Saint Seiya GS - Il Forum della Terza Casa


Autore Topic: Serie Fate/Stay Night  (Letto 196942 volte)

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Online Gilgamesh

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Re: Fate stay night + Fate Zero
« Risposta #1245 il: 18 Maggio, 2014, 10:21:46 am »
davvero pucciolo? :pucci:
non mi illudere per favore, non sopporterei una delusione come il night :paura:

Io non ricordo alcuna altra scena con Gilgamesh e Sakura, se non nell'Heaven's Feel. Però forse c'era una cosa simile nell'Unlimited Blade Works :uhm:
Comunque di sicuro sono al 100% convinto che quei vestiti Gilgamesh non li indossa nella route Fate :sisi: Almeno nella novel :ninja:

Offline WhiteSary

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Re: Fate stay night + Fate Zero
« Risposta #1246 il: 18 Maggio, 2014, 21:29:37 pm »
così a memoria della novel, quella sequenza (l'incontro tra Sakura e Gilgamesh) dovrebbe essere esclusiva di Heaven's Feel.
Mother. Fucking. Heaven's. Feel. :pucci:

:metal: :metal: :metal:
Sia lodato il Sacro Graal :yea: :yea: :yea:

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Re: Fate stay night + Fate Zero
« Risposta #1247 il: 31 Maggio, 2014, 22:22:25 pm »
Eeee finalmente anche il terzo capitolo di Fate/Apocrypha è concluso :yea:
Anche se credo non interessi a nessuno, io lo posto lo stesso :ya:

Capitolo 3.1

Spoiler
"Gentilezza, umiltà, onestà, purezza, fede - nel cuore della Fanciulla risiedeva tutto questo, e nient'altro"

Place du Vieux Marché, Rouen

Parole di dannazione le venivano addosso, come una melodia proveniente da un luogo infinitamente lontano. Lei gli prestò ben poca attenzione. Dire che non stava soffrendo sarebbe una menzogna, ma si trattava di una sofferenza che poteva sopportare.
Provava inoltre pochissima paura. Aveva abbandonato emozioni come la delusione e il rimpianto nel momento stesso in cui aveva deciso di combattere, e non avrebbero più trovato strada nel suo cuore.
Non voleva venir trascinata, e così camminava senza traccia di esitazione, senza incespicare. Inconsciamente si portò una mano al petto, ma la sua croce le era stata strappata: non c'era più nulla ad alleggerirle il cuore, e per questo si sentiva molto triste.
Si era appena resa conto di questa mancanza che un inglese corse verso di lei, reggendo con reverenza una croce di legno che sembrava assemblata alla bellemmeglio. La Fanciulla ringraziò l'uomo mentre questi si inginocchiava con il volto rigato di lacrime. Persino nella condanna sembrava ci fosse ancora qualcuno in grado di piangere per lei.
Come la dannazione è come una melodia che giunge da un luogo lontano, così il dolore è come la ninna nanna di una madre.
Le sue mani vennero legate molto strette ad un palo di legno alle sue spalle, forse per ricordarle di non tentare la fuga. Ma che senso avrebbe avuto fuggire dopo essere giunta fin lì?
Il prete terminò di leggere la sua sentenza e scagliò la torcia sui legni ai suoi piedi, che presero subito fuoco: gli inglesi temevano più di ogni altra cosa perdere la propria carne così, per loro, il rogo era la più terribile delle punizioni.
Le fiamme le lambirono la pelle, ustionandola e carbonizzandole le ossa. Ed ella chiamò il nome del Signore e della Santa Madre, ancora e ancora...

Le tue preghiere erano solo menzogne...

La denunciavano incessantemente con quelle parole. Ma tutto ciò che provava era perplessità... come poteva una preghiera essere vera o falsa? Una preghiera non è altro che una preghiera, la sua natura non cambia al variare di chi viene invocato in essa.
Voleva spiegar loro tutto ciò, ma nessuna parola le usciva dalle labbra. D'improvviso vide davanti a sé una scena del passato... un villaggio semplice, una famiglia ordinaria. Vide sé stessa, la pazza che fuggì via gettando via tutto ciò.
Sì... forse era stata una folle. Dopo tutto, sapeva fin dal principio che sarebbe finita così. Lei, più di chiunque altro, aveva compreso il fato che l'attendeva.

Le cose non sarebbero finite così se tu gli avessi semplicemente girato le spalle...

Sì, era vero. Se avesse chiuso le orecchie a quella voce ed avesse abbandonato i soldati ai loro lamenti - a quale salvezza potevano aspirare? - avrebbe proseguito la sua vita, si sarebbe sposata vivendo con suo marito e i loro figli. Sarebbe stato il naturale corso della vita, e lei sapeva bene di aver avuto, un tempo, un futuro del genere.
Ma aveva rinunciato tutto ciò per un percorso più importante.
Aveva scelto di impugnare la spada, indossare un'armatura e sollevare uno stendardo cavalcando in prima linea.

Sapevi che sarebbe finita così?

Sì, certo che lo sapeva. Lo aveva saputo durante tutto il periodo in cui aveva combattuto, sapeva che quella sarebbe stata la sua fine. E per questo, ovviamente, sarebbe stata ritenuta una stupida, ma lei non sarebbe mai caduta nell'auto-derisione.

"Molte sono levite che ho salvato... quindi percorrere questo sentiero non può essere stato un errore"

Quelle immagini - il passato, il futuro perduto e la crudele realtà - erano nulla paragonati alle sue preghiere.
Semplicemente ella pregava, e offriva sé stessa. Anche se tutti avrebbero condannato le sue azioni come sbagliate... Io non tradirà me stessa.
Non aveva intenzione di guardare indietro, alla via che aveva percorso, né di piangere il futuro a cui aveva rinunciato... desiderava solo riposare in pace.
Persino nel mezzo di quella follia selvaggia tutto ciò che risiedeva nel suo cuore era una preghiera, vuota da ogni rimpianto e carica di null'altro che sincerità.

Oh Signore, dono a Te tutta me stessa...

Erano le sue ultime parole. La sua coscienza si spense, e le furono risparmiate ulteriori sofferenze. Il sogno della ragazza si scontrò con la realtà e terminò. Sì, il sogno della ragazza era finito... ma quello della Fanciulla era solo all'inizio.

*************


RICERCA...................INIZIATA
RICERCA.................COMPLETATA

UGUAGLIANZA PERFETTA

STRUTTURA FISICA........COMPATIBILE
STRUTTURA SPIRITuALE....COMPATIBILE
PERSONALITA'............COMPATIBILE
PRANA...................COMPATIBILE

INIZIO POSSESSIONE TRAMITE SIGILLO
TEMPORANEO DELLA PERSONALITA' ED IN
STALLAZIONE SPIRITUALE DELLO SPIRIT
O EROICO

ANNULALMENTO PERONALITA'...INIZIATO
BACKUP ANATOMIA............INIZIATO

INSTALLAZIONE............COMPLETATA

AVVIO ADATTAMENTO STRUTTURA FISICA
E SPIRITUALE

ASSEGNAMENTO ABILITA' DI CLASSE IN
CORSO

INSERIMENTO INFORMAZIONI RELATIVE A
TUTTI GLI SPIRITI EROICI ED ALL'EPO
CA MODERNA COME RICHIESTO

BACKUP ANATOMIA............COMPLETO

ABILITA' DI CLASSE ASSEGNATA. ABILI
TA' {SAINTHOOD} OPZIONE {HOLY SHROU
D CREATION
} SELEZIONATA

INSERIMENTO DATI RICHIESTO COMPLET
ATO

ADATTAMENTO COMPLETATO.

0 ERRORI.

CREAZIONE SERVANT DI CLASSE {RULER
} COMPLETA.


Ella aprì gli occhi. La modalità con cui era stata evocata era davvero inusuale... Non c'erano precedenti di un'evocazione in cui il Servant fosse legato così debolmente al mondo. Era per via dell'irregolarità di quella Guerra del Santo Graal?
La Fanciulla era riuscita in qualche modo a prendere forma nel mondo, e non c'erano problemi neppure con le sue capacità... tuttavia il suo corpo era senza ombra di dubbio quello di una giovane ragazza Francese. Inoltre, la Fanciulla possedeva la maggior parte dei suoi ricordi. Più che un corpo con una personalità multipla, sembrava che le due personalità si fossero fuse l'una con l'altra. Forse per via della sua intelligenza e della sua profonda fede, la ragazza aveva riconosciuto ed accettato la Fanciulla dentro di sé.

"Prestami il tuo corpo per qualche tempo, Laeticia..." disse alla proprietaria del corpo.

Avendo deciso quale sarebbe stato il suo primo compito, la Fanciulla svegliò la "sua" amica, avvicinandosi verso l'altro letto e scuotendola. Dopo aver mugugnato la ragazza si svegliò stropicciandosi gli occhi.

"Mmh... c-cosa?"

Era così chiaramente assonnata che la Fanciulla si vergognò di averla svegliata, ma le spiegò chiaramente la situazione.

"Me ne vado per un po'"

Forse non capendo la serietà delle parole della sua amica la ragazza si ributtò tra le coperte, agitando una mano per salutare... per poi balzare in piedi qualche secondo dopo.

"Che cos'hai detto??"
"Mi spiace andarmene così all'improvviso, ma non ho molto tempo"
"Cosa? Tempo per cosa? Cos'è successo, così d'improvviso... hai appena finito di dirmi "Buonanotte" e "Ci vediamo domani"! Che cosa sta succedendo?"

La Fanciulla guardò alla sua infuriata - e rumorosa - amica, e le disse tre semplici cose.

"Parto per un viaggio"
"Devo assolutamente andare"
"Non preoccuparti"

La ragazza ascoltò queste parole con un'espressione vuota, la bocca spalancata, ma infine annuì.

"Va bene... se proprio devi andare, non posso farci nulla..."
"Non preoccuparti, spiegherò io la situazione agli insegnanti"
"Va bene... buonanotte allora"
"Buonanotte"

La Fanciulla non aveva usato la taumaturgia per lanciare un incantesimo di controllo mentale sulla sua amica, ma come Servant Ruler aveva la capacità di far credere ciecamente gli altri alle proprie parole.
Spiegò ad insegnanti e amici che avrebbe dovuto partire per un viaggio, e gli fece comprendere l'assoluta necessità della cosa. Probabilmente li stava condizionando più di quanto desiderasse, ma non c'era altro modo... così si sbarazzò con un sospiro di quelle preoccupazioni.
Fortunatamente la proprietaria del corpo viveva in un dormitorio universitario, lontano dai genitori. Probabilmente non si sarebbero accorti della sua assenza per un mesetto.
Preparando le valigie con vestiti, libri di testo ed il passaporto, lasciò il dormitorio. La proprietaria del corpo, Laeticia, era in fin dei conti una studentessa. La Fanciulla, da parte sua, era invece la figlia di un fattore, e non aveva mai avuto modo di imparare a leggere e scrivere. Che strano che ora avesse imparato tutto sulla lingua moderna grazie al Sacro Graal.

"Persino troppo strano..."

Avrebbe dovuto essere evocata come un qualsiasi altro Servant, materializzandosi nella città dove la battaglia stava avendo luogo senza doversi impossessare di alcun corpo fisico.
Eppure eccola lì, nella sua madre patria, una Francia che ancora aveva il sentore delle vestigia del passato, all'interno del corpo di una ragazza di quell'epoca.
Inoltre Ruler avrebbe dovuto essere l'ottavo Servant a venire evocato... non il quindicesimo. Di tutte le Guerre del Sacro Graal mai avvenute quella era decisamente la più grande. Forse c'era stato un qualche tipo di incidente durante la guerra precedente...
In ogni caso era stata evocata, ed ora la Fanciulla era decisa a superare ogni difficoltà per poter portare a compimento la sua missione.
Ella è Giovanna d'Arco, il Servant senza Master, Ruler, colei che aveva il controllo assoluto sulla Guerra del Sacro Graal.
E così Ruler prese il bus notturno per l'aeroporto e si imbarcò sul volo per Bucarest. Se solo avesse potuto assumera la forma di spirito... ma sembrava che le fosse impossibile. Non aveva altra opzione che usare il proprio denaro - o meglio, il denaro di Laeticia - per comprare un biglietto aereo. 'Forse dovrei chiedere un rimborso alla Chiesa o all'Associazione' pensò, incupendosi.
Sull'aereo passò in rassegna la conoscenza che le era stata infusa, e in particolare studiò Trifas, il luogo che sarebbe diventato il campo di battaglia. Erano i protettori di quel luogo, i membri del clan Yggdmillennia, ad aver organizzato la guerra. E contro di loro si ergevano i membri della Torre dell'Orologio, dalla quale il clan si era scisso. Ma il vero problema di quella guerra era la sua natura, non una lotta all'ultimo sangue tra sette Servant ma una guerra tra due fazioni di sette.
Che un duello mortale tra due Servant lasciasse intatto l'ambiente circostante era molto raro, ed uno scontro sette contro sette... solo il pensare alle possibili conseguenze a cui avrebbe condotto era terrificante.
Era la dimensione senza precedenti di questo conflitto ad aver condotto alla sua evocazione sotto la classe Ruler? Era stata richiamata dal Graal Maggiore, al sentore della minaccia di un collasso totale? Questo la Fanciulla non lo sapeva... e non aveva tempo di far speculazioni. Prima di tutto doveva raggiungere Trifas, dove tutto sarebbe iniziato.

*************

Ci mise una giornata e mezza per raggiungere l'Henri Coanda, l'aeroporto internazionale di Bucarest, contando anche i tempi di attesa e gli interscambi. Era passato da poco il mezzogiorno, e spesse nuvole nero-grigiaste riempivano il cielo, gonfie di pioggia.
Anche se sapeva tutto sull'aeroporto, costruito con le più recenti tecniche edilizie, per lei fu un'esperienza incredibile.
Si sentiva le gambe pesanti, probabilmente a causa del lungo tempo che aveva passato seduta. Durante il volo aveva speso metà del suo tempo a pensare alla Guerra, e l'altra metà a pregare per un viaggio sicuro. Grazie alla conoscenza che le era stata infusa sapeva che tipo di trasporto era un aeroplano... ma una conoscenza enciclopedica e l'esperienza di prima persona erano due cose completamente diverse. A onor del vero non le interessava capire come un'enorme massa di metallo potesse solcare i cieli... tutto ciò che importava era la gioia che l'aereo non fosse crollato al suolo.
La vista di una fanciulla così delicata, intenta a vagare sperduta ed aggrappata alla sua borsa, sicuramente sarebbe stata la gioia e l'estasi della feccia di qualsiasi città... ma a nessuno dei delinquenti che bazzicavano l'aeroporto di Bucarest passò neppure per la testa di avvicinarsi a lei. Neppure loro erano così marci da voler trascinare tale purezza nel fango.
Trifas si trovava a nord est di Bucarest... avrebbe dovuto usare un qualche mezzo di trasporto per raggiungerlo, come prendere un bus o fare l'autostop.

"Mph..."

Nello stesso istante in cui posò piede fuori dall'aeroporto si sentì trafitta da una moltitudine di sguardi, e tuttavia non percepiva la presenza di alcun Servant in un raggio di dieci kilometri: un Ruler poteva annullare l'abilità di Presence concealment persino di un Servant come un Assassin. Se non poteva percepire alcun Servant e tuttavia si sentiva così osservata...

"... deve trattarsi di una tecnica di visione a distanza, o di famigli"

In generale, la taumaturgia permetteva di osservare eventi a grandi distanze tramite due metodi.
Il primo era la visione a distanza, utilizzando una sfera di cristallo o uno specchio per osservare luoghi lontani: fin tanto che esisteva un qualche oggetto in grado da fare da medium si poteva osservare il mondo intero dalla sicurezza del proprio laboratorio, e quindi era una tecnica imparata da molti maghi.
Il secondo metodo era utilizzare un famiglio, una creatura pseudo-vivente generata alterando piccoli animali o altri organismi. Collegandosi magicamente al famiglio il suo padrone poteva condividerne i cinque sensi. Come la visione a distanza, anche l'uso di famigli era una tecnica comune tra i maghi.
Scrutando i cieli Ruler notò un gran numero di colombe guardare nella sua direzione. A quanto pare si trattava di famigli, ma per quanto li esaminasse la Fanciulla non riusciva a scorgere tracce di intelligenza in loro. Normalmente quando un animale veniva alterato in un famiglio guadagnava un certo grado di intelligenza: anche se non poteva guadagnare la capacità di parlare, la luce dell'intelletto diventava chiaramente visibile.
Eppure l'aspetto di quelle colombe era null'altro che quello di semplici colombe, anche se era fuori da ogni dubbio che la stessero osservando. Forse erano controllate con un qualche metodo di ipnosi? Eppure sembrava un metodo decisamente poco ortodosso...
La sensazione di essere osservata scomparve e le colombe spiccarono il volo e si allontanarono, accompagnate da un sospiro di Ruler.
Come Ruler, la Fanciulla non avrebbe direttamente preso parte alla Guerra del Santo Graal... tuttavia, dato che la sua posizione le imponeva di punire Master e Servant che ne infrangevano le regole, una quantità di forza adatta era necessaria al suo ruolo.
Non molti avevano preso parte a due, per non parlare di tre, Guerre del Santo Graal, e persino tra questi molto probabilmente nessuno aveva mai partecipato ad una guerra che richiedesse la presenza di un Ruler. Forse volevano semplicemente misurare la forza di un Servant così inusuale.

"Questa guerra sembra sempre di più aver bisogno di decisioni difficili da parte mia..."

La Grande Guerra aveva un solo, grande vantaggio per Ruler: i quattordici Servant erano suddivisi equamente in due fazioni, noir e rouge. In altri termini, i Servant non potevano agire ognuno per conto proprio: anche solo immaginare uno scenario in cui quattordici Servant si scatenavano liberamente era terrificante... avrebbe potuto condurre alla distruzione dell'intera città.

"In ogni caso, devo raggiungere Trifas..."

Mormorando tra sé e sé Ruler iniziò a cercare un bus, solo per scoprire che nessuno di questi si dirigeva a Trifas. Avrebbe dovuto innanzitutto raggiungere Sishisoara, e quindi da lì Trifas. Persa l'opzione bus, Ruler cominciò a chiedere in giro se qualcuno diretto a Trifas l'avrebbe accolta a bordo. Alla fine, un vecchio uomo con degli occhiali e un cappello da cacciatore acconsentì a darle un passaggio.

"Sì, io vado a Trifas."
"Quindi potrebbe..."
"Però Trifas non è un luogo da turisti eh. Hanno quel gran castello, però è privato e non fanno entrare nessuno. Sighisoara è molto meglio, se ti piace la storia, visto che è dove è nato Vlad Tepes..."
"Sto andando a Trifas per trovare dei parenti. Può accompagnarmici, per favore"
"Eh, va bene, se le cose stanno così. Ma ho delle merci fragili da portare e devo tenerle di fianco a me, quindi dovresti stare nel cassone. Hai problemi?"
"No, per nulla. La ringrazio della generosità"

"Prega Iddio che non piova" rise l'uomo, mentre la Fanciulla si arrampicava sul retro del camioncino.
"Sì, lo farò" rispose Ruler. Di certo quando si trattava del clima c'era poco altro da fare, se non pregare.
Dopo una serie di rumori di scoppio, simili a quelli che si produrrebbero prendendo a calci un barile metallico vuoto, il camioncino si avviò e cominciò a muoversi. E mentre questi percorreva le strade di Bucarest, Ruler guardò le scene della città allontanarsi.
Dopo un po' il camioncino vibrò e un fumo nero cominciò ad uscire dalla marmitta.

"E' decisamente diverso da un cavallo..."

C'era una gran differenza tra i tremiti naturali di un cavallo ed il ripetitivo vibrare di una macchina... forse per velocità e resistenza si era dovuta sacrificare la comodità. Le tornò alla mente il cavallo bianco che un tempo cavalcò in battaglia. Un'ottima cavalcatura, che andò persa durante la battaglia di Compiègne, molto probabilmente uccisa... ma forse era riuscita a trovare un nuovo cavaliere.
Man mano che il camioncino guadagnava velocità alcune delle casse di legno nel cassone cominciarono a barcollare. Sorprendentemente la velocità del camioncino era la stessa di un cavallo, ma probabilmente era perché il camioncino era al di sotto della media delle prestazioni. Se si fosse trattato di un cavallo, sarebbe stato certamente al limite del pensionamento.
Ovviamente, a differenza di un cavallo un'automobile non rimaneva senza fiato a metà di una cavalcata. Il camioncino si muoveva verso Trifas lentamente ma con velocità costante.

"Mi scusi, buon uomo, quando raggiugneremo Trifas?"
"Mmh..." rispose l'uomo, interpellato da Ruler, "Di questo passo probabilmente dodici ore"
"Ci metteremo così tanto"?
"Beh, a un certo punto dovremo fermarci a riposare"
"Capisco... va bene"

Ruler si sentiva in qualche modo scoraggiata, ma d'impulso estrasse un libro di Laeticia.

"E pensare che la semplice figlia di un fattore, come me, avrebbe avuto l'opportunità di una così alta educazione... che mondo meraviglioso è diventato"

Ma anche se il Sacro Graal le aveva infuso la conoscenza necessaria per sopravvivere nel mondo moderno, non le aveva certamente insegnato il contenuto di quel libro. In altri termini, ciò che Ruler sapeva era ciò che era noto a Laeticia.

"Je n'ai aucune idée..."

Mentre sfogliava le pagine di un libro di matematica, un brutto presentimento iniziò a impadronirsi di lei.

*************

La Transylvanian Motorway era l'unica superstrada che raggiungeva Trifas, che era scollegata persino dalla rete ferroviaria. Pochissimi veicoli raggiungevano l'ultima fermata rappresentata da Trifas, e così più della metà dell'illuminazione stradale non funzionava, ed entrambi i lati della strada erano danneggiati. Il governo locale, probabilmente a causa della mancanza di lamentele da parte dei guidatori, aveva tagliato i fondi alla manutenzione di quella tratta.
La debole luce della luna non riusciva ad illuminare costantemente i segnali stradali, e solo la sensazione dell'asfalto sotto le ruote poteva confermare ai viaggiatori di essere ancora lungo la strada.
Da ciò che avevano riferito le colombe Ruler aveva deciso, per qualche strana ragione, di fare l'autostop fino a Trifas, senza entrare in forma di spirito.
Non c'era motivo che lui si mettesse sulle sue tracce, quindi: era sufficiente attendere lungo la strada fino a quando il suo mezzo di trasporto non si fosse avvicinato. E per questo il Lancer Rosso attendeva in forma fisica lungo la strada, pronto a portare a termine la sua missione.
Per Lancer i concetti di "condividere" o "non condividere" un ordine non esistevano. Preferiva addirittura ignorare come gli ordini ricevuti erano legati alla situazione attuale: tutto ciò che importava era servire il Master che lo aveva evocato.
Eppure persino lui era a disagio rispetto agli ordini che aveva ricevuto. Non doveva uccidere un Servant o un Master nemico, né un civile innocente allo scopo di rifornirsi di Prana: doveva annientare Ruler, il quindicesimo Servant il cui compito era di presiedere la Guerra Sacra. Eppure non aveva altra scelta che accettare gli ordini del suo Master.
Innanzitutto Ruler aveva l'obbligo di rimanere neutrale, e non supportare nessuna delle fazioni in lotta: tutto ciò che faceva era punire chi, eventualmente, infrangeva le regole della guerra, per preservarne il corretto svolgimento.
Molto probabilmente Ruler doveva essere eliminata per evitare future penalizzazioni per un qualche tipo di infrazione alle regole... ma se il motivo era quello, era stata davvero una decisione affrettata. Eppure non poteva esserci alcuna altra motivazione per quella missione.
In ogni caso, quale che fosse l'ordine Lancer non era tipo da sollevare obiezioni... pensieri del genere erano già scomparsi dalla sua mente. Quando gli veniva ordinato di uccidere, il massacro sarebbe stato eseguito senza alcuna pietà.
Una colomba gli si adagiò sulla spalla e spiccò il volo immediatamente dopo che lui ebbe raccolto il messaggio che stringeva nel becco: doveva trattarsi di un famiglio di Assassin.
Così come il Caster della Fazione Rossa era un Servant decisamente unico, così lo era Assassin Rosso. Nonostante fosse stata evocata come Assassin, la Regina d'Assiria possedeva l'incredibilmente rara abilità di Double Summon, che le garantiva di essere contemporaneamente un Assassin ed un Caster e, dunque, di sopperire alle mancanze che Caster Rosso aveva in quel campo.

"Hmpf..."

Il messaggio era incredibilmente conciso: conteneva unicamente un tipo di veicolo ed una targa. Informazioni più che sufficienti per raggiungere l'obiettivo.
Lancer si sedette sulla cima di un segnale stradale con una gamba penzoloni, ed aspettò l'arrivo di Ruler. Lancer non sapeva però nulla sul suo obiettivo: probabilmente il Graal aveva reso inaccessibile ogni informazione in merito.
Il Servant Ruler veniva scelto dal Santo Graal per controllare la Guerra, assumendo le funzioni di osservatore e giudice, e gli conferiva il potere di infliggere punizioni a coloro che coinvolgevano esterni nella guerra. Tuttavia questo potere era nulla in confronto a quello del vero osservatore umano. Ciò che rendeva speciale Ruler era il particolare "privilegio" che possedeva in qualità di giudice unico della Guerra. Abbattere Ruler sarebbe stato un compito difficile - e per questo degno di essere portato a compimento.
In lontananza Lancer scorse le deboli luci di una macchina...

*************

Per tre ore, durante il viaggio, aveva oziato, ma proprio mentre il camioncino stava raggiungendo Trifas Ruler percepì la presenza di un Servant, qualche chilometro davanti a loro.
In un istante la sua mente le lanciò un avvertimento: Quest'uomo sarà in pericolo! Il Servant che ci aspetta è pericoloso ogni oltre immaginazione!

"Fermi subito il veicolo!" esclamò Ruler, forzando una frenata.
"Cosa diavolo..."
"La prego, attenda fino a domattina prima di riprendere il viaggio. Io proseguirò a piedi da qui"

Dopo aver convinto l'uomo perplesso ad ascoltarla ed averlo salutato, la ragazza afferrò la sua borsa e corse a tutta velocità verso Trifas. Probabilmente era già stata eretta una barriera che impediva l'ingresso a qualsiasi essere vivente, dato che per svariati chilometri Ruler non percepì la presenza neppure di animali, per non parlare di veicoli.
Dopo aver posato la borsa indossò immediatamente le sue vesti da battaglia, facendo comparire su di sé un'armatura infusa di Prana. La situazione era certamente più critica di quanto avesse immaginato, se le aveva risvegliato la volontà di combattere.

"Servant Ruler, immagino" disse una voce sopra di lei. Sollevando lo sguardo Ruler vide un giovane uomo seduto sulla cima di un cartello autostradale.
I suoi lunghi capelli erano così bianchi da sembrare quasi trasparenti, ed il suo sguardo affilato come il metallo emanava un bagliore paragonabile solo a quello della gemma rossa incastonata nel suo petto. Ma ciò che più di ogni altra cosa attirava lo sguardo era ciò che indossava, o meglio ciò che gli era stato fuso addosso: un'armatura completa, fabbricata d'oro ed infusa con il potere divino.
Anche se ogni parte di quell'uomo, presa singolarmente, era bellissima, il complesso emanava più ferocia che bellezza. Un uomo davvero curioso.

"Tu sei Lancer Rosso, vero?" disse Ruler, osservandolo senza abbassare la guardia.
"Oh, sei riuscita a capire tutto ciò senza neppure vedere la mia arma" annuì Lancer, incuriosito.
"Ovviamente. E conosco anche il tuo nome, Spirito Eroico Karna"
"..."

Il nome era più che sufficiente, sembrava, a far balzare Lancer in piedi.
Karna, il noto guerriero invincibile dell'antica epica indiana Mahabharata. Figlio del dio del Sole Surya e della donna umana Kunti, gli venne donata un'incredibile armatura d'oro a conferma della sua discendenza. Karna era nato destinato a diventare un grande eroe.

"Sì... se riesci a riconoscermi senza che io debba impugnare la mia lancia, sei indubbiamente Ruler"
"Cosa ci fai qui, Lancer?"
"Non è saggio porre domande di cui sai già perfettamente la risposta. La mia sola presenza qui dovrebbe essere spiegazione sufficiente: è una dichiarazione di guerra"

Anche se era già certa di tutto questo, la rivelazione in qualche modo sconfortò Ruler.

"No, siete tu e il tuo Master a non essere saggi. A che pro cercare di uccidermi ora?"
"Non ne ho idea" rispose Lancer, troncando ogni tentativo di comunicazione, "Ma mi è stato ordinato di ucciderti qui, tutto qui... sto semplicemente agendo in accordo con il mio contratto"

Un raggio di luce bianco-bluastro sembrò penetrare la mano di Lancer, ma il Servant stava semplicemente dando forma fisica ad un oggetto che era sempre stato tra le sue mani: un'enorme lancia, molto più lunga di quanto Karna fosse alto.
La lancia era così enorme che non sembrava possibile che un essere umano potesse impugnarla, ed il suo aspetto era praticamente un'opera d'arte: non poteva che essere un'arma creata dagli déi.

"Lancer...!"
"Preparati. Sfortunatamente, dato il tuo 'privilegio' non posso permettermi di sottovalutarti, Ruler. Il primo attacco deciderà la lotta"

Gli occhi di Ruler si spalancarono con l'insorgere del Prana di Karna. Ciò che Lancer voleva fare non era uno scambio di colpi, ma utilizzare immediatamente il suo Strumento Prezioso, prima che lei potesse invocare il suo "privilegio".

"Kuh..."

Preparandosi all'impatto, Ruler evocò la sua arma, lo stendardo... e contemporaneamente percepì la presenza di un secondo Servant.

"Ora, Saber!"

Allo stesso tempo un uomo dalla voce profonda urlò un ordine, e il palo di ferro su cui stava posato Lancer venne tranciato in due. Il cartello crollò al suolo, ma ovviamente non era sufficiente a colpire un Servant: Lancer spiccò un balzo ed atterrò agilmente sull'asfalto.

"Tu..." mormorò Lancer, con voce gelida come il freddo nel vento, mentre si girava a fronteggare il Saber che era appena comparso. Al fianco del nuovo giunto stava un uomo corpulento, che fissava Lancer con ovvia paura ed animosità. Sembrava essere il Master di Saber.

"Tu sei il Saber Nero, quindi. Non sei decisamente un Berserker o un Assassin, non con quell'aura imponente o quell'enorme spadone"
Saber annuì, senza una parola.
"Mh... dunque anche voi siete qui per Ruler"

Lancer lanciò una rapida occhiata alla Fanciulla. Forse il loro obiettivo era lo stesso, ma di certo non con le stesse motivazioni: probabilmente non volevano eliminare Ruler, ma assoldarla. Chiunque avesse guadagnato l'alleanza di Ruler sicuramente avrebbe ottenuto un vantaggio incredibile.
Il Master di Saber, probabilmente in veste di ambasciatore, si avvicinò a Ruler e tese la mano.

"Sembra che abbiate un piccolo problema, Ruler"
La Fanciulla annuì lievemente. "Voi siete il Master del Saber della Fazione Nera, vero?"
"Sì... Il mio nome è Gordes Musik Yggdmillennia, e partecipo a questa Guerra del Santo Graal in veste di Master del Saber Nero. Ora..."

Gordes puntò un dito verso Lancer, con un ghigno sinistro sul volto.

"Vile Lancer della Fazione Rossa! Abbiamo assistito al tuo tentativo di assassino di Ruler! Tramare per eliminare lo Spirito Eroico posto alla guida della Guerra è una trasgressione imperdonabile, che non può essere punita con una semplice penalità... Preparati ad affrontare la sentenza eseguita da Saber e Ruler!"

Le sue parole erano contemporaneamente un'accusa verso Lancer ed una proposta di collaborazione per Ruler. Agli occhi di Gordes, il potere dello Strumento Prezioso che Lancer stava per rilasciare non poteva essere ignorato... per ora era più saggio combattere al fianco di Ruler, con quel suo invincibile "privilegio", per sconfiggere Lancer.
L'attacco di Lancer sarebbe stato senza alcun dubbio diretto verso Ruler, ed era solo naturale che Ruler avrebbe accettato di collaborare... o almeno questo era ciò che pensava Gordes.
Ruler però, sentendo quelle parole, lanciò un'occhiata gelida a Gordes.

"Saber Nero, Lancer Rosso. Non ho obiezioni ad uno scontro tra di voi. Tuttavia io non vi prenderò parte, ve lo assicuro"
"Eh?"
"Il tentativo di assassino di Lancer non ha assolutamente nulla a che vedere con lo scontro tra loro due" spiegò Ruler ad un basito Gordes, "Come Ruler, il mio compito è garantire il corretto svolgimento del conflitto"

Gordes mormorò un lieve borbottio senza senso. Non riusciva a capire su cosa quel Servant basasse il suo giudizio. Davvero voleva attendere con calma fino a quando il suo assassino avesse terminato di combattere?

"Hmpf... quindi volevate far pendere l'esito della battaglia in vostro favore facendomi affrontare due avversari? Non vi interessa null'altro che la vittoria? Siete spregevoli... anche se suppongo sia solo un altro modo di combattere una guerra. Per me comunque non fa differenza"

Calmo e compassato, Lancer annunciò di non avere problemi a combattere due Servant, parole che mostravano chiaramente la dimensione del suo ego. E le sue parole non erano mera arroganza, né parole di scherno: semplicemente ai suoi occhi la sua sconfitta non era possibile.

"Cosa...?"

Gli insulti e l'affermazione di Lancer lasciarono Gordes schockato e senza parole, anche se l'avversario di Karna era il Servant in cui Gordes riponeva ogni fiducia. E lo shock si tramutò ben presto in rabbia e odio.

"Uccidilo, Saber! Schiaccia quel Lancer al suolo!"

Saber, silenzioso come sempre, annuì in direzione del suo Master e si fece avanti, senza mostrare paura o esitazione nei suoi passi.

"Molto bene, Saber Nero. Il campo di battaglia è nostro"

Mentre mormorava queste parole Lancer scorse qualcosa sul viso di Saber, un sorriso così lieve ed effimero che difficilmente un essere normale lo avrebbe notato: per un solo istante gli angoli delle labbra di Sigfrido si erano arricciati.
Un breve lampo di familiarità colpì Lancer... ma cosa poteva aver fatto Saber, che chiaramente apparteneva ad un'altra epoca ed un'altra terra, per scatenarlo?

"Conoscevo un uomo come te, un tempo. Aveva il tuo stesso sguardo"

Qualcosa spinse Lancer a sprecare tempo per rivolgersi a Saber con chiacchiere inutili. Saber annuì lievemente, come spronandolo a continuare.

"Era indubbiamente un eroe. E tu ora mi guardi con gli stessi occhi che lui aveva... questa battaglia tra di noi non è frutto del caso, ma del destino"

La brama di lotta si impossessò di Lancer, ruggente come un inferno di fiamme bluastre, ed un'innegabile pressione cominciò a raccogliersi nella lama del silente Saber. Odore di bruciato impregnò l'aria, come se essa stessa si stesse carbonizzando sotto la luce del Sole... impossibile dire se provenisse dall'arma di uno dei due contendenti o dallo scontro di due spiriti così indomiti.
Ma quale che fosse il motivo, la verità era chiara, agli occhi di Lancer: 'Capisco. Anche tu brami combattere con me...'

La rivelazione riempì Lancer di gioia. Sì... nulla sarebbe nato da quell'incontro, nulla se non uno scontro fino alla morte.
'Entrambi siamo Spiriti Eroici... folli uomini che seguirono la propria strada fino all'inevitabile fine, persino mentre continuavamo a combattere. Neppure l'aver guadagnato questa seconda vita in una nuova epoca cambierà il nostro fato!'

I due contendenti non ruggirono, non gridarono né urlarono: furono i loro spiriti a diventare di un bianco ardente, bruciando il suolo attorno a loro.
Ruler e Gordes cominciarono ad allontanarsi lentamente, avvisati dai propri istinti di esseri viventi del pericolo che avrebbero corso nello star troppo vicino ai due guerrieri.
Infine, quando i due furono a distanza di sicurezza, Saber e Lancer iniziarono il loro scontro e, con lui, diedero il via ufficiale alla Guerra del Santo Graal facendogli assumere la sua vera forma: lo scontro mortale tra due eroi.

La lancia ruggì, trapassando l'aria.
La spada gridò, urlando col vento.
Le armi si scontrarono, scagliando scintille ardenti come anime erranti quando le due immense forze opposte iniziarono a combattersi l'un l'altra.
Va da sé che l'enorme lancia di Lancer aveva era in vantaggio in termini di portata: solo la sua lama raggiungeva tranquillamente il metro di lunghezza. Tuttavia una portata maggiore implicava anche una maggior lentezza, perdendo preziosi centesimi di secondo ad ogni affondo.
L'abilità di Karna con la lancia rendeva onore alla sua leggenda, nota in tutti gli angoli del mondo. Ma Gordes, null'altro che un misero Master, non poteva certamente comprendere cosa stava accadendo davanti ai suoi occhi.
Tuttavia la continua raffica di affondi, che sembrava un'impenetrabile muro di metallo, era diretta verso Sigfrido, l'eroe ammazza-draghi delle leggende Olandesi, la cui prodezza con la spada aveva superato di gran lunga ogni umana comprensione: approfittando di ogni singolo centesimo di secondo che passava tra un affondo e l'altro, Saber cominciò lentamente ad avvicinarsi al suo nemico, un passo alla volta.
Tuttavia anche per uno spadaccino eccellente come Sigfrido era difficile difendersi con precisione da ogni singolo affondo, soprattutto dai ripetuti affondi di un essere la cui abilità con la lancia aveva raggiunto livelli divini.
Nonostante questo Saber continuò la sua lenta avanzata, un'azione così assurdamente temeraria che persino Ruler, che ben conosceva la sua leggenda, resistette appena all'impulso di urlargli di smetterla.
"Chi non risica non rosica". "Trovare la vita nella morte". Queste semplici parole sono brutalmente semplici... eppure metterle in pratica è tremendamente difficili, e molti di coloro che ci provano non diventano altro che cadaveri sprofondati nel fango.
Saber si avvicinò di un altro passo, muovendo il suo enorme spadone il meno possibile per difendersi dall'incessante raffica di attacchi. Ma per quanto ci provasse non riusciva a difendersi da tutti gli attacchi, e molti di questi trovarono i suoi organi vitali: le arterie vennero recise, la fronte venne aperta in due... o forse no.

"...?!"

Lancer indietreggiò immediatamente dalla bizzarra scena e, dopo essersi allontanato dal suo nemico, osservò Saber con freddezza.

"Quelle ferite sono superficiali"

Lancer era riuscito a colpire Saber non una, ma ben settantotto volte, colpendo ad ogni affondo un punto vitale. Eppure Saber continuava ad impugnare saldamente la sua arma.
Non era illeso, ma il fatto che ogni ferita fosse così lieve era strano... data la forza che Lancer aveva impresso ad ogni colpo, il suo corpo avrebbe dovuto ormai essere a brandelli.
Grazie alla magia di Gordes anche quelle ferite si rimarginarono immediatamente, dimostrando di essere sufficientemente lievi da permettere una rigenerazione istantanea.
Eppure... non era possibile. Sarebbe stato più logico, anche se impensabile, se Saber fosse riuscito a parare ogni singolo colpo. Ma uscire con danni così minimi dopo essere stato ferito direttamente era impossibile...
Era impossibile eppure, contemporaneamente, era realtà... doveva esserci una ragione, un motivo per cui Saber Nero non poteva essere ferito gravemente. Forse era un favorito degli déi, proprio come Rider Rosso, o aveva allenato il proprio corpo fino a renderlo impenetrabile, oppure...

"Ah... quindi è così. Finalmente capisco"

Un'incredibile euforia, una sensazione che Lancer non provava da molto tempo, si impadronì del suo cuore. Sì... Saber era certamente simile a lui.

Da parte sua, Saber era shockato quanto Lancer. Saber possedeva Armor of Fafnir, l'incarnazione dell'episodio in cui si bagnò nel sangue di un drago, uno strumento prezioso che annullava ogni attacco di grado B o inferiore.
In altri termini era impossibile che Saber venisse ferito a quel modo... non da una lancia che stava venendo usata come semplice arma, e non con il suo pieno potere di Strumento Prezioso.
Eppure ognuno dei settantotto attacchi di Lancer lo aveva ferito. Ferite abbastanza superficiali da venire facilmente curate dalla magia del suo Master, ma sufficientemente profonde da terrorizzare Sigfrido.
Terrorizzarlo, sì, perché erano la prova che un semplice affondo di quella lancia aveva come minimo la forza di un attacco di grado A. Ma sebbene la lancia in sé stessa fosse sicuramente un'arma meravigliosa, non era certo sufficiente a superare l'armatura di sangue di drago: erano la forza e la tecnica di Lancer a renderla così spaventosa.
'Incredibile...'

L'espressione di Saber non rivelava nulla della gioia che lo stava riempiendo. In vita non aveva mai incontrato un avversario così temibile. Dopo aver ucciso il drago che aveva fatto avvizzire così tanti villaggi Sigfrido aveva lasciato dietro di sé numerose leggende, grazie al suo corpo immortale... ma a causa del suo corpo aveva dimenticato da lungo tempo l'eccitazione di combattere contro la morte.
Con un corpo impenetrabile ad ogni tipo di attacco, Sigfrido si era fatto strada attraverso innumerevoli nemici senza passione, senza sentire una vera sfida... come se fosse un lavoro monotono.
Ma questa battaglia... non era niente di tutto ciò.

'Quella lancia selvaggia capace di penetrare persino il sangue del drago... quell'abilità quasi divini... Quante leggende deve aver creato, quest'uomo? Quante prove avrà mai superato?'

Il solo pensiero riempì il cuore di Saber di ammirazione... e sembrava che Lancer pensasse lo stesso di lui.
In silenzio i due si annuirono, e si buttarono nuovamente a godere del proprio duello. La lancia si scagliò nuovamente verso Saber. I due sembravano non vedere l'ora di combattere, colpirsi, uccidersi...
Saber corresse la presa sul suo spadone, Lancer impugnò la lancia con entrambe le mani...
La notte era senza Luna, scura... ma non importava, perché i loro spiriti guerrieri illuminavano i due Servant, e questi incrociarono nuovamente le lame.

"Grr..."

Gordes digrignò i denti osservando lo scontro mortale tra Saber Nero e Lancer Rosso. Non aveva occasione di dar sfoggio della sua magia, dato che il Master avversario sembrava non essere sul luogo.
Ma ciò che lo deludeva più di tutto era che il suo Saber, l'invincibile Sigfrido immune ad ogni attacco inferiore al grado A, non stava vincendo.
Neppure Saber riusciva a difendersi da tutti gli attacchi di Lancer... avevano assolutamente bisogno del suo aiuto.

"Vi imploro, Ruler, ditemi almeno il suo vero nome..."
"Non posso. Andrebbe contro la mia posizione di Servant neutrale", rispose Ruler, tagliente.
"Ma ha cercato di uccidervi!" insistete Gordes. "Se il Servant della Fazione Nera dovesse cadere, voi diverreste nuovamente il suo obiettivo. Dobbiamo..."
"Come ho già datto, questo non ha nulla a che vedere con la battaglia. Non posso permettere alle mie motivazioni personali di influire sul mio giudizio"
"..."

L'impazienza si impadronì nuovamente di Gordes. Stavano osservando, senza alcun dubbio... Darnic e gli altri stavano guardando la scena tramite la taumaturgia ed i famigli di Caster.
Lo stavano senza alcun dubbio osservando, quello stupido Master che non poteva fare altro che rimanere raggelato dalla presenza di due miseri Servant, incapace di dare ordini o supporto al suo Saber.

'E' inammissibile! Stiamo o non stiamo combattendo una Guerra del Santo Graal? Essa non dovrebbe essere uno scontro di magia all'ultimo sangue, deciso da una coppia di Master e Servant? Dov'è il Master nemico? Perché non è qui? Teme per la sua vita? Venga fuori, e si faccia uccidere da me! Lo distruggerò!'
"Mostrati, vile Master della Fazione Rossa! Lascia che Gordes Musik Yggdmillennia veda come combatte un cane della Torre! Stai assistendo a questo scontro, vero? VERO?"

Ma non ricevette risposta. Nessuno gli stava prestando attenzione, né il suo Servant, né Lancer o Ruler.
La sensazione di essere ignorato e lasciato indietro fece provare a Gordes emozioni che non sentiva da tanto tempo. Imbarazzo e vergogna.

'Devo fare qualcosa...
Devo poter fare qualcosa...
Sì, posso. Ne ho la possibilità letteralmente a portata di mano
'

Gordes guardò la sua mano destra, dove giaceva la prova del suo diritto ad essere Master, del suo legame con il suo Servant: la Magia del Comando, un'enorme riserva di Prana.
Usando la Magia del Comando poteva piegare il suo Servant a qualsiasi suo volere. Sì, non doveva dimenticare che Sigfrido non era un eroe: era nient'altro che una marionetta.
Non poteva permettersi di stare a far nulla, paralizzato dallo stupore, mentre il suo Servant combatteva. Come Master non era forse suo compito condurre il suo servo alla vittoria tramite la magia e la calma analisi dello scontro?
Eppure persino Gordes riusciva a capire che, nella situazione attuale, non c'era modo per lui di interferire nello scontro. O forse era troppo intimidito per farlo.
Ogni affondo di Lancer era come un colpo di cannone, che creava incredibili spostamenti d'aria; e la spada dorata di Saber correva col vento e tranciava l'oscurità.
Ogni attacco si scontrava con il colpo dell'avversario, legandosi con esso e scagliando scintille. L'apice dell'abilità di spada e di quella di lancia continuavano la loro lotta per la supremazia.
La tecnica di Lancer era lievemente superiore a quella di Saber, ma il corpo di Saber era più resistente... in fin dei conti, le forze dei due erano praticamente alla pari. Un singolo istante di disattenzione da una delle due parti poteva risultare in un cuore perforato o una testa staccata dal corpo.
Chiunque avrebbe avuto difficoltà a dire chi aveva il vantaggio, tra i due, ma qui entrava in gioco Gordes: grazie alla sua magia di guarigione, Saber poteva sempre recuperare dai colpi subiti. Eppure anche la capacità di ripresa di Lancer era incredibile, anche se era da solo: il suo legame con il suo Master doveva essere abbastanza forte da rifornirlo di un'immenso flusso di Prana.
Il fragore del metallo contro metallo risuonò con più di diecimila rintocchi, e i due contendenti erano ricoperti da migliaia di piccole ferite in via di guarigione.
Infine i due guerrieri si fermarono... ma non a causa della fatica, poiché eroi del loro calibro avrebbero potuto combattere ininterrottamente per tre giorni senza stancarsi. Ma il tempo non aspettava nessuno, e l'aurora cominciava a rischiarare il nero cielo notturno: molte ore erano passate dall'inizio dello scontro, senza che nessuno dei due invocasse il proprio Strumento Prezioso.

"Di questo passo ci troveremo a combattere alla luce del Sole. Anche se la cosa non mi causa problemi... che dire di te e del tuo tremante Master?"
"..."

Saber rinfoderò la sua spada, silenzioso fino alla fine. Gordes tentò di obiettare, ma le parole non gli uscirono dalle labbra: schiacciato dall'imponenza dei due guerrieri, persino lui capiva che non aveva il diritto di aprir bocca in quel frangente.
Con esitazione Saber, obbligato al silenzio dalla promessa fatta al suo Master, decise di parlare.

"Mi auguro dal profondo del cuore che nel nostro prossimo incontro la battaglia possa durare finché entrambi non saremo soddisfatti"

C'era una curiosa nota di serietà nelle parole di Saber tanto che queste impressionarono anche Lancer, che pure non conosceva nulla dell'epica di Sigfrido. Con un lieve cenno Karna diede il suo assenso... in fondo era ciò che anche lui desiderava.
Chiamare queste parole una promessa o un giuramento sarebbe stato esagerato. Entrambi riconoscevano nell'altro il proprio nemico giurato... ma proprio per questo era doveroso per loro condividere i propri sentimenti.

"Sembra che la fortuna sia dalla mia parte, Saber Nero. Sono immensamente grato che la mia prima battaglia si sia consumata con un avversario del tuo calibro, Saber Nero"

Quelle parole, pronunciate dalla bocca di Lancer, erano più preziose di qualsiasi premio. Tra di loro si era formato il tipo di legame che si crea tra due guerrieri - la speranza innocente, quasi infantile, che entrambi sarebbero caduti per mano dell'altro.

"Addio, Saber"
"..."

Saber salutò silenziosamente il suo avversario quando questi si tramutò rapidamente in forma di spirito per poi scomparire, mentre la luce dell'aurora tingeva di viola il cielo, annunciando l'alba imminente.

"Uno splendido scontro, degno del più grande eroe della Germania"

Saber annuì silenziosamente alle parole di Ruler.
Dal canto suo, Gordes era furioso con Saber per aver infranto di sua iniziativa il voto di silenzio, ma si trattenne e si girò nuovamente a fronteggiare Ruler.

"Verrete con noi, Ruler? Se volete continuare a supervisionare la guerra qui a Trifas vi assicuro che la fortezza di Millennia sarebbe più che felice di ospitare..."
"Dovendo rimanere neutrale, devo rifiutare. Non dovete preoccuparvi per me: le mie capacità di individuare ciò che mi sta intorno sono di gran lunga superiori a quelle di qualunque altro Servant. Riuscirò a raggiungere qualsiasi battaglia scoppierà a Trifas", rifiutò Ruler.

In quella guerra così anomala, in nessun modo doveva dare l'impressione di dar supporto a una qualsiasi delle due fazioni.

"... Andiamo, Saber."

Dal tono indispettito di Gordes era chiaro che il suo obiettivo era, fin dall'inizio, quello di assicurarsi l'aiuto di Ruler. I suoi piani, tuttavia, erano stati ostacolati da Lancer, ed anche se Saber fosse stato in grado di obbligare Ruler con la forza, il tempo ormai stringeva. Dopotutto Gordes era un mago: non sarebbe mai stato così stupido da iniziare uno scontro con un Servant in piena luce del giorno.
Con Saber in forma di spirito e le spalle vibranti di vergogna Gordes voltò le spalle a Ruler.
Una volta che il mago si fu allontanato Ruler guardò un'ultima volta le tracce della distruzione causata dai due Servant: non c'era una logica o un ordine in quella devastazione, prova che non era stata causata con intenzione ma solo come incidente collaterale alla battaglia. Sì, sia il cartello stradale caduto che i crateri impressi al suolo, come derivanti dall'impatto di due meteoriti, erano il semplice risultato della battaglia.

'Grazie al cielo non siamo su un ponte' pensò Ruler. La battaglia avrebbe sicuramente fatto crollare una struttura sospesa, ed anche se non sarebbe bastato ad uccidere un Servant la ricostruzione avrebbe richiesto molto tempo. E sarebbe stato un peccato.
In ogni caso, lo scontro tra Sigfrido e Karna era risultato in un pareggio: nessuno aveva subito ferite gravi, né aveva speso molte energie. Si era trattato di una piccola zuffa, niente più che un tafferuglio. Eppure uno scontro semplice come quello aveva lasciato indietro tanti danni, e da allora in avanti la guerra non sarebbe diventata che più intensa, ed alcuni Master e Servant sicuramente avrebbero cercato di uscire dagli schemi della guerra. Era per quello che Ruler era stata chiamata a vigilare?
La Fanciulla non ne era sicura... non poteva negare l'eventualità, ma neppure crederci appieno. Qualcosa dentro di lei le suggeriva che questa "Guerra del Sacro Graal" aveva qualcosa di strano.

"Ma pensarci ora non servirà a nulla... Posso solo cercare di fare del mio meglio" si disse Ruler.

Poi, sentendosi imbarazzata nello stare in armatura da battaglia in pieno giorno, si sbrigò a far scomparire la sua armatura magica e a tornare ai vestiti comuni.
Poi la ragazza tornò verso la strada e si incamminò verso Trifas, baciata dalla luce violetta dell'alba.

*************

'Mi stanno chiamando'
'Fa male... salvaci... Da questo dolore...'

Tutte le grida bene o male ripetevano questi tre concetti, ma ciò che mancava loro in varietà lo compensavano con la forza. La loro muta richiesta di salvezza, ler loro urla di agonia e sofferenza... erano le voci degli impotenti, che singhiozzavano tremanti per la paura della morte, schiacciati e sopraffatti dal loro stesso fato.

'No, non stanno chiamando me', pensò. Stavano semplicemente urlando, e lui poteva sentirli.
E la tragedia era che se le loro urla fossero state delle implorazioni, una vera richiesta di aiuto diretta verso un salvatore, almeno avrebbero avuto la speranza di farcela. Però stavano solo urlando al vuoto, senza che nessuno potesse rispondergli, le loro voci destinate a morire nel silenzio.

'E che dire di me...?'

Con queste parole si svegliò dal suo sogno, aprì gli occhi e guardò il suo corpo. Sì, il suo non era nient'altro che un sogno. Le sue mani rachitiche non potevano reggere una spada, e se avesse usato la taumaturgia i suoi Circuiti Magici di prim'ordine avrebbero rischiato di fare a pezzi il suo stesso corpo.
Non aveva il potere di salvare nessuno, non poteva afferrare la mano di nessuno... perché lui era un semplice homunculus, nato solo alcuni mesi addietro con l'unica funzione di essere un sebatoio vivente di Prana a cui i Servant avrebbero potuto accedere, per poi morire ignoto al mondo intero.
Chi è che lo stava chiamando, però? La ragazza alla sua destra? L'uomo alla sua sinistra? O quelli dall'altro lato, che non potevano assumere forma umana?
Ma chiunque fosse, lui non poteva far nulla per aiutarlo. La conoscenza che gli era stata concessa dal Sacro Graal gli faceva comprendere l'importanza del ruolo che lui e gli altri avrebbero giocato.
Per poter comparire in forma fisica nel mondo i Servant avevano bisogno di una cosa: Prana. In pratica, quindi, il Servant con la maggior quantità di Prana era il più forte: non importava quanto potente potesse essere lo Strumento Prezioso di un Servant, senza Prana sufficiente avrebbe rischiato di portare all'annientamento del suo stesso padrone.
Al contrario anche se uno Strumento Prezioso con un basso costo in Prana avrebbe potuto sembrare debole, poteva però essere usato ripetute volte senza preoccuparsi del consumo di Prana. Paragonato ad una pistola in grado di caricare solo due colpi, un arco corredato di una faretra di frecce era chiaramente più vantaggioso.
Quindi maggiore era il Prana posseduto dal Master, maggiore era il vantaggio che questi aveva: ed era grazie a questo che gli Yggdmillennia si erano garantiti un sicuro vantaggio sui loro nemici.
L'idea era semplice, nella sua brutalità: sfruttare il Prana di una terza fazione, strizzandone ogni goccia finché il proprietario non fosse stato ridotto ad un cadavere. E per questo non utilizzavano degli esseri umani come rifornimento... ovviamente non per motivi etici, ma per motivi pratici: sarebbe stato difficile nascondere i corpi, così come sarebbe stato difficile catturare un sufficiente numero di maghi da sacrificare. Ma chi avrebbe pianto per un homunculus? Costavano in fatica e materie prime, ma nient'altro.
Rubando dagli Einzbern e da altre casate avevano appreso tecniche alchemiche che, ad un maestro nel campo, sarebbero sembrati i primi tentativi fatti da un bambino. Tecniche che però erano più che sufficienti per creare delle batterie di Prana viventi.
Gli Yggdmillennia avevano puntato tutto su questa guerra e loro, gli homunculi, erano la chiave della vittoria.
Per quanto uno Strumento Prezioso fosse dispendioso, un homunculus sarebbe bastato a riempire completamente ed istantaneamente la riserva di Prana del Servant, lasciando inoltre i Master completamente liberi di sfruttare la propria magia senza doversi preoccupare di rifornire i Servant. Sia per i Master che per i Servant era la situazione ideale.

"Già... non posso essere di aiuto per nessuno di loro"

Salvare i suoi fratelli era un'utopia irrealizzabile. Tutto ciò che poteva fare era ignorare le loro urla. Dopotutto, il loro fato era anche il suo.

*************

In quella che era la calma prima della tempesta, Master e Servant alla fortezza di Millennia stavano spendendo quel poco di tempo libero che gli rimaneva.
Fin da quando era stato evocato, il compito di Archer era stato quello di spingere la sedia a rotelle di Fiore. Tra tutte le coppie della Fazione Nera, loro erano quella più affiatata: Fiore aveva grande stima e fiducia in Archer, e spendeva quasi ogni ora di veglia con lui.

"Sono questi?"
"Sì, grazie"

Fiore diede un'ultima occhiata alle medicine che Archer le porgeva, prima di afferrarle e ingoiarle in un sol boccone. Erano antidolorifici per ridurre la pena che le causavano le gambe senza vita, anche se avevano l'effetto collaterale di annebbiarle i sensi con la sonnolenza. 'Riposare un po' non mi farà male', pensò.
Mentre aspettava che le medicine facessero effetto, le venne improvvisamete alla mente di non aver ancora posto al suo Servant la più importante delle domande.

"Archer... ora che ci penso, non ti ho ancora chiesto quale sia il tuo desiderio"

Questa era forse la cosa più importante per un Servant - quello che desideravano dal Sacro Graal. I primi giorni aveva tentato di chiederlo, ma Archer aveva glissato sull'argomento affermando che era "qualcosa di piccolo e che non causerà problemi a nessuno", chiedendo di parlarne in un altro momento.
Allora Fiore aveva accantonato la questione, dato che Archer era, tra i Servant, quello che poneva la propria integrità come una questione d'onore, ma dato che la battaglia sarebbe presto cominciata era ora di conoscere la risposta.

"Parli del io desiderio per il Santo Graal? Beh, dire che non ne ho uno sarebbe una menzogna..."

Archer sembrava in qualche modo turbato, riluttante a rivelare il suo desiderio. All'interno della Fazione Nera, il desiderio a cui era data la maggiore priorità era quello di Lancer. Anche se ognuno dei Servant aveva i suoi motivi per desiderare il Graal e avrebbe sicuramente cercato di sfruttare l'occasione più propizia per impadronirsene, per evocarlo era necessaria la vittoria nella guerra. Quindi la cosa più importante, per il momento, era la battaglia contro la Fazione Rossa.
Forse Archer aveva paura di esprimere ad alta voce il proprio desiderio, perché avrebbe rischiato di creare attriti all'interno della fazione. Ma Fiore scosse la testa per assicurargli il contrario.

"Non preoccuparti, non lo dirò a nessuno. Sei il mio Servant, ovviamente per me il tuo è il desiderio più importante"
"Grazie Master... spero solo che non troverai ridicolo il mio desiderio"
"Certo che no"
"Mi vergogno del mio egoismo" disse Archer, abbassando il capo in imbarazzo, "ma... desidero che gli déi mi restituiscano ciò che già un tempo mi donarono"
"Gli déi? Intendi dire...?"
"Sì... vorrei riavere l'immortalità cui rinunciai per donarla a Prometeo"

Naturalmente dopo averlo evocato Fiore aveva studiato la leggenda di Chirone. Fin dalla sua nascita fuori dal comune, passando per il suo ruolo di tutore di molti eroi, Chirone aveva lasciato dietro di sé svariate leggende... ma la più famosa era quella che lo aveva portato ad essere posto nel cielo, divenendo la costellazione del Sagittario.
Preso nel mezzo della battaglia tra il suo allievo, Eracle, ed i suoi compagni centauri, Chirone venne colpito per errore da una freccia scagliata dal suo pupillo, intrisa nel veleno dell'Idra.
Essendo immortale Chirone non poteva morire, e così la sofferenza causatagli dal veleno era destinata a durare in eterno. Alla fine rinunciò alla sua immortalità, consegnandola a Zeus perché la donasse a Prometeo, e morì in pace. Piangendo la sua morte, Zeus lo pose in cielo creando la costellazione dell'Arciere.

"Non piango la mia immortalità in sé stessa... ma è un'eredità di mia madre e mio padre. Rinnegarla è rinnegare tutto ciò che sono" spiegò.
"Ma Archer, i tuoi genitori..."

Fiore si zittì immediatamente: parlarne non avrebbe che causato vergogna ad Archer. Stando alla leggenda, Chirone era nato dall'accoppiamento tra il patrono del raccolto, il titano Crono, in forma di cavallo e la ninfa Filiria. Arsa dalla vergogna per l'aspetto della sua progenie, mezzo uomo e mezzo cavallo, Filiria venne trasformata in un tiglio.
Nessuno dei genitori di Chirone gli aveva mai voluto bene, e lui più di tutti sicuramente ne era consapevole. Con espressione imperturbabile, Archer fissò la sua Master negli occhi.

"E' vero, non mi hanno mai amato. Ma l'immortalità è la prova che il loro sangue scorre nelle mie vene, e per questo desidero mi sia restituita" mormorò, quasi in tono di scusa. "Non è altro che un desiderio egoista, ovviamente... tornare immortale non cambierà nulla, per me. Però...", però era tutto ciò che lo legava a loro.
"Archer... il mio desiderio non è molto diverso. Tutto ciò che voglio dal Graal è che guarisca le mie gambe"

L'handicap di Fiore Forvedge Yggdmillennia influiva drasticamente sulla sua magia. Nelle sue gambe esistevano dei circuiti magici malformati, e a causa loro, fin dalla sua infanzia, Fiore era vissuta con due arti inutili, immobili ed a volte terribilmente dolorosi.
Ovviamente era possibile guarirli, ma solo tramite la rimozione dei circuiti magici: in altri termini, per sanare le sue gambe avrebbe dovuto rinunciare alla magia.
Studiando l'ingegneria biologica e l'evocazione degli spiriti Fiore aveva appreso vari metodi per sopperire alla mancanza delle sue gambe: le sue evocazoni potevano svolgerne il ruolo, e all'occorrenza era in grado di volare su di una scopa... ma nessuno di questi metodi era lo stesso che camminare sulle sue proprie gambe. Eppure, come unico degno successore del clan Forvedge, non poteva rinunciare alla sua magia.
Era per questo che poteva fare affidamento solo sul Sacro Graal per ritornare a camminare, guarendo le proprie gambe e lasciando nel contempo intatti i circuiti magici. Ciò che desiderava un era null'altro che un lusso.

"Capisco... hai bisogno di un miracolo per non sacrificare nessuna delle due cose"
"Esatto. Il mio desiderio è meschino se paragonato al tuo. E' vergognoso, vero? Sono caduta in basso"
"Lo credi davvero? Capisco benissimo quale sia il peso di abbandonare la propria arte, così come comprendo il piacere di correre posando i propri piedi sul corpo della madre Gaia. Non devi vergognartene"

'Ed è proprio per questo che mene vergogno', pensò Fiore.
Sapeva, nel profondo, che spiegargli il suo desiderio avrebbe spinto Archer a cercare di consolarla. Ovviamente non aveva mentito: quello era davvero il suo desiderio, e davvero pensava che fosse nient'altro che un capriccio. Eppure aveva deciso, come maga, di impadronirsi di quell'oggetto in grado di eseguire miracoli, e non c'era altra ragione nell'esprimere tutto ciò a parole se non quella di farsi mostrare compassione.
Eppure era così che aveva parlato del suo desiderio: timidamente, insicura, vergognandosi. Perché doveva sentirsi così per la condizione in cui era nata? Si comportava sempre in maniera modesta ed educata per non far capire come si sentiva realmente, e non si era mai vergognata di ciò... finora.

"Grazie, Archer" disse, arrossendo.
Le faceva piacere che Archer la lodasse, più di ogni altra cosa. Desiderava che il centauro le posasse una mano sul capo e le mormorasse parole di lode all'orecchio. E si odiava dal profondo per quel basso tentativo di guadagnare la sua compassione.
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« Ultima modifica: 31 Maggio, 2014, 22:24:39 pm da Gilgamesh »

Online Gilgamesh

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Re: Fate stay night + Fate Zero
« Risposta #1248 il: 31 Maggio, 2014, 22:24:23 pm »
Capitolo 3.2

Spoiler
'Già... un comportamento indegno di me'
E ciononostante non poteva che sorridere alle parole di Archer. Serbando questa sensazione nel cuore, un sentimento che non era né amore né affetto, qualcosa che era così puro eppure al contempo così contorto, Fiore chiuse gli occhi.

"La medicina sta avendo effetto, Archer... puoi andare..."
"Sì, Master"

In perfetto silenzio, Archer abbandonò la camera.

*************

Caules Forvedge Yggdmillennia non aveva mai desiderato partecipare alla Guerra del Santo Graal... non aveva mai neppure voluto diventare un mago.
Amava la magia, questo sì... non tutti potevano godere del piacere di tenere l'assurdo nel palmo della mano, di causare fenomeni scientificamente impossibili. Ma non aveva mai voluto votarvi la sua intera esistenza.
Inoltre i maghi erano esseri umani che diventavano qualcosa di più basso di ciò, qualcosa di veramente inumano. Onestamente non voleva essere mostrato al mondo come una sorta di mostro che avrebbe massacrato senza battere ciglio centinaia di persone per il bene delle sue ricerche, come accadeva ai maghi dell'epoca medievale.
Un mago era un ricercatore, qualcuno che aveva abbandonato i sentimenti e la compassione, insieme ad altre cose similmente pure; e quello non era un percorso che Caules volesse intraprendere.
Il motivo per cui Caules aveva iniziato a studiare la magia, poi, era quasi oltraggioso: non era altro che una "ruota di scorta" per Fiore. Non che a Caules infastidisse particolarmente: portare la sorte del suo intero clan sulle spalle era un fardello pesante, ma d'altra parte richiedeva solo tanto studio.
Man mano che i mesi passavano Fiore era diventata il capo del clan Forvedge, ed aveva raggiunto i livelli più alti della gerarchia degli Yggdmillennia. Allora Caules aveva deciso di esplorare altri orizzonti: d'altro canto la scelta era tra diventare un mago che non avrebbe mai combinato nulla nella sua vita, o inseguire un altro sogno. Poi la Guerra del Santo Graal gli era caduta tra capo e collo.

Di nuovo, in principio il suo ruolo era di ruota di scorta per la sorella. Una volta giunti in romania, però, la Magia del Comando comparve sul suo corpo, e Caules non poté più dire nulla in merito: avrebbe dovuto partecipare alla guerra in veste di Master, indipendentemente da quanto gli sguardi invidiosi di maghi molto più esperti di lui potessero dargli fastidio.
Per fortuna recuperò in fretta una reliquia adatta al rituale: Fiore comprò, da un mago di sua conoscenza, il progetto del dottor Frankenstein.
Anche l'evocazione era stata un successo, e persino il più grande punto debole di un Berserker - l'immensa quantità di Prana che consumava - era stato risolto grazie all'utilizzo degli homunculi e dello stesso Strumento Prezioso del suo Servant. Ora rimaneva un unico problema.

"E'... davvero così forte?"

Una domanda tanto semplice quanto importante. Il grado di Mad Enhancement di Berserker, il mostro di Frankenstein, era incredibilmente basso. Nonostante avesse perso quasi ogni abilità linguistica, era ancora in grado di distinguere amici e nemici, e di comunicare concetti semplici.
Inoltre... Caules non riusciva a capire perchè Frankenstein, un uomo gigantesco che stando alle leggende svettava per più di due metri, fosse apparso in forma di una fragile fanciulla. Cos'era successo al mostro portato nell'immaginario collettivo da Boris Karloff o Robert de Niro? Per un istante Caules aveva pensato di aver evocato per errore la sposadel mostro, ma non c'erano dubbi: Berserker era il vero mostro di Frankenstein, l'homunculus creato dall'omonimo dottore.
Davveri quella ragazza sarebbe stata in grado di combattere? Era questa la preoccupazione di Caules.
Berserker, incurante del fardello che arrecava al suo Master, preferiva rimanere in forma materiale e vagare per il castello. Ovviamente Caules aveva l'autorità di forzarla a tornare in forma di spirito, ma non voleva rischiare di peggiorarle l'umore - cosa che avrebbe portato al rimbombare sei suoi gemiti nella testa di Caules.
Il risultato era che il Master lasciava fare al Servant ciò che questi voleva.
Ovviamente non c'era possibilità che impazzisse e cominciasse a devastare il castello. Il mostro di Frankenstein passava la maggior parte del suo tempo nei giardini della fortezza, raccogliendo fiori e guardando il cielo. A volte Rider tentava di parlarle, anche se raramente gli rispondeva - e quando lo faceva era solo per cercare di allontanarlo.
Ma Caules era orgoglioso di essere un Master, e voleva cercare di comunicare: se ci fosse riuscito, avrebbe potuto fare un vero discorso con lei e, se possibile, farle capire la gerarchia che c'era tra loro due. E così Caules si convinse a rivolgerle la parola.
Spostandosi all'esterno della fortezza trovò Berserker, come prevedibile, immersa nei fiori del giardino. In verità per Caules la scena aveva la gravità di una premonizione, ma si fece coraggio e le si avvicinò.

"E-ehilà" esordì, agitando la mano in un saluto. Berserker rivolse al suo Master uno sguardo annoiato prima di voltargli le spalle, decidendo palesemente di ignorarlo. La cosa in qualche modo seccò il ragazzo, ma andarsene non gli sarebbe servito a nulla. Doveva mantenere la posizione e parlarle.
Dopo aver tratto un profondo respiro, rivolse per la prima volta la parola al suo Servant.

"Volevo solo dirti... scusa" disse, chinando il capo in segno di scusa, e abbandonado involontariamente tutte le sue pretese di autorità. Però ottenne nuovamente l'attenzione di Berserker.
"Intendo per l'altro giorno... quando ho rivelato a tutti la tua identità"
"Uuuu..."

La risposta di Berserker era un gemito di disappunto. 'Quindi quell'avvenimento era seriamente ciò che la infastidiva' realizzò Caules. Sembrava che Berserker fosse in qualche modo frustrata con sestessa.

"Non sappiamo se diventeranno nostri nemici, quindi... scusa"
"Uu..."

Berserker annuì, suonando meno seccata di prima. Forse era sollevata dal fatto che Caules comprendesse cosa sarebbe successo dopo la fine della Guerra del Sacro Graal.

"In ogni caso, credo che per ora dovremmo preoccuparci principalmente di sopravvivere a questa battaglia. Che ne dici?"

Stringendo con forza tra le mani il fiore che aveva colto Berserker annuì in silenzio, mostrando la sua approvazione.

"Bene... allora cerchiamo di conoscerci meglio"
"Uuu?" chiese Berserker, piegando il capo.
"Dopo averti evocata mi sono informato su di te. Ma le leggende non sempre sono corrette, e anche la più piccola incorrettezza potrebbe esserci fatale. Quindi voglio dirti quello che so di te, in modo che tu possa correggermi"

Berserker annuì con veemenza, stranamente seria.

Victor Frankenstein era uno studente di scienze naturali. Ossessionato dal sogno di creare l'"uomo ideale", spese due anni della sua vita ad assemblare un corpo da parti di cadavere, e riuscì a donargli la vita.
Il suo scopo era quello di creare un umano tanto saggio quanto bello, perfetto sotto ogni aspetto, ma ciò che creò era un mostro orribile. Terrorizzato, Frankenstein disassemblò la sua creatura e la abbandonò a sé stessa.
Ma anche smembrato, il mostro sopravvisse. Riuscì a raccogliere le sue stesse parti ed a ricostruirsi, inseguendo il suo creatore degenere fino a Ginevra, in Svizzera, in una caccia mossa sia dall'odio che dall'ammirazione.
Guardava a Frankenstein come a suo padre.

"Non volevo causarti problemi... ma quando mi hai creato, mi hai fatto così come sono.
Sono da solo, e questo fa male... tanto, tanto male. Perciò ti prego, fallo di nuovo. Crea un altro essere come me. Sei l'unico che può farlo.
Ti prego... dammi una compagna"

Frankenstein rifiutò. La questione non era se poteva o non poteva farlo: aveva messo tutto sé stesso nella creazione dell'homunculus che aveva di fronte, e il risultato era stato una creatura orrenda... anche solo considerare di ripetere lo stesso errore era impensabile.


Caules si fermò per un istante, guardando Berserker. Non riusciva a capire se il canone di bellezza di Frankenstein fosse particolarmente contorto o se la ragazza possedesse dentro di se una follia che mal si conciliava con il suo aspetto.

Ai ripetuti rifiuti del dottore il mostro finalmente comprendette la verità, e cadde nella disperazione.
Ma doveva riuscire a convincerlo a creare un altro essere come lui, ad ogni costo.
Così il mostro uccise: conoscenti di Frankenstein, gente che non avev alcun tipo di relazione con il dottore e, infine, la sua amatissima promessa sposa. Ma Frankenstein continuò a fuggire dalla sua creatura, negandogli il suo aiuto fino alla fine.
Il giovane uomo carico di passione ed intelligenza era scomparso, trasformandosi in un essere fragile e prematuramente vecchio. Frankenstein morì folle, rimpiangendo fino alla fine tutto ciò che aveva fatto.
Così il mostro non ebbe più nessuno da odiare, né nessuno da ammirare.
Si allontanò da Walton, l'uomo che aveva assistito Frankenstein nei suoi ultimi momenti e si diresse verso il profondo nord, dove costruì un'immensa pirae perì tra le fiamme.

"Che le mie ceneri vengano sparse nei sette mari..."

E così terminò la storia dell'orrida creatura nata dalle mani di Victor Frankenstein


Caules terminò il suo racconto sulla vita di Berserker senza che questi l'avesse interrotto una sola volta. Era tutto corretto, oppure semplicemente non le importava?

"Quindi... il tuo desiderio è un compagno, Berserker?"
"Uu..." annuì il mostro. A quanto pareva la supposizione di Caules era corretta.
"E gli homunculi nel castello... non vanno bene? Cioè, mi sembrano piuttosto simili a te"

In tutta risposta Berserker scagliò il fiore in faccia a Caules. Sorprendentemente non gli fece male quanto si era aspettato.

"Immagino che sia un no..."

Berserker annuì con veemenza. In qualche modo c'erano confini che non era disposta a superare.
Improvvisamente Berserker fissò Caules in volto, gli occhi grigi che facevano capolino tra la cortina di lunghi capelli, e cominciò ad indicarlo.

"Mi stai chiedendo il mio desiderio?"

Berserker annuì, e Caules cominciò a riflettere. Se avesse risposto che voleva raggiungere l'Origine sarebbe suonato plausibile, e la faccenda sarebbe stata sistemata: era qualcosa per cui ogni mago avrebbe volentieri sacrificato la vita, dopo tutto, e certamente Berserker, grazie alla conoscenza infusa dal Santo Graal, lo sapeva. Ma a Caules l'idea di mentirle non piaceva.

"In realtà... non lo so ancora"
"..."

Sotto il peso del suo sguardo accusatorio, Caules si grattò il capo con aria contrita.

"Non è che non ho alcun desiderio. Dopotutto sono un mago, e voglio raggiungere l'Origine eccetera... ma credo ci siano altre cose che vorrei"

Inoltre, davvero l'Origine avrebbe potuto essere raggiunta così facilmente, persino grazie ad un oggetto come il Sacro Graal? Caules lo dubitava, anche se certamente avrebbe dato un grosso aiuto nel raggiungimento dello scopo. Ma non avrebbe fatto altro che avvicinarlo di un po' all'obiettivo...

"Comunque, non lo saprò finché non avremo vinto. Ad esempio, se mia sorella dovesse morire nel corso della battaglia potrei desiderare di resuscitarla... una cosa del genere potrebbe surclassare qualsiasi altro desiderio. Mia sorella vale molto di più, per me, di quanto non valga l'Origine che potrei impiegare secoli per raggiungere"
'Anche se difficilmente lei resusciterebbe me, se morissi'

Caules fece per andarsene, ma Berserker lo tirò per la maglietta. Girandosi, si trovò un fiore all'altezza del viso.

"Vuoi che prenda questo?"

Berserker annuì, e Caules accettò il dono con un ringraziamento. Dopodiché Berserker ricominciò a raccogliere i fiori... e a strapparli in mille pezzi. A quella visione Caules batté in una rapida ritirata: dopotutto non c'era alcun lago nei paraggi, e lui non sarebbe riuscito a impedirle di colpirlo.

*************

La gelida lingua di Celenike Icecolle Yggdmillennia si arrampicò avidamete sul collo di Rider.

"Ehi..."

Rider giaceva sul letto, con le mani legate da cinghie di cuoio. La sua corazza di maglia e le altre parti dell'armatura giacevano abbandonate a terra ed il suo petto era nudo, esponendo l'esile ossatura sotto la pelle pallida. Era un'immagine incredibilmente suggestiva.
Celenike si sdraiò su di lui, con le guance arrossate ed uno sguardo carico di lussuria nel guardare le sue ciglia... le sue labbra... la sua pelle.
L'espressione sul volto di Rider, però, non eradi vergogna o dolore ma di noia insopportabile.

"Possiamo smetterla?" disse, con voce atona.
"No. Sei così bello... potrei assaporarti tutto il giorno e non mi annoierei"
"Ma io sì"
"Non mi importa. Tutto ciò che conta è quello che voglio io"

Rider esalò un sospiro di esasperazione. Ogni giorno, fin da quando era stato evocato, senza eccezioni, la sua Master voleva godersi il suo corpo. E la sua era una passione perversa: le sue dita e la sua lingua correvano sul suo corpo, ma non con le movenze di un normale approccio.
A Rider sembrava di essere un'opera d'arte sotto gli occhi di un adorante osservatore, anche se dubitava che un normale spettatore avrebbe ricoperto un quadro di bava.

"Sei bello da togliere il fiato..." sospirò Celenike, in adorazione. Normalmete Rider avrebbe abbracciato chiunque gli avesse rivolto una frase del genere, ma non era particolarmente felice di sentirlo dire da lei.
Era una magra consolazione il fatto che non avesse ancora intrapreso un'azione così sconsiderata come usare una Magia del Comando per obbligarlo a soddisfare i suoi desideri... ma se fossero sopravvissuti alla battaglia, le cose sicuramente sarebbero cambiate. Essendo una forma di magia, Rider avrebbe potuto resistere ad una Magia del Comando grazie alla sua abilità di Magic Resistance, ma persino con il grado A in quell'abilità avrebbe potuto resistere ad un singolo comando: se Celenike ne avesse usati due, non avrebbe avuto altra scelta che obbedire.
Se solo fosse riuscito a farle sprecare in altro modo le sue Magie del Comando...

"E' un vero peccato... perché il mio coltello non riesce a tagliarti?" si chiese Celenike.
"Beh sai, sono stato evocato per combattere... Oh, è quasi ora!"

Tempismo perfetto... Rider strappò i legacci di cuoio e si alzò, spingendo via Celenike che si scostò con un suono di protesta.

"Davvero non ti interesso?"
"Non è questo il punto..."
"Stando alle leggende, dovresti essere un vero casanova..."
"Non ha niente a che fare con questo! Accidenti..."

Quello che aveva detto era certamente vero, ma significava solamente che non avrebbe esitato a corteggiare una ragazza di suo gradimento, nel modo e nel momento che più avrebbe ritenuto opportuno - che era quanto di più lontano ci poteva essere dal venire importunato da una singola donna.
E soprattutto Celenike era costantemente accompagnata dal puzzo della morte. Probabilmente era stata immersa nel sangue e nei resti umani fin da bambina: per quanto si lavasse e profumasse per nasconderne l'odore, la Morte le era sempre a fianco.

Era nata nella famiglia Icecolle, un clan estremamente antico di praticanti delle arti oscure. Costretti alla fuga dalle terribili cacce alle streghe dell'epoca medievale - dall'Europa occidentale fino alla Siberia - avevano perso il collegamento tra la loro magia e la terra, ed erano caduti in declino.
Celenike era stata la prima bambina nata con Circuiti Magici da molto tempo. Gli anziani del clan, devoti al perfezionamento delle arti oscure, le inculcarono ogni singola nozione che possedevano.
La partica delle arti oscure richiedeva una particolare predisposizione, ovvero la capacità di non esitare di fronte alla necessità di sacrificare esseri viventi, la freddezza di non cedere a nessuna supplica finché non fosse stato inferto il giusto quantitativo di sofferenza - che la vittima fosse uomana o ferina, che si trattasse di un uomo splendido o di un docile animale, di vecchi uomini e vecchie bestie, di donne incinte o di bambini ancora non nati.
Le era stato insegnato a darsi un contegno nell'apparenza e di controllare le proprie sensazioni, poiché chi perdeva sé stesso nella gioia del massacro non era altro che un fallimento.
Massacro, ma solo quando il massacro era necessario. Dolore, ma solo quando il dolore era richiesto.
Celenike era una praticante eccellente: quando lavorava sulle sue vittime nel suo pugno non c'era traccia di emozione, ed era in grado di eseguire qualsiasi sacrificio fosse richiesto.
Poteva catturare un ragazzino, ancora puro e innocente alla cruda realtà, e violarlo in ogni singola parte del suo corpo, assaporando le sue lacrime di sofferenza. Aveva devoto la sua intera vita alle arti oscure, facendo in modo che ogni rituale terminasse con il suo stesso corpo ricoperto di sangue: questa era la bestia che si nascondeva sotto il nome di Celenike Icecolle Yggdmillennia.
L'unico motivo per cui non si era mai spinta oltre le sue "avances" verso il suo Servant era l'incredibile differenza in forza che correva tra i due. Rider era, dopo tutto, un Servant, non una delle sue vittime impotenti. E come maga comprendeva che per vincere la guerra doveva poterne sfruttare appieno le forze.
Una volta che la guerra fosse finita, tuttavia... era certa che avrebbe abbandonato ogni inibizione e si sarebbe scatenata secondo i suoi desideri. Grazie alla Magia del Comando avrebbe dissacrato il corpo di quello splendido Spirito Eroico, per cui solo l'attributo "magnifico" era adeguato, e lo avrebbe gettato nella vergogna.
Non le importava del secondo conflitto che sicuramente sarebbe scoppiato attorno al Santo Graal: tutto ciò che desiderava era Astolfo. Il suo era un amore a dir poco osceno.

"Devo fare una cosa... con permesso..."

Celenike, sdraiata sul letto, osservo languida Astolfo che indossava nuovamente i suoi vestiti.

"Non stai pensando di uscire, vero?"
"Mm... Qualcosa del genere..."
"Non ti stai legando alla gente del villaggio, vero?"
"Sto solo andando a divertirmi un po'. Dopotutto sono tornato sulla Terra con un corpo concreto. Che male c'è a giocare un po' prima che la guerra cominci?"

Celenike non sapeva neppure dove cominciare per spiegargli quanto ci fosse di male. Innanzitutto, un Servant che passava così tanto tempo a divertirsi poteva essere tentato di abbandonare i suoi doveri. Ma Celenike sapeva di non poter cambiare le cose con una semplice ramanzina.

"Certo che è sbagliato. Se Darnic dovesse prendersela con qualcuno lo farebbe con me..." mormorò, rassegnata.
"Scusa! Ora vado!"

Osservando Astolfo allontanarsi, Celenike notò una cosa: il lieve rossore sul viso di Rider, che indicava che il suo Servant stava andando a incontrare qualcuno che gli era caro.

*************

"Innanzitutto dobbiamo fare in modo che tu ti allontani da questo posto terribile il prima possibile"

La proposta di Rider era tanto sensata quanto impossibile. Avevano appena iniziato a parlare ma l'homunculus in qualche modo non era a suo agio, conoscendo l'idiozia di Astolfo.
Scappare... ma scappare dove?

"Beh, ogni luogo è meglio di questo, no?"

'Ha ragione', pensò l'homunculus. Ma come poteva fuggire?

"Non dobbiamo perdere tempo! Possiamo andarcene in groppa al mio amato destriero! Se non ci sbrighiamo probabilmente la mia Master mi richiamerà"

Usare il destriero di Rider? Poteva funzionare, ma il destriero di Astolfo era...

"Oh? Conosci il mio ippogrifo??"

Sì, lo conosceva, grazie alla sapienza infusa riguardante questaguerra. Astolfo aveva dato vita a numerose leggende in groppa a bestie come un grifone o il famoso Rabicano, ma la più famosa delle sue cavalcature era un essere inconcepibile... l'ippogrifo.
Questo cavallo leggendario era una bestia magica, nata dall'unione di un grifone con una giumenta: il risultato era un essere con la parte superiore di un'aquila e la parte inferiore di un cavallo, un'essere nato dal rapporto di due esseri che non avrebbero dovuto poter generare.
Il problema principale non era, però, la sua impossibilità, quanto il fatto che l'ippogrifo era senza alcun dubbio lo Strumento Prezioso di Rider: utilizzandolo, Astolfo avrebbe speso un'enorme quantità di Prana, ed a pagarne il prezzo sarebbero stati gli altri Homunculi. Ed anche senza contare il sacrificio che ne sarebbe derivato, un uso di una così grande quantità di Prana avrebbe sicuramente reso evidente l'uso di uno Strumento Prezioso.

"Ma è molto veloce, eh! E' tipo wooooosh! Andremo il più lontano possibile, poi io posso wooooshare indietro! Se ci limiteremo a volare non userò tanto Prana!"

Nonostante l'esauriente spiegazione di Rider sulla velocità dell'animale, corredata di improbabili movimenti del corpo, l'homunculus non poteva accettare il piano.

"Oh, vabé... Hm, cosa possiamo fare allora? Forse dovremmo discuterne con Chirone"

Quando l'homunculus fece notare che si era lasciato sfuggire il vero nome di Archer, il viso di Astolfo si fece scarlatto. Sembrava che avesse capito, più o meno, di aver commesso un errore.

"Uh? Oh, vero! Scusa! Dimenticati quello che ho detto!"

In ogni caso, l'informazione non sarebbe stata molto utile all'homunculus.

"Fiùùù... Bene, bene. Non facciamolo sapere in giro, va bene?"

La risata che scaturì immediatamente dopo dalla bocca di Rider lasciava pochi dubbi sulla quantità di rammarico che provava per l'errore commesso. Se la Fazione Rossa fosse riuscita a catturare questo Servant, sicuramente avrebbe messo le mani su una miniera d'oro di informazioni. O almeno così pensava l'homunculus.
Dopo aver pensato un po', Rider diede un suggerimento.

"Che ne dici di questo? La guerra presto inizierà ufficialmente. Nel bel mezzo di tutti quegli scontri sarà difficile notare la fuga di un singolo homunculus, no? Ed anche se ci dovessero scoprire, non potrebbero sprecare tempo ed energie per inseguirci. Quindi dobbiamo solo aspettare il momento propizio e poi andarcene di qui"

Era un piano eccellente, l'esatto opposto dell'idea di poc'anzi.

"Sì, dovrebbe funzionare, Rider"

Al suono della voce di Archer l'homunculus si irrigidì. Il Servant aveva aperto la porta, era entrato e l'aveva chiusa alle sue spalle senza che se ne fosse reso conto.
Da parte sua, Rider sembrava ben conscio del fatto che Archer fosse arrivato. Si girò per guardare in faccia Archer, che si trovava alle sue spalle.

"Lo pensi davvero, Archer?"
"Esatto, io sono Archer. E ti pregherei di non chiamarmi più 'Chirone' per errore"
"Sì sì, lo so... Scusa, scusa. Mi spiace tanto, certo"

Archer si sedette allo scrittoio e lanciò un'occhiata verso l'homunculus.

"Hai paura"
"Beh, è ovvio...chi non avrebbe paura di esseri come noi?" intervenne Rider.

Anche se l'homunculus non aveva più molta paura di Rider.

"In questo caso, aggiungerò altra paura al tuo terrore. Sarò molto chiaro: ti rimangono al massimo tre anni di vita"

Archer espose la dura realtà senza cercare di addolcirla, e l'homunculus annuì, comprendendo la situazione.

"Se tu fossi solo un bambino, piangerei per te. Però tu sei un homunculus, e sei venuto al mondo già completo... e per questo, ora, devi pensarci tu stesso"

'Pensare a cosa?' chiese l'homunculus.
"Pensare a come vivere il tuo tempo" rispose Archer, fissandolo con occhi taglienti.

All'homunculus quel compito sembrava impossibile. Il semplice fatto di essere vivo era un miracolo, per lui, come poteva pensare a come spendere il tempo che gli rimaneva?

"Eppure devi pensarci ugualmente" proseguì Archer. "Se non lo fai che differenza sarà per la tua vita, o per la sua fine, se anche dovessi sopravvivere alla guerra? Non ci sarebbe senso negli sforzi che stiamo facendo"
"Beh, secondo me essere vivi è già di per se una benedizione..." mormorò Rider.
"Questo non basta"

Archer annientò l'opinione di Rider con una singola, breve risposta. L'homunculus non poteva rispondere alle parole di Archer, non sapeva come rispondere. A cosa avrebbe potuto pensare? Come avrebbe dovuto pensarci? Si sentiva come un ramo spezzato, alla deriva nel mare.

"Puoi sempre chiedere consiglio agli altri. Per tua fortuna, Rider è qui per aiutarti. Chiedi a lui se hai dubbi"
"Ehi, un momento! Perché sono stato tirato in mezzo, ora?"
"Perché hai detto di volerti assumere la responsabilità del tuo amico, Rider. Ah, un'ultima cosa... dovresti imparare a camminare. I tuoi piedi sono troppo morbidi, devi indurirne le piante. E una volta che sei riuscito a camminare, impara a fare delle semplici magie, per aiutarti nei compiti più fisici"

Forse grazie al fatto di avere, ora, un obiettivo da raggiungere, l'homunculus si sentiva più tranquillo. Dopo tutto, semplicemente camminando non avrebbe potuto dar fastidio a nessuno, e poteva iniziare anche immediatamente.
Archer si alzò, e diede una pacca sulla spalla a Rider.

"Andiamo, Rider. Chiuderò la porta a chiave, e nessuno oserà entrare nella mia stanza durante la riunione"
"Va bene..."

Anche Rider si alzò in piedi, con aria seccata. Era chiaramente scontento, ma l'homunculus non sapeva dirne il motivo.

"Ci si vede dopo, allora. Torno presto, ok?"
'Siate prudenti' risposel'homunculus, salutandoli, e Rider lo salutò agitando la mano con aria, stavolta, stranamente compiaciuta. Appena la porta fu chiusa, si alzò a sua volta e cominciò il suo primo, semplice compito: camminare.
I suoi piedi si appoggiarono saldamente al suolo: erano piccoli e fragili, ma riuscivano egregiamente a sorreggerlo... almeno per un po'. Percorse un passo e sentì un lieve dolore. I suoi piedi erano sporchi. Ma stavolta non era mosso dal terrore e dalla fretta: dato che camminare era il suo unico scopo, non si sarebbe perso.

'Per ora devo camminare... solo camminare, finché non sarò troppo stremato per farlo'

*************

Nel frattempo, nella semplice camminata per i corridoi della fortezza Rider aveva nuovamente perso il buonumore.

"Non sei stato troppo duro con lui?"
"Sì, esattamente come tu sei troppo buono. Ho semplicemente voluto bilanciare la cosa" sorrise Archer, in risposta. Ma Rider mise il broncio, borbottando.

"Però anche tu sei troppo buono con la tua Master"
"E' per questo che ti sei inasprito? Rider... il modo migliore per insegnare qualcosa varia da persona a persona. La mia Master sta lavorando sodo per trovare una soluzione alla disabilità con cui è nata, come se riuscirci fosse una questione di vita o di morte. Eppure, come maga, è riuscita ad accettarla come qualcosa di naturale. Se nessuno dovesse lodarla per i suoi sforzi, incondizionatamente, presto o tardi crollerebbe"
"Credi davvero che lui non stia facendo del suo meglio?"
"No, ma non comprende ancora la differenza tra impegno ed accidia. Dato il breve tempo che gli resta, non può permettersi di oziare, poiché nel farlo finirebbe semplicemente per avere dei rimpianti"

Rider borbottò nuovamente, ma si zittì.

"D'altra parte, il tuo affetto per lui è un'altra questione. Senza nessuno su cui fare affidamento difficilmente riuscirebbe a fuggire da questo posto. Ciononostante, non dimenticarti il motivo per cui sei stato evocato"
"Bah, mi sembra di parlare con un insegnante"
"Oh, ma è quello che sono..."

Archer tentò di posare una mano sul capo di Rider, ma Astolfo la scostò con malagrazia.
I due, infine, erano arrivati alla sala del trono. Ad un segnale di Darnic Caster attivò il menorah e mostrò una scena che stava avendo luogo al di fuori della fortezza. Questa tecnica di visione a distanza sfruttava la presenza sul campo di un golem volante, e poteva mostrare accadimenti ad una distanza di gran lunga superiore di quanto garantito dalle normali tecniche magiche.
La scena che il golem stava osservando era difficle da descrivere: un uomo enorme, mezzo nudo e apparentemente ritardato che marciava nella foresta.
Darnic fu il primo a commentare la scena.

"Guerrieri di Yggdmillennia, stando alle parole di Caster questo Servant si sta facendo strada per la foresta giorno e notte, puntando direttamente su questo castello"

La rivelazione lasciò gli altri senza parole. Erano in guerra, certo, quindi era solo ovvio che sarebbero stati assaliti dai Servant nemici... ma si sarebbero aspettati molti attacchi simultanei, alcuni frontali ed altri sotto forma di imboscate. Ed altre azioni, come quella affidata a Lancer Rosso.
Però sembravano non esserci subordinati con quel Servant, il che significava che stava marciando da solo contro la fortezza di millennia. Un atto estremamente stupido... ma esisteva una classe di Servant che non si sarebbe curato della stupidità.

"Si tratta certamente del Berserker Rosso, e probabilmente ha un'abilità di Mad Enhancement di grado molto alto, a giudicare da come carica a testa bassa il nemico spinti dal solo desiderio di combattere"

L'abilità di Mad Enhancement, propria della classe Berserker, assumeva differente portata a seconda degli accadimenti avvenuti durante la vita dello Spirito Eroico. Un'abilità di grado basso non avrebbe potenziato molto il Servant, ma gli avrebbe lasciato la maggior parte delle sue capacità intellettuali; un'abilità di grado elevato, invece, avrebbe garantito un'impennarsi delle caratteristiche del Servant, rubandogli però quasi del tutto la capacità di pensare.

"Come dobbiamo comportarci, nonno?"
"Non possiamo farci sfuggire questa occasione, ovviamente. Inviare tre Servant dovrebbe essere sufficiente. Ma questa situazione ci presenta un'opportunità incredibile: potremmo riuscire a far diventare Berserker Rosso una nostra pedina"

Le parole di Darnic suscitarono svariati mormorii nella stanza. Lancer attese che lo sgomento e la confusione scemassero, prima di rivolgersi al suo Master.

"Spiegaci brevemente il tuo piano. E' per questo che ci hai radunati tutti in questa stanza, o sbaglio?"
"Sì, mio Principe"

Seguendo le direttive di Darnic, il piano per catturare Berserker Rosso venne preparato. Nel mentre Berserker stava proseguendo lungo un percorso in linea rettaverso il suo obiettivo, ma con la sua velocità relativamente bassa ci avrebbe messo all'incirca due giorni per raggiungerli.
La vittoria era tutt'altro che certa... e il problema era come raggiugnere l'obiettivo di catturare Berserker. Sei Servant sarebbero stati sufficienti a bloccarlo?

*************

Dopo essere arrivata a Trifas, la prima cosa che Ruler fece fu di cercare un post' per la notte... ma la sua ricerca incorse in una difficoltà inattesa.
Era proprio come diceva il vecchio che l'aveva accompagnato: Trifas non era luogo da turisti. C'erano solo tre hotel, ed erano tutti pieni.

"Sono davvero spiacente... è la prima volta che succede una cosa del genere"

Distogliendo lo sguardo dal padrone dell'hotel, Ruler lanciò un'occhiata ad una coppia che stava chiacchierando nell'atrio: a giudicare dal leggero sentore di Pranai due erano maghi, molto probabilmente membri del clan Yggdmillennia. Probabilmente erano loro ad occupare gli hotel di Trifas.

"Pazienza, non potete farci nulla. Potete suggerirmi un luogo dove chiedere ospitalità?"
"Potresti provare in chiesa"

Sì... sicuramente c'era una chiesa, e Ruler si vergognò di non averci pensato prima: tutte quelle moderne tecnologie dovevano averla confusa, avrebbe dovuto essere il primo luogo in cui recarsi.
Chiese indicazioni all'uomo e poi si incamminò verso la chiesa. Qualcuno doveva aver sentito la conversazione, probabilmente, dato che percepiva chiaramente svariate persone che la stavano seguendo.

"Dovrebbero fare più attenzione... sono un Servant, non una maga"

Ma probabilmente la disattenzione dipendeva dai vestiti che indossava, e dalla sua impossibilità di assumere forma di spirito, comune a tutti i Servant ma a lei preclusa a causa del suo possedere un corpo ospite.
In ogni caso sapevano che avrebbe soggiornato alla chiesa... e per il bene di Laeticia non poteva permettersi di dormire all'aperto. Bussò alla porta della chiesa e domandò ospitalità alla suora che le aprì, che accettò con gioia.

"Purtroppo però è disponibile solo la soffitta. Va bene?"
"Ogni luogo dove potrò soggiornare andrà benissimo. Grazie mille"

Non poteva permettersi il lusso di essere schizzinosa, né in ogni caso le importava il luogo dove avrebbe dormito.
La suora si chiamava Alma Petresia ed era una donna gentile, come ci si sarebbe aspettato da una donna cresciuta in un luogo idilliaco come quello... una donna a cui bastava solo l'amore di Dio.

"Da questa parte, prego"

Alma si apprestò a farle strada, e Ruler la seguì fino al secondo piano e su per una scala che conduceva alla soffitta.

"Sei una turista?"
"No, sono una studente di storia. Sono qui per studiare il medioevo rumeno"
"In questo caso allora Sighisoara sarebbe un luogo più appropriato. Qui a Trifas rimangono in piedi ben pochi edifici di quell'epoca, e sono tutti di scarso valore storico"
"Per le ricerche a Sighisoara è stato assegnato un altro studente"
"Oh, capisco. Dopotutto credo che non siano in molti ad essersi interessati di Trifas, finora"

Raggiunsero infine l'apice della scala cigolante, ed entrarono in soffitta. Nonostante la stanza, stando alle parole di Alma, fosse usata di rado Ruler non poté trovare traccia di polvere o sporcizia sul letto o sulla lampada: sicuramente la stanza veniva pulita con regolarità.

"Posso preparare qualcosa da mangiare, se hai fame"
"Oh, no... le mie abitudini alimentari sono piuttosto irregolari, non vorrei disturbarla"

Oltre a non poter assumere forma di spirito, Ruler era anche obbligata a mangiare: non sarebbe certamente morta di fame, ma il corpo di Laeticia si sarebbe indebolito per la malnutrizione. Inoltre, dato che non mangiava da parecchio tempo cominciava a sentire i crampi della fame.
In realtà era grata ad Alma per il suggeriento, ma sarebbe stato incauto da parte sua accordarsi in tal senso, dato che probabilmente sarebbe dovuta uscire in segreto e spendere gran parte delle ore notturne all'esterno.

"Non c'è problema, nel caso dovrai solo scaldarti il pasto"
"Scaldarmi...?" chiese Ruler, piegando il capo.
"Sì... con il microonde, no?" rispose Alma, fissandola perplessa.
"Oh sì, vero... il microonde". Certo, non ci sarebbe stato bisogno di accendere un fuoco per scaldare il cibo.
"Bene, allora... Oh, quasi dimenticavo una cosa importantissima. Posso chiederti il tuo nome?"
"Mi chiamo Giovanna"

Disse ad Alma il suo vero nome senza porsi troppi problemi: non le interessava mantenerne il segreto, dato che difficilmente rivelare il suo nome si sarebbe tramutato in una debolezza, come poteva succedere per Sigfrido.

"Giovanna... un nome splendido"
"Grazie... e un'ultima cosa. Se ho tempo prima del pasto, posso recarmi in cappella a pregare?"
"Ovviamente... è lì per questo, dopotutto"

Ruler dispose i suoi pochi averi nella soffitta e poi si diresse alla cappella. Raggiunto l'altare si inginocchiò, giunse le mani, piegò il capo e chiuse gli occhi.
La sensazione che provava era la stessa di quando era ancora viva, e nel momento in cui iniziò a pregare si sentì, come sempre, separata dal mondo... indifferente a passato, presente e futuro. Non era andata a pregare per un motivo particolare, ma semplicemente per pregare Dio. In questo modo, il percorso che doveva intraprendere le sarebbe stato chiaro.
Per lei ogni secondo di preghiera era importante quanto ogni singolo respiro che traeva... non poteva passare giorno senza pregare. Essendo nata in una famiglia di contadini, Giovanna non conosceva il contenuto dei libri di preghiera. Aveva anche provato ad imparare, ma sembrava incapace di leggere o scrivere... tutto ciò che riuscì ad apprendere fu come scrivere il suo nome. Anche se la cosa la turbava, alla fine decise che non le serviva a molto per pregare il Signore. Ricordava anche che uno dei suoi più cari compagni, Gilles, una volta rise di lei e le assicurò che saper scrivere il proprio nome era più che sufficiente...

"Giovanna?"

Sembrava che fosse rimasta in preghiera per molto, molto tempo, così le spiegò Alma con sguardo di scusa.

"Mi spiace doverti interrompere"
"Oh, non vi preoccupate... quando prego tendo a perdere la nozione del tempo. Non vorrei davvero svenire per la fame"
"E allora ho fatto bene a chiamarti... la cena è pronta, andiamo a mangiare"
"Capisco... grazie mille"

Alma la guidò fino alla sala da pranzo, arredata con un vecchio tavolo di quercia e quattro sede altrettanto vecchie, che ben si adattavano all'ambiente della chiesa.

"Ci raggiugnerà qualcun altro per il pasto?"
"Oh no, sono sola qui. Non hanno ancora rimpiazzato padre Luxter da quando morì, cinque anni fa"

D'altro canto Trifas era una piccola cittadina che non raggiungeva le ventimila persone, e c'erano altre chiese in città... Gli unici visitatori di quella cappella erano i vecchietti che abitavano nei paraggi. Anche se secondo Ruler il luogo di preghiera non faceva differenza alcuna.

"Cominciamo rendendo grazie?"
"Sì, certamente"

Dopo aver preparato la tavola, Giovanna ed Alma si sedettero ai capi opposti del tavolo, mormorando ognuna il proprio ringraziamento perosnale al Signore. Quando ebbero terminato il rito, la fame di Ruler era giunta al suo apice: impugnando saldamente coltello e forchetta si tagliò una porzione di sarmale, un involtino di cavolo della cucina rumena, e lo assaggiò. Appena lo fece, il gusto agrodolce dei cavoli e dei pomodori e quello succoso della carne trita le abbracciarono le papille gustative.

"Come ti sembra?"
"E'... paradisiaco"

Ruler rispose brevemente, intenta ad ingozzarsi. Ad ogni morso il suo stomaco si apriva un pochino di più... e man mano che si espandeva anche la sua voglia di cibo aumentava. Era un circolo vizioso di fame auto-alimentata.

"Ce n'è altro, se ti piace"
"Oh sì, per favore"

La risposta di Giovanna fu immediata e senza la minima esitazione. Essendo la figlia di un fattore, Giovanna aveva un appetito che surclassava di gran lunga quello dei ruffiani al suo seguito, e la semplicità della cucina rumena ben si adattava ai suoi gusti.
Ruler mangiò fino a scoppiare, e fu così felice del pasto che guardò con occhi adoranti Alma, che lo aveva cucinato. Poi si recò in bagno perpulirsi, e quindi aspettò la notte: quando il Sole fu calato Ruler uscì, dando inizio al suo vero compito.

*************

Il cielo aveva lasua solita sfumatura di grigio, e stando alle previsioni del tempo durante la notte avrebbe piovuto. Shishigou Kairi e Saber stavano passeggiando per le strade di Trifas, anche se la loro non era una camminata di piacere, ovviamente: stavano cercando di stabilira quali fossero i luoghi più adatti per combattere e quali i meno adatti.
Anche se un luogo era adatto allo scontro, però, non significava che avrebbero potuto sfruttarli. Trifas era letteralmente sotto l'autorità della Fazione Nera, e quindi era quasi certo che alcuni membri del clan Yggdmillennia fossero mescolati alla popolazione, così come era quasi certo che avrebbero piazzato trappole nei luoghi più strategici. E difatti, come previsto, incontrarono un gran numero di campi magici e barriere, alcuni con il potere di avvisare della presenza del nemico ed altro con varie distrazioni.

"Maledizione..."
"Non sta andando bene, eh Master?"

Da sopra un muro Saber si rivolse a Shishigou, mentre questi strisciava a quattro zampe per trovare il modo di distruggere un campo magico. La sua voce però era priva di ogni traccia di simpatia.
Shishigou sospirò, decidendo di abbandonare anche quel luogo. La fatica di renderlo utilizzabile sarebbe stata di gran lunga superiore al guadagno.

"Cosa sarebbe meglio per te, Saber? Il campo aperto o le stradine?"
"Mh... decisamente il campo aperto. Come ti ho già detto, il mio Strumento Prezioso è di categoria anti-armata. Più lo spazio è libero più posso sfruttarlo a dovere. Un campo aperto sarebbe decisamente più vantaggioso"
"In questo caso forse è meglio se spostassimo gli scontri all'esterno"
"All'esterno?"

La fortezza di Millennia racchiudeva una parte di Trifas nell'abbraccio delle sue mura. Al di fuori delle mura c'erano svariate costruzioni, che erano cresciute grandemente in numero negli ultimi trecento anni. Il castello era stato costruito nel punto più nord-orientale della città, e dietro di questi si trovavano una foresta ed una grande pianura, anche se erano dall'altra parte di un profondo precipizio. Infiltrarsi nel castello da quel lato sarebbe stato difficile.

"Aspettare che siano loro a venire da noi"
"Capsico... Sarebbe meglio anche per me, decisamente meglio che non combattere negli spazi ristretti di questa città"
"Già. Trifas è solo un ammasso di case che sono cresciute una affianco all'altra dal sedicesimo secolo in avanti... anche se non è un gran problema, dato si potrebbero abbattere con facilità"
"Cosa? Certo che sarebbe un problema!"
"Beh... alla fine chiunque, amici o nemici, vorrà vincere ad ogni costo"

I maghi erano esseri completamente slegati da ogni logica umana. Il loro unico interesse era proteggere la segretezza della loro esistenza, per la quale potevano massacrare innumerevoli civili.
Ovviamente ogni cosa doveva essere fatta con moderazione. Una singola morte poteva portare ad un lutto cittadino, ma se le morti diventavano dieci, cento, mille... le autorità avrebbero sicuramente preso delle contromisure. E se la situazione fosse diventata impossibile per una sola persona, l'Associazione stessa si sarebbe mossa. Era per questo che i combattimenti della Guerra avvenivano di notte, ed il motivo per cui delle barriere per allontanare i civili venivano erette.
Ma quella era la Grande Guerra... era davvero possibile far scontrare degli eroi usciti da miti e leggende, richiamati al mondo con il solo scopo di scatenarsi, senza che la città venisse distrutta? E poi, ogni ciottolo di cui era composta Trifas apparteneva agli Yggdmillennia.

"Non ho intenzione di farlo"
"Fare cosa?"
"Sacrificare le vite dei villici" sbottò Saber, chiaramente disgustata. "Perché voi maghi non riuscite mai a capire una cosa così semplice?"
"Beh, è quello che siamo"
"Disgustosi, ecco quello che siete. Non cadrò mai così in basso, Master"
"Sì, sì... cercheremo di non coinvolgere i plebei, Vostra Altezza"

Le gambe di Saber, che fino a un istante prima ciondolavano sospese nel vuoto, si bloccarono.

"Come mi hai chiamato...?"
"Mh? Ho detto 'Vostra Altezza'. Sei tu che hai iniziato a chiamarli 'villici', eh... solo persone di alto rango possono permettersi di chiamarli in quel modo. E poi il tuo desiderio non è di diventare re? Che male c'è a chiamarti così se tanto diverrai sovrana, prima o po?"

Ma l'espressione di Saber si raggelò.

"I... immagino ci si a qualcosa di male... In ogni caso, la tua politica è quella di coinvolgere il meno possibile i civili, giusto?"

Ci volle qualche istante prima che Saber rilassasse il viso. Ergendosi sul muro, altezzoso e superbo, il Re guardò Shishigou dall'alto in basso ed emise il suo proclama.

"Esatto! E non ho neppure intenzione di attaccarli per rifornirmi di Prana"
"Certo, mi pare ovvio. Lavoreremo con queste regole, dunque"

Essendo un mago espero, Shishigou aveva pianificato le sue azioni basandosi anche su queste due azioni. Ma se il Servant che avrebbe dovuto attuarle era intenzionato a non farlo, avrebbe dovuto farne a meno. Se il Servant era d'accordo con rifornirsi di Prana in quel modo era un conto, ma se era contrario non c'era ragione di obbligarlo.
Shishigou non aveva intenzione di obbligare Saber a fare quello che lui voleva, ma voleva permetterle di comportarsi come lei desiderava, per suo conto.
In una normale Guerra del Santo Graal Master e Servant ponevano l'uno la vita e la fiducia nelle mani dell'altro: era una necessità, sia che i due avessero un forte legame sia nel caso contrario, circondati com'erano da sei coppie di nemici. Ma in questa guerra, tuttavia, era molto probabile che un Servant sopravvivesse alla morte del Master e che, in questo caso, arrivasse a tradire la sua Fazione per unirsi ad un Master senza Servant della fazione avversaria.
Ciò significava che se un Master non fosse riuscito a creare una relazione di mutuo rispetto e fiducia con il suo Servant, avrebbe dovuto aspettarsi una pugnalata alle spalle da un momento all'altro... in special modo nel caso di Saber, che vedeva il rapporto con Shishigou più come un'alleanza. Se avesse ritenuto che le loro idee fossero troppo diverse, o che la loro alleanza non fosse vantaggiosa, molto probabilmente avrebbe abbandonato il suo Master.
Non sarebbe stato un tradimento, ma un'allontanamento. Un'idea degna di chi doveva diventare re.

"Un momento... ti stai burlando di me?"
"E' un'impressione, mio sire. In ogni caso questo luogo non va bene. Ora..."

Entrambi volsero lo sguardo al cielo al rumore di un battito d'ali. Una colomba lasciò cadere un foglio di carta, e quindi si allontanò dal luogo. Solamente i loro alleati - Padre Shirou ed Assassin - potevano aver consegnato un messaggio in quel modo.

"Un messaggio eh..."

Mentre leggeva, il viso di Shishigou perdette il colorito. 'Brutte notizie, sembra' pensò Saber, scendendo dal muro ed afferrando il foglio.

"Berserker è impazzito e sta marciando verso il castello...?"
"Ehi, abbassa la voce!"

Shishigou si affrettò a fermarla: era sconsigliabile parlare di una cosa del genere in pieno giorno.

"E che cosa potrebbe capire un civile da queste parole, tranne che io stia blaterando a vanvera?" rispose Saber, calma. "E poi, cosa vuol dire 'è impazzito'?"
"Sì... te lo spiegherò quando saremo tornati al laboratorio"
"No, me lo spiegherai ora"

Saber rifiutò testardamente di spostarsi. Shishigou sospirò molto rumorosamente, fissandola, ma Saber non diede segno di avere interesse nel suo disappunto.

"A quanto pare, il nostro Berserker ha un grado di Mad Enhancement fuori dal comune. Sono stati in grado di parlargli e di comunicargli il piano, ma apparentemente non l'ha capito" spiegò Shishigou, spalancando le braccia. "Berserker non cambierà idea, indipendentemnte da quello che gli sarà detto, e non si fermerà. Ora sta seguendo il suo proprio obiettivo"
"E quale sarebbe il suo obiettivo?"
"Una battaglia, probabilemente. Cos'altro potrebbe cercare al castello? Non va bene..."
"Perché non va bene?"

Shishigou la fissò incredublo.

"In questa guerra i Servant stanno combattendo in fazioni da sette. Se Berserker caricherà da solo alla roccaforte nemica, sicuramente morirà. E quindi saremo in sei contro sette e, senza nulla con cui rimpiazzare la forza di un Servant, saremo in netto svantaggio"

Di regola non avrebbero dovuto mandare in battaglia i loro Servant uno alla volta, soprattutto perchè non avevano modo di rimpiazzarli. Eppure Berserker aveva iniziato la sua carica, e se non avessero trovato un modo di fermarlo sarebbe sicuramente morto.
Per Shishigou, un Master della Fazione Rossa, quella era una notizia terribile. Dal canto suo, il suo Servant non sembrava così scosso.

"E che importa? Non è che un misero Berserker, ed i Berserker finiscono sempre per morire in guerre come questa. E' solo una questione di tempo. Io dico che dobbiamo lasciare che faccia" replicò, dando un morso alla mela che Shishigou le aveva comprato al mercato.

"Che sapore disgustoso" disse, lanciandola al suo Master, "puoi riaverla"
"Lo sai che sei veramente...? Oddio, fa veramente schifo" disse Shishigou, dopo averla assaggiata a sua volta.

*************

Dopo che Alma fu andata a dormire, Ruler uscì dalla sua stanza in soffitta. Nel buio della notte Trifas era tornata ad essere completamente silente, ma l'odore di cadaveri e di Prana nell'aria era la prova inconfutabile che nelle sue strade si stava preparando la Guerra del Santo Graal.
Tornando nella cappella Ruler immerse le mani nell'acqua santa e la scagliò in aria, dove cominciò ad illuminarsi ed a disporso per disegnare una mappa tridimensionale della città. Questa capacità, l'abilità di individuare con precisione la posizione di ogni Servant, era uno dei tanti privilegi concessi ad un Servant di classe Ruler.
La ricerca mostrò però un solo Servant, della Fazione Rossa, a Trifas.

"Mmmh..."

Piegando il capo Ruler allargò l'area di ricerca individuando altri sei Servant, della Fazione Nera, stazionati alla Foresta di Millennia.

"Sei Servant Rossi ed uno Nero mancanti...?"

A quanto pareva il campo base della Fazione Rossa si trovava all'esterno di Trifas, probabilmente nella città di Sighisoara. A voler essere pignili la Guerra del Santo Graal avrebbe dovuto aver luogo in un solo centro urbano, e piantare la propria base al suo esterno era una violazione delle regole.

"Data la situazione, però, direi che posso lasciar correre"

La città di Trifas era, dopotutto, sotto il dominio degli Yggdmillennia, della Fazione Nera. A differenza della guerra di Fuyuki, dove la presenza delle tre famiglie dei Thosaka, degli Einzbern e dei Matou garantivano un qualche equilibrio, a Trifas un singolo clan era al comando.
Senza parlare della piccola taglia della città, il cui ulteriore sviluppo era apparentemente proibito. Di nuovo, a differenza della guerra di Fuyuki i luoghi in cui maghi esterni potevano nascondersi erano terribilmente limitati, mentre agli Yggdmillennia era sufficiente rimanere all'interno del loro castello.
Che fossero o meno i padroni del Graal Maggiore, la situazione era troppo squilibrata in loro favore. Così Ruler decise di permettere alla Fazione Rossa di stazionare all'esterno di Trifas.
La situazione nelle strade però era troppo calma. Ruler si sarebbe aspettata almeno uno o due scontri...

"... ma finché una Fazione non si metterà in moto neppure l'altra lo farà"

Forse la notte sarebbe stata tranquilla... ma forse no.
Come leggendole nella mente, i sei Servant della Fazione Nera cominciarono a muoversi, non verso le strade ma verso l'esterno della città.

"La foresta...?"

Ruler cambiò l'area di ricerca, scrutando la foresta ad est di Trifas, e confermando la presenza di altri tre Servant.
Sembrava che volessero combattere lontani dalla città, come se volessero lasciarla indisturbata.

"Almeno la popolazione sarà al sicuro..."

Anche se persino il danneggiamento dell'ambiente era una seccatura, a suo modo. Ma auspicabilmente Lancer Rosso non avrebbe ridotto in cenere la foresta...
Ruler abbandonò la chiesa, diretta anch'ella verso la foresta.
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Commenti:
Spoiler
Rider Nero è un cretino, Celenike è una folle. Si trovano bene, insieme  :ehm:
Nota di merito invece per Archer Nero e Fiore... ma anche e soprattutto per Caules e Berserker Nero. Mi è piaciuto molto come hanno caratterizzato quest'ultima - che deve avere un Mad Enhancement piuttosto basso, direi - e come passa dal donare un fiore a Caules al fare a pezzi gli altri fiori :ya:
Lo scontro tra Karna e Sigfrido non mi ha detto nulla :nono:

Sono invece curioso per lo scontro tra Berserker e gli altri due Servant Rossi e la Fazione Nera quasi nella sua totalità  :O_O:
Spero solo che non eliminino già tre o più Servant, per velocizzare le cose...
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« Ultima modifica: 31 Maggio, 2014, 22:28:16 pm da Gilgamesh »

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Re: Fate stay night + Fate Zero
« Risposta #1249 il: 01 Giugno, 2014, 09:53:23 am »
io intanto mi sono letta il primo scontro e non è niente di speciale, come hai già detto te :nono:
"tu colui che catturò una stella cadente
oh uomo senz'anima
il tuo cuore è una mia proprietà"

Ogni istante che si ripete è eterno. Questa è la libertà!
La via ti si può aprire solo se credi in te stesso. Saranno le esperienze fatte a dirti qual era la scelta giusta.
Trattenni il respiro vedendo quei capelli neri danzare, mentre la neve scendeva illuminata dalla Luna. Era come un ciliegio che sboccia fuori stagione

>:D sempre Lode alla Sorellanza Stregonesca >:D

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Re: Fate stay night + Fate Zero
« Risposta #1250 il: 01 Giugno, 2014, 10:07:35 am »
io intanto mi sono letta il primo scontro e non è niente di speciale, come hai già detto te :nono:

:uhm:
Il primo scontro quale? LOL Non ricordo onestamente cosa c'era nel secondo capitolo, mi pare ce ne fosse uno tra
Spoiler
Kairi, Saber Rosso e i golem di Caster Nero
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... ma magari intendi quello del terzo capitolo LOL

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Re: Fate stay night + Fate Zero
« Risposta #1251 il: 01 Giugno, 2014, 12:59:27 pm »
quello del terzo capitolo scusa pucciolo *plego
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Re: Fate stay night + Fate Zero
« Risposta #1252 il: 01 Giugno, 2014, 14:08:04 pm »
Figurati LOL
E' che ormai è passato così tanto tempo dal secondo capitolo che ricordo a malapena le cose :XD:
Tra l'altro tu sai cosa vuol dire il finale del terzo capitolo, vero?

Spoiler
Con Berserker che sta andando incontro ai 6 servant neri? *plego


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Re: Fate stay night + Fate Zero
« Risposta #1253 il: 01 Giugno, 2014, 14:12:07 pm »
no, non me lo dire :pucci:
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Re: Fate stay night + Fate Zero
« Risposta #1254 il: 27 Luglio, 2014, 17:10:19 pm »
Dunque, dunque... non conosco il giapponese, però a giudicare dal sito di fate (qui) credo di poter affermare con certezza che:
- la nuova serie sarà basata su Unlimited Blade Works (praticamente sarà una versione lunga del film)
- hanno in programma un film basato su Heaven's Feel :metal:

EDIT

Un paio di immagini:
UBW
[close]
HF
[close]

RI-EDIT

Vi posto anche un paio di video... Direttamente dal sito di cui sopra

UBW PV03
[yt=425,350]spseKv7jtmY[/yt]
[close]
HF PV01
[yt=425,350]3X7JEFF9mvs[/yt]
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« Ultima modifica: 27 Luglio, 2014, 18:22:34 pm da Gilgamesh »

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« Risposta #1255 il: 28 Luglio, 2014, 13:29:21 pm »
leggendo le tue novità posso dire che sicuramente della serie non mi importerà niente.. ma il film.. :pucci: decisamente un'altra storia
"tu colui che catturò una stella cadente
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Re: Fate stay night + Fate Zero
« Risposta #1256 il: 29 Luglio, 2014, 08:09:42 am »
cioè? roba inedita per me che ho visto le serie e il movie?  :uhm:
  l'arma più lenta del grande tempio, l'arma che più provoca dolore, benvenuti alla fine del viaggio, non altra conclusione è altrettanto adatta alla vostra follia!

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Re: Fate stay night + Fate Zero
« Risposta #1257 il: 29 Luglio, 2014, 10:59:22 am »
cioè? roba inedita per me che ho visto le serie e il movie?  :uhm:

La serie sarà una versione lunga del movie che già hai visto
Il nuovo movie é roba inedita :sisi:

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Re: Fate stay night + Fate Zero
« Risposta #1258 il: 29 Luglio, 2014, 12:02:06 pm »
 :uhm: ma il movie non è già la prima serie  (reso  in maniera un po diversa), cacchio non mi ricordo granché
  l'arma più lenta del grande tempio, l'arma che più provoca dolore, benvenuti alla fine del viaggio, non altra conclusione è altrettanto adatta alla vostra follia!

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Re: Fate stay night + Fate Zero
« Risposta #1259 il: 29 Luglio, 2014, 12:48:56 pm »
Fate/Stay Night nasce come Visual Novel... in parole povere, é un romanzo in cui un giocatore, ad un certo punto, può decidere che azione intraprende il protagonista e quindi cambiare il contenuto della storia, come un libro-game se hai presente
Tutte le varianti della storia sono raggruppate in tre "macrocategorie", ognuna delle quali si incentra un po' di più su uno dei protagonisti.
Cosí abbiamo Fate (su cui si sviluppa la prima serie anime) che é incentrato su Shiro e Saber, poi abbiamo Unlimited Blades Work (primo movie e nuova serie) che si concentra su Rin ed Archer es Heaven's Feel (nuovo movie) che... beh, lo vedrai LOL

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Re: Fate stay night + Fate Zero
« Risposta #1259 il: 29 Luglio, 2014, 12:48:56 pm »