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Autore Topic: Il ruolo della donna dall'antichità ad oggi  (Letto 32668 volte)

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Offline hades1983

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Re: Il ruolo della donna dall'antichità ad oggi
« Risposta #135 il: 24 Aprile, 2011, 16:57:31 pm »
Nell’ultimo decennio si sono moltiplicati gli studi sulla condizione femminile nell’antichità.
Nella maggior parte dei casi ci si è basati su una tradizione storico-letteraria quasi completamente “maschile”, quindi selettiva. Sembra che la maggioranza degli scrittori antichi siano misogini. Forse per la paura di un ritorno del potere femminle, dato che in età cretese e minoica forse vigeva il matriarcato.
Negli studi, la donna greca appare come eterna minorenne, prigioniera dell’oikos (complesso della casa che comprende la casa stessa, la famiglia, gli schiavi, gli animali), condannata al silenzio e al nascondimento totale.
In realtà tale situazione risulta confermata solo nel caso delle donne ateniesi.
Necessario è operare una distrazione tra la condizione sociale delle donne attiche e quella delle donne greche dell’Asia minore ed isole.
Ad Atene vigeva la tacita “ordinanza” di Pericle secondo la quale le donne non dovevano far parlare di se ne in bene ne in male (Tucidide II, 45, 2).
Qui Tucidide ripropone un epitaffio di Pericle in cui egli dice “Se poi devo accennare alle donne….”.
Anche Aristotele nel La Politica scrive: il silenzio reca grazia alla donna.

Possediamo centinaia di epigrafi sulle donne ateniesi che le mostrano impegnate in lavori umili (nutrice, tessitrice, lavoratrice della lana, panificatrice, venditrice al dettaglio), spose, madri buone e fedeli, ma nessuna inserita nella vita culturale e politica o impegnata in professioni liberali.
Eppure donne di un certo livello culturale dovevano esserci in Atene, ma non era consentito parlare di loro, lodarle pubblicamente, ne tantomeno dedicare loro monumenti o epigrafi. Soltanto dopo la morte le ateniesi potevano essere nominate o lodate
Abbiamo notizia di una epigrafe funeraria della metà del IV secolo a.C., dedicata a Phanostrate, che in vita esercitava l’attività di ostetrica ( μαια ) e medico ( ιατρος ). L’interesse sta proprio in questa doppia qualifica,  segno che la donna era considerata più di una semplice levatrice, anche se la parola medico è al maschile, testimoniando che non era attestata la professione di medico per la donna e che non vi era il termine femminile della professione stessa.

Le uniche categorie di donne ateniesi di cui resta traccia da vive nelle fonti letterarie ed epigrafiche sono le etere e le sacerdotesse, sposate alla divinità (talvolta sposate ma il cui consorte era anch’egli sacerdote).
Pare inoltre che l’unico modo per partecipare effettivamente alla vita pubblica ed esercitare ufficilamente un qualche potere, fosse quello di ricoprire una carica religiosa. Le sacerdotesse godevano di numerosi privilegi (tra cui l’eponimia) e diritti giuridici (alcune potevano firmare atti).
E’ noto che per avere diritti civici era necessario avere la cittadinanza. Poteva una donna ateniese essere cittadina da un punto di vista giuridico oltre che per nascita?
Da quanto sappiamo, la donna ateniese se figlia di un cittadino o sposa di un cittadino, trasmetteva il diritto di cittadinanza ai propri figli, contribuendo alla stabilità della polis.
Ma è anche noto che in Atene la donna era considerata solo in quanto figlia, moglie o sorella di un cittadino, quasi esistesse solo in funzione dell’uomo, apparendo subordinate ad un tutore ( κύριος ), prima il padre, poi marito, fratello o parente, che la rappresenta in ogni atto legale o giuridico.
Le ateniesi di V-IV a.C., insomma, pur essendo “la metà della città” (Aristotele), erano considerate esseri inferiori al pari degli schiavi, con una funzione essenzialmente domestica e di “animale portadote-riproduttore” (Vatier).

Per le isole e l’Asia abbiamo circa 300 epigrafi di età ellenistica che attestano che le donne partecipavano alla gestione del potere, ricoprendo anche cariche pubbliche.
L’età ellenistica fu caratterizzata da profondi cambiamenti in campo culturale e politico e da un notevole mutamento delle condizioni di vita delle donne che videro “crescere la stima nei loro confronti, ampliasi la possibilità di partecipare alla vita sociale e politica, ed estendersi il campo della propria capacità giuridica ed economiche (Cantarella).

Questa emancipazione femminile è stat prodotta da vari fattori:

-   Fine della città stato e sostituzione con le monarchie macedoni, ma soprattutto influenze dei modelli di vita orientale, in particolare egizi, che avevano da secoli riconosciuto diritti alle donne. Grazie ai papiri sappiamo che la donna aveva acquistato in Egitto nuove capacità giuridiche, come l’acquisto o la vendita di beni mobili e immobili, potevano far testamento e concludere contratti di matrimonio.
-   Il buon livello di istruzione garantito ad entrambi i sessi
-   L’influsso di donne eccezzionali che vivevano nelle corti dei sovrani ellenistici
-   La prosperità goduta dalle isole soprattutto perché non coinvolti in molte guerre
-   A differenza della grecia continentale, non si praticava l’infanticidio.

Offline Pandora

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Re: Il ruolo della donna dall'antichità ad oggi
« Risposta #136 il: 26 Aprile, 2011, 14:02:16 pm »
complimenti hades per questo intervento, è molto interessante e di certo da spunti per nuove discussioni in merito^^ :+1:
cmq dovresti anche presentarti nella sezione apposita :ok:
http://saintseiyags.altervista.org/index.php/board,48.0.html

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Re: Il ruolo della donna dall'antichità ad oggi
« Risposta #136 il: 26 Aprile, 2011, 14:02:16 pm »