Saint Seiya GS - Il Forum della Terza Casa

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Topics - Pandora

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FanFic / Il peso della Giustizia
« il: 30 Agosto, 2017, 22:40:33 pm »
E va bene, postiamo questa long long long ( ma molto long :ninja: ) fiction :XD:

Premesse e avvertimenti:
Hades è stato sconfitto, la guerra è finita e Athena è riuscita a far riportare tutti i cavalieri deceduti in vita. Ambientata post Hades, non tiene conto ne di Omega ne di SoG ecc.
Alcuni dettagli di quanto avvenuto prima delle 12 case sono stati modificati per esigenze di trama.
Personaggi: Un po' tutti, Nuovi, Kanon, Saga.
Attenzione: rating rosso Presenza di tematiche delicate.

Metterò i cap sotto spoiler altrimenti viene chilometrica.

Detto questo, buona lettura (a chiunque ne avrà il coraggio :ya: ) :ok:

 Cap 1 - Punizione esemplare
La luna sorgeva adagio nel placido cielo di Grecia; nessuna nuvola ad oscurare le stelle che brillavano sicure rischiarando la notte.
Il Santuario di Athena era in pace già da alcuni anni: la guerra contro Hades aveva seminato morte e distruzione e la vittoria che con tanta fatica Athena aveva colto sembrava solo essere l’ennesimo ago nel cuore della Dea, così pesante, gravato dal rimorso di tanta sofferenza. Non provava alcuna soddisfazione nell’aver sconfitto il Dio degli Inferi: nonostante il suo animo da Dea guerriera, non amava combattere a meno che non fosse in gioco un bene superiore, come la salvaguardia dell’umanità alla quale era così legata.
“Legata...” pensò “non sono forse io che ho mandato a morire centinaia di cavalieri coraggiosi per il sogno della Giustizia?”
Le sue fila erano state decimate, i suoi cavalieri più devoti erano periti per difenderla ed aiutarla.
Nel turbinare dei suoi rimorsi un flebile raggio di luce rischiarò il suo volto, allora guardò le stelle e si ricordò, con un po’ di soddisfazione, che era stata pur sempre lei ad ottenere dalla dea Persefone, ormai vedova del marito, la grazia per i suoi cavalieri periti. “Ma a quale prezzo?” si domandò la Dea rientrando all’interno del Tredicesimo Tempio. Si sedette sul suo trono d’oro, ornato di pietre preziose. Guardò davanti a sé l’enorme sala contornata da altissime colonne corinzie. Sebbene l’intero santuario fosse stato restaurato in quell’anno di pace, ella poteva ben vedere i segni della battaglia davanti a lei, poteva percepire l’odore di distruzione e morte.
“per cosa, poi, sono stati riportati in vita? Per soffrire ancora in nuovi scontri e battaglie?”
Nonostante fosse la reincarnazione della Dea della giustizia, della razionalità , era pur sempre umana nell’animo: le sue emozioni emergevano facendola sprofondare nello sconforto. Amava troppo i suoi cavalieri per poter accettare di vederli soffrire ancora, ma sapeva bene che il suo lato di Dea le suggeriva che quella era la mossa più logica: non vi era tempo di addestrare nuovi Saint, se fosse scoppiata un’altra guerra sarebbe stata totalmente impreparata, allora fece la sua richiesta a Persefone, pur sapendo che non sarebbe rimasta impunita.
Si alzò mestamente dal trono e si diresse alle sue stanze private. Trovò tutto esattamente come lo aveva lasciato, e come poteva essere altrimenti? Nessuno aveva accesso a quelle stanze se non due o tre ancelle accuratamente selezionate dal Grande Sacerdote. L’estrema perizia con la quale era protetta era ammirevole, la faceva sentire sicura ma al contempo dannatamente sola.
Si avvicinò al letto e scostò le coperte rigorosamente di seta bianca e candida. Il profumo di pulito la inebriò e si lasciò coccolare da quel piccolo piacere. Decise di dormire un po’, per quanto le fosse possibile. “Una Dea stanca” si disse “non giova a nessuno”. Si abbandonò fra le coperte del suo caldo giaciglio assaporando un po’ di riposo.
 
La tranquillità di quella sera lo inquietava. A dire la verità era dalla guerra contro Hades che tutte le sere era inquieto. Fuori dal Tredicesimo Tempio si respirava un’aria leggermente rarefatta, colpa dell’altitudine. “Beh, sono più in alto della Decima Casa” pensò Shura cercando di distrarsi dai suoi timori. Guardò il celo stellato cercando la sua costellazione, quella del Capricorno. Egli si diceva fosse il cavaliere più devoto alla Dea Athena, che gli aveva fatto dono della spada Excalibur, eppure toccò proprio a lui schierarsi dalla parte del Dio dei morti. “Era per salvarla” si ripeté come a voler scacciare il sospetto di averla tradita; nonostante ciò non poteva fare a meno di straziarsi al pensiero di aver lottato contro i suoi compagni, che erano alla stregua di fratelli. A ricacciare indietro i suoi pensieri, ci pensò un tremito nell’aria; il vento s’alzò sferzando alberi e cespugli. Il cielo, dapprima limpido come un torrente, iniziò ad annuvolarsi repentinamente, un fenomeno troppo insolito per essere naturale. Il silenzio di quella sera venne scosso da cupi boati, fulmini e saette sferzarono implacabili il cielo. Il cavaliere del Capricorno lo percepì subito: un cosmo ostile aleggiava sopra il Santuario.
“Divino Zeus!”
 
 
Il rimbombo dei tuoni all’esterno raggiunse anche le sale del Tredicesimo Tempio. Athena si svegliò di soprassalto percependo un cosmo fin troppo familiare e temuto: suo padre, il padre di tutti gli Dei, era lì e non sembrava neanche di buon umore.
Saltò giù dal letto e si precipitò fuori dalle sue stanze dirigendosi verso la sala del trono. Non appena varcò i pesanti tendaggi dietro l’imponente soglio, un fulmine squarciò il tetto del Tempio e si conficcò proprio al centro della sala.
Un bagliore accecante costrinse la Dea a voltarsi, quando rimise a fuoco il piccolo cratere formatosi, vide una figura alta e distinta avanzare verso di  lei: era un uomo molto avvenente, Zeus, Padre degli Dei, nonostante il suo aspetto non fosse quello di un giovane bensì quello di un uomo sulla quarantina. “C’è un motivo se ha sedotto tutte quelle donne…” si ritrovò a pensare la giovane.
Il corpo del Dio era tutto avvolto da una splendente armatura argentea con delle saette color cobalto incisevi sopra, un mantello candido gli copriva le spalle e strusciava sul pavimento della sala. Il rumore sordo dei passi di Zeus unito ad un leggero stridio di scariche elettriche riempiva il silenzio del luogo e Athena non poté che rimanere immobile di fronte alla sua maestà.
«Figlia mia…che lieta sera è questa, ora che vedo il tuo bel viso…sebbene sia quello del tuo corpo mortale» disse Zeus aprendo le braccia al cielo e il suo tono era fermo ma allo stesso tempo mellifluo.
«Padre… è di certo una sera strana se il Padre degli Dei si scomoda dal suo trono celeste per vedere la figlia…» rispose Athena cercando di far apparire il suo tono, in verità molto canzonatorio, più rispettoso possibile.
Zeus si avvicinò fin davanti la fanciulla, la quale non riuscì a trattenersi dall’indietreggiare di un passo. Era molto più bassa del possente Dio e per un momento rimpianse che il suo corpo mortale non fosse quello di una stangona.
«In verità volevo chiarire una questione di persona vista, come dire, la sua importanza…» iniziò il Dio voltando le spalle alla figlia e muovendo qualche passo in avanti «Credo di essere stato un padre amorevole con tutti i miei figli…» continuò rivolgendo ora la coda dell’occhio su di lei.
«Nessun padre è più benevolo di te» confermò Athena pur non capendo dove volesse andare a parare suo padre.
«Ciò nondimeno, credo di non aver meritato il vostro amore…se ciò che raccolgo è che i miei stessi figli si scaglino contro i loro beneamati zii…» disse in modo teatrale.
«Ma…» iniziò la Dea.
A quell’accenno di giustificazione, Zeus si voltò tramutato: il padre amorevole aveva lasciato il posto al tono autoritario di un sovrano «E dunque mi chiedo cosa dovrebbe fare un padre amorevole? Se non dare una punizione esemplare ai figli ribelli?»
In quello stesso momento il cavaliere del Capricorno entrò nella sala e si trovò davanti una scena che lo lasciò interdetto qualche istante. «Milady…» ebbe appena il tempo di dire.
Zeus, accortosi del cavaliere, fece un cenno con la mano, senza staccare gli occhi dalla figlia, sicché il cavaliere rimase immobilizzato mentre veniva attraversato da piccole scariche elettriche.
«Proprio tu, figlia, che fra tutte sei la mia diletta, mi disonori con atti blasfemi e ti schieri dalla parte di deicidi…dalla parte degli assassini dei tuoi simili! Di tuo zio!» lo sguardo del Dio ora era fiammeggiante d’ira. «Dimmi, figlia, hai forse perso quel senno che ti contraddistingueva dagli altri Dei? Ti farò capire io, a te ed a tutti gli altri tuoi fratelli, che si schierano dalla parte di questi miseri scarafaggi…» strinse il pugno e le scariche che attraversavano Shura crebbero di intensità fino a far stramazzare il cavaliere a terra svenuto «a chi dovete il vostro rispetto e reverenza!»
Ci fu un boato fortissimo e un fulmine cadde nuovamente nella stanza trascinando via con sé Zeus.
Nella sala rimase un silenzio irreale se paragonato al tuonare delle parole del Padre degli Dei.
Athena, che era rimasta terrorizzata dalla furia del padre, si accasciò a terra tremante. Guardò davanti a sé il corpo del suo cavaliere, non fece nemmeno in tempo ad emettere un fiato che le porte della sala si spalancarono ed entrarono cinque Gold Saint seguiti a ruota dal Grande Sacerdote.
Alla vista della loro Dea tremante, il cavaliere di Virgo, Shaka, il cavaliere di Aries, Mur, e il Grande Sacerdote in carica, l’ex cavaliere dei Gemelli, Saga, si avvicinarono alla fanciulla mentre gli altri due cavalieri, Dohko di Libra e Milo di Scorpio si accertarono delle condizioni del compagno svenuto.
«Mia signora, cos’è accaduto? Abbiamo sentito un cosmo ostile molto potente provenire da queste stanze» chiese Saga preoccupato inginocchiandosi di fronte alla Dea.
La fanciulla guardò negli occhi Saga e, come se avesse ritrovato all’istante il controllo di sé, disse con tono deciso «Chiamatemi un messaggero, presto!»
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 Cap 2 - Scontro fra i boschi
Il sole era sorto presto quella mattina, il cielo era limpido e sereno in quella fresca mattina di Marzo. La rosea alba stava per lasciare il posto al quel bel azzurro carico delle giornate di primavera.
La foresta di Parnitha era silenziosa, s’udiva solo il vento che, frusciando fra le fronde degli alberi, faceva cadere qualche foglia; poi, di tanto in tanto, qualche uccellino mattiniero cinguettava fra gli alberi.
Era questo che amava tanto della foresta: l’assoluta tranquillità e pace. Erano diversi anni ormai che viveva fra i boschi, li conosceva come le sue tasche, com’anche le sue compagne che, come lei,  erano sacerdotesse della Dea Artemide. Erano come sorelle, si davano sempre man forte in tutte le circostanze; nonostante la loro vita isolata dal mondo, non avevano bisogno di nulla né di nessuno.
Anche se spesso i loro doveri superavano le ricompense, erano felici di servire la loro Dea, che teneva così tanto a loro e non perdeva occasione di dimostrarlo. La loro stessa segregazione nei boschi, lo sapeva, era una protezione, un atto d’amore. Il mondo era così saturo d’ingiustizia e odio, che avrebbe schiacciato ogni loro speranza e bellezza come gracili fuscelli. Non c’era nulla per loro nel mondo;  la foresta con il suo equilibrio, la loro amata Dea, erano l’unica cosa che contasse davvero.
In fondo, loro erano niente più che giovani ragazze, tutte con non più di venticinque anni, e per loro, come diceva la Dea, la vita poteva essere molto complicata, specie per delle belle fanciulle: gli uomini, in particolare, sapevano essere ben crudeli, con le loro illusioni di un amore che si consumava in fretta, troppo in fretta, ed una volta esaurito lasciava in preda alla disperazione e al dolore. No, erano più al sicuro fra quegli alberi, godendo della protezione della loro Grande Madre.
Alexandra ne era convinta, quella era l’unica verità. Certo, spesso capitava che alcune di loro avessero dei dubbi, volessero provare l’ebrezza di uscire dalla foresta, specie le più giovani di loro, poiché più vicine alla loro vita precedente: le sacerdotesse non nascevano fra i boschi, venivano affidate alla Dea Artemide in tenera età, ma fino a quel momento avevano una vita sociale, sebbene fosse dedita al servizio della Dea.
Alexandra, che fra tutte era quella più ligia, non mancava mai di riprendere le sue compagne ribelli, convincendole di quanto fossero sbagliati quei desideri, e ribadendo che il loro unico dovere doveva essere quello di compiacere la Dea.
Sapeva essere una ragazza molto autoritaria, Alexandra, nonostante il suo aspetto gentile: la sua carnagione leggermente abbronzata, i suoi occhi verdi come la foresta, incorniciati da lunghi capelli bruni e ondulati. Una ragazza piacente, come tutte le protette di Artemide. Ma dietro quell’aspetto delicato si nascondeva un carattere battagliero e fiero: tutte le sacerdotesse venivano addestrate fin dal loro ingresso nella foresta; erano addestrate a cacciare con l’arco, l’arma sacra alla Dea, a muoversi agili e furtive fra gli alberi, ed a trarre la loro forza dalla natura.
Era necessario, giacché oltre alla protezione della Dea, erano dedite anche alla tutela della foresta stessa.
Alexandra si trovava al confine a sud di Parnitha, era di ronda per controllare che tutto fosse in ordine.
“Fortunatamente non sembra esserci nulla di strano” pensò con un sospiro di sollievo.
Uno svolazzare di uccelli impauriti poco distante la fece ricredere. Afferrò saldamente il suo arco e si portò una mano dietro la spalla per controllare che la faretra fosse piena. Ebbe appena il tempo di accertarsi della situazione che due figure sbucarono dagli alberi.
«Dannazione!»
 
 
«Dunque, fammi capire, siamo venuti qui per riferire un messaggio?» disse l’uomo alquanto scocciato «credevo avessimo dei messaggeri per queste cose…per gli Dei quanto siamo caduti in basso!» continuò sarcastico.
«Siamo qui» ribadì l’altro «perché Athena ce lo ha ordinato, inoltre la missione potrebbe rivelarsi più pericolosa del previsto per un semplice messaggero, non possiamo permetterci di sbagliare nulla» rispose l’uomo che gli camminava a fianco con tono pacato e gentile. Mur, cavaliere dell’Ariete, pacato, del resto, lo era sempre stato. Indossava la sua armatura d’oro che brillava sotto i flebili raggi del sole che trapassavano i rami degli alberi.
«Sarà anche come dici tu, ma sbrighiamoci ad uscire di qui, questa foresta già mi sta dando sui nerv…accidenti!» finì la frase inciampando su di una radice rialzata.
«In verità non capisco di cosa parli, Kanon. Io trovo questo luogo estremamente rilassante.» Rispose Mur sgranchendosi le braccia e respirando a pieni polmoni il profumo muschiato del luogo.
«Bah…» Kanon era molto infastidito da quella missione, non gli piacevano affatto le foreste. Del resto il suo ambiente era più quello marino: nonostante indossasse l’armatura dei Gemelli, aveva passato anni al servizio di Poseidone indossando la scale di Dragone del Mare. Dopo la sconfitta di Poseidone gli era stato, ovviamente, revocato il permesso di indossarla nuovamente.
“Poco male” pensò “grazie ad Athena, e alla promozione, totalmente inaspettata visti i precedenti, di mio fratello, posso indossare l’armatura che ho sempre agognato!”
 Un ghigno di soddisfazione si stampò sul suo volto, era talmente distratto dai suoi pensieri, che non si accorse di una freccia che gli passò a due centimetri dal viso. Si fermò di colpo e anche Mur, accortosi dell’attacco, si mise in posizione di guardia.
«Non illudetevi, la mia mira è migliore di così. Consideratelo solo un invito a non proseguire oltre!»
Una voce femminile ma autoritaria echeggiò nell’aria.
“Proviene dall’alto, ma da dove diamine è arrivata? Così furtiva poi…” pensò Kanon guardandosi intorno cercando di individuare la donna.
«Ti assicuro che veniamo in pace.» rispose Mur senza però smettere di rimanere in guardia. «Siamo qui per conferire con la Dea Artemide, abbiamo un messaggio importante da parte della Dea Athena»
Con una capriola Alexandra guizzò fuori dalle fronde e atterrò leggiadra davanti ai due cavalieri.
«Saint di Athena… questa si che è una strana coincidenza» rispose aspra la ragazza.
Kanon squadrò attentamente la figura che gli si parò di fronte: era solo una ragazza, giovane a guardarsi, dall’aspetto esile; eppure il suo viso trasmetteva una fermezza sconvolgente per quell’aspetto. Iniziò ad avanzare verso la donna.
«Si beh, coincidenza o no, noi avremmo una certa premura, quindi lasciaci passare, ragazza» Disse Kanon con un sorrisetto di sfida passando oltre la fanciulla.
Con un gesto repentino Alexandra afferrò il braccio del cavaliere di Gemini, sfoderando una forza anomala per la sua stazza, lo trascinò indietro e con un calcio assestato sull’addome lo rispedì indietro. Kanon venne sbattuto indietro ma non si piegò, ci voleva ben altra forza, ma il suo sguardo ora fulminò la ragazza.
«Povera me, gli dei non mi hanno concesso il dono dell’eloquenza! Cercherò di essere chiara: non andrete oltre!» si mise in posizione di difesa guardando con aria di sfida i due uomini.
«Senti ragazzetta non ti conviene giocare con i più grandi, potresti farti male! Cedi il passo altrimenti dovrò darti una bella lezione.» le si rivolse acido Kanon.
«Tu provaci.» fu la risposa.
Kanon che ormai era fuori di se si scagliò contro la ragazza cercando di colpirla con un pugno, tuttavia non considerò la velocità della ragazza che lo schivò colpendo a sua volta la schiena del cavaliere con il gomito.
Il cavaliere era a dir poco furioso, si voltò e alla vista del ghigno soddisfatto della ragazza inizò ad espandere il suo cosmo.
«Mi hai già stancato, adesso te la do io una lezione!»
Per tutta risposta anche la ragazza iniziò ad espandere il suo cosmo.
“Ma… quel cosmo…” pensarono all’unisono i due agghiacciati.
“K-Kanon…”
“Alexandra…”
 

Al santuario di Athena regnava una calma apparente. Vi era un nervosismo generale per quanto accaduto la sera prima. Saga camminava nervosamente avanti e indietro per la sala del trono, cercando di mettere ordine nei suoi pensieri che turbinavano senza controllo nella sua mente.
Era preoccupato, la situazione poteva diventare critica da un momento all’altro. Inimicarsi il Padre degli Dei significava avere tutto l’Olimpo schierato contro, cosa pensavano di fare? Athena aveva dato ordine di inviare messaggeri a tutti i suoi fratelli alla disperata ricerca di alleati per una eventuale guerra, che sicuramente ci sarebbe stata, trattandosi di Zeus non poteva esserci dubbio alcuno.
Non dubitava della saggezza della sua Dea, non lo avrebbe mai fatto.
“Ma accidenti, cosa spera di ottenere inviando messaggeri? L’eventualità che gli altri Dei si schierino contro Zeus è…inconcepibile!”
Si fermò davanti al trono volgendo lo sguardo al pavimento, afflitto. 
«Saga…» la voce limpida di Athena echeggiò nella sala «qualcosa ti turba?»
«Mia signora… abbiamo tutti un motivo per essere turbati oggi.» si voltò a guardare la donna sprofondando in un riverente inchino.
«Abbi fiducia, Saga, solo quando perderemo la speranza saremo sconfitti.»
«Ma, mia Dea, sa bene che è improbabile che gli altri si schierino dalla nostra parte!» controbatté il Grande Sacerdote.
«Un nemico comune, può unire anche i più acerrimi nemici» rispose sibillina la Dea
«Non capisco» ammise Saga.
«C’è qualcun’altro che sta manovrando il gioco, dietro mio padre» iniziò la Athena voltando le spalle al cavaliere «qualcuno che aveva previsto il mio intento di cercare alleati, ed ha cercato di stroncare sul nascere qualsiasi alleanza ma…» si voltò verso Saga con un sorriso che faceva intravedere la Dea astuta che c’era in lei «forse possiamo volgere questa mossa avventata a nostro vantaggio…»
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 Cap 3 - Vecchie conoscenze
Una forte emanazione di cosmo la fece sussultare. Riconobbe subito il cosmo della sua compagna, Alexandra, e capì che qualcosa, al confine sud, non andava. Aveva percepito la presenza di un altro cosmo ostile, così familiare per lei. Sebbene non riuscisse a distinguerlo, le riportava alla mente ricordi confusi della sua infanzia.
Deianira, sacerdotessa di Artemide, prese il suo arco e la faretra e corse fra gli alberi dirigendosi al confine di Parnitha, ignorando l’ordine ricevuto di sorvegliare tassativamente la sua zona.
Era sempre stata una ribelle. Mal sopportava la sua vita all’interno dei boschi, così isolata e solitaria. Voleva bene alle sue compagne, eppure sentiva che la vita lì le andava fin troppo stretta, aveva sempre sognato l’amore, la libertà; tutte cose che lì non aveva e non avrebbe mai avuto.
Considerava la sua scelta di servire Artemide come un mero errore di gioventù, una leggerezza, e  aveva più volte insistito per lasciare il suo ruolo, ma una volta entrati non si poteva uscire: si era vincolati da un patto con la Dea. La cosa le faceva una gran rabbia, si sentiva imprigionata da catene invisibili ad una vita grigia e vuota.
Corse più veloce la sacerdotessa, sfrecciando fra gli alberi. “Il mio posto non è qui” si disse “Sono una bella ragazza, dopotutto”.
Ed era vero, anzi, a detta del gruppo, era la più bella fra di loro. Con i suoi lunghi capelli castani, gli occhi azzurri, il fisico slanciato ma formoso. Ne era convinta: se fosse uscita fuori da quella prigione d’alberi, non ci sarebbe stato uomo capace di resisterle.
Arrivata a destinazione sentì subito la voce della sacerdotessa proferire parole di sfida. “Sempre la stessa” sorrise “sempre sprezzante con chiunque le si pari davanti”. Aveva sempre ammirato Alexandra, la sua tenacia, la sua forza, la sua incorruttibile convinzione. Erano amiche, sorelle, da molto prima del loro ingresso fra le schiere di Artemide. Erano cresciute insieme, avevano condiviso un’infanzia felice e spensierata. Erano unite a tal punto che lei decise di seguirla nel suo ruolo di sacerdotessa. Questo pensiero la fece incupire: “che sciocca che sono stata, avrei dovuto seguire la mia strada” pensò con un velo di rabbia. Strinse i pugni e si avvicinò, nascondendosi dietro un grosso albero, per meglio vedere la scena.
Erano in due, gli sconosciuti; due contro una, sleale, eppure solo uno dei due sembrava comportarsi in modo ostile con la sacerdotessa. L’uomo era voltato di spalle, aveva lunghi capelli di un bel blu marino e vestiva un’armatura dorata, com’anche il suo compagno. “Quelle armature… Saint di Athena?”
Lo scontro volse a favore della ragazza che aveva appena colpito il cavaliere alle spalle. Quando questi si voltò, visibilmente furioso, a Deianira mancò un battito.
“Quel volto… Kanon!”
 
 
Alexandra venne investita da una scarica di emozioni contrastanti: odio, felicità, rancore, affetto.
Non sapeva nemmeno lei cosa le stesse accadendo. Il suo cosmo si affievolì come una fiamma che esaurisce la sua forza. Rimase lì immobile davanti al cavaliere, ora il suo volto, che fino a quel momento era rimasto come obliato dalla sua memoria e dal suo cuore, le appariva così familiare, così caro.
Dal canto suo, Kanon non aveva accennato a placarsi. Continuò a bruciare il suo cosmo sebbene il suo intento non fosse più quello di colpirla, o forse si; non lo sapeva più.
Era confuso il cavaliere, non sapeva come comportarsi con quella ragazza che non vedeva da una vita intera. Sapeva solo che non poteva permettersi di farsi distrarre dai suoi ricordi; ora quella donna era il suo nemico: abbassare la guardia, poteva rivelarsi un errore imperdonabile.
In quel momento di stallo intervenne Mur: si parò fra i due duellanti. «Adesso fermatevi! Non siamo qui per combattere» disse rivolgendosi ora a Kanon con uno sguardo eloquentemente ammonitore.
«Come ho detto poco prima, siamo qui per conferire con la vostra Dea. Non abbiamo intenzioni bellicose, siamo venuti qui come messaggeri di Athena.» disse pacatamente.
«Messaggeri di Athena…» intervenne Deianira, comparendo dagli alberi sotto lo sguardo stupito dei presenti «Beh, ad un messaggero non si nega mai il passaggio…» continuò con tono ammaliatore, camminando sinuosa verso i due cavalieri.
«Deianira ma…» le si rivolse Alexandra ancora in preda alla confusione.
«Deianira? Sei davvero tu?» Kanon la guardò esterrefatto. Non poteva crederci, non poteva credere che fosse davvero lei, proprio lei.
Mur guardò interrogativo Kanon, non capiva cosa stesse succedendo ma si sentiva tremendamente estraneo alla faccenda.
«Kanon… è passato tanto tempo.» fece un sorriso al cavaliere «Alexandra non posso credere che tu non lo abbia riconosciuto subito» Disse Deianira rivolgendosi alla compagna con finto stupore.
Alexandra arrossì impercettibilmente, poi, ritrovando la sua compostezza, sfoderò tutta la sua autorità «Io mi ricordo dei miei doveri, Deianira, conosco il mio compito, che è quello di proteggere questo luogo. Una sacerdotessa non può lasciare che ricordi o affetti interferiscano con il proprio ruolo» l’ammonì dura.
Kanon non poteva smettere di guardare la donna che aveva di fronte. Gli riportava alla mente tanti ricordi, tante emozioni provate da ragazzo. Era diventata una bella donna, Deianira. Bella in verità lo era sempre stata, fin da piccola, forse era proprio la sua bellezza che gliel’aveva fatta notare allora. Senza che lo volesse, i ricordi riaffiorarono alla memoria: si ricordò di quanto erano stati uniti, Saga, lui, e le due ragazze che aveva davanti. Si rammentò delle risate, degli scherzi, delle liti ingenue. Si ricordò della cotta che aveva per Deianira, e quest’ultimo pensiero lo fece vergognare come un bambino.
Ritrovando il controllo, dopo le dure parole di Alexandra, ricacciò indietro i ricordi.
«Direi che qui vi conoscete già tutti» interruppe Mur un po’ imbarazzato «Credo dunque che sia d’obbligo che anch’io mi presenti: Mur, Gold Saint di Aries al servizio di Athena, è un piacere fare la vostra conoscenza» disse con un cavalleresco inchino.
«Cos’è? Un salotto?» interruppe Kanon acido « Questi convenevoli mi danno ai nervi, abbiamo una missione da compiere, poi ce ne andremo e lasceremo questo luogo che ti sta tanto a cuore» si rivolse ad Alexandra con tono pungente, forse più quanto volesse realmente.
«Alexandra, credo che dovremmo condurli dalla Dea, potrebbe infuriarsi sapendo che abbiamo respinto due cavalieri di Athena, specie dopo quello che è successo…» disse Deianira. I due cavalieri non capirono a cosa la sacerdotessa si riferisse. Al contrario, Alexandra annuì complice.
«Bene» si limitò a rispondere acida, incamminandosi all’interno della foresta.
Deianira fece segno ai due di seguirla e i due lo fecero scambiandosi tuttavia uno sguardo perplesso.
 
 

In quello stesso momento nelle sale dell’Olimpo v’era un gran vociare: gli Dei erano irrequieti per quanto stava accadendo. Ognuno aveva un’opinione diversa riguardo il modo di affrontare la situazione. Chi sosteneva che si dovesse punire l’affronto subito, chi sosteneva una linea più morbida.
Zeus era seduto sul suo trono, pensieroso. Non interveniva nelle discussioni e si limitava ad ascoltare.
«L’affronto subito non può restare impunito, anche, e forse a maggior ragione, se ordito da Dei, nostri fratelli!» intervenne Era prendendo la parola «Non dimenticate che Athena si è già opposta al volere di due dei maggiori Dei dell’Olimpo! Quindi, cosa gli impedirà di scagliarsi contro ognuno di noi?»
«Non dimenticate, fratelli, che ella è la Dea dell’astuzia! È capace con le sue parole di indurre chiunque a schierarsi dalla sua parte. Come ha fatto con mia figlia, Persefone, inducendola a riportare in vita i suoi cavalieri blasfemi!» disse Demetra alzandosi dal suo seggio.
 D’un tratto le porte dorate della sala si aprirono.
«Perdonatemi, Padre, non era mia intenzione tardare. Ho delle novità» disse Ares, dio della Guerra, percorrendo a falcate la sala fino ad arrivare al cospetto di Zeus. Era un Dio affascinante, nonostante fosse d’una bellezza rude. Vestito della sua kamui rossa come il sangue e splendente come le fiamme della guerra, i capelli bruni e corti, la barba leggermente ispida. Il suo aspetto non tradiva la sua natura, era un guerriero brutale e violento.
S’inginocchiò di fronte al trono celeste, chinando il capo in segno di rispetto. «Mio Signore, vi porto notizie che confermano i miei timori, dei quali vi avevo già messo a parte: Athena si sta muovendo; manda messaggeri agli altri dei per convincerli a schierarsi dalla sua parte; chiunque rifiuti di darle appoggio, viene attaccato. Artemide ha già pagato il prezzo per il suo rifiuto…» disse simulando teatralmente un dolore lancinante all’altezza del cuore.
Zeus si alzò dal suo trono, e tutti i presenti si sedettero al loro posto aspettando in silenzio le parole del Dio.
«Athena è andata oltre ogni possibilità di redenzione. Non resta che farle pagare il prezzo della sua ribellione» disse cupo.
Ares nascose il suo sorriso sadico, rimanendo con il capo chinato di fronte al Padre; poi alzò lo sguardo sforzandosi di mostrare un’espressione preoccupata «e coloro che si schierano con lei?» chiese.
Zeus parve pensarci su; poi, con una profonda tristezza prima e una rabbia lacerante dopo, rispose:
«Pagheranno anche loro!».
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 Cap 4 - Al cospetto di Artemide
Il piccolo gruppo s’incamminò fra i boschi in religioso silenzio. Alexandra apriva la strada, camminando sicura fra gli alberi ed evitando ogni ostacolo quasi ad occhi chiusi, segno che conosceva quei luoghi come nessuno. I due cavalieri la seguivano anch’essi in silenzio. Mur sembrava essere turbato: il suo istinto di cavaliere gli suggeriva un pericolo imminente sebbene non riuscisse a capirne il motivo. “Siamo qui per discutere con la Dea Artemide. Non vedo cosa possa succedere di male, in fondo, nessuna ostilità vi è fra di noi.” Pensò il cavaliere sforzandosi di calmare le sue ansie.
Kanon al contrario del compagno non era affatto preoccupato per la situazione: in effetti, aveva ben altri pensieri che, scacciando prepotentemente qualsiasi altra preoccupazione, insistevano nella sua mente. Non poteva davvero credere a quello che era successo: nello stesso giorno aveva incontrato, dopo anni, la sua amica più cara e la ragazza per la quale, da ragazzo, aveva una cotta spaventosa.
E adesso proprio lui, il cavaliere che più di tutti aveva sempre soffocato tutte le sue emozioni, si trovava in preda alla confusione più totale per colpa delle stesse.
“Per gli Dei, Kanon, ritrova te stesso! Sono passati anni ormai, sei un uomo diverso! Non puoi lasciarti condizionare nuovamente dai ricordi. Sono pericolosi lo sai bene! Portano solo rancore e attaccamento, due cose che anni fa ti hanno spinto quasi alla follia!” Kanon cercò in tutti i modi di ritrovare quell’apatia, quell’indifferenza, che con tanta fatica aveva cercato di costruire attorno a sé negli ultimi anni. Non voleva ricadere nel baratro dell’oscurità, era convinto che il suo cuore fosse troppo debole, troppo fragile, così tanto che, lo sapeva, una misera goccia d’oscurità lo avrebbe corrotto nuovamente. No, non poteva permetterlo, non di nuovo. Era un Saint di Athena, la Dea lo aveva salvato dalla sua esistenza all’ombra della gelosia e della frustrazione; ritornare quello di un tempo, significava tradire nuovamente la sua Dea, e questo solo pensiero gli era insopportabile.
Deianira camminava dietro di due Saint, i suoi occhi squadravano da cima a fondo il cavaliere di Gemini: era diventato ancora più bello di quanto lo ricordasse, era così affascinante e virile con quel suo sguardo magnetico. La sacerdotessa, allungando il passo, si portò di fianco al cavaliere.
«Accidenti, ci rivediamo dopo tutti questi anni e la tua reazione è l’indifferenza? Mi deludi, Kanon» le disse la ragazza ostentando uno di quei suoi sorrisi che, sapeva bene, avrebbero sciolto anche il cuore più duro.
Come aveva previsto, Kanon si voltò a guardarla e lei poté chiaramente percepire che il suo animo era turbato, segno evidente che la sua presenza non lo lasciava indifferente. Il Saint non disse nulla e si limitò a proseguire il suo cammino.
«Che ti prende? Gli Dei ti hanno tolto la parola?» incalzò «Un tempo non ti saresti mai sognato di stare in silenzio con me, ricordo bene, sai? Che non perdevi occasione per rivolgermi la parola» scherzò lei portandosi davanti a Kanon e seguitando a camminare all’indietro per non staccare il suo volto dal suo.
«Deianira, sono passati anni, sono una persona molto diversa, ora» rispose Kanon celando al meglio qualsivoglia emozione.
Mur proseguiva il suo cammino cercando di ignorare la discussione, sebbene non potesse negare una certa curiosità riguardo il rapporto che presumibilmente i due avevano avuto.
Alexandra dal canto suo accelerò il passo, cercando di allontanarsi il più possibile dai tre. “Non ci posso credere! Non di nuovo!” La ragazza sembrava turbata e ringraziò gli Dei di essere in testa al gruppo così che non potessero vedere la sua espressione, che era un misto di rabbia e tristezza. Aveva già vissuto quelle situazioni tante volte, da ragazza, troppe volte. Negli anni passati nella foresta al servizio di Artemide, aveva scacciato tutti i suoi ricordi, che erano tremendamente dolorosi per lei; aveva provato a dimenticare e c’era riuscita, almeno fino a quel momento.
“Oh Dei! Perché mi fate questo? Ho dedicato la mia vita a voi e adesso mi punite nuovamente con questo tormento?” Pensò afflitta Alexandra.
Deianira sembrava indispettita della risposta di Kanon, ma non si diede per vinta, conosceva il suo fascino e quella situazione era una bella sfida per lei, una sfida che avrebbe colto e che avrebbe vinto.
«Kanon, Kanon, Kanon… tu non m’inganni.» disse maliziosa scuotendo il capo «Forse puoi celare il tuo animo agli altri, ma non a me. Ho conosciuto la tua parte migliore, ricordi? Non puoi…»
«Quello che hai conosciuto, Deianira, è morto diversi anni fa» tagliò corto Kanon, guardando acido la ragazza, facendole capire che la discussione era bella che conclusa.
Alexandra si fermò di colpo.
«Qualcosa non va?» chiese Mur.
I due Cavalieri guardarono volsero lo sguardo aldilà della ragazza. La foresta si apriva in una sorta di tempio naturale: le colonne erano possenti alberi intrecciati fra di loro, e le fronde di quest’ultimi creavano un’atmosfera mistica facendo filtrare pochi raggi di sole. In fondo alla sala vi era un’imponente statua della Dea Artemide: era di marmo d’un bianco luminoso, le frecce all’interno della faretra erano d’oro com’anche l’arco che reggeva con una mano. Con l’altra mano carezzava un piccolo cervo, animale sacro alla Dea, le cui corna erano anch’esse d’oro splendente. La statua era posta al centro di una vasca d’acqua cristallina ornata da piccole e rosee ninfee. Davanti la statua si ergeva il trono di marmo bianco della divinità, era anch’esso ricoperto da un leggero fogliame e da piccoli e delicati fiori.
«Siamo arrivati. Dosate bene le vostre parole, Saint di Athena» disse fredda la sacerdotessa, proseguendo verso il centro della sala.
I due la seguirono senza smettere di guardarsi intorno, mentre Deianira deviò verso la navata laterale raggiungendo le altre compagne sacerdotesse che guardavano con curiosità, e alcune con malizia, i due stranieri.
Arrivata davanti al marmoreo trono, Alexandra si inginocchiò. I due Saint si guardarono, chiedendosi silenziosamente dove fosse la Dea.
«Oh mia Dea, madre di tutti noi, ti chiedo umilmente udienza» iniziò la ragazza con tono solenne.
Al suono delle sue parole una leggere brezza si alzò nell’aria e tutte le altre sacerdotesse si inchinarono simultaneamente.
Un rumore di zoccoli nel terreno, dapprima indistinto e lontano, poi sempre più chiaro, riempì il silenzio della sala. Una luce abbagliante quasi accecò i due Saint che distolsero lo sguardo. Quando la luce si affievolì poterono ben distinguere una figura comparire da dietro l’imponente statua. Al galoppo di un grande cervo bianco la Dea fece il suo ingresso nella sala. Aveva lunghi capelli castani lasciati sciolti sulle spalle che incorniciavano due occhi verdi come il muschio. Era vestita con un corto abito di lino bianco con una cintura di cuoio a cingerle la vita. Grossi fermagli dorati le reggevano il vestito sopra un seno non molto grande ma sodo, e due sandali alla schiava le avvolgevano i polpacci delle gambe perfette. Teneva stretta nella sua mano l’immancabile arco e la faretra colma di frecce argentee.
Il cavaliere di Aries rimase meravigliato, non aveva mai visto tanta grazia, neanche dalla sua Dea. Maledicendosi subito dopo per il pensiero fatto, non appena la divinità scese dalla groppa del suo destriero, fece un profondo inchino in segno di rispetto.
Kanon, invece, rimase impassibile alla vista di Artemide, rimase perfettamente eretto fissando la donna che aveva di fronte e quadrandola da capo a piedi per capire chi avesse realmente dinnanzi. Sempre diffidente: era questo che pensava fosse l’atteggiamento giusto nei confronti delle divinità. Non avrebbe mai portato rispetto a nessun Dio se non fosse stato certo che questi lo meritasse davvero. Insomma, l’ultima volta che era stato ossequioso con un Dio, era stato solo per ingannarlo.
Artemide avanzò lentamente verso il trono, guardando dall’alto in basso i due cavalieri. Si sedette sul duro marmo ostentando un modo di fare regale, o meglio, altezzoso, che al cavaliere della Terza Casa diede molto fastidio, e non esitò a mostrarlo facendo una smorfia.
«Alexandra, mia diletta, chi sono costoro, che porti qui al mio cospetto, violando palesemente il mio ordine di uccidere chiunque osi entrare nella mia foresta?» disse la Dea pacatamente, eppure il suo tono calmo aveva una nota rimprovero.
Mur precedette la sacerdotessa nel dare una risposta. «Mia Signora, siamo soltanto due cavalieri della Dea Athena, inviati qui con il solo scopo di riferire un messaggio.»
La Dea sorrise, ma il suo sorriso non era affatto dolce o tranquillizzante.
«Ebbene, siete venuti fin qui solo per un messaggio? Parlate dunque» ordinò.
Alexandra si mise a fianco della sua Dea mentre il cavaliere si alzò in piedi e obbedì alla richiesta. «Fatti molto gravi sono accaduti: Zeus, Padre degli Dei, si è scagliato contro la nostra Dea per punirla d’un crimine ch’ella non ha mai commesso. È stata ingiustamente accusata di aver mosso guerra alle altre divinità, quando in vero ella tutte le volte è stata deliberatamente attaccata dalle stesse. L’unico suo torto è stato quello di voler difendere l’umanità dai capricci degli altri Dei» Mur parlò lentamente ma con tono grave. Era davvero convinto di ogni parola: sapeva bene che Athena non aveva commesso alcunché, ed era anche convinto che Artemide le avrebbe dato man forte, in fondo anche lei era una divinità estremamente legata all’umanità.
«E dunque adesso, nell’ora in cui persino il Padre degli Dei le ha voltato le spalle, a lei ed al genere umano, vi chiede umilmente di prendere posizione al suo fianco, per difendere il mondo che, la mia Dea ne è convinta, anche a voi è così caro e…»
Il discorso serio e pacato del cavaliere dell’ariete venne interrotto dalla limpida risata della Dea della caccia.
«Ahahahah… cosa odono le mie orecchie! Athena, mia sorella, deve essere davvero una divinità coraggiosa come si dice, se viene a chiedere il mio aiuto adesso!»
I due cavalieri si guardarono confusi, non riuscivano a capire. Artemide prese una freccia argentata dalla faretra e cominciò a giocarci distrattamente.
«Ma la vostra presunzione, cavalieri, è ancora più sconcertante» disse disgustata «Venite fin qui, voi, luridi moscerini, ad implorare il mio aiuto, dopo ciò che avete deliberatamente fatto!» la voce della divinità ora era alterata come non mai; si alzò repentinamente dal suo trono e mosse qualche passo in direzione dei due Saint.
Mur era più confuso che mai: «Mia Signora?...» chiese.
«Guarda, Alexandra, perfino davanti l’evidenza sono capaci di negare» guardò la sacerdotessa, la quale abbassò lo sguardo riverente. «La vostra falsità non ha eguali»
La Dea si urtò ancora di più alla vista dei due Saint ancora perplessi.
«Glauce!» chiamò, e subito una sacerdotessa si avvicinò, zoppicando, al trono. Era malconcia: aveva numerose fasciature, una al braccio, alle gambe e all’addome; tutte con tracce di incrostazioni di sangue, segno che le sue ferite erano recenti.
«Dì chi ti ha ridotto in questo stato. Chi ha ucciso le nostre sorelle in un sanguinoso attacco, ieri.» la incitò dolcemente la Dea.
La ragazza era visibilmente molto provata dalle ferite, a stento con un filo di voce riuscì a parlare:
«S-Saint di A-Athena… sono arrivati nella n-notte…io e altre due sacerdotesse s-stavamo pattugliando il confine e…e…ci hanno colte alla s-sprovvista. Non riuscii a v-vederli bene, fu tutto così r-rapido. Ricordo solo l-le loro armature dorate e le loro parole… “Athena è v-vittoriosa!”»
Mur ascoltò la ragazza e il suo sguardo non tradiva le sue emozioni: era visibilmente angosciato e preoccupato per quanto stava sentendo. Anche Kanon ascoltò esterrefatto le parole della fanciulla non riuscendo tuttavia a capire come fosse possibile; si voltò verso Alexandra e il suo sguardo d’odio gli raggelò il sangue.
«Torna al tuo riposo, Glauce» acconsentì Artemide e la ragazza si allontanò con un inchino. La Dea guardò i due cavalieri con sguardo truce.
«Non ha limiti la vostra vigliaccheria! Avete commesso un imperdonabile sbaglio a venire qui dopo ciò che avete fatto!» fece un cenno e tutte le sacerdotesse puntarono l’arco contro i due giovani, tutte tranne Deianira, la quale si limitò a guardare la scena con crescente preoccupazione.
«Ehi, fermi tutti!» prese per la prima volta la parola Kanon, facendo qualche passo avanti, mentre Alexandra lo teneva sotto tiro. «Come potete credere ad una storia simile? Quale motivo avremmo avuto? Senza contare che non saremmo stati così idioti da venire qui a chiedere aiuto dopo aver commesso un simile gesto!» disse il cavaliere con un ghigno beffardo sul volto.
La Dea gli puntò contro la  freccia che aveva in mano «Kanon di Gemini, già una volta ti sei preso gioco degli Dei. Non-farlo-nuovamente.» Artemide scandì l’ultima frase a denti stretti.
«Mia signora, chiedo la parola.» disse Mur e, al silenzio prolungato della donna, continuò: «posso garantirle che non v’è alcun Saint fra di noi che compirebbe un simile infame gesto. Tuttavia, esiste qualcuno che è capace di ordire un simile inganno, qualcuno che già ai tempi del mito creò discordia fra gli Dei…»
Artemide distolse lo sguardo e parve riflettere sulle sue parole.
«Eris…» spalancò gli occhi con un misto di stupore e rabbia.
Mur abbassò lo sguardo «La mia Dea è certa che ella è solo una pedina di questi scacchi insanguinati… qualcuno più in alto di lei regge i fili di questo inganno…»
Artemide fece cenno alle sacerdotesse di abbassare le armi. «Le accuse di Athena sono molto gravi... Quand’anche fosse vero ciò che dici, come posso esserne sicura?»
«Mi sembra piuttosto chiaro: la nostra sola presenza qui è una prova della verità» commentò stizzito Kanon.
La donna parve non ascoltare le parole del Saint «Una, e una sola, è la persona della cui verità mi fiderò» decretò «L’oracolo di Delfi, la Pizia al servizio di Apollo, mio fratello, mi dirà se la vostra è la verità» decise infine.
«Bene, allora…» iniziò a dire Kanon, ma fu interrotto dalle Dea: «Due mie sacerdotesse vi scorteranno dall’oracolo, e testimonieranno la sua risposta. Se dite il falso, non esiteranno ad uccidervi» li minacciò. «Alexandra» si rivolse poi alla sacerdotessa che si avvicinò e si inginocchiò davanti la divinità «tu accompagnerai questi due cavalieri dall’oracolo, scegli un’altra sorella per la missione e portala a termine, in qualsiasi circostanza!» ordinò.
«Si, mia Signora. Mi riservo, con il vostro permesso, qualche ora di tempo per decidere quale delle mie compagne portare» disse la ragazza.
«Sia. Spero per voi, cavalieri, che le vostre parole siano sincere» Detto ciò la divinità salì in groppa al suo cervo e, con lo stesso bagliore, svanì.
Kanon guardò scocciato il suo compagno. «Non ci posso credere! Adesso dobbiamo andare fino a Delfi perché quella sciocca crede solo alle parole della Pizia?!»
«Kanon non…» lo riprese Mur, ma venne interrotto dal tono acido di Alexandra: «Ti consiglio di tenere a freno quella lingua finché ti trovi qui. Non tollererò un altro insulto alla mia Dea»
«Senti, a me non importa affatto né di questo luogo né della tua Dea né…né di te» Kanon finì la frase poco convinto.
Deianira si avvicinò, correndo, agli altri, con il suo solito sorriso malizioso. «Alexandra, verrò io con te!» disse.
«Spetta a me scegliere, Deianira»
«Suvvia, lo sai che sono un ottimo elemento! Sono la migliore qui e lo sai! Avrai bisogno di me, ti prego!» la supplicò lei facendole gli occhi da cerbiatta.
«Si, questo è vero…» si prese del tempo per pensare poi, sconfitta, disse «Va bene, hai vinto. Prepara la tua roba, partiamo tra un’ora.»
Deianira guardò soddisfatta Kanon. “Bene, sta andando tutto per il verso giusto” pensò sornione la ragazza.
Sia Kanon che Alexandra sospirarono e all’unisono pensarono:
“Ci mancava solo questa!”
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 Cap 5 - In cammino
Era primo pomeriggio quando i quattro partirono verso Delfi. Appena varcati i confini di Parnitha, si diressero a Nord, sotto la guida di Alexandra, evitando le vie principali.
«Dovremmo impiegare circa un giorno e mezzo di cammino per raggiungere il Tempio di Apollo, dove risiede la Pizia» decretò la ragazza, mantenendo un tono glaciale.
Kanon, che fino a quel momento non aveva proferito parola, nonostante le insistenze di Deianira, si rivolse ad Alexandra:
«Ci impiegheremmo di meno se noleggiassimo un’auto in uno di questi paesi» commentò sarcastico.
«Concordo con Kanon» lo spalleggiò Deianira «E poi, prima arriviamo, prima risolveremo la faccenda».
«Non mi sembra il caso. Conciati come siamo, daremmo nell’occhio in qualsiasi cittadina della Grecia. Proseguiremo a piedi» il tono della sacerdotessa non ammetteva repliche.
Mur, dal canto suo, si limitò a concordare con Alexandra, sostenendo che non era il caso di cercare altri contrattempi e che la missione doveva svolgersi il più rapidamente possibile.
Il viaggio proseguì pressappoco serenamente: ogni tanto Deianira, che non voleva saperne di mollare la presa con Kanon, si avvicinava a questi rivolgendogli domande maliziose in merito al loro rapporto ed egli, infastidito e imbarazzato dalle discussioni, glissava i discorsi rivolgendo la parola al cavaliere dell’Ariete.
Il sole era tramontato da un pezzo e il rosso del cielo aveva lasciato il posto al profondo blu della notte. Le stelle brillavano intensamente in quella notte, neanche minimamente rischiarata dalla luna. Alexandra si fermò di colpo, constatando che erano giunti nei pressi di Thiva, l’antica Tebe. «Ci accamperemo in quelle rovine» disse indicando su di una collina poco distante delle rovine, che a causa del buio a mala pena si distinguevano «e domani mattina, alle prime luci dell’alba, proseguiremo».
Arrivati alle rovine Alexandra si sedette su di una colonna caduta: un tempo sicuramente faceva parte di un imponente tempio ma ora era solo parte di sterminate macerie sommerse dalle sterpaglie.
«Deianira» si rivolse alla compagna cercando di celare la stanchezza causata dal viaggio «vedi se riesci a rimediare dell’acqua e riempi le borracce. Domani il caldo sole dell’entroterra greco ci abbrustolirà come polli allo spiedo» detto questo lanciò le borracce alla ragazza la quale, facendo una smorfia, si allontanò con disappunto dal cavaliere dei Gemelli per inoltrarsi nel piccolo boschetto vicino.
«Io vedrò di reperire della legna per il fuoco» intervenne Mur anticipando le intenzioni della ragazza che, per tutta risposta, sorrise, per la prima volta, grata del gesto.
Kanon fissò la sacerdotessa per un momento, senza darlo a vedere, e sorrise a sua volta.
Alexandra, rimasti soli, si voltò istintivamente a guardare il giovane Saint, il quale distolse immediatamente lo sguardo tornando ad assumere la sua solita espressione apatica. Con una breve emanazione di cosmo il cavaliere della Terza Casa si liberò della sua armatura, la quale si ricompose poco distante da lui. Rimase con leggeri abiti di lino ed assaporò la fresca ebbrezza della sera sul suo corpo, alleggerito dall’assenza dell’armatura.
La sacerdotessa, senza rendersene conto, era rimasta a fissare il corpo statuario del Saint, totalmente assorta in chissà quali pensieri. Soltanto quando Kanon incrociò lo sguardo con il suo, fissandola interrogativo, girò immediatamente altrove il volto, imbarazzata. Saltando giù dalla colonna come un pupazzo a molla, si voltò dando le spalle al cavaliere e si privò anch’ella del peso del suo arco e della faretra.
Kanon, confuso per la strana reazione della ragazza, che fino a quel momento aveva ostentato un portamento fiero e freddo nei confronti di tutti, non poté tuttavia astenersi dal soffermarsi a guardare lo spettacolo che la sacerdotessa, involontariamente, gli stava offrendo: tolta la faretra, non poté fare a meno di notare che il vestito della ragazza, già di per sé molto corto, aveva anche una pronunciata scollatura sulla schiena.
Alla vista della sua schiena nuda, provò uno strano brivido; i lunghi capelli bruni che la ragazza aveva raccolto sul davanti, lasciavano scoperta una generosa porzione del suo collo e il cavaliere si ritrovò a percorrere idealmente quel tragitto che andava dal suo bel collo giù fino alla scollatura sulla schiena, e poi sempre più giù…
Quando si rese conto dei suoi pensieri, si voltò di scatto dando anch’egli le spalle alla sacerdotessa.
“Maledizione! Ma che ti prende” si rimproverò duro “non puoi fare certi pensieri, non su di lei!... anche se… in fondo lei è una bella ragazza e io sono pur sempre un uomo: la reazione è perfettamente normale. È solo mero desiderio animale, come l’ho provato tante altre volte con tutte quelle ancelle del Grande Tempio” si rassicurò lui, nonostante avesse deciso di allontanare quei pensieri pericolosi.
Fortunatamente, a salvarli da quella situazione imbarazzante ci pensò Mur, di ritorno, carico di legna da ardere.
«Ti ringrazio, Mur di Aries» disse Alexandra sorridendo e prendendo la legna dalle mani del cavaliere.
«Ti prego, chiamami semplicemente Mur e dammi del tu» rispose con un gran sorriso per poi spogliarsi anch’egli della sua armatura.
Si sedettero tutti e tre attorno al fuoco appena acceso e scoppiettante, a rompere il silenzio ci pensò nuovamente il cavaliere della Prima Casa:
«Quando arriveremo a Delfi, sono sicuro che la Pizia confermerà tutte le nostre parole, sicché l’alleanza tra di noi potrà dirsi suggellata» disse con un sorriso carico di speranza, al che la sacerdotessa volse lo sguardo altrove, visibilmente incupita.
«Non credo di sbagliare, Alexandra, nel sostenere che anche tu, in fondo, credi alle nostre parole…».
Mur le sorrise incoraggiante e lei sorrise di rimando; ma prima che riuscisse a proferire parola, venne anticipata dal cavaliere di Gemini:
«Beh, se davvero è così, poteva anche mettere una buona parola con Artemide. Forse così ci saremmo risparmiati questa inutile gitarella a Delfi» disse sprezzante.
Mur lo fulminò con lo sguardo, ma fu nulla in confronto allo sguardo che gli lanciò la sacerdotessa: uno sguardo talmente collerico che se avesse avuto il potere di incenerire, del Saint dei Gemelli non sarebbe rimasta che polvere.
«Per quale assurdo motivo avrei dovuto farlo? Con te poi! Conoscevo bene l’uomo che avevo di fronte: un traditore. Un traditore di Dei e di uomini. Perfino tuo fratello non hai risparmiato dai tuoi inganni!» Alexandra era fuori di se.
Mur si chiese istintivamente come facesse quella ragazza a sapere tutti i trascorsi di Kanon, ma quest’ultimo non gli diede neanche il tempo d formulare la domanda nella sua mente, che subito si scagliò contro lei.
«Pensi forse di sapere qualcosa di me?» le chiese di rimando, ormai furente.
«So bene cosa sei diventato» lo fronteggiò lei.
«Hai un gran coraggio a parlare tu di tradimenti! Proprio tu che hai tradito la fiducia di tutti noi per andare a servire una Dea che non significava nulla per te!» le sue parole erano colme di disprezzo.
Alexandra fece per colpire Kanon con un pugno in pieno volto, ma questi, intercettando il colpo, le afferrò il polso bloccandolo a pochi centimetri dal suo viso.
«Tu non hai mai capito niente di me. E mai capirai» disse lei e con uno strattone la ragazza si liberò dalla presa di Kanon, il quale si voltò e bofonchiando «Vado a cercare Deianira, non è ancora tornata» si addentrò nella boscaglia.
 

“Quella insolente!” pensò furibondo Kanon “Come si permette di giudicare me? proprio lei!”
Improvvisamente i ricordi si fecero strada nella sua mente.

*********************
Il sole stava tramontando al Santuario di Athena; Kanon era nell’arena e stava animatamente discutendo con lei.
«Me ne vado» disse perentoria la ragazza che aveva di fronte. Aveva i capelli bruni e corti all’altezza del viso, il quale era celato, come consuetudine, da una maschera argentata.
«Come sarebbe “me ne vado”?» rispose uno stupito e ben più giovane Kanon.
«Ho deciso di servire la Dea Artemide, mi unirò alle sue sacerdotesse, domani…» disse la ragazza celando dietro il metallo della sua maschera qualsivoglia emozione.
Kanon sentì montare la collera dentro di sé.
«Perché lo fai?» ruggì «Ci eravamo promessi di servire Athena insieme, te ne sei già dimenticata?» il suo sguardo era sconvolto.
In quel momento arrivò Saga e lei si voltò a guardarlo per un istante, per poi abbassare lo sguardo in silenzio. Kanon guardò alternatamente entrambi.
«Tu lo sapevi!» disse al gemello «lo sapevi e non hai detto o fatto nulla!».
«Kanon…» Saga provò a parlare ma venne zittito dalle parole del fratello.
«Perché mai mi stupisco. Avete sempre preso le decisioni insieme, voi due, senza mai curarvi di coinvolgermi!» Kanon guardò con rancore la ragazza che aveva di fronte e quando questa alzò lo sguardo avrebbe voluto strapparle via quella maschera  e vedere finalmente le emozioni sul suo viso. Ma non lo fece.
Alexandra si voltò dandogli le spalle e si tolse la maschera.
«Addio, Kanon!» la voce incrinata, prima di scappare via correndo lasciando ai piedi del ragazzo la  maschera.
 
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Quella fu l’ultima volta che la vide. Lei e Deianira partirono l’indomani.
Il suo cuore iniziò a battere più volte, pervaso da una moltitudine di emozioni differenti. Strinse i pugni talmente forte che le sue nocche divennero bianche.
Poi, un rumore dietro di sé lo fece trasalire.
«Kanon!» la voce di Deianira lo rassicurò. Si voltò e alle sue spalle vide la ragazza sorridente «Non volevo spaventarti» disse ridacchiando.
«Non mi hai affatto a spaventato» mentì «Ti ci vuole così tanto per riempire due misere borracce?» commentò beffardo.
«Non essere così strafottente» lo ammonì lei sorridendo per poi superarlo proseguendo sui suoi passi. «Ma visto che hai tanta fretta, puoi sempre venire a darmi una mano…» disse girandosi e lanciando a Kanon le due borracce.
«Si, certo, basta che ci sbrighiamo» tagliò corto lui seguendola.
Dopo pochi minuti arrivarono ad una fonte immersa nella vegetazione. L’acqua che sgorgava dalla sorgente creava un modesto laghetto di acqua cristallina circondato da un canneto e da altre piante acquatiche.
Kanon aprì le borracce e si avvicinò alla sorgente per riempirle. Notò che nonostante le dimensioni della pozza, l’acqua diventava subito profonda.
“Che strano…” pensò. Ogni sua riflessione però venne interrotta da Deianira: la ragazza, dopo aver posato arco e frecce, iniziò ad entrare lentamente e aggraziatamente in acqua.
«Ma che stai facendo?» Kanon era realmente confuso.
La fanciulla si voltò sorridente; il suo abito già striminzito, si era completamente bagnato diventando trasparente e aderendo perfettamente al suo corpo lasciando intravedere ogni dettaglio delle sue forme.
«A te che sembra? Faccio un bagno» rispose maliziosa.
Kanon si sforzò di mantenere il controllo, ma lo spettacolo che la sacerdotessa le stava mostrando era troppo anche per lui: aveva un corpo perfetto ed era di una bellezza disarmante.
Deianira conosceva bene le sue doti e non mostrò alcuna remora nell’utilizzarle per raggiungere il suo scopo.
«Deianira, esci, non abbiamo tempo per certe cose» Kanon si sforzò di mantenere tutto il suo autocontrollo.
Per tutta risposta la ragazza si avvicinò a lui, uscendo dall’acqua e ostentando uno sguardo da cerbiatta fintamente deluso. «Non capisco a quali “cose” ti riferisci… ma comunque, non vedo il motivo di tutta questa fretta…» i due erano tremendamente vicini, la ragazza gli si avvicinò così tanto che anche i suoi vestiti finirono per bagnarsi lasciando intravedere i suoi addominali scolpiti.
Deianira gli posò le mani sul petto e si morse il labbro avvicinandosi poi alla sua bocca.
D’un tratto l’acqua della fonte iniziò a gorgheggiare agitandosi come una pentola a bollore.
I due si separarono e Kanon si pose davanti la fanciulla mettendosi in posizione di guardia. Dall’acqua uscì un enorme drago acquatico. Aveva le sembianze di un enorme serpente a tre teste e la sua coda altrettanto grande strepitava fendendo l’aria attorno a sé. Kanon e Deianira rimasero sconcertati alla vista dell’enorme essere. Le teste del drago si contorcevano su se stesse, sibilando, finché quella nel mezzo, individuando i due intrusi, si scagliò verso di loro con le fauci aperte.
Kanon ebbe la prontezza di scansare Deianira dalla traiettoria del serpentone, per poi evitare lui stesso l’attacco con una capriola all’indietro.
Le altre due teste, inferocitesi per il colpo non andato a segno, si scagliarono insieme sul cavaliere che, muovendosi più rapidamente possibile, cercava di evitare tutti gli attacchi. Un colpo di coda del mostruoso essere lo colpì in pieno petto e il Saint venne scaraventato contro un albero, che si ruppe a causa del potente urto. Deianira quando vide Kanon in difficoltà riprese il suo arco e le sue frecce appena in tempo per scagliarne una contro l’animale che si stava avventando sul cavaliere.
La freccia sbatté contro la dura corazza dell’animale senza penetrarla, anzi venne deviata dalle dure scaglie della sua pelle.
Deianira ottenne che l’animale distolse la sua attenzione da Kanon, che nel mentre si stava rialzando, dolorante per il colpo subito; tuttavia l’enorme serpente si diresse all’attacco verso di lei che ora indietreggiava impaurita. Una delle teste partì all’attacco.
«CRYSTAL WALL!»
L’enorme testa di serpente andò a cozzare contro un muro invisibile. Subito dopo una, due, tre frecce si abbatterono a raffica sull’animale, venendo tuttavia respinte come la precedente.
Alexandra andò a soccorrere una Deianira ancora atterrita, mentre Mur, con indosso la sua armatura, si sincerava delle condizioni del compagno che, ormai rialzatosi, stava per ripartire all’attacco.
I due Saint saltarono in groppa all’enorme serpente, e cingendo due delle tre teste che si divincolavano, cercarono di spezzarle mentre l’altra testa si contorceva cercando di scacciare gli assalitori.
Nonostante ciò i due cavalieri riuscirono a spezzare il collo delle due teste che si afflosciarono subito dopo un sonoro crack. La testa rimasta iniziò a contorcersi più forte e con un colpo di coda l’animale spazzò via prima Mur e poi Kanon, il quale cadde all’indietro rimanendo a terra di fronte al mostro inferocito.
La bestia si lanciò con le fauci spalancate all’attacco ma prima che potesse raggiungere il cavaliere una freccia gli venne scagliata in bocca trapassandogli il cranio. L’animale rimase bloccato un istante per poi cadere rumorosamente a terra a pochi centimetri dal Saint di Gemini.
Kanon si voltò indietro e vide Alexandra ancora in posizione con l’arco fra le mani. Mur sospirò per lo scampato pericolo e si avvicinò a Deianira per rassicurarla, ma questa evitò  il cavaliere di Aries e si buttò fra le braccia di Kanon.
Solo allora Alexandra si rese conto delle condizioni inequivocabili in cui versavano la sua compagna e Kanon: entrambi con vestiti interamente fradici.
Una tremenda fitta al cuore la bloccò; rimase lì a fissare i due con occhi vuoti mentre Kanon ricambiava il suo sguardo senza sapere come comportarsi.
«Ma che mostruosità era?» Mur intervenne a sgelare la situazione.
La bruna sacerdotessa a quelle parole si riprese dal suo stato di catalessi: «Il drago di Cadmo…» rispose perplessa. «Ai tempi del mito, questa fonte era sorvegliata da un drago appartenente ad Ares, Dio della Guerra. Ma Cadmo lo uccise… non riesco a capire come mai fosse ancora vivo. L’unico capace di una cosa simile è proprio il divino Ares.» constatò.
«Segno che Ares non è certo dalla nostra parte» si limitò a commentare il cavaliere della Prima Casa non senza una crescente preoccupazione.
Kanon si alzò e scostò delicatamente da sé Deianira. «Se il Dio della Guerra è contro di noi, credo che dovremo prestare particolare attenzione lungo il nostro cammino» disse Kanon freddamente.
Alexandra si voltò non prestando ascolto alle parole del Saint. «Dobbiamo riposare, domani ci attende un lungo cammino» disse con la voce leggermente tremante. Si addentrò poi nel piccolo boschetto distanziando gli altri, mentre, non vista, una lacrima solitaria le bagnava il volto.
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Amv & Fanart / Gallery di Pandora
« il: 30 Agosto, 2017, 18:41:40 pm »
Ciao ragazzi, mi sto decidendo a postare qualche mio lavoro solo perchè il Boss ci ha letteralmente fracassato le balls *err è arrivato pure a minacciarmi per farmele postare sul forum :ehm: mi ha torturato ogni giorno, offeso perché non postavo ste cose anche qui :omg:
Doverose premesse:

1- Io non so disegnare, completamente. Non so nemmeno come riesco a tenere una matita in mano :zizi: ma al pc, cosa assurda, riesco a fare qualcosa in più. Non che sappia fare tanto meglio eh... però rispetto agli sgorbi fatti a matita... LOL ragion per cui tutti i miei lavori sono stati fatti prima come bozza a mano, poi scannerizzati e praticamente ridisegnati da capo al pc e colorati :sisi:

2- Tutti i miei lavori fanno riferimento a fatti e personaggi della mia fanfiction (naturalmente su saint seiya) motivo per il quale probabilmente non ci capirete una mazza LOL (il che era un pò il motivo per cui non volevo pubblicarli qui sul forum, ma va beh, gemini ci tiene :ehm: ) inoltre per questa ragione, naturalmente, sono tutti firmati con il nick che utilizzo nel sito dove pubblico la mia fic (SaintForever)

4- Difficilmente mi ritengo soddisfatta di un mio lavoro, ragion per cui spesso li riprendo e faccio modifiche e/o aggiusto cose che non mi piacciono :sisi:

3- La mia tecnica è un po' fuori dal comune: diciamo che è un mix di tecniche diverse che va appunto dallo schizzo a mano al disegno/colore digitale e poi l'aggiunta di sfondi e vari altri elementi con la tecnica del fotomontaggio. Insomma, vai con l'ingegno  :ya:

Ecco, fatte queste doverose premesse vi posto (in ordine di realizzazione) i miei lavori. Per favore abbiate pietà io non volevo *err *err

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spero di aver corretto (grazie gilga *plego )
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Ecco qua. A questo punto, per chi fosse curioso, credo che dovrò pubblicare sul forum anche la mia breve (si fa per dire :ninja: ) fic :ehm:
e dopo questa umiliazione (gemini sarai soddisfatto  :insulti: ) vado ad ammazzare il boss *plego

ps. in tutto questo spero di aver postato nella sezione giusta :ninja:

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Zona Grafica / Contest di disegno: scegliete il vostro preferito!
« il: 13 Gennaio, 2017, 10:41:37 am »
Dunque ragazzi eccoci qua! I partecipanti si sono tutti impegnati tantissimo e hanno dato il meglio per questo contest!
La scelta sarà ardua, tuttavia esprimete il vostro voto e scegliete il disegno migliore!
Il tema scelto per questo contest è la MITOLOGIA
La votazione, lo ricordo, rimarrà aperta 7 giorni. In caso di spareggio si procederà allo spareggio (della durata di un'altra settimana) fra i finalisti. Oltre la suddetta settimana si procederà ad oltranza fino al raggiungimento di un vincitore :sisi:
I risultati della votazione verranno resi noti (come da impostazione del sondaggio) al termine della suddetta settimana.
Vi ricordo inoltre i premi:

Il vincitore riceverà: una targhetta da mettere in firma, una coppa da porre nell'apposito spazio del profilo e 50 pt cosmo.
Il secondo classificato riceverà: 20 pt cosmo
Dal terzo in poi: 1 pt cosmo per ogni voto ricevuto


Detto questo avanti con le votazioni e con i commenti ai disegni :sisi: qualsiasi replica ai suddetti commenti da parte degli autori dei lavori potrà essere fatta solo a fine contest nella medesima sede.
Che vinca, come sempre, il migliore :sisi: :ok:


Disegno 1- Il Sacro e il Profano - Poseidone e Medusa


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Titolo: Il Sacro e il Profano - Poseidone e Medusa
Dettaglio aggiuntivo: La schiuma bianca del acqua marina riflette la fertilita' maschile.



Disegno 2- La fuga dalla barbarie


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Titolo: La fuga dalla barbarie
Tecnica: penne, acquarelli e colori acquarellabili



Disegno 3- Lasciati amare. Lasciami amare.


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Titolo: Lasciati amare. Lasciami amare.
Soggetto: Dafne e Apollo
Tecnica e strumenti: disegno a mano libera e inchiostrazione con inchiostro e G-pen Tachikawa, Sajipen e Fudepen, colorazione con grafite e acquerello


4
Musica / Canzoni natalizie preferite!
« il: 10 Dicembre, 2016, 19:36:15 pm »
Il titolo dice tutto  :D quali sono le vostre canzoni natalizie preferite e quali versioni di queste vi piacciono di più ? *plego potete anche postare i video per farle sentire a tutti  :yea: facciamo girare un po' di atmosfera natalizia *natalemetal

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Zona Grafica / Contest di disegno I edizione: iscrizioni aperte!
« il: 03 Dicembre, 2016, 18:13:56 pm »
Ebbene eccoci qui finalmente a lanciare la primissima edizione del contest di disegno della Terza Casa :yea:
Per coloro che non hanno partecipato alle discussioni in merito ecco qui di cosa si tratta:

Trattasi di una gara di disegno in cui i concorrenti dovranno proporre un loro lavoro originale (quindi senza copiare da disegni, opere, ecc di altri autori  :sisi: ) il quale potrà essere realizzato con la tecnica che più li aggrada (matita, penna, pittura, computer grafica ecc..  largo alla fantasia :XD: )

Il tema scelto per questa prima edizione è la MITOLOGIA: ciò vuol dire che i concorrenti dovranno orientare il loro lavoro su questo tema, che sia una rappresentazione di un mito, che sia un personaggio mitologico o che sia un personaggio che si ispiri alla mitologia (esempio Saint seiya per intenderci ) va bene :sisi: naturalmente tutti i lavori che non rispettano la tematica saranno esclusi dalla competizione.

Il vincitore verrà decretato nel seguente modo: alla fine del contest verrà aperto un sondaggio pubblico al quale possono partecipare tutti gli utenti del forum. Il lavoro che riceverà più voti vincerà la sfida, in caso di pareggio si aprirà nuovamente un sondaggio di spareggio tra i due (o più ) finalisti fino a che non si otterrà un vincitore :sisi:

Il metro di giudizio adottato sarà il seguente: attinenza al tema e valutazione personale di ogni singolo votante :sisi: in concomitanza con il sondaggio chi vota potrà esprimere un giudizio approfondito o meno su ogni lavoro nel Topic preposto o tenere il suo voto anonimo.

Le iscrizioni rimarranno aperte una settimana ergo fino al 10 dicembre .
Una volta chiuse le iscrizioni i partecipanti avranno un mese di tempo quindi dall' 11 dicembre all' 11 gennaio per ultimare e consegnare il lavoro, il quale dovrà essere inviato tramite messaggio privato a me (Pandora  :XD: ) insieme possibilmente ad un titolo :ok: per favore onde evitare problemi di copyright firmate il vostro lavoro  :sisi: non saranno concesse deroghe, chi non consegna lavoro per tempo verrà escluso dalla competizione. Quindi per favore vi chiedo, nel rispetto di chi consegnerà in tempo, di non sforare con i tempi :sisi: non vorrei si arrivasse a fare come l'ultimo contest mitologico insomma *err
Allo scadere del termine ultimo verrà aperto il sondaggio e ogni lavoro sarà mostrato al pubblico :sisi: il sondaggio rimarrà aperto 1 settimana al termine della quale se non si ottiene un vincitore si procederà allo spareggio come evidenziato sopra.

Il vincitore riceverà: una targhetta da mettere in firma, una coppa da porre nell'apposito spazio del profilo e 50 pt cosmo.
Il secondo classificato riceverà: 20 pt cosmo
Dal terzo in poi: 1 pt cosmo per ogni voto ricevuto

Se ci sono domande scrivetele di seguito e vi sarà data risposta :sisi:
Detto questo, sono ufficialmente aperte le iscrizioni!! :yea: partecipate numerosi *zitto *zitto Buon contest a tutti *plego

Partecipanti:

binosenshi
seby85
pedro_or_tiz
Pegaso Viola

6
Dunque ragazzi visto che ci sarebbero diversi partecipanti per un eventuale contest di disegno (tre sicuri a quanto pare :D ) credo sia il momento di parlare con voi del tema di suddetta gara :sisi:
inizialmente volevo aprire un sondaggio, però visto che è il primo contest di disegno ho deciso di lasciare aperta la questione, scrivete qui di seguito le vostre preferenze :sisi: saint seiya, altri anime, film, fumetti, un personaggio in particolare, quello che volete :sisi: ovviamente la discussione è aperta anche a coloro che non parteciperanno: anzi se non fossero i disegnatori stessi a decidere il tema si aggiungerebbe un pò più di difficoltà alla sfida :D naturalmente vince l'idea con più consensi :sisi:
quindi ragazzi avanti con le idee :yea: :yea:
ne voglio vedere di tutti i colori *zitto *zitto

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Zona Grafica / Contest di disegno
« il: 24 Ottobre, 2016, 21:04:32 pm »
Disegnatori professionisti e dilettanti del forum radunatevi :D visto che a quanto pare siete diventati tantissimi a sapere disegnare (assurdamente bene poi :ninja: ) avevo pensato di proporvi questo contest, come anticipato dalla domanda in oggetto: vi interesserebbe partecipare ad un contest di disegno? La cosa è semplice: si deciderà un tema (tramite sondaggio) e i partecipanti dovranno fare un disegno attenendosi al tema scelto, il disegno potrà essere fatto  a mano libera o al PC,  vedete voi :D il tema potrà essere un anime, un personaggio, quello che volete  :sisi: che ne pensate, vi può interessare? :D

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Mitologia / Contest Mitologico IV Edizione: il ritorno!
« il: 11 Maggio, 2016, 15:18:39 pm »
Eccoci qui! non credevate che ci sarebbe stata una nuova edizione eh? :D colpa di LU RE *zitto ovviamente scherzo, questo contest è si nato dalla richiesta esplicita di LU RE, ma è anche un modo per coinvolgere tutti i nuovi (ma anche i vecchi, in senso buono *plego ) utenti, anche coloro i quali partecipano attivamente al gdr e quindi molto ferrati nella scrittura :sisi:
passiamo al Contest vero e proprio...
Per coloro che non lo sanno il Contest Mitologico è una gara di scrittura. Naturalmente, tutto ruota attorno alla mitologia (qualsiasi, greca, romana, norrena, egizia e chi più ne ha più ne metta, via alla fantasia :yea: ).
Nelle precedenti edizioni veniva chiesto di riscrivere un mito o una storia con il vincolo di un argomento prestabilito (per esempio nella seconda edizione fu l'onore). Questa volta, per coinvolgere anche i giocatori del gdr, cambieremo un pò le cose.

Il racconto: requisiti
-Il racconto dovrà essere inserito nel mondo di Saint Seiya, indifferentemente se nel contesto della serie classica, Hades, Lost Canvas, ND, Episode G, ecc.

-Bisogna obbligatoriamente inserire la componente mitologica (non dovrebbe essere un vincolo troppo drastico, trattandosi di saint seiya :D ) che sia nei personaggi o negli antagonisti o che si faccia riferimento ad un mito.
 
-La componente mitologica, trattandosi di un contest mitologico, appunto, non può limitarsi a quella intrinsecamente contenuta nel mondo saint seiya ma deve essere espressa ulteriormente, come da regolamento, nelle figure dei nemici, dei personaggi o nella rievocazione di un mito.

-Il racconto deve essere autoconclusivo. Sarà possibile lasciare un finale aperto ma, per intenderci, non deve essere inteso come "la prima parte di una storia".

-Il racconto non deve essere diviso in capitoli.

-Sarà possibile, per coloro che lo vorranno, inserire nella storia i propri personaggi del gdr,facendo però attenzione a non soffermarsi sull'idea che tutti conoscano il personaggio, dal momento che non tutti seguono il gdr. Faccio un esempio: non scrivete un racconto dando per scontato che si conosca il background del personaggio, cercate al contrario di dare nel racconto tutte le informazioni necessarie affinchè chiunque riesca a seguire la storia da voi narrata.

-Per quanto riguarda la lunghezza del racconto non vorrei mettervi limiti ma cercate di contenervi in entrambi i sensi LOL niente "nasce, cresce, corre" ma neanche divine commedie per intenderci :D

-Per la tematica guida del racconto... ho deciso di lasciarvi carta bianca :D date pure libero sfogo alla fantasia :sisi:


SCADENZE
Questo è molto importante :sisi:
Le iscrizioni rimarranno aperte per due settimane a partire da oggi (11 maggio - 25 maggio)
Una volta chiuse le iscrizioni tutti i partecipanti avranno un mese di tempo per consegnare i propri lavori (25 maggio - 25 giugno)
I lavori dovranno essere tutti inviati ai supervisori del Contest il cui unico ruolo sarà quello di raccogliere i racconti e verificare che rispettino sia i requisiti che le regole base :sisi:

Regole da rispettare:
-è permesso utilizzare un linguaggio piuttosto volgare visto che si tratta di un testo creativo purchè ovviamente non si esageri
-è vietato insultare un'altro utente nel proprio testo
-è vietato ogni tipo di plagio, s'intende fra gli utenti che partecipano perchè dopotutto essendo una rielaborazione di un mito è normale che ci possano essere similitudiniXD ovviamente se si verificassero testi fin troppo simili per una questione di giustizia verrebbero automaticamente squalificati entrambi
-è permesso raccontare scene un pò spinte nel proprio testo visto che nei miti è una cosa ricorrente tuttavia sarebbe meglio non spingersi troppo oltre utilizzando termini volgari al contrario sarebbe gradito raccontarlo nella maniera più romantica e/o sentimentale possibile.

Ci tengo a ribadire che, come nelle precedenti edizioni, i racconti che non rispettano queste regole verranno squalificati :sisi:

Il Vincitore
Il vincitore, come nella precedente edizione, verrà scelto tramite un sondaggio pubblico che rimarrà aperto una settimana (2 luglio - 9 luglio).
Per garantire una votazione priva di simpatie i racconti verranno resi pubblici in via anonima, ciò vuol dire che non si saprà l'autore fino a votazione conclusa.
I premi verranno assegnati con lo stesso criterio dei precedenti contest:
-una targhetta, un trofeo ed un bonus di punti cosmo (che verrà calcolato in base ad il numero dei parecipanti: +5 per ogni partecipante al contest) per il vincitore.
-un bonus di punti cosmo pari al numero di voti ricevuti al sondaggio pubblico per coloro che non hanno vinto.

Coppa



Targhetta




Partecipanti provvisoriamente squalificati:
Cosa accade a chi si trova in questa posizione: se dovesse mandarci il racconto durante la settimana che precede quella della votazione (25 giugno - 2 luglio) ed avesse una scusante valida allora sarà riammesso, se però il suo racconto ci viene inviato più tardi di questa settimana (e quindi durante quella del sondaggio) o non ci viene inviato, questo passerà definitivamente fra gli squalificati.


I responsabili
Questi sono i nominativi ai quali dovrete mandare i vostri racconti (almeno ad uno di loro). I responsabili si premureranno, come detto, di controllare i racconti, di comunicare fra loro eventuali scorrettezze e di prendere insieme una decisione in caso di squalifica :sisi: Allo scadere del tempo limite apriranno il topic delle votazioni.
Come potete vedere, per ora ci sono solo io. Chiunque volesse collaborare come responsabile scriva qui sotto la candidatura. Per evitare confusione accetto solo i primi 3 candidati (non saprei quale altro criterio di selezione adottare scusate :-[ ). Mi sembra scontato ma lo dico ugualmente :ninja: nessuno dei partecipanti al contest può proporsi come responsabile e viceversa.

Pandora
WhiteSary

Mi pare di non aver scordato nulla :uhm:
Beh buon lavoro e....

ISCRIZIONI CHIUSE

Partecipanti
Gilgamesh
seby85
Lyfia Tachibana
LU RE

ATTENZIONE: aggiornamento importante
Dunque ragazzi visti i problemi che molti di voi stanno riscontrando ho deciso di spostare la data di consegna al 9 luglio. Ne consegue che dal 9 luglio stesso verrà aperto il sondaggio per decretare il vincitore, inoltre il sondaggio, visto che nel periodo estivo c'è poca affluenza, rimarrà aperto due settimane invece che una :sisi:

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Quelli della Terza Casa / COMICON 2016
« il: 11 Febbraio, 2016, 18:01:49 pm »
Non sarà l'evento di Lucca, però è sempre una bella occasione per gli appassionati di divertirsi e di guardare qualche cosplay  :yea: quest'anno si terrà dal 22 al 25 aprile
Dunque, c'è qualcuno del nostro forum che parteciperà?
Io e il boss ci saremo sicuramente anche se non sappiamo il giorno/i preciso  :D
Forza terza casa  :metal: se siamo un bel gruppetto faccio stampare magliette e cappellini :ya:

10
Quelli della Terza Casa / Piccola comunicazione di servizio ^^'
« il: 16 Ottobre, 2015, 14:28:29 pm »
Accidenti... è un mare di tempo che mi preparo le parole per dirvi ciò che vi devo dire e ora che è arrivato il momento di farlo non so cosa scrivere :O_O:
ok, vado dritta al punto che forse è meglio: da diversi anni ormai, in effetti da prima di iscrivermi alla terza casa, io e un altro utente abbiamo una relazione, si insomma siamo fidanzati :sisi: e da qui partiranno un casino di domande, prima fra tutte perchè non lo hai/avete detto subito? è lecito, avete ragione. In effetti, se devo essere sincera, non lo so nemmeno io :nono: forse per paura di un atteggiamento diverso da parte di voi altri, forse per privacy, forse semplicemente perchè volevamo tenere la nostra vita privata separata da tutto il resto :boh: sicuramente voi mi direte che non sarebbe accaduto nulla di tutto ciò perchè, in fondo, non c'è nulla di male in una relazione fra utenti, del resto già ci sono e nessuno si è mai scandalizzato :zizi: e io sono d'accordissimo però probabilmente nel nostro caso sarebbe stato un pò diverso :^^'':  senza tanti giri di parole: il fatto è che l'utente in questione, la persona che amo e con cui convivo ormai da un anno, non è esattamente un utente comune... ecco si tratta di Gemini...
eh, si... avete capito bene, il Boss che conoscete tutti :^^'':
detto questo probabilmente molti di voi capiranno tutte le motivazioni che ci stanno dietro senza che spenda ulteriori parole :zizi:
perchè stiamo scoprendo le carte ora?... vedete anche se si tratta solo di un forum, anche se non ci siamo mai conosciuti direttamente, sia io che Gemini consideriamo molti di voi veramente amici, e per estensione questo forum è come una famiglia :sisi: oggi per noi è un giorno un pò particolare perchè è il nostro anniversario e parlandone insieme abbiamo deciso che eravamo stanchi di tenervi all'oscuro di questa cosa. Ci sentiamo in colpa per non averlo mai detto fino ad ora e speriamo tanto che nessuno ce l'abbia con noi per questo :nuu: solo due persone in questo forum sapevano, in privato, della nostra relazione e questo perchè con loro si è instaurato un rapporto di amicizia ancora più profondo. Anzi colgo l'occasione per ringraziarli di aver rispettato la nostra decisione di non dire nulla, so che non erano tenuti a farlo però si sono comportati da veri amici :sisi:
Solo vorrei mettere in chiaro una cosa: anche se adesso sapete di noi, io rimango Pandora, quella pazza esaurita che tutti voi conoscete :yea: e Gemini rimane sempre il Boss. Nel senso che non voglio che cambi il modo che avete di vederci :nono: spero abbiate capito che intendo :^^'':
Ecco. Ora sapete tutto :sisi: ora vado ad accertarmi che Gemini non sia scappato nel mentre LOL

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Mitologia / Il castello di Mars: fra Saint Seiya e realtà
« il: 23 Dicembre, 2014, 16:15:45 pm »
Dopo tempo immemore ho trovato un pochino di tempo di dedicarmi di nuovo a questa sezione *plego ringrazio anche il Boss perchè ho visto che in mia assenza ha aperto un topic "fra saint seiya e realtà" dedicato alla Palaestra e devo dire che lo ha curato benissimo :sisi:
Sicuramente moltissimi di voi lo avranno già notato, ma per quelli di voi che non lo hanno fatto credo che troveranno questo riscontro abbastanza interessante :D

Conosciamo tutti il castello di Mars, posizionato accanto alla sua Torre di Babele (sulla quale non apro un altro topic perchè il riferimento è a dir poco palese :zizi: ), il Dio lo utilizza come una sorta di base operativa e vi tiene rinchiusa Aria :sisi:

Ebbene, chiunque sia stato in Spagna o semplicemente ha un minimo di conoscenze artistiche non potrà non aver notato la grande somiglianza del suddetto castello con la chiesa, celeberrima, della Sagrada Familia che si trova a Barcellona, in Spagna :sisi:


L'aspetto esteriore, come si può notare è davvero molto simile: da notare le torri davvero molto rassomiglianti specie per il decoro


Anche l'ingresso è chiaramente ispirato a quello della famosa chiesa, o perlomeno lo è a quello che si trova in una delle due facciate, quello detto della natività, come si può notare facendo il confronto fra queste due immagini:


Naturalmente si può notare che le due strutture non sono perfettamente identiche: se le guardiamo attentamente noteremo che l'originale ha molte meno torri rispetto a quelle del castello di Mars :sisi:

Come è possibile? perchè queste differenze con l'originale? si sono sbagliati o è stato voluto?
Ovviamente non possiamo sapere cosa abbiano pensato gli ideatori ma io un'dea me la sono fatta :D  sappiamo tutti, o forse no :ninja: , che la Sagrada Familia è ancora in fase di costruzione (pensate dal lontano 1882) e che il progetto originale prevede ben 18 torri come potete notare da queste due immagini
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Che coincidenza che quelle del castello di Mars siano proprio 18, non trovate? :D Evidentemente gli ideatori hanno pensato di anticipare "un pò"  (si fa per dire visto che la Sagrada Familia dovrebbe risultare così più o meno nel 2026 LOL ) i tempi e di fare questo bel regalo mostrandola, almeno lì, finita :sisi: e per la gioia del suo ideatore originale, il caro vecchio genio Gaudì :zizi:
Che dire? che Saint Seiya sia pieno di riferimenti a opere/monumenti/luoghi originali lo sapevamo, ma dobbiamo ammettere che non finisce mai di stupirci :D
Ci tengo a precisare che vorrei aggiungere ancora qualcosa a questo articolo, non lo considero ancora ultimato, però per mancanza di ulteriore tempo sono costretta a rinviare l'aggiornamento :nuu:
Va beh, alla prossima! :yea:

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Sicuramente avrete seguito le proteste, per diverse ragioni, che da qualche mese vanno avanti contro, in particolar modo, la riforma universitaria e, per estensione, contro il governo attuale. Oggi dopo che il governo ha ottenuto la fiducia si assiste in tutta Italia a cortei di protesta più o meno pacifici. A Roma nello specifico come potete vedere non è così, anzi ci sono stati episodi di vera e propria guerriglia. Naturalmente essendo un argomento delicato vi prego di discutere con toni pacati per non dover chiudere il topic.

Tratto da IlMessaggero.it

ROMA (14 dicembre) - Studenti in piazza, scontri, cortei e manifestazioni in tutta Italia nel giorno della fiducia al governo. A Roma scontri fra forze dell'ordine e manifestanti con feriti e momenti di grave tensione in centro. Oltre agli studenti, partecipa alla manifestazione il coordinamento Uniti contro la crisi, di cui fanno parte gli operai della Fiom, gli aquilani, gli esponenti dei centri sociali e i cittadini di Terzigno che protestano contro il termovalorizzatore.

Venti feriti. Il bilancio è di 20 feriti fra manifestanti e forze dell'ordine. Durante la manifestazione sono stati dati alle fiamme mezzi dell'Ama, distrutti bancomat e vetrine, bruciata una Mercedes su Lungotevere, divelti sanpietrini. Feriti anche tre carabinieri.

Assalto ai finanzieri. In via del Corso Guardia di Finanza assaltata con fumogeni, pietre, bastoni. Un gruppo di manifestanti si è scagliato contro i blindati con dentro i finanzieri che sono stati picchiati con mazze. Le camionette della Guardia di finanza sono riuscite a sfuggire all'assalto e sono state oggetto del lancio di pietre e bastoni. Contro i mezzi i teppisti hanno scagliato anche cassonetti. In aiuto dei finanzieri sono arrivati polizia e carabinieri che hanno lanciato lacrimogeni. Il gruppo è stato caricato dalla polizia. I teppisti, alcune centinaia, sono arretrati verso piazza del Popolo, lanciando pietre, bottiglie e fumogeni contro gli agenti, dopo aver tentato di costruire una barricata con qualunque cosa alla loro portata, anche panchine e cassonetti di ghisa. Lungo il percorso molti atti di vandalismo, danneggiati anche alcuni motorini. Un teppista mostra anche lo scudo di un poliziotto come un trofeo.

Petardi e lanci di vernice al Senato. Le esplosioni sono state almeno sei. Cariche della polizia nei pressi di Palazzo Madama quando i manifestanti hanno tentato di assaltare alcuni blindati armati di pale e mattonelle, prese da un camioncino. Il furgoncino pieno di picconi, martelli e mattoni è parcheggiato a corso Rinascimento. Il bilancio è di quattro feriti in modo lieve: uno studente e 3 carabinieri.

Scontri anche alla Camera. Scontri anche vicino alla Camera dove alcuni manifestanti hanno esploso tre bombe carta in via degli Uffici del Vicario. Le forze dell'ordine hanno tentato di respingere un gruppo di manifestanti che avevano lanciato vernice ed uova.

Bomba carta contro Del Turco. Una bomba carta è stata lanciata contro Ottaviano Del Turco, che lasciava il Senato da alcuni manifestanti.

Assalto alla Protezione Civile. Un gruppo di manifestanti staccatisi dal corteo in corso per le vie di Roma ha assaltato la sede del dipartimento della Protezione Civile, in via Ulpiano. I manifestanti hanno rotto alcune vetrate e lanciato all'interno uova, fumogeni e bombe carta. Nell'assalto nessuno sarebbe rimasto ferito.

Piazza Augusto Imperatore. Scenario da guerriglia urbana in Piazza Augusto Imperatore a Roma. Mentre carabinieri e polizia sono schierati, con tanto di scudi e manganelli, per bloccare l'ingresso della piazza verso via del Corso, alcuni manifestanti hanno dato fuoco a insegne, cassonetti dei rifiuti e pancali di legno, bloccando così a metà la piazza. Hanno divelto anche alcuni sanpietrini che ora sono in mezzo alla strada, mentre al lato della piazza i vigili del fuoco continuano a lavorare per spegnere l'incendio provocato dai manifestanti ad un mezzo della raccolta differenziata dell'Ama.

I manifestanti sono stati respinti a piazzale Flaminio dalle forze dell'ordine che hanno posizionato dei blindati per chiudere la storica porta d'accesso a piazza del Popolo. Da piazzale Flaminio continua il lancio di oggetti verso le forze dell'ordine mentre i vigili del fuoco stanno spegnendo i due incendi, quello in via del Corso e in via del Babuino dove erano andati in fiamme rispettivamente vari oggetti e un blindato: intanto un'altra colonna di fumo nero si alza da via Maria di Savoia, dove i manifestanti hanno incendiato tre cassonetti e svariati motorini.

I blindati delle forze dell'ordine hanno chiuso con i blindati Porta del Popolo
, ovvero la porta che accede su piazza del Popolo, per impedire ai black bloc di muoversi verso via del Corso. I teppisti si trovano ora dalle parte di Piazzale Flaminio dove hanno dato alle fiamme cassonetti e sacchetti della spazzatura. Il Tridente, ovvero via del Corso, via del Babuino e via di Ripetta, risulta ora isolato: via del Babuino è bloccata dall' incendio di un blindato e di alcune auto, via di Ripetta chiusa da agenti e blindati e via del Corso 'chiusà dalla barricata in fiamme creata dai teppisti. Inoltre alcuni black bloc sono asserragliati sul Pincio.

Agenti della polizia, dei carabinieri e della guardia di finanza caricano i manifestanti in piazzale Flaminio.
Un agente della polizia in assetto antisommossa preparandosi a caricare ha esclamato: «annamo che mo se divertimo».

Sono 40 circa i manifestanti medicati finora dagli operatori dell'Ares 118 in seguito agli scontri avvenuti su via del Corso e nelle strade limitrofe. A quanto si apprende, al momento nessuno è stato trasportato in ospedale. Numerose le ambulanze che hanno raggiunto il centro storico della città per soccorrere i feriti.

Milano.
Una cinquantina di studenti ha fatto irruzione in piazza Affari, all'interno della sede della borsa, dove hanno esposto uno striscione con scritto: «Siete un'accozzaglia di affaristi razzisti, dovete darci il denaro». Ricacciati fuori dall'edificio, gli studenti sono rimasti in piazza lanciando numerosi petardi contro gli ingressi della borsa e scandendo slogan.

Torino. Gli studenti che da questa mattina in corteo stanno sfilando per le vie del centro città per protestare contro il governo e la riforma della scuola hanno raggiunto poco fa la sede del Pdl piemontese. I manifestanti hanno lanciato uova e fumogeni contro il palazzo che è presidiato dalle forze dell'ordine.

Palermo. Un gruppo di studenti ha bloccato l'aeroporto di Palermo, un altro lunghissimo corteo, formato da circa diecimila ragazzi, il traffico nel sottopassaggio che congiunge la zona della Cala con il porto di Palermo. Gli studenti sembrano intenzionati ad entrare anche al porto, dove sono stati chiusi i cancelli d'accesso. Tantissimi gli striscioni e i cori contro il governo Berlusconi e il ministro Gelmini.

Genova. Un corteo di circa 500 studenti ha occupato il varco portuale di Ponte Etiopia al porto di Sampierdarena e viale Canepa. Gli studenti hanno steso lo striscione studenti e lavoratori uniti verso lo sciopero generale e hanno letto al megafono l'articolo 9 della Costituzione e la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.

Ecco alcune foto

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Ecco un video
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Mitologia / Saint Seiya attraverso il mito: speciale divinità
« il: 03 Luglio, 2010, 17:14:06 pm »
Dopo l'analisi di bronze, silver, gold, marine e spectre non potevamo di certo tralasciare le figure mitologiche più importanti: le divinità :ok:
Buona lettura^^

Lo Staff Mitologico

Mitologia greca

Atena
Atena


Figlia di Zeus e Metide (dea della sapienza e della prudenza) già dalla nascita presenta particolarità uniche. Zeus infatti, temendo la profezia secondo la quale i figli di Metide sarebbero stati più potenti del padre anche se questi fosse stato il Sommo Zeus, convinse Metide a trasformarsi in una mosca e la inghiottì dopo aver giaciuto con lei, la dea però portava già in grembo il nascituro. La dei immediatamente iniziò a fare un elmo ed un elmo la futura figlia e i colpi di martello che dava durante la costruzione dell'elmo procurarono a Zeus un forte mal di testa. Efesto, o secondo altre versioni Prometeo, con un'ascia bipenne spaccò la testa del padre degli dei e ne uscì Atena già vestita ed armata, fu sempre ritratta come la fliglia prediletta di Zeus. Alcune versioni del mito narrano che Zeus in persona le regalò l'Egida, secondo alcuni studiosi però essa sarebbe lo scudo, che era una specie di corazza di pelle di capra, notiamo poi che la dea è spesso rappresentata con l'elmo, lo scudo con affissa la testa della gorgone Medusa che Perseo le offrì in dono per rigranziarla di averlo assistito nelle sue imprese, e la Nike, dea della vittoria (spesso era anche raffigurata con una lancia impugnata), nel palmo della mano. Atena era la dea della saggezza, la sapienza, la tesstura e degli aspetti più nobili della guerra (guerra difensiva e mai offensiva, guerra strategica volta anche ad avere meno vittime possibili tra il suo esercito e quello nemico) al contrario di Ares che era il dio degli aspetti più rudi e cruenti della guerra. Animale sacro alla dea e spesso raffigurato insieme a lei, sul suo capo, è la civetta, uccello notturno che vede benissimo anche di notte e che simboleggia quanto la sapienza penetri anche il buio dell'ignoranza più scura. La dea fu protrettrice di molti eroi tra cui Odisseo, Eracle e Perseo. Diversi erano gli epiteti che la caratterizzavano:
- Glaukòpis: dallo sguardo scintillante, ancora una volta notiamo come è tipico di questa dea l'accostamento con una vista limpida ed acuta (vd. glaùkos=lucente+ops=occhio, sguardo; da notare che in greco antico il sostantivo che voleva dire "civetta" aveva la stessa radice di questo epiteto, era infatti glaùx)
- Pallade: secondo alcune versioni del mito era il nome di una compagna di giochi della dea che morì durante una simulazione di guerra e per questo la dea aggiunse al suo il nome dell'amica, in segno di lutto insomma, secondo altre invece Pallade era uno dei giganti sconfitti dalla dea.
- Parthènos: appellativo che vuol dire vergine poichè la dea non si unì mai ad alcun dio o uomo (da qui vd. Partenone di Atene).
A lei erano anche consacrate le fanciulle dotate di poteri che oggi definiamo soprannaturali.
Nella mitologia poi vediamo che la dea è protrettrice di alcuni tra gli eroi più famosi:
- Dopo aver scoperto che Poseidone si era congiunto alla bella Medusa nel suo tempio la dea, per punire tale profanazione rese Medusa il mostro che conosciamo con la capacità di pietrificare con il solo sguardo le persone, unitamente a ciò inoltre Atena le trasformò la parte inferiore del corpo di modo che ella non potesse più congiungersi con alcuno. Successivamente aiutò Perseo nello sconfiggere Medusa e l'eroe come dono votivo, come abbiamo visto, le regalò lo scudo al quale era fissata la testa della Gorgone.
- Oltre alla lotta contro gli uccelli dello Stinfalo la dea aiutò Eracle in diverse delle sue dodici fatiche tra cui ricordiamo quella del Leone di Nemea in cui insegnò al giovane fratellastro come squoiare il leone.
- Grazie al suo multiforme ingeno (Polùtropos) Odisseo entrò nelle grazie della dea che lo aiutò in varie occasioni per esempio entrò nei sogni di Nausicaa, figlia di Alcinoo re dei Feaci, per spingerla a soccorrere il suo protetto ed aiutarlo ad arrivare ad Itaca. Una volta poi giunto in patria la dea gli si presenta sotto mentite spoglie raccontandogli che la moglie si era risposata e che tutti lo credevano morto, l'eroe a sua volta scopre la dea che si celava dietro la falsa apparenza ed Atena lodando la sua sagacia gli spiega cosa deve fare e cambia le sue sembianze di modo che nessuno lo riconosca.


Altri miti legati alla dea sono:
- Erittonio: re innovatore di Atene protetto sempre dalla dea, attorno alla sua nascita e alla sua figura legata alla dea vi sono diverse versioni del mito:
1) Mentre Efesto tentava di giacere Atena il suo seme cadde a terra e nacque Erittonio, figlio dunque di Efesto e della Terra, la dea decisa di tenere con sè il piccolo quale madre adottiva.
2) Dopo il tentativo fallito di Efesto, Atena con una pezza di lana si ripuli la coscia dal seme del dio e gettò a terra la pezza e nacque Erittonio, figlio dunque della Lana e della Terra.
3) Efesto volle sposare Atena che scomparve improvvisamente dal talamo nunziale e così il seme del dio cadde sulla terra e nacque Erittonio. La dea affidò il bimbo, che aveva la parte inferiore del corpo a forma di serpente, alle tre figlie di Cecrope ma spinta dalla curiosità Agraulo aprì la cesta dove vi era Erittonio e dato il suo mostruoso aspetto sia lei sia le sorelle impazzirono e si lanciarono dall'Acropoli morendo.
4) Secondo altre versioni del mito la dea affidò la cesta con il piccolo Erittonio alle tre figlie di Cecrope perchè doveva recarsi a prendere una montagna per costruire l'acropoli di Atena, due di queste, Erse e Pandroso, aprirono la cesta e impazzirono di terrore alla sua vista lanciandosi da una scogliera. Un corvo volò ad informare la dea che lasciò cadere la montagna che divenne il monte Licabetto e che trasformo in nere le piume dell'uccello che le portò tale sgradevole ed infausta notizia facendo dunque dell'animale portatore di infausti presagi e di sventure.
Agraulo.
Hermes invaghito della di lei sorella, Erse, mentre le tre sorelle erano presso il tempio di Atena chiede ad Argulo come avrebbe potuto sedurre Erse, questa richiede al dio in cambio del denaro ed Ermes le da il denaro che loro stesse avevano offerto alla dea. Per punire l'avidità di Argulo Atena ordinò all'invidia di impadronirsi di lei e la fanciulla ne rimase pietrificata.
Tiresia.
Secondo alcune versioni del mito Tiresia sorprese la dea mentre si faceva il bagno ed Atena per punirlo di tale atto oltraggioso lo rese cieco, la madre di Tiresia, Cercilo, supplicò la dea di far tornare il figlio a vedere ma a quel punto nemmeno Atena era in grado di ridargli la vista e, spinta da pietà verso Cercilo, per riparare a ciò che aveva fatto fece dono a Tiresia della profezia.
Aracne.
Costei andò vantandosi di essere più brava a tessere persino della dea della tessitura stessa, Atena, la quale si recò dalla donna sotto le sembianze di una vecchia chiedendole di pentirsi e chiedere perdono per l'atto di hùbris (arroganza, tracotanza) commesso, Aracne invece sfidò la vecchia ad una gara di tessitura e questa svelò le sue divine sembianze ed accettò la sfida. Mentre la dea aveva tessuto un arazzo con le scene della sua contesa con Poseidone per la città di Atene, Aracne fece un arazzo con rappresentato Zeus preso in giro per le sue innumerevoli amanti, per punire codesta ulteriore tracotanza Atena trasformò in un ragno la donna obbligandola quindi a tessere comunque per sempre la sua tela.

Contesa di Atena e Poseidone per il dominio su Atene
Quando ancora la città non aveva nome i due dei si contendevano il dominio su essa, le due divinità decisero di risolvere la questione in modo pacifico facendo dono ciascuno di qualcosa di utile ai cittadini i quali avrebbero in base ad essi deciso quale sarebbe stata la divinità patrona. Poseidone conficcò nella terra il suo tridente e ne scaturì una sorgente d'acqua che però era non potabile in quanto salata (secondo altre versioni offrì ai cittadini il primo cavallo), Atena invece il primo albero di ulivo e i cittadini constatando che quel dono avrebbe loro portato legna, olio e cibo scelsero come loro patrona Atena e diedero alla città il nome divino. Nonostante questo Poseidone fu sempre benevolo verso la città che lo ricambio con una devozione seconda solo a quella verso Atena: Atene infatti raggiunse il suo massimo sviluppo grazie al commercio marittimo.
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Poseidone
Poseidone,


Figlio di Crono e Rea e dunque fratello di Zeus, Ade ed Era secondo alcune versioni del mito rimase con i fratelli nel grembo paterno dopo essere stato inghiottio finchè non fu liberato da Zeus, secondo altre invece, come Zeus fu salvato dalla madre così lo fu anche lui che crebbe sull'isola di Rodi cresciuto ed accudito dai Telchini e da Cefira, la figlia di Oceano. Una volta cresciuto si innamorò poi della fsorella dei Telchini, Alia, da cui ebbe sei figli ed una figlia, Rodo, da cui l'isola prese il nome. Dopo la vittoria di Zeus sul padre nella ripartizione dei domini a Poseidone toccò quello delle acque divenne quindi il dio dei mari, e stando all'antico Inno Omerico in suo onore, protettore dei naviganti (salvatore di naviganti) ma anche dio dei cavalli (domatore di cavalli) e dei terremoti (ricordiamo il suo appellativo scuotitore della terra). Secondo alcune fonti prima che Apollo ne assumesse il controllo Poseidone era uno dei custodi dell'oracolo di Delfi. Durante la fondazione di nuove colonie il dio proteggeva la navigazione dei coloni verso la propria destinazione ed aiutava a scoprire le acque lustrali per i sacrifici agli dei che propiziavano la fondazione di una nuova colonia. A lui Ippocrate fa risalire certi tipi di epilessia.
Insieme al nipote Apollo servi Laomedonte, re di Troia, per aver offeso Zeus, il sovrano chiese ai due dei di costruire una imponente cinta muraria intorno alla città aggiungendo che li avrebbe ricompensati. A lavori ultimati però Laomedonte non tenne fede alla parola data e Poseidone fece attaccare Troia da un mostro marino in seguito sconfitto da Eracle.


Nell'Iliade vediamo che il dio è schierato con i Greci ma tuttavia nel XX Libro salva Enea quando questi sta per essere ucciso da Achille.
Nell'Odissea vediamo quanto fosse funesto a coloro che hanno osato recargli offesa (come Odisseo che aveva ucciso suo figlio Polifemo) e quanto fosse necessaria la sua protezione per una buona navigazione e per giungere sani e salvi alla meta. Infatti nel suo aspetto benevolo Poseidone faceva sorgere nuove isole e donava una favorevole e calma marea per i naviganti.
Come il fratello Zeus era un amante appassionato e tra i suoi figli più famosi, oltre al già citato Polifemo, ricordiamo:
- I gemelli Pelia e Neleo, nati da dalla sua unione con Tiro, moglie di Creteo, innamoratà del dio fluviale Enipeo che però la rifiutò. Invaghitosi della donna Poseidone ne assunse le sembianze per unirsi a lei.
- Teseo della cui madre Etra, secondo alcune versioni del mito, si approfittò Poseidone.
- Pegaso, il cavallo alato nato dal sangue che sgorgò dal collo mozzato della Gorgone Medusa che assunse tale aspetto proprio perchè puntia da Atena che l'aveva sorpresa congiungersi a Poseidone nel suo tempio.
Secondo quanto Platone ci dice ne il Crizia era divinità patrona e fondatrice del mitico continente perduto di Atlantide.
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Ade
Ade


Figlio di Crono e Rea era fratello, tra gli altri, di Zeus e Poseidone e partecipò alla guerra contro i Titani in occasione della quale i Ciclopi per lui costruirono la kunèe, copricapo di pelle animale con il dono dell'invisibilità grazie al quale riuscì ad introdursi nella dimora paterna e sottrarre a Crono le sue armi di modo che mentre Poseidone lo minacciava col suo tridente Zeus potè colpirlo con la folgore. Successivamente la kunèe divenne l'elmo dell'invisibilità che Ade diede in prestito all'eroe Perseo nella sua impresa di uccidere la Gorgone Medusa. Dopo la vittoria su Crono a lui toccò in sorte il dominio sul regno dell'oltretomba che abbandonò in due sole occasioni: per il rapimento di Persefone e per curarsi le ferite infertegli da Eracle. Secondo la tradizione poi era il dio più brutto e raccapricciante di tutti ed era padrone delle greggi solari dell'isola di Erizia, detta anche Isola Rossa, ove quotidianamente moriva il sole. Si narra che ebbe una figlia: Macaria il cui nome significa buona morte. Ad Ade si sacrificava solo nelle ore notturne e voltando il viso da un'altra parte nel terrore di vederlo, i greci antichi tanto lo temevano e ne riconoscevano la grandezza che lo stesso regno dell'oltretomba era chiamato come il suo signore e padrone: Ade appunto.
 Tra i mortali solo Teseo, Piritoo, Eracle ed Orfeo lo videro:
- Teseo e Piritoo furono dal dio ingannati e condannati rimanere seduti presso i seggi che li trattenevano sino a che Eracle non giunse a liberarli riuscendo però a salvare solo Teseo.
- Orfeo invece ammaliò con il soave suono della sua lira sia lui sia la consorte Persefone che concessero all'anima di Euridice di tornare in vita a condizione che Orfeo non si voltasse a guardarla sino a che entrambi non fossero giunti sulla terra.
Secondo il mito narrato da Platone nel Gorgia Ade si lamentò col fratello Zeus del fatto che il giudizio sui morituri non fosse equo e quindi da allora giudici e anime si confrontarono da morti e non più da vivi, in tal modo il giudizio risultava più obiettivo. Ade si lamento con Zeus anche per quanto riguarda Asclepio, figlio di Apollo, che resuscitava i morti rubando così diverse anime dall'oltretomba.


Il ratto di Persefone.
Innamoratosi follemente della nipote Persefone, figlia di sua sorella Demetra, dea delle messi, con il permesso di Zeus egli la rapì. Demetra, dopo aver vagato per ogni dove alla disperata ricerca della figlia, appresa la verità lasciò indignata l'Olimpo procurando carestie in tutta la Terra, Zeus allora si adoperò affinchè Persefone, se ancora non avesse mangiato i frutti del regno dei morti, venisse restituita alla madre. Ade apparentemente non si oppose ma molto astutamente consigliò a Persefone, che sin dal giorno del rapimento era diginuna, di rifocillarsi prima di mettersi in viaggio e le offrì un melograno. La fanciulla prima di incamminarsi verso Eleusi ne mangiò sei chicchi e fu vista da Ascalafo e in questo modo venne a compimento l'inganno teso da Ade. Demetra era furiosa per questa cosa e Zeus propose un compromesso: dal momento che Persefone non aveva mangiato un frutto intero sarebbe stata con la madre sei mesi (sei come i chicchi di melograno da lei mangiati) e i restanti sei con lo sposo, nacquero cosi le stagioni: primavera ed estate quando Persefone era sulla terra e la madre gioiva di questo, autunno e inverno, quando ella stava con il consorte e la madre si struggeva per la sua assenza.
Dopo le nozze secondo alcune versioni del mito Ade si invaghì della ninfa Menta, Persefone, accecata dalla gelosia, la aggredì e quando la ninfa la minacciò oltretutto alludendo alle sue arti amorose maggiori di quelle di Persefone, la signora degli inferi si adirò e la fece a pezzi. Impietosito Ade la trasformo nella pianta di menta che però Demetra rese sterile, incapace di dare frutti. In seguito Ade rapì la ninfa Leuce che Persefone trasformò in un pioppo bianco vicino alla fontana della memoria.
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Apollo
Apollo

Dio delle arti, della medicina, della musica, della profezia e del sole spirituale che illumina l'anima quindi è logico anche che sia il patrono della profezia (mentre Helios era il dio del Sole fisico) nella tarda antichità greca assunse anche il titolo di dio del Sole. Vari miti narrano di questo dio:
1) Poco più che bambino, Apollo volle uccidere il drago ctonio Piton, colpevole di aver tentato di stuprare Lato mentre questa era incinta del dio. Apollo lo uccise presso la sua tana, situata nei pressi della fonte Castalia nei pressi di Delfi, città dove sarebbe poi sorto l'oracolo a lui dedicato. Un altro mito racconta invece come si vendicò terribilmente di Niobe, regina di Tebe, la quale, eccessivamente fiera dei suoi quattordici figli ( sette maschi e sette femmine), aveva deriso Leto per averne avuti solo due. Per salvare l'onore della madre, Apollo, insieme con sua sorella Artemide, utilizzò il suo terribile arco per uccidere la donna ed i suoi figli, risparmiandone solo due.
2) Apollo sfidò il satiro Marsia, (o, secondo altre fonti, venne da questi sfidato) in una gara musicale di flauto, in seguito alla vittoria, per punire l'ardire del satiro, che si era impudentemente vantato di essere più bravo di lui, lo fece legare ad un albero e scorticare vivo.
3) Apollo ebbe una sfida musicale con il dio Pan, che aveva osato affermare di essere più bravo del dio a suonare, il giudice di tale contesa fu Tmolo, dio di una montagna omonima in Lidia: esso rimase incantato quando Pan suonò il suo strumento, incoraggiato dal sostegno del suo buon amico Mida, ma appena Apollo sfiorò le corde della sua lira, Tmolo non poté che dichiarare il dio vincitore della gara. Mida protestò vivamente per questa decisione, ed arrivò a mettere in dubbio l'imparzialità dell'arbitro. Apollo, offeso, trasformò le orecchie dell'irrispettoso umano in orecchie d'asino.
4) Quando Zeus uccise Asclepio, figlio di Apollo, come punizione per aver osato resuscitare i morti con il suo talento medico, il dio per vendetta massacrò i Ciclopi, che avevano forgiato i fulmini di Zeus. Stando alla tragedia di Euripide Alcesti, come punizione per questo suo gesto Apollo venne costretto dallo stesso Zeus a servire l'umano Admeto, re di Fere, per nove anni. Apollo lavorò dunque presso il re come pastore, e venne da questi trattato in modo tanto gentile che, allo scadere dei nove anni, gli concesse un dono: fece sì che le sue mucche partorissero solo figli gemelli. In seguito, il dio aiutò Admeto ad ottenere la mano di Alcesti, che per volere del padre sarebbe potuta andare in sposa solo a chi fosse riuscito a mettere il giogo a due bestie feroci: Apollo gli regalò dunque un carro trainato da un leone e un cinghiale.


5) Un mito narrato negli Inni Omerici descrive l'incontro tra il giovane Hermes ed Apollo: il dioappena nato sfuggì  alla madre Maya e iniziò a vagabondare per la Tessaglia, fino ad imbattersi nel gregge di Admeto, custodito da Apollo. Hermes riuscì con uno stratagemma a rubare gli animali e, dopo essersi nascosto in una grotta, usò gli intestini di alcuni di essi per confezionarsi una lira. Quando Apollo, infuriato, riuscì a rintracciare Hermes e a pretendere, con l'appoggio di Zeus, la restituzione del bestiame, non poté fare a meno di innamorarsi dello strumento e del suo suono, ed accettò infine di lasciare ad Ermes il maltolto, in cambio della lira, che sarebbe diventata da allora uno dei suoi simboli.
6) L'inizio del'Iliade di Omero vede Apollo schierato a fianco dei Troiani, durante la guerra di Troia. Il dio era infatti infuriato con i Greci, in particolare con Agamennone per il rapimento da questi perpetrato di Criseide, giovane figlia di Crise, sacerdote di Apollo; per vendicare l'affronto il dio decimò le schiere Achee con le sue terribili frecce, fino a che il re a capo dei Greci non acconsentì a rilasciare la prigioniera, pretendendo in cambio Briseide, schiava di Achille. Questo fatto provocò l'ira dell'eroe mirmidone. Apollo continuò comunque a parteggiare per i Troiani: in un'occasione salvò la vita ad Enea impegnato in duello da Diomede. In seguito, aiutò Paride ad uccidere Achille, guidando la freccia da questi scagliata nel tallone dell'eroe, il suo unico punto debole. Da non dimenticare infine,l'importantissimo aiuto che il dio offrì ad Ettore e ad Euforbo nel combattimento che li vedeva avversari del potente Patroclo, il dio infatti, oltre ad aver stordito il giovane, confuso per il re mirmidone vista l'armatura che indossava, lo privò di quest'ultima sciogliendola come neve al sole. Distrusse perfino la punta della lancia con cui Patroclo stava mietendo vittime tra le file Troiane.
7) Un giorno, Cupido, stanco delle continue derisioni di Apollo, che vantava il titolo di dio più bello, dio della poesia nonché un arciere migliore di lui, colpì il dio con una delle sue frecce d'oro, facendolo cadere perdutamente innamorato della ninfa Daphne. Allo stesso tempo però, colpì anche la ninfa, con una freccia di piombo arrugginita e spuntata, stregandola in modo che rifiutasse l'amore di Apollo e addirittura rabbrividisse per l'orrore alla sua vista. Perseguitata dal dio innamorato, la ninfa, piangendo e gridando, chiese aiuto a Zeus che la tramutò in una pianta di lauro, o alloro. Apollo pianse abbracciando il tronco di Daphne che ormai era un albero. Per questo il lauro divenne la pianta prediletta da Apollo con la quale era solito far ornare i suoi templiò.
8 ) Apollo sostiene Giacinto morente, dipinto di Jean BorcUno dei miti più conosciuti riferiti al dio è quello della sua triste storia d'amore con il principe spartano Giacinto, mito narrato, fra gli altri, da Ovidio nelle sue Metamorfosi. I due si amavano profondamente, quando un giorno, mentre si stavano allenando nel lancio del disco, il giovane venne colpito alla testa dall'attrezzo lanciato da Apollo, spintogli contro da Zefiro, geloso dell'affetto tra i due. Ferito a morte, Giacinto non poté che accasciarsi tra le braccia del compagno che, impotente, lo trasformò nel rosso fiore che porta il suo nome, e con le sue lacrime tracciò sui suoi petali le lettere άί (ai), che in greco è un'esclamazione di dolore. Da ricordare che in questo mito viene svelata,nuovamente,la perfida personalità che talvota riemerge dall'animo del dio...infatti,saputo che Tamiri,un altro pretendente alla compagnia di Giacinto (per inciso fu il primo uomo ad innamorarsi di un individuo del suo stesso sesso) reputava di superare le muse nelle loro arti, il dio, con estremo piacere andò dalle sue alieve per riferire tali parole...le muse allora,privarono il povero Tamiri, reo di presunzione, privandolo della vista ,della voce e della memoria.
9) Per sedurre Cassandra, figlia del re di Troia Priamo, Apollo le promise il dono della profezia. Tuttavia, dopo aver accettato il patto, la donna si tirò indietro, rimangiandosi la parola data. Il dio allora, sputandole sulle labbra, le diede sì il dono di vedere il futuro, ma la condannò a non venir mai creduta per le sue previsioni.
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Eris
Eris

Eris, che in greco antico vuol dire lite e\o conflitto, era la dea della discordia, legata ad Ares, cui spesso si accompagna, e secondo Stazio (Tebaide) faceva da guardia al palazzo del dio della guerra, in Tracia. Eris era raffigurata sullo scudo di Eracle, nell'atto di volteggiare intorno a Phobos (la paura), e la sua immagine terrificante era riprodotta anche sullo scudo di Achille. Virgilio la pone all'ingresso dell'Ade, con serpi in luogo dei capelli, che tiene annodate con bende intrise di sangue.
Nascita e parentele
Secondo Omero e Quinto Smirneo, Eris era sorella di Ares, e dunque figlia di Era e Zeus.
Un altro mito, riportato da Ovidio e dal Primo Mitografo Vaticano, narra che Eris e Ares siano stati concepiti da Era semplicemente toccando un fiore, senza che la dea giacesse con il divino consorte Zeus.
Per Esiodo, "Teogonia", invece sua madre fu la Notte, che la generò senza bisogno di accoppiarsi, mentre secondo Igino la concepì con Erebo.
Eris risulterebbe quindi appartenere all'era preolimpica,in effetti il suo ruolo nel mito è frequentemente quello tipico delle altre personificazioni di concetti: la dea è un'incarnazione di una delle forze cui sono soggetti i mortali e le stesse divinità, ma non ha una storia propria né caratteristiche che la individuino, oltre a quelle strettamente legate alla sua funzione.
Sono fratelli e sorelle di Eris secondo Esiodo (Teogonia): Moros (il destino avverso), Ker (la morte violenta), Thanatos (la morte), Hypnos (il sonno) e la tribù degli Oneiroi (i sogni), Momos (la colpa), Oizys (la miseria), Nemesi (la vendetta), Apate (l'inganno), Philotes (l'amicizia), Geras (la vecchiaia), i Keres ( i destini fatali), le Esperidi e le Moire filatrici del destino. A questo elenco, Igino aggiunge: Letum (dissoluzione), Continenza, Lysimele (amore), Epifrone (prudenza), Porfirione, Epafo, Petulanza, Eufrosine (benevolenza), Misericordia e Styx (l'odio).
Sempre secondo Esiodo (Teogonia), Eris diede alla luce Ponos (travaglio, fatica), Lethe (oblio, dimenticanza), Limos (fame), Algea (i dolori), Isminai (i combattimenti), Makhai (le battaglie), Fonoi (gli omicidi), Androktasiai (le stragi), Neikea (i litigi), Pseudo-logoi (le bugie), Amfilogie (le dispute), Disnomia (la disobbedienza alle leggi), Ate (errore, rovina) e Horkos (giuramento). Per quest'ultimo figlio fu assistita nel parto dalle Erinni, cui sarebbe poi spettato il compito di perseguitare e uccidere chiunque non tenga fede ai propri voti (questa notizia ci è nota dal Le opere e i giorni).
Natura e carattere
Generalmente Eris è descritta come una dea spietata e sanguinaria, animatrice dei conflitti e delle guerre tra gli uomini, dei quali gode e si rallegra.
Omero (Iliade. IV) ne offre un illuminante ritratto, descrivendola come una piccola cosa, all'inizio che cresce fino ad avanzare a grandi falcate sulla terra, con la testa che giunge a colpire i cieli, seminando odio fra gli uomini e acuendone le sofferenze. Forse per questo il poeta le attribuisce anche l'epiteto di signora del dolore. Una simile rappresentazione si ritrova anche in Quinto Smirneo: mentre Eris cresce a dismisura, la terra trema sotto i suoi piedi, la sua lancia ferisce il cielo, dalla sua bocca si sprigionano fiamme spaventose, mentre la sua voce tonante accende gli animi degli uomini.
Anche Esopo nelle sue Favole riprende lo stesso tema: Eracle stava attraversando uno stretto passaggio quando nota una mela che giace al suolo, la colpisce ripetutamente con la sua clava, ma ad ogni percossa la mela raddoppia le sue dimensioni, fino a ostruire completamente il suo cammino. Atena, accorgendosi della cosa, spiega ad Eracle come quella mela sia in realtà Aporia ed Eris: se lasciata a sé stessa, rimane piccola, ma a combatterla si ottiene solo di ingigantirla.
Esiodo ne Le Opere e i Giorni ricorda che la dea ha, oltre a quella violenta, anche un'altra natura che, se compresa, può essere d'aiuto ai mortali: quando si presenta nella forma della competizione, la dea è di stimolo agli uomini, spingendoli a superare i propri limiti e permettendo loro di conseguire risultati che la loro innata pigrizia renderebbe altrimenti irraggiungibili.


Eris nel mito
Vediamo nei racconti della mitologia greca solo brevi apparizioni sui campi di battaglia, specie durante la guerra di Troia. Ricordiamo che la dea vi è spesso inviata da Zeus per aizzare con le sue grida gli spiriti dei combattenti: non solo quelli dei greci, per i quali parteggia come il fratello Ares, ma anche quelli dei troiani. Il suo accanimento supera però quello del fratello, al punto che Eris spesso rimane a gioire del sangue versato dagli uomini anche dopo che gli altri dei si sono ritirati, e ama passeggiare fra i corpi dei morti e dei morenti una volta che lo scontro si è concluso.
Di lei sappiamo che forgiò l'alabarda con cui l'amazzone Pentesilea, figlia di Ares, combatté nella guerra di Troia, e che apparve in sogno a Dioniso, sotto le mentite spoglie di Rea per rimproverare al dio i suoi ozi ed esortarlo a riprendere la battaglia con il re d'India, allettandolo con la prefigurazione della sua prossima ascesa all'Olimpo. Aiutò inoltre Efesto a forgiare la collana di Armonia, che svolse il suo ruolo funesto nelle vicende dei Sette contro Tebe e dei loro Epigoni (Sofocle, "I sette contro Tebe").
Stando a Nonno, fu l'ancella di Tifone durante la battaglia del mostro con Zeus, che invece era fiancheggiato da Nike.
Eris ebbe un ruolo anche nella vicenda del vello d'oro (vd. Euripide, "Oreste"), nell'epoca in cui questo era entrato in possesso di Tieste, consentendogli di diventare re di Micene, ai danni dell'altro pretendente al trono, Atreo. Zeus, che prediligeva quest'ultimo, ottenne da Tieste la promessa che avrebbe ceduto il trono se il sole avesse cambiato il suo corso. Quindi, il dio inviò Eris sul cammino del carro di Elio, e la dea pose il sentiero della sera sotto gli zoccoli del cavallo dell'alba, di modo che il sole quel giorno, giunto a metà della volta celeste, invertì il suo normale tragitto e tramontò a oriente.
Quando poi Politecno e Aedona di Colofone vantarono di amarsi più di Zeus e Era, la dea infuriata inviò Eris fra di loro per far nascere una disputa, il cui esito finale fu l'assassinio del marito da parte di Aedona.
Il pomo della Discordia
L'episodio più famoso che vede come protagonista la dea è quello del pomo della discordia: furiosa per essere stata volutamente esclusa dal banchetto nuziale di Peleo e Teti (poichè avrebbe guastato la festa), Eris giunse a pensare di scagliare i Titani contro gli altri dei dell'Olimpo. Invece per compiere la sua vendetta scelse poi un modo molto più sottile e subdolo: presentatasi ove si teneva il banchetto, fece rotolare a terra una mela d'oro, secondo alcuni presa nel giardino delle Esperidi, dichiarando che era destinata "alla più bella" fra le divine convitate. Sorse una disputa fra Era, Atena e Afrodite per l'assegnazione del pomo e del relativo titolo di "più bella", condusse al giudizio di Paride (che scelse Afrodite la quale gli promise che avrebbe avuto per sè la più bella delle donne, rifiutanto la saggezza offeragli da Atena e gli onori e glori offertigli da Era) e in seguito al ratto di Elena che originò la guerra di Troia.
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Ares
Ares


Nascita e indicazioni principali sulla sua figura mitica
Nella mitologia greca Ares è figlio di Zeus ed Era. E' il dio solo degli aspetti più selvaggi e feroci della guerra, e della lotta intesa come sete di sangue.
Secondo Omero (Iliade)Ares era un dio del quale diffidare sempre. Il suo luogo di nascita e la sua dimora sono in Tracia, ai limiti estremi della Grecia, un paese abitato da una popolazione barbara e bellicosa secondo quanto ci dicono Omero ed Ovidio; e proprio in Tracia, sempre secondo Omero (Odissea) Ares decise di ritirarsi dopo che venne colto in fragrante con Afrodite.
Atena, la sorellastra di Ares, era considerata anche lei dea della guerra ma il suo campo di azione era quello delle strategie di combattimento e dell'astuzia applicata alle battaglie quasi sempre ingaggiate a scopo difensivo, mentre Ares prediligeva gli improvvisi ed imprevedibili scoppi di furia e violenza indiscriminata applicando una guerra di tipo sostanzialmente offensivo.
La parola Ares fino all'epoca classica fu usata anche come aggettivo dal significato infuriato o bellicoso, ad esempio si ricordano le forme "Zeus Areios", "Athena Areia", o anche" Aphrodite Areia". Alcune iscrizioni risalenti all'epoca Micenea riportano Enyalios, un nome che è sopravvissuto fino all'epoca classica come epiteto di Ares.
Pur essendo protagonista nelle vicende belliche, raramente Ares risultava vincitore. Era più frequente, che si ritirasse vergognosamente dalla contesa, come quando combattè a fianco di Ettore contro Diomede, o nella mischia degli Dei sotto le mura di Troia: in entrambi i casi si rifugiò sull'Olimpo perché messo in seria difficoltà - direttamente o indirettamente - da Atena. Altre volte la sua furia brutale si trovò contrapposta alla lucida astuzia e alla forza di Eracle, come nell'episodio dello scontro dell'eroe con suo figlio Cicno.
I Romani identificarono Ares con il dio Marte, che a sua volta era un'antica divinità guerriera degli indoeuropei, la cui figura aveva però assunto in territorio latino caratteristiche differenti, essendo una divinità molto più complessa e importante dell'Ares greco. Fu anche assunta dagli Etruschi col nome di Maris.
I suoi Simboli
Omero, Iliade, ci riporta che Ares aveva una quadriga trainata da quattro cavalli immortali dal respiro infuocato, legati al carro con finimenti d'oro. Tra tutti gli dei si distingueva per la sua armatura luccicante di bronzo ed in battaglia solitamente usava una lancia. I suoi animali sacri erano il cane e l'avvoltoio. I suoi uccelli sacri erano il barbagianni, il picchio, il gufo reale e, specialmente nel sud della Grecia, l'avvoltoio. Secondo le Argonautiche di Apollonio Rodio gli uccelli di Ares, mentre si muovevano come uno stormo e lasciando cadere piume appuntite come dardi, difendevano il suo tempio costruito dalle Amazzoni su di un'isola vicina alla costa del Mar Nero.


Ares a Sparta
Il culto di Ares non era molto diffuso nell'antica Grecia, tranne che a Sparta dove veniva invocato perché concedesse il suo favore prima delle battaglie e, nonostante sia presente nelle leggende riguardanti la fondazione di Tebe è uno degli dei sul conto del quale gli antichi miti meno si soffermano. A Sparta c’era una statua di Ares che lo ritraeva incatenato, a simboleggiare che lo spirito della guerra e della vittoria non avrebbero mai potuto lasciare la città; durante le cerimonie in suo onore venivano sacrificati cani.
Ares nell'Iliade
Nell'Iliade Ares non aveva stretto alleanze fisse con nessuno dei contendenti, e neppure mostrava rispetto per Temi, dea dell'ordine e della giustizia. Promise ad Atena ed ad Era di schierarsi dalla parte degli Achei, ma Afrodite fu abile a convincerlo a passare invece al fianco dei Troiani. Nel corso della guerra Diomede, mentre si stava scontrando con Ettore, vide Ares che combatteva nello schieramento troiano ed ordinò così ai suoi uomini di ripiegare lentamente. Il dio guidò personalmente la lama di Ettore contro numerosi guerrieri achei, uccidendo Teutrante, Oreste, Treco, Eleno, Enomao ed Oresbio, mentre da solo massacrò il forte Perifante. Sua madre Era si accorse di quest’inopportuna intromissione e chiese a Zeus il permesso di allontanare il figlio dal campo di battaglia. La dea esortò poi Diomede ad attaccare Ares, così l'eroe gli scagliò contro una lancia e il suo urlo di battaglia spaventò tanto i Troiani quanto gli Achei. Atena fece in modo che la lancia colpisse Ares che urlando di dolore fuggì sull'Olimpo costringendo i Troiani a ritirarsi. Era poi, durante l'attacco alle navi, scese sulla terra per vendicare il figlio non curandosi di ritorsioni di Zeus, ma venne fermata da Atena che la convince a restare dicendo che anche le altre divinità sarebbero state punite. Successivamente, quando Zeus permise agli dei di partecipare nuovamente alla guerra, Ares tentò di scontrarsi con Atena per vendicarsi della ferita precedentemente subita, ma fu nuovamente battuto e ferito in quanto la dea lo colpì scagliandogli contro un grosso masso.
Ares ed Afrodite
Secono Omero (vd. aedo che la palazzo di Alcinoo canta la storia dei due amanti, Odissea) Helios vide Ares ed Afrodite che si incontravano di nascosto nella camera di Efesto e quindi andò a riferirglielo. Efesto decise di preparare una tete di sottilissimo metallo con la quale legare i due amanti clandestini. Al momento giusto fece scattare la sua trappola e i due finirono così bloccati in una posizione intima e moltocompromettente. Il marito oltraggiato da cotal tradimento perpetrato da moglie e fratello chiamò gli altri dei dell'Olimpo per mostrare loro i due amanti. Le dee per pudore si rifiutarono di andare, ma gli dei andarono senza indugiare. Alcuni si abbandonarono a commenti sulla bellezza di Afrodite, altri osservarono che avrebbero volentieri preso il posto di Ares: tutti si fecero beffe di loro. Una volta liberati Ares, imbarazzato e pieno di vergogna, se ne andò via tornando nella sua terra natale, la Tracia. Una versione del mito di epoca più tarda narra che Ares aveva messo di guardia alla porta Alectrione perché lo avvisasse dell'arrivo di Helios, dato che sapeva che se li avesse scoperti lo avrebbe rivelato ad Efesto, ma egli finì per addormentarsi. Ares, visto che Alectrione non aveva rispettato la sua mansione, si infuriò e per punirlo lo trasformò in un gallo, animale che da allora non dimentica mai al mattino di avvisare dell'arrivo del sole.
La fondazione di Tebe
Uno dei miti più importanti riguardo ad Ares è quello che tratta del suo coinvolgimento nella fondazione della città di Tebe in Beozia: Cadmo aveva ricevuto dall'Oracolo di Delfi l'ordine di seguire una vacca e fondare una città nel luogo ove si fosse fermata. L'animale si fermò presso una fonte custodita da un drago acquatico sacro ad Ares. Cadmo uccise il mostro e, su consiglio di Atena, ne seminò al suolo i denti: da questi nacquero istantaneamente dei guerrieri, gli Sparti che aiutarono Cadmo a fondare quella che sarebbe appunto diventata Tebe. Cadmo, prima di diventarne il re dovette però servire Ares per otto anni per espiare l'affronto fattogli uccidendo il drago, nonché sposare la figlia del dio e di Afrodite, Armonia per appianare la discordia tra loro sorta.
Scontro con Eracle
Suo figlio Cicno, che abitava in Macedonia, era talmente sanguinario da aver tentato di costruire un tempio dedicato al padre usando le ossa ed i teschi dei viaggiatori da lui trucidati. Questo mostro venne a sua volta ucciso da Eracle: la sua morte suscitò l'ira di Ares che a sua volta si scontrò con Eracle, uscenendone alla fine ferito e sconfitto.
La disavventura con i giganti
La dea Dione (Odissea) riferisce alla figlia Afrodite che i due semidei Aloadi, Oto ed Efialte, una volta incatenarono Ares e lo misero in un vaso di bronzo dove restò imprigionato per tredici mesi ovvero un anno lunare. Ma Eribea, la matrigna dei due giganti, informò Hermes di cosa avevano fatto i due. Apprendiamo poi nell'Odissea che Ares rimase chiuso nel vaso ad urlare e lamentarsi finché Hermes non andò a salvarlo mentre Artemide indusse nel contempo con un trucco Oto ed Efialte ad uccidersi l'un l'altro.
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Tutorial grafici / 1° Esame Photofiltre
« il: 17 Giugno, 2010, 13:29:58 pm »
1° Esame Photofiltre
Prova finale per Apprendisti

Docenti di corso:
Pandora
giglio96

Eccoci dunque arrivati alla prova finale cari studenti, tuttavia, dal momento che alcuni non hanno consegnato lavori alle precedenti lezioni, con gli altri insegnanti abbiamo stabilito che prima di farvi svolgere l'esame dovrete consegnare i suddetti lavori. Abbiamo preso questa decisione poichè i lavori non consegnati valgono come valutazione nulla e perciò vi farebbero abbassare la media.
Pertanto avrete fino al 23 Giugno per consegnare i lavori mancanti, prima di quella data, per correttezza, non vi sarà rivelata la natura dell'esame. Per coloro i quali non consegneranno i lavori precedenti i voti negativi faranno media con gli altri.

Regole dell'esame
- Potrete consegnare il lavoro svolto solo una volta e questo una volta esposto non si potrà cambiare.
- Sarà necessario consegnare entro i termini stabiliti, pena l'abbassamento del voto a meno che non si presenti una scusante valida che verrà valutata da tutti gli insegnanti.
- Si pregano sia i partecipanti che gli altri utenti di non fare commenti sui lavori prima della conclusione dell'esame, sarà compito dei moderatori di sezione cancellare eventuali messaggi di questo tipo.
- Qualsiasi dubbio sull'esame si potrà chiedere in privato ad uno dei docenti di corso, ma non potrete chiedere aiuto a questi per svolgere i lavori.

Modalità di svolgimento e valutazione
- I lavori finiti dovranno essere postati insieme alle immagini di partenza.
- La valutazione complessiva dell'esame sarà la media fra i voti dei lavori delle varie lezioni e il voto dell'esame, naturalmente quest'ultimo avrà un peso maggiore.
- Per dare un voto i docenti potranno servirsi della valutazione riguardante l'impegno e la costanza.
- Gli allievi che avranno una valutazione finale pari o superiore a 6 verranno promossi e passeranno allo status successivo.
- Gli allievi che non supereranno l'esame avranno la possibilità di svolgere un ulteriore esame alla sessione successiva che si svolgerà dopo un tot di tempo stabilito dai docenti ed entro il quale potranno esercitarsi per colmare le lacune.

Tempi di svolgimento
L'esame avrà inizio giorno 23 Giugno e dovrete consegnare entro e non oltre giorno 30 Giugno.

ESAME
Oggi 23 Giugno, come già detto, ha inizio l'esame per apprendisti di photofiltre. L'esame verterà sostanzialmente sulle lezioni affrontate e naturalmente richiederà anche un minimo di inventiva e buon gusto.
Dal momento che alcuni di voi non hanno svolto lavori per alcune lezioni abbiamo deciso di proporvi due tracce, scegliere di svolgerne una fra quelle date:

1 Traccia
Creare un set firma e avatar con personaggi e tema a piacere, applicare almeno un metodo o effetto mostrato in una delle lezioni.
Parametri da rispettare:
-Dimensioni: Firma (500x250) Avatar (200x250)

Voto massimo: 8

2 Traccia
Creare una firma di tema libero che rispetti le seguenti condizioni:
-Dimensioni firma: 500x250
-Colori: bicromatica (utilizzare solo due colori, fare riferimento alla lezione 3).
-Effetti: cornice con trasparenza, vari ed eventuali.
-Testo: ad effetto libero.

Voto massimo: 10

Vi ricordo che avrete tempo fino al 30 Giugno per postare i vostri lavori qui di seguito, in caso non poteste fare l'esame contattatemi via mp.

Buon lavoro :ok:





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Tutorial grafici / Scuola Grafica La terza casa: III lezione Photofiltre
« il: 09 Maggio, 2010, 22:37:34 pm »
Scuola Grafica La Terza Casa
III Lezione: Cambiare colore alle immagini

Docenti di corso:
Pandora
giglio96

Analogamente all'argomento trattato nella terza lezione di photoshop oggi vi insegneremo come cambiare colore alle immagini con un metodo semplicissimo e rapido :ok:

Cambiare colore alle immagini
Cambiare colore alle immagini può essere molto complicato ma con questo metodo vedrete che vi risulterà molto facile, come esempio prendo la stessa immagine della lezione di photoshop:
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Una volta aperta la nostra immagine duplicate lo sfondo in modo da creare un altro livello identico come vi abbiamo insegnato nelle precedenti lezioni.
Fatto questo selezionate il nuovo livello e dalla barra degli strumenti in alto cliccate sul pulsante "variazioni tinta"
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vi si aprirà una finestra nella quale troverete l'anteprima dell'immagine, una scala graduata con le tonalità di colore e due metodi di colorazione.
Solitamente il metodo più bello è il secondo perchè aggiusta contrasto e saturazione.
Scegliete il colore che più vi piace e cliccate su ok. Come vedrete si colorerà tutta l'immagine ma se volete colorare solo alcune parti di questa vi basterà utilizzare la gomma e cancellare da questo livello le parti che non volevate colorare. Naturalmente vi abbiamo mostrato come cambiare colore ad una parte dell'immagine ma naturalmente lo stesso metodo lo potrete usare per cambiare saturazione, contrasto, tonalità di colore, farle in bianco e nero, seppia ecc a determinate parti d'immagine.
Se tutto va bene il risultato sarà questo:
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Compiti per casa
Come compiti dovete cambiare colore ad almeno due immagini a scelta, se volete cambiando più colori invece che uno soltanto^^

Spero che questa lezione, benché breve, sia stata semplice^^ se avete dubbi chiedete pure come sempre :ok:

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