataggine!>>
Ichi molto imbarazzato rispose ovviamente senza pensare di essere quasi completamente svestito:
<<Ma cosa dite nobile Atena? È tutta colpa mia, perdonatemi ero distratto e non vedevo dove mettevo i piedi, non capiterà più. Anzi permettetimi di accompagnarvi alle vostre stanze!>>
Ichi era molto preoccupato, quello che in condizioni normali poteva essere un banale incidente con una divinità poteva diventare una tragedia immane.
Saori rispose:
<<Oh non c’è bisogno che ti preoccupi alla fine non è successo nulla di grave!>>
Ichi riprese ancora più imbarazzato:
<<insisto, lasciate che vi accompagni e mi sinceri delle vostre condizioni, per me sarebbe gravissimo anche se vi foste fatta un piccolo graffio, sarebbe una macchia imperdonabile per la mia dignità di Cavaliere!>>
Saori ribatté:
<<Apprezzo il tuo zelo ma veramente non c’è nessun bisogno!>>
Ichi accennò una timida protesta balbettando un:
<<Ma nobile Atena...>>
Saori tagliò corto:
<<Non voglio che tu perda tempo prezioso con me che sottrarresti al giusto riposo es ai tuoi doveri di Cavaliere, lasciami tornareda sola alle mie stanze, e non pensare più a questa sciocchezza. Consideralo un ordine!>>
Detto questo Saori sorrise ad Ichi bloccò il ragazzo con un gesto della mano prima che potesse dire altro e si allontanò. Ichi era rimasto impietrito non sapendo bene come gestire la situazione ma concluse che a quel punto non gli restava altro da fare che seguire gli ordini e dopo aver fatto il salameleccoso con Saori, raccolse i suoi vestiti si rimise almeno un paio di pantaloni per evitare altre spiacevoli situazioni e poi corse via verso la sua residenza, una piccola casetta in muratura situata presso Rodorio, ormai era abituato ad uno stile di vita morigerato ed evitava gli eccessi anche nelle abitazioni. Ichi si preparò una camomilla per tranquilizzarsi e togliersi dalla testa il pensiero dell’increscioso incidente, poi si infilò a letto per provare ad addormentarsi ma il suo fu un sonno irrequieto, tormentato dagli incubi, in fondo ricordava che da bambini Saori aveva mostrato un lato molto sadico e vendicativo.
Saori, con passo svelto, si diresse nelle sue stanze private con l’intenzione di mettersi rapidamente a letto e concedersi un sonno ristoratore. Sdraiatasi sul materasso, Saori Kido però fu preda di stranissimi pensieri, delle voglie che mai aveva avuto prima di allora. Saori semplicemente non riusciva a chiudere occhio, sebbene il suo corpo umano reclamasse il giusto riposo. Quella splendida immagine era ancora vivida nelle sue pupille e soprattutto era centrale nei suoi pensieri. Nella sua vita era stata spesso circondata da uomini ma raramente si era interessata a loro dal punto di vista puramente estetico. Aveva osservato molti corpi maschili ma nessuno le aveva mai suscitato passione anzi semmai il contrario. Qualche volta aveva sentito i discorsi delle ancelle che vivevano nel Santuario o delle ragazze di Rodorio, era venuta a conoscenza della stima e dell’ammirazione di cui godevano molti dei suoi cavalieri presso il gentil sesso ma lei non ci aveva mai fatto troppo caso. I Cavalieri che conosceva lei non erano figure mitizzate ma erano uomini in carne ed ossa di cui conosceva pregi e difetti e spesso i secondi superavano i primi.
Ricordava i volti tumefatti dei giovani Cavalieri dopo gli scontri della Guerra Galattica, i corpi martoriati dai lividi, il sangue che scorreva lungo i corpi seminudi dei Cavalieri che si toglievano le armature. Non riusciva a rimuovere dalla memoria i volti orribilmente sfigurati dalla smorfie di fatica e dolore e le immagini di corpi ormai deformati dagli sforzi sovrumani a cui erano sottoposti. Inoltre nella sua mente erano ancora impresse le immagini dei suoi Cavalieri feriti e costretti al ricovero in ospedale dopo la battaglia alle 12 Case, allettati, fasciati ed intubati, circondati da macchinari strani che ogni tanto emettevano un bip, fili elettrici, flebo, cateteri e tubicini che iniettavano un qualche medicinale dal nome complicato. Nelle sue orecchie ancora risuonavano le grida di dolore, i tonfi dei corpi sbattuti sul ring, il rumore delle armature frantumate e gli scricchioli delle ossa rotta. Non si era mai dimenticata nemmeno degli odori sgradevoli che emanavano i corpi madidi di sudore dei cavalieri. Per lei, cresciuta nella bambagia e circondata da persone che la viziavano e riverivano ,tutto ciò era semplicemente molto fastidioso. Tutti i suoi sensi le dicevano una sola cosa: quegli uomini le facevano ribrezzo, li trovava repellenti, non avrebbe mai voluto guardarli o toccarli, tutte quelle immagini, quelle sensazioni erano così disgustose che la facevano stare male. Con Ichi semplicemente tutto ciò fu diverso. Il corpo del ragazzo era davvero perfetto, non un piccolo graffio o cicatrice lo macchiavano, probabilmente restare lontano dalle battaglie più cruente aveva preservato il suo corpo dalle ferite che non erano state risparmiate agli altri Cavalieri. Guardare da vicino quel corpo tonico e ben curato, quel fisico statuario seminudo era stato davvero molto piacevole, anzi molto più che piacevole, eccitante. Ricordava i libri di arte classica che da bambina sfogliava nella fornitissima biblioteca del nonno adottivo Mitsumasa. Si era appassionata fin da subito all’arte greca antica, forse un segno che il cosmo della divina Atena si stava manifestando in lei. Ormai dopo anni si poteva dire espertissima in quel campo, ma non riusciva assolutamente a trovare un metro di paragone adatto per sottolineare la bellezza di Ichi. Quegli splendidi muscoli, quegli addominali che sembravano scolpiti nel marmo più pregiato, erano superiori a qualsiasi statua di Fidia o di Lisippo. Era sicura: se Policleto avesse riscritto il suo Canone nel 1900 avrebbe certamente scelto il meraviglioso Ichi come modello di bellezza maschile. Il suo splendido corpo sembrava finemente cesellato e curato in ogni dettaglio, come se qualche scultore dotato di capacità sopraffine lo avesse modellato in anni di lavoro certosino. Senza alcuna ombra di dubbio si trovava di fronte ad un'opera d'arte, un capolavoro assoluto della natura superiore a qualsiasi quadro o statua creata da mano umana, un modello sublime di perfezione e bellezza a cui anche gli dei si sarebbero dovuti inchinare.
In Ichi ogni dettaglio, ogni particolare era bellissimo, non certamente solo il corpo a partire dalla sua chioma così particolare, folta, fluente e selvaggia, le ricordava molto le capigliature dei mohicani di cui leggeva nei libri di avventura. Quella bellissima chioma folta, ruggente, caratteristica risaltava subito rispetto agli anonimi capelli arruffati che portavano molti altri cavalieri o rispetto ai banali capelli lunghi lisci che portavano altri, lo rendeva unico. I suoi occhi profondi le sembravano 2 perle nere di Tahiti, rare e brillanti, da sempre i suoi gioielli preferiti. Ichi aveva anche un bellissimo sorriso splendente, i lineamenti del suo viso erano molto caratteristici, magari non tutti li troverebbero attraenti ma per lei erano perfetti, nella sua fantasia notava somiglianze con star dello spettacolo come Barbara Streisand o Adrien Brody, sì probabilmente se Ichi avesse voluto avrebbe potuto sfondare nel cinema o nella musica bello com’era. Ricordava anche il contatto con la sua pelle morbida e fresca ed il profumo delicato che emanava. Ora tutti i suoi sensi le dicevano il contrario rispetto alle altre volte, lei voleva stare vicino a quell’uomo per provare di nuovo quelle sensazioni gradevoli.
Saori non potette fare a meno di fantasticare sul bellissimo Ichi, il suo corpo fu preda di un desiderio molto carnale. In fondo aveva scelto lei, la divina Atena, di vivere in un corpo umano accettandone vantaggi e svantaggi. Tra i contro di un corpo umano c’erano certamente i piccoli problemi di tutti i giorni come la fame, la stanchezza e sicuramente l’invecchiamento che prima o poi l’avrebbe portata alla conclusione del suo ciclo vitale in quest’epoca e l’avrebbe costretta di nuovo ad un paio di secoli di riposo nell’Olimpo. Saori era ancora un’adolescente, non voleva pensare alla morte ed era ancora presto per parlare di invecchiamento. Saori preferiva definirla crescita o meglio maturazione, ormai non era più la bambina vestita come una bambola di porcellana che faceva la principessina a Villa Kido, aveva riacquistato la consapevolezza di essere una dea con il peso dell’umanità sulla spalle ma si era fatta donna, una bellissima donna a giudizio di tutti, negli anni il seno si era fatto più prosperoso, la vita stretta, la voce stava cambiando, ora il suo corpo era davvero molto sensuale ma pure in preda ad altri tipi di ormoni. Sentiva crescere in lei desideri e passioni molto umani a cui avrebbe volentieri ceduto. Saori si rotolò varie volte nel letto senza riuscire a togliersi dalla mente l’effigie splendida e sensuale, così erotica e trasgressiva di Ichi. Bramava rivedere quel seducente corpo seminudo, sognava di toccarlo, di palparlo, di massaggiarlo con oli profumati, di accarezzare il suo viso, di baciare le sue labbra sottili, ma anche di leccarlo, di stuzzicare con la sua lingua i capezzoli turgidi di lui ed ogni altra zona erogena che avrebbe trovato. Saori, mentre si contorceva in preda a pensieri peccaminosi, sentì il suo corpo diventare sempre più caldo, poi il sangue ribollire nelle sue parti intime, che diventarono poi sempre più gonfie ed umide. Saori non resistette alla tentazione data da quelle immagini voluttuose, infilò le mani nelle candide mutandine di seta, si sfiorò il monte di Venere e giocherellò con le dite sul pube infine accarezzò le sue parti intime per poi penetrarle, dapprima solo con il dito medio poi con 2 dita. Man mano che si toccava sentiva crescere l’eccitazione, era davvero molto piacevole titillare il clitoride con la punta delle dita, continuò a giocare con le falangi sempre più rapidamente, le lubrificò con un po’ di saliva e giocò anche ad allargare le labbra con tutte e 2 le mani poi infilò tutto il pugno nella vagina e continuò a spingere fino a raggiungere l’orgasmo, la mano affusolata di Saori si rivelò ottimamente adatta al fisting concedendole il primo vero piacere sessuale della sua vita. Saori aveva il viso imperlato da qualche gocciolina di sudore, si morse le labbra per la goduria, anche i fragili e vulnerabili corpi umani potevano nascondere piaceri inarrivibili per una divinità.
Ormai solo un pensiero attanagliava la mente di Saori Kido possedere il giovane ed affascinante Ichi dell’Idra, farlo esclusivamente suo, ma come avrebbe potuto?
Saori da umana non aveva mai avuto bisogno di chiedere niente, tutto le era dovuto e tutto era pronto a sua disposizione. Il denaro ed il potere della famiglia Kido avevano aperto molte porte e spianato molte strade. Saori aveva avuto sempre una vita agiata, i beni materiali non le erano mai mancati. Lei non aveva mai sofferto la fame come altri orfani, il cibo era sempre stato abbondante e raffinato, cucinato da chef stellati dei migliori ristoranti. Non le erano mai mancati vestiti costosi e firmati da stilisti di fama, scarpe realizzate su misura, parrucchieri che curavano la sua chioma, gli insegnanti privati la seguivano passo passo e le fornivano l'istruzione necessaria per guidare un giorno il grande impero economico dei Kido al posto del nonno. In ogni occasione era sempre seguita da cameriere e guardie del corpo che le evitavano qualsiasi fatica o qualsiasi problema. Lei, in breve era la principessa di Villa Kido, servita e riverita in ogni suo capriccio. Solo una cosa non poteva essere comprata con i soldi dei Kido: la vera felicità! Saori sentiva nel suo cuore una sensazione di grande vuoto qualcosa che neppure lei sapeva ben spiegare. Solo crescendo cominciò a capire che ciò che le mancava era il vero amore. Nessuno, a parte suo nonno adottivo Mitsumasa, le aveva mai mostrato un affetto sincero e disinteressato solo per lei, molti erano costretti dalle circostanze del caso ad essere ubbidienti per paura di incorrere nelle ire del vecchio Kido che desiderava vedere la sua bambina viziata e coccolata. Forse anche in quella situazione da dea avrebbe potuto possedere un uomo se lo avesse ordinato, ma no, non sarebbe stato giusto e sarebbe stato crudele verso l’oggetto della sue attenzioni amorose ridotto solo ad uno schiavo. Saori si decise allora a conquistare il cuore di Ichi senza ricorrere a vigliacchi sotterfugi. Non sapeva bene neanche da dove cominciare ,in fondo non aveva mai avuto il desiderio di sedurre un uomo, a dire il vero non sapeva nemmeno bene come comportarsi ma il suo cuore e la sua mente erano ormai concentrati su Ichi. Il Cavaliere dell’Idra era sempre stato un uomo riservato, introverso e poco aperto a conversazioni amichevoli. Se questo lato del suo carattere aveva ammantato di fascino e mistero la sua figura, dall’altra parte aveva reso la missione di Saori ancora più difficile, non sapeva che tipo di donna avrebbe gradito, magari una donna forte, di carattere deciso, o una donna molto dolce, o una romantica sognatrice tutta serenate, poesie e cenette a lume di candela, o magari una semplice massaia che badasse alla casa. Non era nemmeno tanto sicura di piacergli fisicamente, aveva paura di fallire e di essere rifiutata, una paura molto umana che non provava da tempo. Saori infine era troppo timida per esporsi pubblicamente ed apertamente, si sarebbe dovuta ingegnare su come avvicinarsi ad Ichi senza dare troppo nell’occhio. Solo dopo aver preso consapevolezza dei suoi desideri, Saori si tranquillizzò e si concesse qualche ora di sonno ristoratore. Come si suole dire la notte portò consiglio e la mattina dopo Saori si alzò piena di buone intenzioni e pronta a tutto pur di conquistare Ichi, avrebbe dato sfoggio di tutte le sue arti di seduzione femminile ed anche in questo caso le letture di romanzi d’amore nella biblioteca del nonno le sarebbero state d’aiuto.
L’assenza di molti Cavalieri dal Grande Tempio le avrebbe facilitato il compito, avrebbe potuto avvicinarsi ad Ichi senza dare nell’occhio e senza esporre i suoi sentimenti. L’idea per incontarlo era semplice: aveva ordinato ad un’ancella di riferire ad Ichi che la Dea necessitava di incontrarlo quella sera stessa nelle sue stanze per parlargli di una questione della massima urgenza e che lei era troppo impegnato per mettersi a cercarlo. Ovviamente Saori sperava di adescare Ichi senza che nessuno se ne accorgesse ma anche inventando una scusa plausibile per incontrarlo privatamente di sera, d’altra parte nessuno avrebbe discusso un ordine di Athena e nessuno avrebbe fatto troppo caso alla dea che affidava qualche missione ad un Cavaliere, quindi nessuno avrebbe pensato che quello fosse un appuntamento romantico.
Fu una giornata tranquilla per il Grande Tempio ma non per Saori che fremeva all’idea di avere un appuntamento con l’uomo di cui si stava innamorando. Trascorse tutto il pomeriggio a prepararsi per il grande evento dedicandosi al maquillage ed al trucco come non faceva da moltissimo tempo.
Dopo aver preso decisioni che mettevano a repentaglio l’intera umanità, Saori Kido si trovò ad affrontare decisioni ben più frivole del tipo: “Che rossetto mi metto? Cosa potrà piacere ad Ichi, meglio il rosa shocking o un rosso pastello? I capelli lisci saranno troppo banali? Meglio uno chignon o una treccia?” Saori poi abbondò con il mascara e l’ombretto per avere uno sguardo da femme fatale, non lesinò nemmeno sul profumo e sulla lacca per capelli, voleva essere perfetta e sgargiante per colpire il suo Ichi. Per l’abbigliamento scelse mutandine di pizzo trasparenti che ben poco lasciavano all’immaginazione. Saori svuotò il suo guardaroba alla ricerca del vestito adatto. Davanti ad una grande specchiera la ragazza provò diversi abiti scelse alla fine un vestito da sera nero, che risaltava le forme del suo seno, senza spalline e con un vistoso spacco. Concludevano l’abbigliamento delle scarpe di pelle nere con tacco 12, una collana di perle nere abbinata con un paio di orecchini che a Saori ricordavano tanto gli occhi di Ichi. Completò l’arredamento della sua stanza privata con delle candele profumate che rendevano la luce soffusa nell’ambiente, inoltre nascose qualcosa da bere nei cassettoni di una scrivania, ed anche un oggetto che le era molto caro. Spostò la disposizione di qualche mobile in modo che il suo letto, molto comodo e grande sicuramente capace di ospitare 2 persone fosse di fronte all’entrata. Nei suoi sogni Saori già immaginava di poter accogliere Ichi nella sua alcova e di poter giacere con lui su quel morbido materasso, magari lui sarebbe entrato e, indotto dalla mise provocante che aveva scelto, si sarebbe fiondato su di lei e l’avrebbe buttata violentemente sul letto per poi possederla ma pensava pure che Ichi era troppo gentile e nobile d’animo per fare questo di sua iniziativa, però avrebbe sempre potuto sedurlo e convincerlo.
L'incontro tra Ichi e Saori è un po' banale fa tanto Licia e Mirko che si incontrano per caso LOL LOL ma è il classico battito d'ali che scatena la tempesta ormonale di Saori :ya: :ya: Certo penserete voi con tutti i figoni che ci sono proprio Ichi? Nel prossimo capitolo spiegherò perchè Saori lo preferisce ad altri :zizi: :zizi:
Nella stanza di Saori la situazione comincia a farsi piccante :sisi: :sisi:
https://www.youtube.com/watch?v=oVygsNlom_4
e nel capitolo finale grande bunga bunga :metal: :metal:.