Essendo questo un sito sui cavalieri dello zodiaco ed avendo una sezione mitologica mi sembra opportuno parlare con voi del rapporto che hanno appunto i segni dello zodiaco con la mitologia^^
come sapete ogni segno zodiacale e quindi la sua rispettiva costellazione ha in se un mito o leggenda che ne costituisce le fondamenta :sisi: ora ovviamente non parlo solamente di miti greci perchè ci sono casi in cui i segni zodiacali hanno più di un mito a volte appartenenti a culture diverse (per esempio l'ariete ha un suo mito per i greci e per gli egizi invece l'ariete veniva identificato come il dio sole Ra)
venendo al dunqueXD in questo topic voglio parlare con voi di questi miti che caratterizzano i segni zodiacali ma vorrei la partecipazione di tutti perchè non esiste un mito ufficiale ma come sapete di un mito ci sono molte versioni e se qualcuno ha una versione diversa (magari associata ad altre culture) la può raccontare, anzi è meglio^^
un piccolo appunto: mi piacerebbe però che questi miti (per quanto possibile certo :D) li raccontaste con parole vostre magari anche in maniera comica chi se la sente perchè no, renderà la lettura più piacevoleXD
a voi la prima parola :ok:
I miti fino ad ora narrati:
Ariete: Spoiler
"Frisso, figlio di Atamante, stufo delle ingiustizie ricevute dalla matrigna Ino, chiese aiuto a sua madre Nefele, dea delle nubi. La dea gli offrì un ariete il cui vello era tutto oro e grazie a questo, sarebbe potuto fuggire da Ino. Frisso, insieme a Elle, la sorella, salì in groppa all'ariete alato. I due fuggirono e iniziarono il viaggio sorvolando i mari e le terre. Ma Elle si addormentò e precipitò in mare. Frisso non potè salvarla e proseguì, solitario, il volo raggiungendo una terra ignota, dove sacrificò a Zeus l'ariete dal vello d'oro, in segno propriziatorio. La storia di Frisso prosegue con il mito di Giasone e l'impresa degli Argonauti."
Di GeminiNero
Toro: Spoiler
"Questa costellazione nasce da un avvenimento molto bizzarro. Zeus si trasformò in toro per rapire la bellissima principessa Europa (che, come tutte le altre belle donne, voleva portarsi a letto). La ragazza venne colpita da quel docile animale che sembrava diverso da tutti gli altri tori, tutti molto scontrosi, e si sedette sul suo dorso. A quel punto l'animale iniziò a correre all'impazzata ed era così veloce da poter passare sopra le acque ed arrivò su un isola dove riprese la forma di Zeus, mentre la forma animale volò in cielo a celebrare l'ennesima seduzione del padre degli dei. Ritroviamo la figura dell'avvenimento sul dorso delle monete da 2€ in grecia."
Di MARADONAFAN
Gemelli: Spoiler
"I fratelli gemelli Castore e Polluce venivano chiamati dioscuri, che significa figli di Zeus, infatti questi insieme ad Elena (sisi avete capito parlo di Elena di TroiaXD) erano figli di Zeus e Leda. Da questa unione Castore nacque mortale mentre Polluce era nato immortale. Al momento di prendere moglie i due fratelli rapirono le figlie di Leucippo che però erano già state promesse in sposa ai cugini, anch'essi gemelli, di Castore e Polluce di nome Ida e Linceo. Ida e Linceo non perdonarono loro questo affronto così dalla lite che ne seguì Ida uccise Castore. In seguito Polluce per vendetta uccise i cugini ma affranto per la perdita del fratello che amava chiese al padre Zeus di privarlo del dono dell'immortalità per poter stare con Castore. Zeus però gli rispose che non era possibile e gli propose di vivere un giorno nellOlimpo e un giorno nell' Ade insieme a Castore."
Di Pandora
versione 2
Zeus non poté riportare in vita Castore per non deprivare di un'anima il regno di Ade. Polluce allora decise di dividere con il fratello la propria vita: ogni giorno uno dei due gemelli viveva sulla terra mentre l'altro giaceva morto negli Inferi. Il giorno successivo i ruoli si invertivano. Per questo i Dioscuri divennero il simbolo di tutto ciò che in natura è duale: la luce e il buio, il giorno e la notte, la vita e la morte, il bene e il male. Nessuno di questi elementi può esistere senza il suo compagno, ma è impensabile che essi siano presenti nel medesimo momento. Questo perenne alternarsi senza mai potersi incontrare tuttavia finì per intristire i due fratelli. Il loro affetto reciproco commosse gli dei che decisero di riunirli per sempre in cielo trasformandoli nella costellazione dei Gemelli.
Di Glaukopis
Cancro: Spoiler
"Eracle stava compiendo una delle sue 7 fatiche e si trovava a combattere contro un'idra, un mostro mitologico. La battaglia era molto serrata e all'improvviso dal nulla spuntò un granchietto che cercò di aiutare il mostro pizzicando il piede dell'eroe. Eracle, per proseguire la battaglia indisturbato, uccise l'animale schiacciandolo. E fu così che Era, nemica di Eracle, decise di regalare un posto nel cielo al crostaceo che aveva avuto una piccola parte nella battaglia contro l'eroe. Proprio per il suo piccolo contributo, si dice che la costellazzione del cancro sia la meno brillante fra quelle zodiacali poste sull'eclittica!"
Di MARADONAFAN
Leone: Spoiler
"Era una creatura potentissima che terrorizzava gli abitranti di Nemea, presso Corinto. Viveva in una caverna dalla quale usciva per terrorizzare gli abitanti e divorarli. Un giorno Ercole lo affrontò come prova di una delle sue fatiche, scoprendo che si trattava di una bestia potentissima dal mantello invulnerabile, tanto che nemmeno le frecce dell'eroe riuscirono a scalfirlo. Nel combattimento l'animale riuscì anche strappare un dito all'eroe, ma improvvisamente Eracle lo efferrò per la criniera ed il leone si accasciò a terra sconfitto. Così lo portò sulle spalle in segno di vittoria, come fosse un trofeo.
I natali del leone erano incerti, ma secondo molti era figlio di Zeus e di Selene, dea della luna."
Di Maradonafan
Vergine: Spoiler
versione 1: "Virgo è raffigurata con ali molto simili a quelle di un angelo e con in mano una spiga di grano. Simbolo di Nike, la dea greca della giustizia, raffigura colei che osserva imparziale il declino dei valori del genere umano. Figlia di Zeus e Temi, Nike era una della Ore, le tre sorelle che presiedevano al corso delle stagioni e sovrintendevano alla fecondità dei campi (vedi la spiga in mano). Durante l'età dell'oro, si dice che Nike avesse abitato la Terra. Era il tempo in cui Saturno (Crono) governava l’Olimpo e in quell'epoca la pace e la felicità erano sovrane. Successe poi che Zeus detronizzò suo padre Crono, cominciando l’età dell’Argento. Da allora gli esseri umani invece di essere felici, cedettero alla violenza. Virgo dopo aver cercato inutilmente di riportarli sulla retta via se ne andò e sali in cielo. E’ la costellazione più estesa dello Zodiaco. Si trova sull’equatore celeste tra il Leone e la Bilancia. La stella più luminosa è Spica, che dista 260 anni luce. Spica deriva dal latino e significa “spiga di grano”, proprio perchè è tenuta nella mano sinistra (o destra, non mi ricordo più!) della Vergine."
Di GeminiNero
versione 2: "Dionisio dio della vendemmia scese sulla terra per far conoscere il vino agli uomini, fu ospitato da Icairo e da sua figlia Erigone, ai quali Dionisio disse di diffondere le conoscenze sul vino che lui aveva dato loro, però i vicini di Icario apprezzarono a tal punto il vino da bere troppo e star male, tanto che pensarono di essere stati avvelenati, quindi per vendetta uccisero Icario, quando Erigone vide il corpo del padre si impiccò e la loro cagnetta vegliò su di loro sino a morire, I protagonisti di questa triste storia divennero costellazioni; Erigone divenne appunto la Vergine.
ps stando allo stesso racconto: Icario divenne Boote (anche se su quest'ultima ci sono più versioni) e la loro cagnetta Mera divenne la costellazione del piccolo cane."
Di Hunterj
versione 3 secondo alcuni rappresenterebbe Persefone (Proserpina in latino), fanciulla vergine rapita da Ade che se n'era invaghito. La stessa reggerebbe una spiga in quanto figlia di Demetra (Cerere in latino), dea dell'agricoltura. Come è noto Persefone fu portata negli Inferi da viva, e per far sì che non potesse più lasciarli Ade le offrì con l'inganno una melagrana, da cui lei mangiò, vincolandosi per sempre al mondo sotterraneo. Frattanto, in superficie, Demetra cercava disperata la figlia trascurando i suoi compiti: i campi dunque pativano e non producevano più messi, il che spinse gli dei ad intervenire. Scoperto il rapimento di Ade, essi gli intimarono di lasciare Persefone, che però non poteva tornare stabilmente nel mondo dei vivi avendo mangiato nell'Aldilà. Per dirimere la questione, Zeus stabilì che Persefone avrebbe trascorso ogni anno sei mesi con la madre (corrispondenti a primavera ed estate) e gli altri sei col suo nuovo sposo (autunno e inverno). Non a caso, la costellazione è visibile principalmente neil periodo primaverile, cioè quando Persefone si troverebbe sulla terra.
di -Virgo-
Bilancia:Spoiler
"La bilancia può essere collegata fondamentalmente a due miti: uno è quello di Psiche ed Eros, l'altro quello di Adone. Il più accreditato tuttavia sembra essere quello di Adone. Adone era un ragazzo, si diceva, perfetto e questa sua perfezione lo costrinse a cercarne altrettanta in una donna: egli lo trovò sia in Afrodite che in Persefone. Non sapendo scegliere la sua indecisione lo portò a vivere sei mesi nell'Olimpo con Afrodite e sei mesi nell'Ade con Persefone. Non a caso questa equità rispecchia perfettamente la bilancia in se."
Di Pandora
Scorpione: Spoiler
versione 1: "Dello scorpione bisogna innanzitutto precisare che la costellazione ai tempi dei greci era molto più grande, mentre i romani la divisero in due: scorpione e Bilancia (che in precedenza erano le chele dello scorpione). Comunque il mito vuole che lo scorpione sia stato l'animale designato da Terra (Gaia) a punire il cacciatore Orione della sua hybris (tracotanza) poichè affermava con convinzione di poter uccidere tutti gli animali della terra. Questo mito risiede probabilmente nella posizione delle due costellazioni: quando Orione tramonta, lo scorpione sorge!"
Di MARADONAFAN
versione 2: "Orione si innamorò di Artemide (o forse di 1 sua ancella non è chiaro), tentò di prendere 1 delle 2 con la forza, Artemide per punizione inviò uno scorpione gigante che uccise Orione, quindi Artemide in senso di gratitudine verso lo scorpione lo accolse tra le costellazioni."
Di Hunterj
versione 3: "orione amò la dea Eos e per quessto motivo Artemide per punizione lo uccise facendolo pungere da uno scorpione e dopo la sua morte gli dei lo trasformarono in una splendida costellazione posta vicino alle Pleiadi"
Di Gemini
versione 4: "questa versione vuole che sia stata Gea a mandarlo ad uccidere Orione per evitare che egli uccidesse tutti gli animali di Creta per vendetta, mentre la versione classica o insomma quella più conosciuta dice che orione tentò ti stuprare Artemide (o secondo altri una fanciulla del suo seguito) e lei lo punì facendolo mordere da uno scorpione "
Di Pandora
Sagittario: Spoiler
versione 1:"La storia del sagittario è piuttosto complessa. Infatti questa costellazione era di origine Babilonese e solo successivamente fu adottata dai greci. Sulla sua figura si fece un pò di confusione finchè non si ritenne di comune accordo, specialmente grazie agli studi di Eratostene di Cirene, che il sagittario altri non era se non la figura di Crotus, figlio di Pan e di Eufeme, indentificandolo quindi con un satiro. Cacciava spesso a cavallo ed era il migliore nel tiro con l'arco. Amava andare a far visita alle muse, che cantavano per lui e che lui ringraziava con fragorosi applausi. Le nove graziose fanciulle erano tutte ammaliate dal cacciatore, così che chiesero a padre Zeus di posizionarlo in cielo nella sua posa tipica: quella del tiro con l'arco. Ai suoi piedi si trova la corona australe che molti atrologi antichi identificarono con una ghirlanda onorifica."
Di MARADONAFAN
versione 2: "durante la battaglia contro i giganti Ercole per errore colpi il suo maestro Chirone (un centauro che ebbe il dono dell'immortalità da zeus) ma la feccia era avvelenata con un tipo di veleno che dava grandi sofferenze e che non avrebbe permesso la guarigione (e neanche la morte dato che Chirone era immortale), allora Chirone chiese a Zeus di levargli l'immortalità in cambio della libertà di Prometeo, Zeus accettò, Chirone morì ma Zeus per ricordare la sua generosità lo accolse fra le costellazioni"
Di Hunterj
Capricorno:Spoiler
"Il mito del capricorno è strettamente legato alla nascita di Zeus. Infatti alla sua nascita sua madre Rea per salvarlo dal padre Crono che, temendo di essere spodestato dal suo trono da uno dei suoi figli li ingoiava tutti, al momento di presentarlo al padre ella lo mandò sulla terra dando a Crono una pietra invece che Zeus. Sulla terra Zeus ancora in fasce venne accudito da una capra, Amaltea, la quale lo allattò e lo accudì fin quando non fu grande. Una volta sconfitto Crono e ristabilito la pace nell'olimpo, Zeus per ringraziare la sua nutrice pose la sua immagine nei cieli sottoforma di costellazione del capricorno."
Di Pandora
Acquario: Spoiler
"Ganimede era considerato uno dei più bei giovani tra i mortali tanto da attirare l'attenzione di Zeus, il quale lo fece rapire, lo mise a servire da bere agli Dei, come riparazione al rapimento gli fu concessa l'immortalità nei cieli sotto forma di costellazione, L'Acquario appunto"
Di Hunterj
Pesci: Spoiler
versione 1: "come sapete il titano crono evirò il padre urano il suo scroto cadde in mare e lo fecondò della vita (che infatti partì dal mare, coincidenza o... ) dalla spuma allora nacque afrodite, dea della bellezza in seguito, i pesci sorressero afrodite per salvarla dall'affogare, e così lei li ringraziò tramutandoli in costellazione. ecco perchè il nome di phish è aphrodite ed è legato alla bellezza"
Di Seby
versione 2: "si diceva che quando Afrodite e suo figlio Eros fuggirono dall'olimpo per nascondersi dal mostro Tifone si trasformarono in pesci e si nascosero in un fiume e Afrodite per non perdere il figlio lo legò a se con un nastro...poi i pesci vennero consacrati alla dea che li pose in cielo"
Di Pandora
versione 3: "Afrodite e suo figlio Eros si rifugiarono fra le canne sulla sponda del fiume Eufrate, ma quando il vento fece frusciare la boscaglia Afrodite si spaventò. Tenendo Eros in grembo invocò l'aiuto delle ninfe e saltò nel fiume. Secondo una versione della storia, due pesci vennero fuori dall'acqua e trasportarono Afrodite ed Eros sui loro dorsi, ma in un'altra versione sono i due profughi che vengono tramutati in pesci. I mitologi sostennero che a causa di questa storia i Siriani non mangiavano pesce. Una storia alternativa, riportata da Igino nelle Fabulae, è che un uovo cadde nell'Eufrate e fu spinto a riva da alcuni pesci. Delle colombe si accovacciarono sull'uovo e da quello uscì Afrodite che, in segno di gratitudine, pose i pesci in cielo. Eratostene scrisse che i pesci rappresentati nella costellazione dei Pesci erano figliolanza di un altro pesce, quello della costellazione del Pesce Australe."
Di Stefanos
infatti, è proprio cosi, è l'unico segno che non rappresenta una creatura vivente e l'unico senza mito. ma erano le chele dello scorpione non del cancro :)
libra-scorpio
(https://saintseiyags.altervista.org/proxy.php?request=http%3A%2F%2Fi40.tinypic.com%2F24x3vb9.jpg&hash=8f7f577bfa1fc58bed76f6867af4bb715b044bc6)
Ecco alcuni dei miti x ogni costellazione
Ariete (Aries)
Spoiler
Fin dall’antichità, l’Ariete ha assunto un ruolo di rilievo nel quadro delle costellazioni, poiché in esso cadeva il Punto ¡, ovvero il punto equinoziale di primavera, identificato con la stilizzazione di una testa di ariete nella suddetta lettera greca.
Dagli Assiri la costellazione era conosciuta come l’Altare (o Sacrificio) per il sacrificio di un ariete compiuto per celebrare l’equinozio; per gli Arabi era la Pecora e per i Cinesi il Cane.
Nella mitologia classica la figura dell’Ariete si allaccia immediatamente al mito del Vello d’Oro.
Re Atamante di Beozia, dopo aver ripudiato la moglie Nefele (dalla quale aveva avuto due figli: Frisso ed Elle), aveva sposato in seconde nozze la giovane Ino. Quest’ultima, vedendo nei figliastri una minaccia per la propria discendenza, ordì un piano: di nascosto incendiò i magazzini dove veniva conservato il grano per la semina, cosicché, senza il raccolto, il popolo fu ridotto alla fame; corruppe poi il messaggero inviato da re Atamante presso l’oracolo di Delfi, affinché riferisse che, per la ripresa delle colture, era necessario sacrificare il principe Frisso. Questi era già pronto sull’altare per l’olocausto, quando Mercurio, impietosito per la sorte del giovane, inviò un ariete dal vello d’oro a salvarlo.
L’animale sollevò sulla groppa Frisso ed Elle, ma mentre sorvolava lo stretto di mare conosciuto oggi come “dei Dardanelli”, la fanciulla cadde nelle acque e morì; da allora quei tratti di mare vennero chiamati Ellesponto (cioè il mare di Elle).
Frisso, invece, raggiunta la salvezza sulle coste della Colchide, sacrificò l’Ariete a Zeus e donò il vello ad Eeta, re di quelle terre. Eeta pose a guardia del prezioso manto un serpente mostruoso, all’interno di un boschetto sacro ad Ares, dove rimase fino a quando non fu rubato da Giasone.
Un altro mito classico riconduce la costellazione dell’Ariete alla capra Amaltea, che allattò Zeus poppante sul monte Idra a Creta. Zeus, divenuto signore degli dei, dotò le corna della capra della capacità di donare al suo possessore qualunque cosa desiderasse (mito della Cornucopia).
Toro
Spoiler
Vi sono testimonianze del culto del Toro, seconda costellazione dello Zodiaco, dall’Asia all’Europa, finanche in America (dove, però, veniva identificato con il Tapiro che popolava le loro foreste).
Simbolo di forza e fertilità, era celebrato dai Babilonesi, in quanto circa 5000 anni fa la costellazione segnava il punto del Sole all’equinozio di primavera.
Per i Persiani il Toro si ricollegava al culto di Mithra, divinità della luce e della giustizia, rappresentato in cielo da Orione: il mito narra dell’uccisione da parte di Mithra del toro Geush Urvan, dal sangue del quale sarebbero nati tutti gli esseri viventi. In altre versioni, l’uccisione del Toro raffigurava la precessione degli equinozi, e Mithra, identificato con la costellazione del Perseo, metteva in movimento l’intero universo, uccidendo il Toro e spingendo la Terra nella costellazione dell’Ariete all’equinozio primaverile. Tracce di questi miti legati al dio-toro Mithra vi sono anche presso alcuni scrittori latini, in quanto, al pari di altre religioni misteriche, il culto di Mithra era assai diffuso ai tempi dell’Impero Romano.
Il mito classico ha due versioni, entrambe incentrate sugli amori extraconiugali di Zeus: una riguarda la principessa argolide Io, figlia di Inaco, dio dei fiumi, l’altra invece Europa, figlia del re di Tiro, Agenore, e sorella di Cadmo, fondatore di Tebe.
Io era sacerdotessa del tempio di Era; Zeus, innamoratosi di lei, ogni volta che andava a trovarla, avvolgeva Argo in una nube dorata. Era, però, scoprì la tresca e Zeus fece appena in tempo a trasformare Io in una bianca giovenca. Era, tuttavia, non paga, chiese in regalo l’animale e lo condusse a Micene, custodito dal mostro Argo dai cento occhi, che non dormiva mai. Zeus chiese ad Ermes di liberare Io: l’astuto messaggero riuscì a far addormentare Argo alla melodia del suo flauto magico, cosicché poté decapitarlo e liberare la giovenca.
Ma Era, alla quale nulla era sfuggito, mandò un terribile tafano a pungere la giovenca, la quale, resa folle dalle punture dell’insetto, percorse tutta la Grecia, oltrepassando anche lo stretto del Bosforo (che significa appunto guado della giovenca), finché ai piedi del Caucaso trovò Prometeo che le predisse una prole divina: ella in Egitto avrebbe partorito Epafo, figlio di Zeus, riacquistando le sue sembianze umane.
Il mito di Io è spesso citato anche in relazione alla costellazione del Pavone.
Circa Europa, il mito ci narra che, per conquistarla, Zeus si trasformò in un toro bianco con una mezzaluna sulla fronte. La fanciulla, subito ammaliata dall’animale, gli salì sul dorso e fu trasportata per mare fino a Creta. Dall’unione di Zeus con Europa nacquero tre figli: Minosse, Radamante e Sarpedonte. Europa, in seguito, andò in sposa ad Asteriore, re di Creta, che adottò i suoi figli; Minosse, una volta diventato re al posto del patrigno, fece costruire il famoso labirinto e un grande palazzo, dove ogni anno venivano celebrate feste in onore dei tori bianchi, reputati animali sacri.
In un ulteriore mito la costellazione del Toro si identificherebbe con il bianco toro amato da Pasifae, moglie di Minosse, dalla cui unione sarebbe nato il mostruoso Minotauro. Anche quest’ultimo, secondo altre leggende, sarebbe rappresentato nella costellazione, con gli occhi resi fiammeggianti di ira da Aldebaran (stella di colore rosso ed intensamente illuminata).
Più tardi, in epoca romana, nel Toro si identificava Bacco, il dio del vino: durante le feste in suo onore, fanciulle danzanti, rappresentanti le Iadi e le Pleiadi, accompagnavano un toro ornato di fiori.
Prego nn c'è di ke
Gemelli (Gemini)
Spoiler
Già prima del mito greco dei Diòscuri, Castore e Polluce, i gemelli figli di Zeus, la costellazione dei Gemelli era associata ad una coppia di esseri di natura terrestre: dalle due piante germoglianti dell’antico Egitto (dove tale costellazione era anche identificata con le due fasi - giovinezza e maturità - della vita di Horus), alle due caprette dei Fenici, alla coppia di giovanetti mesopotamici, ai gemelli Aswin, dei Veda indiani, fino ad arrivare, nella Roma classica, ai leggendari Romolo e Remo.
Il mito classico ci è noto: Leda, moglie di Tindaro re di Sparta, aveva deposto un uovo, dal quale nacquero Castore e Polluce, insieme ad Elena e Clitennestra; a seconda delle versioni, i quattro erano figli del sovrano o di Zeus (che avrebbe posseduto Leda, trasformato in cigno), oppure Polluce ed Elena sarebbero stati progenie divina, mentre gli altri due terrena (avendo giaciuto Leda, nella stessa notte, sia con Zeus che con il legittimo consorte).
I Diòscuri rapirono le promesse spose dei cugini Ida e Linceo (figli di Afareo, fratello di Tindaro); da qui o, più probabilmente, da una diversa contesa, iniziata per burla, nacque il motivo dello scontro che ebbe poi un tragico epilogo.
I quattro giovani, infatti, rubarono molti capi di bestiame nella regione dell’Arcadia; per dividersi il bottino, Ida fece in quattro parti un bue e stabilì che colui che, per primo, avesse terminato di mangiare il proprio quarto, avrebbe scelto i propri animali, e così di seguito per il secondo, il terzo ed infine il quarto.
Ida terminò prima degli altri ed aiutò Linceo a finire il proprio quarto, cosicchè i due Afareidi ottennero i capi migliori, a discapito di Castore e Polluce. Questi ultimi, seguiti i cugini per protestare contro la loro disonestà, non riuscirono a trovarli, per cui si impadronirono del loro bestiame. Da qui scaturì un duello cruento che vide sopravvivere il solo Polluce, l’unico di natura divina. Ma Polluce, che non poteva sopportare di separarsi dal fratello, chiese a Zeus di farlo morire con lui. Zeus porpose al figlio due alternative: vivere da solo sull’Olimpo con gli altri immortali, oppure vivere con il gemello un giorno sull’Olimpo e uno nell’Ade. Polluce, senza esitazione, scelse la seconda possibilità e da allora i due gemelli appartennero un giorno alla luce e un giorno all’ombra.
Cancro (Cancer)
Spoiler
costellazione del Cancro, nell’antichità, indicava la posizione del Sole al solstizio estivo, che, in Mesopotamia, si identificava con la porta di accesso dei defunti verso l’incarnazione.
Nell’antico Egitto era invece identificata con Khepre (rappresentazione divina dello scarabeo o maggiolino dello sterco), il dio dell’alba, della fertilità e quindi della vita e della rinascita; un’altra versione del mito egizio riconduceva la costellazione al dio sciacallo Anubi, che assisteva lo scriba divino Thot, “pesando” il cuore dei defunti con una bilancia avente come contrappeso la “piuma della verità” della dea Maat.
Per gli arabi, invece, il Cancro era la bocca o il muso del Leone, la vicina costellazione.
Nella tradizione mitologica classica, il Cancro era il mostruoso granchio uscito dalla palude di Lerna, in Argolide, che Era aveva mandato a difesa dell’Idra, la creatura policefala da lei stessa allevata, affrontata da Eracle nella sue seconda fatica. Quest’ultimo, pur essendo morso al tallone dal granchio, riuscì ad annientarlo; Era, allora, lo fece comunque ascendere al cielo, trasformandolo in una costellazione (tuttavia minore, dato che si tratta di quella meno appariscente dello Zodiaco).
All’interno del Cancro vi sono le luminosissime stelle del gruppo nominato “Presepe”, tra le quali spiccano Asellus Borealis (Asinello settentrionale) e Asellus Australis (Asinello meridionale), direttamente collegati al leggendario scontro tra gli dei olimpi e i Titani. La Titanomachia fu vinta dai Celesti, che, però, subito dopo dovettero affrontare i Giganti figli di Gea (Gigantomachia), i quali volevano vendicarsi di Zeus, colpevole di aver relegato nel Tartaro gli sconfitti Titani. La vittoria fu ancora una volta degli dei dell’Olimpo, i quali furono decisivamente aiutati da Dioniso ed Efesto: questi, sopraggiunti a cavallo di asini, spaventarono i Giganti, che mai avevano udito il raglio di tali animali e pensarono che provenisse da qualche altra mostruosa creatura. Dioniso, per ringraziare i due asinelli, li collocò in cielo, a fianco dell’ammasso stellare chiamato “Phatne” (mangiatoia).
Leone (Leo)
Spoiler
Identificata con il Sole a partire dall’antica civiltà mesopotamica, la costellazione del Leone coincideva per gli Egizi con la levata eliaca di Sirio e con la piena estiva del Nilo nel periodo più caldo dell’anno (da qui ha origine la parola “solleone”); ciò spiega il perché di teste leonine scolpite sui ponti dei loro canali.
Il mito greco più famoso è quello che si ricollega alla prima fatica di Eracle, che uccise l’enorme leone di Nemea. L’animale era figlio della dea della Luna, Semele, la quale, partoritolo, lo gettò, inorridita, sulla Terra, dove prese dimora in un antro vicino a Nemea, in Argolide.
Quando gli abitanti della cittadina dimenticarono di offrire il rituale sacrificio a Semele, la dea, per vendicarsi, liberò il leone, il quale, invulnerabile, prese a devastare in lungo e in largo la regione. Eracle, però, riuscì a bloccare la belva nella sua grotta, a stordirla ed infine a strangolarla. Toltagli la pelle la portò al re Euristeo, che, spaventato, ordinò all’eroe di tenere fuori dalle mura della città i suoi trofei. Da allora la rappresentazione di Eracle con indosso la pelle leonina è diventata un classico dell’iconografia.
Un’altra versione del mito (che affonda le proprie origini in una leggenda babilonese) ricollega la costellazione del Leone alla storia di Piramo e Tisbe, anticipatori dei moderni Romeo e Giulietta.
Piramo e Tisbe erano, infatti, due innamorati, contrastati dai rispettivi genitori. I giovani erano soliti incontrarsi di nascosto in luoghi fuori mano, uno di questi era la tomba di Ninos, dove cresceva una pianta di gelso, dai candidi frutti, che si specchiava in una fonte. Tisbe giunse per prima, ma avvicinatasi una leonessa dalle fauci sporche di sangue, si diede alla fuga, perdendo il suo velo. La belva si avventò sul velo, lacerandolo e sporcandolo di sangue.
Piramo, giunto nel luogo dell’appuntamento e rinvenuto l’indumento, credette immediatamente che la sua adorata fosse stata sbranata da una belva; disperato, per l’insopportabile dolore, si trafisse con la sua spada, macchiando di sangue le bacche del gelso. Più tardi, quando Tisbe tornò alla Tomba di Ninos, sgomenta alla vista del cadavere dell’amato, si trafisse anch’essa con la medesima arma.
La leggenda vuole che, da allora, in memoria dei due giovani sfortunati, i frutti del gelso siano di colore rosso vivo.
Vergine (Virgo)
Spoiler
All’essenza femminile, riassunta nel contrasto primigenio tra fertilità e verginità, è associata la costellazione della Vergine.
La dea Ishtar (Ashtoret o Astarte) babilonese è l’antesignana della dea sassone Eostre (Easter in inglese), divinità della fertilità e della rinascita a primavera, periodo in cui la costellazione appare più brillante; la festa in onore di Eostre è all’origine della Pasqua cristiana.
Nell’antico Egitto, questa costellazione era identificata con Iside, con una spiga di grano in mano o con in braccio il piccolo Horus.
In epoca romana, i latini vi vedevano la raffigurazione di Dike (o Astrea, la dea della giustizia), associata alla confinante costellazione della Bilancia.
La mitologia romana si ricollega all’Età dell’Oro, quando la Giustizia viveva in mezzo agli uomini, sotto il regno di Saturno. A quel periodo di eterna primavera, in cui gli uomini non avevano bisogno di lavorare perché la terra produceva spontaneamente i suoi frutti, seguì l’Età dell’Argento, con Giove sovrano: iniziò il susseguirsi delle stagioni, gli uomini dovettero faticare per vivere ed iniziarono i contrasti tra di loro.
La dea Dike, profondamente delusa, si ritirò lontano dal genere umano, sopra alte montagne, predicendo agli uomini un futuro ancora più oscuro. Seguirono, infatti, l’Età del Bronzo e del Ferro, in cui la malvagità umana non conobbe più freni. Dike, ancora più disgustata, con le sue ali volò tra le stelle, da dove, sempre più triste, guardava la meschinità degli uomini.
Nel mito greco, la Vergine è associata a Demetra (Cerere per i Romani) o, ancora più comunemente, a Persefone (Proserpina per i Romani), sua figlia, rappresentata con una spiga (la stella Spica) di grano nella mano destra e una foglia di palma nella sinistra.
Persefone era, all’inizio, chiamata Kore (“fanciulla” o “vergine”) e raffigurava il grano appena spuntato, mentre la madre il grano maturo, incarnando allegoricamente i due volti della fecondità.
La leggenda narra che, mentre la fanciulla stava raccogliendo giacinti in un prato, da una voragine nel terreno emerse, sopra un carro tirato da cavalli immortali, il dio degli Inferi Ade, il quale rapì la giovane, conducendola nel suo regno. Demetra, informata dell’accaduto dal dio Elio (= Sole), disperata abbandonò i Celesti e, sotto le spoglie di una vecchia, peregrinò a lungo sulla terra, alla vana ricerca della figlia.
Ma, senza la protezione di Demetra, la Terra non dava più i suoi frutti. Zeus, di fronte al pericolo di una carestia, chiese ad Ade di liberare la fanciulla. Ade, però, disse di averle fatto mangiare un chicco di melograno (che era il cibo dei morti) per cui Persefone non avrebbe più potuto andarsene dagli Inferi.
Si giunse tuttavia ad un compromesso: Persefone avrebbe trascorso quattro mesi, quelli invernali, con Ade, mentre gli altri otto li avrebbe trascorsi con la madre, facendo così rinascere la natura, dopo il freddo e sterile inverno.
Bilancia (Libra)
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Conosciuta fin dai Sumeri come “Bilancia del Cielo”, la Bilancia è una piccola e poco appariscente costellazione, tant’è che per i Greci (che la chiamarono con l’appellativo di “Chele dello Scorpione”) era continuazione appunto del vicino Scorpione; in altri racconti viene invece identificata con Mochis, l’inventore delle misure e dei pesi.
Considerata in periodi successivi una costellazione autonoma, la Bilancia diviene simbolo del concetto di equilibrio, anche in prospettiva del fatto che circa due millenni fa, il Sole, entrando in essa, indicava l’equinozio autunnale (stessa durata del giorno e della notte).
L’idea di “equilibrio” diviene per i Romani ideale di Giustizia: i piatti della Bilancia erano retti da Dyke (una delle Ore, nata da Temi e Zeus), dea della Giustizia associata alla vicina Vergine o, secondo altre versioni, a Giulio Cesare, asceso al cielo. Altro motivo di predilezione per la Bilancia, da parte dei Romani, era che Roma pare fosse stata fondata proprio mentre la Luna si trovava in questa costellazione.
Tra i dodici segni zodiacali, la Bilancia, che è il settimo, è l’unico oggetto inanimato, a riprova che alle origini era considerata non a sé stante, ma naturale prolungamento dello Scorpione.
Scorpione (Scorpius)
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Circa 5000 anni fa, la stella più luminosa di questa costellazione, Antares, indicava la posizione del Sole all’equinozio d’autunno, e per tale ragione era assai importante per il popolo mesopotamico.
Gli Egiziani inizialmente vedevano nello Scorpione un serpente o un ragno.
In origine, lo Scorpione includeva anche la Bilancia (“Chele dello Scorpione”), che solo successivamente è stata considerata una costellazione a sé stante.
Il mito greco riconduce lo Scorpione alla figura di Orione, dandogli varie versioni. Una di queste ci narra che Orione, validissimo cacciatore, dichiarò di essere in grado di abbattere qualunque animale. Gea, irritata da sì tanta superbia (o, più probabilmente Artemide, dea della caccia, invidiosa per l’abilità del cacciatore), mandò contro Orione un terribile scorpione che lo punse e lo uccise, ma Esculapio (o Asclepio) lo fece tornare in vita. In ricordo di questa storia, le due figure sono presenti nel cielo, ma in posizioni contrapposte, onde evitare che l’animale possa nuocere all’uomo.
Infatti, quando lo Scorpione sorge ad est, Orione, ucciso, tramonta ad Occidente; mentre, quando Orione si alza ad est, lo Scorpione, schiacciato da Esculapio (raffigurato nella costellazione dell’Ofiuco), tramonta ad ovest.
Un’altra versione del mito, dai risvolti più romantici, ci narra di Orione, ottimo cacciatore, amante di Eos, l’Aurora. Questa, per godere più tranquillamente della compagnia dell’amato, lo trasportò a Delo, la sacra isola di Apollo, il quale si irritò per la profanazione. Apollo, inoltre, era preoccupato per l’amicizia di Orione con sua sorella Artemide, accomunati dalla stessa passione per la caccia, e paventava che la dea si innamorasse del mortale. Apollo si rivolse a Gea che, come nel mito precedentemente citato, mandò il letale Scorpione, creatura immortale, per uccidere Orione; questi, per sfuggirgli, si gettò in mare, cercando di raggiungere a nuoto la spiaggia di Delo.
Il dio Apollo, allora, sfidò la sorella Artemide a colpire con un dardo la testa dell’uomo che si stava avvicinando, uomo descrittole come un malvagio che aveva osato violare una delle sue sacerdotesse. Artemide, ovviamente infallibile, uccise, senza saperlo, Orione; accortasi dell’errore, disperata, scongiurò Esculapio di far tornare in vita il giovane, ma Zeus glielo impedì fulminandolo con una saetta. Alla dea non rimase che ricordare Orione nel gruppo di stelle permanentemente inseguite dallo Scorpione.
Nella tradizione Maori, la costellazione dello Scorpione rappresenta l’amo da pesca utilizzato dal leggendario eroe Maui, il quale, mentre pescava nell’oceano, trovò, appeso al suo amo, un pezzo di terra che si divise in due parti, dando origine alla Nuova Zelanda. L’amo si staccò con tale forza dalla terra che volò in cielo, e lì rimase, dove ancora noi possiamo ammirarlo.
Sagittario (Sagittarius)
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Il Sagittario è un’antichissima costellazione identificata con il centauro nell’atto di scagliare una freccia verso Antares, il centro dello Scorpione.
Per i Sumeri era identificato con il dio degli Inferi, Nergal, collegato al dio della guerra, Inna.
Nel mito greco, il Sagittario era Croto, un satiro (metà uomo e metà capra, con una lunga coda equina), sovente rappresentato in piedi.
Figlio della ninfa Eufeme e del dio Pan, crebbe sul monte Elicona, insieme alle Muse, di cui Eufeme era nutrice. Si narra che Croto fosse l’iniziatore della pratica dell’applauso, quale segno di apprezzamento nei riguardi delle esibizioni artistiche delle sorelle di latte. Le Muse, per ringraziarlo, chiesero a Zeus di assumerlo in cielo.
Croto era anche considerato l’inventore del tiro con l’arco (nella costellazione appare, infatti, nell’atto di scoccare dardi o, in altre versioni, semi di grano che, toccando il terreno, divenivano spighe).
Per i Romani il Sagittario era Chirone, il saggio centauro, educatore di Giasone, Achille ed altri famosi eroi, sebbene fosse più ovvio associare Chirone alla costellazione del Centauro.
In altre versioni, pare che proprio Chirone avesse creato la costellazione del Sagittario per guidare Giasone e gli Argonauti verso il vello d’Oro.
Capricorno (Capricornus)
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La costellazione, assai antica, raffigura una capra con la coda di pesce.
Per i mesopotamici indicava il Solstizio d’Inverno, ovvero il giorno in cui il Sole è posto più a sud dell’equatore.
Per gli Assiro-Babilonesi, la costellazione raffigurava il dio della Saggezza, mezzo uomo e mezzo pesce, Oannes, che a volte emergeva, come una sirena, dalle acque per insegnare agli uomini l’arte e la scienza.
Per i Sumeri era il Pesce-Capra, per gli Accadi la Doppia Nave; Turchi, Persiani e Siriani vi raffiguravano un Caprone, mentre gli Arabi uno Stambecco. Presso altri zodiaci orientali, veniva rappresentato come un pesce nell’atto di ingoiare un’antilope.
Anche per gli Egiziani era il Pesce-Capra, nella zona di cielo contrapposta a Sirio. Spesso era invece associato ad un ibis, sacro volatile dalla testa umana, oppure semplicemente come un pesce, collegandolo a Knum, dio delle acque, propiziatore delle piene del Nilo.
Per gli Indiani era un coccodrillo o un ippopotamo dalla testa di capra; per gli Atzechi era Cipactli, divinità associata al narvalo.
I poeti latini nominavano la costellazione come “Neptuni proles” (i figli di Nettuno).
Per i filosofi platonici, il Capricorno era il ponte che conduceva agli dei le anime dei morti.
Nella mitologia greca il Capricorno è ricondotto alla figura della capra Amaltea, che allattò Zeus, oppure a quella del dio Pan.
Pare che quest’ultimo fosse fratellastro di Zeus, o il figlio di Ermes (concepito con Driope, o Enide, o Penelope o con la stessa capra Amaltea, dalla quale avrebbe assunto i tratti caratteristici ben noti a tutti).
Pan, divinità agreste delle montagne e dei greggi, viveva in Arcadia in una dimensione beata, dormendo e dando la caccia alle ninfe. Una di queste, Siringa, per sfuggirgli si trasformò in un fascio di canne: mentre Pan l’abbracciava, il vento fece emettere alle canne un suono così dolce che il dio ne rimase ammaliato; unendo le canne in un certo modo, Pan realizzò lo strumento ancora oggi conosciuto come il “flauto di Pan”.
Pan è collegato al Capricorno per il suo intervento nello scontro tra Zeus e il mostro marino Tifone.
Rea aveva inviato Tifone contro gli dei, Pan cercò di mettersi in salvo tuffandosi in mare e trasformandosi in pesce. La trasformazione, però, gli riuscì solo per metà (da qui la figura metà capra e metà pesce); tornato sulla terra trovò Zeus fatto a pezzi da Tifone, allora emise un grido così terrificante che suscitò nel mostro quello che si sarebbe da allora in poi conosciuto come “panico”. L’urlo durò così tanto che Ermes poté riunire tutte le parti del corpo di Zeus che, risanato, sconfisse Tifone, relegandolo sotto il vulcano Etna, la cui attività testimonia la rabbia ancora viva del mostro.
Zeus, per gratitudine verso Pan, lo collocò nel cielo.