Saint Seiya GS - Il Forum della Terza Casa


Autore Topic: Contest Concluso...vinca il migliore! [racconto 3/5]  (Letto 1636 volte)

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Contest Concluso...vinca il migliore! [racconto 3/5]
« il: 01 Gennaio, 2009, 13:29:28 pm »
RACCONTO N°3(Per Noi, tutto il suo essere.)

Prologo

“Laggiù, gli uomini.
Stirpe creata dagli dei.
Per loro, io che da un dio sono nato, patisco il mio tormento”.

Cupe come tenebre nebbiose arrivano le parole del dio: limpidi come le acque dello Stige infinito i suoi iridi contemplano il tramonto, spettacolo mutato dagli esseri umani: una città si erge sulla pianura, egoista e bellissima riluce nella terra ai piedi del monte dalla cui vetta più aspra il nostro personaggio, incatenato, sbuffa un respiro caldo, che si confonde con le nuvole. Lunghi i suoi capelli, da secoli contempla l’orgoglio umano, l’invidia degli dei, nell’attesa di una fine che mai potrà vedere.
Da tempo ha perso la speranza.
Tradito dal divino Zeus, dal fratello Epimeteo, non gli resta che avvicinarsi a quegl’uomini che tanto ha amato almeno nell’umana sensazione del dolore. Tale il castigo per il suo peccato. Scruta il cielo il nostro. Attende, e annusa l’ora della pena.
Arriva.
In un’istinto che ben poco ha di divino e molto di umano, il dio si contorce, tira le nere catene che lo legano senza scampo alla nuda roccia inaccessibile. Ma le catene non si spezzano. Non vi prova nemmeno il nostro.
Una nera figura alata si erge all’orizzonte, arriva trascinata dagli ultimi raggi di sole, dal mantello di luce rossa del tramonto greco.
“Di nuovo è l’ora”.
Dietro la vorace aquila, si erge rumorosa e ignara la città. Ed è solo grazie a lui; solo grazie a Prometeo.

Cap1 Colui che distribuisce il destino

Terra dei sogni e delle folgori.
Difficile a descriversi. Ovunque una luce candida avvolge ogni cosa dando alla vista una sensazione piacevole. Nel palazzo, senza muri, Zeus terribile si erge nella sua magnificenza. Mille fulmini ne sovrastano il capo albino, cento saette si stagliano ove posa i piedi.
Gigante, non sostenibile da occhio umano, potente nella sua maestà, re degli dei, progetta un piano per governare la terra.
Davanti a lui, i titani Prometeo ed Epimeteo. Stirpe di titani, avversi a Zeus.
I due aspettano gli ordini di colui che governa il cielo conosciuto, silenziosi ed a capo chino, per un tempo che sembra infinito, tempo di dei, non descrivibile. Infine, Zeus si protende dal trono lucente:
“Prometeo, Epimeteo: voi, che tra tutti gli dei siete tra i più saggi, andate sulla terra fecondata dalla vita: donerete ad ogni essere vivente una delle proprietà che vi darò in dono, avendo cura che ciò che nasca permanga, che la vita mai si spenga”.
I due fratelli si guardano perplessi, una rapida occhiata. Epimeteo, già raggiante di avere un compito così importante, si lascia scappare un sorriso; Prometeo, il più cauto, capisce quale gran prova è toccata loro.
In quel mentre, un astro sembra cadere dal cielo, ed attraversato lo spazio indefinito della sala, si ferma davanti al re degli dei. Osservatola un po’, il dio raccoglie tra le mano la stella.
I due fratelli sono sbigottiti nel vedere la scena:

“ non è una stella, ma una miriade di lucciole!!” Epimeteo spiega al fratello: effettivamente, aguzzato l’occhio, anche l’altro titano si accorge che come una miriade di insetti lucenti, qualcosa è scesa al grembo di Zeus.
“non sono lucciole…” interrompe Zeus con voce profonda. E, afferrato lo stormo con la gigantesca mano, lo sparge come sabbia al suolo. Subito, dalla terra dell’Olimpo eterno, cresce un canneto. Strappatolo, il divino ne porge il contenuto ai fratelli:
“sono le virtù ed i vizi: dentro ognuna di queste canne, si trova imprigionato uno di essi. Usateli e distribuiti con la saggezza degli dei di cui siete capaci”
I titani raccolgono le esili canne, ancora increduli che tale compito sia toccato loro.

Cap2 La distribuzione delle virtù

Congedati dal divino Zeus, i nostri Epimeteo e Prometeo si chiedono tra loro:
“Ed ora che intenzioni hai? È un compito davvero impossibile..” dice Prometeo, il più saggio.
“ Come sarebbe? Non hai sentito Zeus? La vita stessa dipende da noi, abbiamo un grande potere!” risponde Epimeteo, il più avventato e generoso.
“ Ma tu sei pazzo…ci metteremo una vita a finire…dare ai viventi una parte delle virtù e dei difetti degli dei…scegliamo le specie più meritevoli e ben fatte dalla madre Gaia, e distribuiamo loro le virtù: le altre marciscano!”
“ Il pazzo sei tu! Non hai dunque cuore fratello?”
“ Che dici? Dovremmo giudicare ogni vita?”
“ Proprio così…senti, ma allora, perché non lasci a me tutto il lavoro?”
“ Cosa?”
“ Fidati di me, questa cosa mi eccita troppo… faccio io, tu controllerai a fine lavoro”
“ Non sono molto convinto…”
“ Fidati di me per una volta!”
“……d’accordo. Però, i vizi li tengo io. Vedremo che lavoro farai tu con le virtù.”

E Prometeo si ingegnò a sigillare i vizi perché non venissero trovati né usati da uomini o dei. Trovò un vaso, vi chiuse dentro le canne contenenti i vizi, lo sigillò con la cera e lo tenne per sé.
Frattanto, Epimeteo, seguendo il suo buon cuore, si ingegnò a distribuire ad ogni essere vivente una qualità, affinché il fato gli desse la possibilità di sopravvivere. Agli esseri brutti, diede la forza. A quelli belli, non potendo più dare la forza, la velocità. Agli altri, in mancanza di altro, diede la facoltà di capirsi tra loro affinché in gruppo non fossero facile preda.
E così via, il buon titano usò a piene mani le virtù che dal cielo erano scese sulla terra. E pensò bene che tutto stesse in equilibrio.
Ecco che però nacque l’uomo. E per lui tutte le virtù erano esaurite. Triste e desolato, Epimeteo per giorni cercò tra le canne che aveva rotto se ve ne era una ancora sana, una virtù per l’uomo, ma non ne trovò: si era dimenticato degli esseri umani, ultima, strana creatura della terra fecondata dal cielo Urano.
Tale baccano fece gettando qua e là le sue canne, che svegliò Prometeo, appisolato in una grotta. Ancora con il color giallo della dormita all’angolo dell’occhio, il vaso dei vizi per cuscino, il titano si desta e si dirige verso l’origine del fastidioso concerto.
“ A ma sei tu…che hai?? Hai finito?”
“ Io…ecco…si vedi sono tutte usate”
“ E che bisogno avevi di fare quel fracasso??”
“ È che io…”
“ Aspetta…ma che hai fatto?? Cos’è questo?? Perché tante specie sono dotate di virtù? Razza di stupido! Sapevo non potevo fidarmi di te! Ora si divoreranno l’un l’altro fino ad auto distruggersi e…”
“ No! Questo poi no, Prometeo! Ho avuto cura che ad ognuno fosse data una virtù, ed una sola: così che si crei equilibrio…”
“ sei uno stupido fratello, a metterci tanto impegno”.
Proprio in quel momento, delle urla ferine si sprigionarono nell’aria, come un tuono. E Prometeo, si voltò rabbrividendo, riconoscendone la fonte nella grotta che ancora conteneva il vaso.
“ No! Impossibile! Che qualcuno abbia aperto il vaso? Chi mai…?”
Epimeteo e Prometeo corsero allora alla grotta, tirando un sospiro di sollievo alla vista del vaso ancora intatto e sigillato dalla cera. Non si erano neanche concessi ancora un sorriso, quando, sbigottiti, videro delle minuscole creature, i cui occhi luccicavano nel buio della grotta, rivelandone i nascondigli.
“ Cos’è questo, fratello!! Questi sono gli uomini! Perché vivono nella paura, nella mia caverna, al freddo? Quale virtù hai destinato a loro?”
“ Prometeo…veramente…ecco….mi sono dimenticato di loro…”
“ Cosa? Sciocco! Gli uomini sono gli unici esseri simili agli dei…volevi fare un regalo a Zeus, destinandoli all’estinzione??”
“ Mi dispiace, ma non c’è niente da fare ormai…”
“ Sciocco, mi inventerò io qualcosa…ma sarà rischioso…ecco, prendi il vaso dove ho racchiuso le canne dei vizi; conservalo ed occultalo agli occhi di tutti”.
Riluttante, ferito nell’animo, il titano prese il vaso.

Cap 3 La decisione
Quella stessa notte, Prometeo si recò all’Olimpo per discutere con la saggia Atena il da farsi.
Alta, bellissima, dalle candide verginee vesti, i lunghi capelli neri cinti da una fascia di lamina d’oro.
“ Capite, mia signora? Qual è il dilemma…..che succederà agli uomini, senza una sola virtù destinati a perire, soli, nelle caverne??”
“ Saggio Prometeo, ho io la soluzione: insegnerai agli uomini le arti, esse stesse foriere di virtù, quelle che fioriscono negli animi gentili. Io te le dono, in nome della giustizia”.
Atena pallade diede allora una coppa a Prometeo, contenente le arti.
“ Versala ove gli uomini bevono, ed il gioco è fatto. Ma mi raccomando, non dir niente a padre Zeus!!”
Prometeo fu stupito di tanta generosità, in violazione delle norme di Zeus. Le arti! Destinate ai soli dei, avrebbero certo salvato gli uomini, ma li avrebbero resi più simili agli dei! Infine, il saggio Prometeo si sedette a riflettere, e pensa che ti ripensa, capì dove stava l’intrigo:
“ Il fuoco! Ma certo, senza di esso, gli uomini non potranno usare praticamente le arti di Atena! Così forse sopravvivranno, ma usciranno mai dalle caverne? Ah! So che devo fare!”
Il titano prese allora una delle canne di Epimeteo, che aveva legata alla cintura e riempita d’acqua per il viaggio, e si recò alla fucina di Efesto.
Il dio era allora intento a fabbricare delle saette per padre Zeus, e Prometeo lo trovò nella fuliggine, sudato, gli occhi rossi come le braci che fondono i metalli, le pelle rugosa scintillante di fuoco, un grosso pesante martello nella mano; modellava i metalli con insospettabile maestria e leggerezza, per apparire un bruto.
“ Sono pronti i miei calzari d’oro, buon Efesto?”
Egli alzo leggermente la testa, terribile; folte sopracciglia gli calarono sugli occhi, la fronte aggrottata: si sarebbe detto un vecchio burbero in collera. Ma Prometeo sapeva che era il suo modo di fare.
“Si ragazzo…sono appoggiati là, presso l’altra fornace.”
“ grazie mille…” al che il dio borbottò tra se e se qualcosa di incomprensibile, una predica o qualcosa, sui ragazzi d’oggi, che non lavorano mai, e si rivolse a fare la punta della sua saetta.
Il giorno dopo, Prometeo si recò alla sua grotta, spaventandone gli strani inquilini. Si recò sul fondo, come per bere dalla pozza sorgiva che scaturiva dalle rocce, e, chinatosi, versò il nettare di Atena.
Soddisfatto, si allontanò e si mise a riposare sotto un ulivo frondoso, come ne crescono sul monte Ida, presso l’entrata. Il giorno dopo, sentì non più urla, ma articolati discorsi, provenire dalla grotta. Allora, Prometeo si avvicinò agli esseri umani, sorpresi di vedere quello che credevano un uomo, non nudo, ma vestito.
“ Non temete, creature delle grotte: da oggi divenite creature solari!”
E con grande stupore dei presenti, il dio spezzò una canna, liberando delle fiamme.
Sempre più colpiti, gli uomini si avvicinarono, ed i primi si bruciarono. Alcuni già imprecavano contro il povero Prometeo, ma altri li interruppero:
“ Non capite? Questo riscalda, distrugge, cambia l’aspetto delle cose!”
E già si affaccendavano, alimentandolo, scoprendo le possibilità di ciò che chiamarono fuoco.
Grazie al fuoco, impararono che cocendo i cibi non si muore. Impararono che è possibile riscaldarsi, e cambiare forma ai metalli secondo le esigenze; impararono a mettere in pratica le arti che avevano nell’anima.

Cap 4 Punizione
La reazione di Zeus, è nel mito. Furioso, il dio sigillò la caverna sul monte Ida dove sgorga ancora l’acqua della conoscenza, e punì Prometeo, incatenandolo sulla vetta ove un’aquila gli divora il fegato ogni notte, e per l’eternità. Il povero Epimeteo fu invece esiliato tra gli uomini.
Eppure, non contento, il dio si accorse che con le arti, gli uomini avevano appreso a difendersi dal castigo divino, dalle tempeste, dai terremoti, dal mare: e nonostante le virtù dell’acqua della grotta, di generazione in generazione, si diluissero, a causa della natura della scienza, che è progressiva, gli umani si avvicinarono sempre più alle capacità divine.
Zeus ebbe allora l’idea di osservare meglio gli esseri umani, e li trovò privi di vizi, di vecchiaia, morte, invidia, lussuria, egoismo.
“ Com’è possibile!! Diedi a Prometeo ed Epimeteo sia le virtù che i vizi! Che fine hanno fatto i vizi, le sfortune del mondo! Epimeteo…può averli solo lui ora !”
Ma Zeus non riusciva a trovare dove Epimeteo, il buono, aveva nascosto i mali del mondo, tanto erano ben custoditi nella sua casa. Costruì allora dall’argilla un fantoccio di donna, e la fece bellissima. La chiamò Pandora, ed ordinò ai venti di darle vita. Animata dalle fragili brezze della primavera, la inviò ad Epimeteo, che viveva tra gli uomini, che ne rimase colpito e la sposò. Egli amava la moglie, e la copriva di attenzioni, cure e regali, per quanto essa apparisse spesso frivola ai suoi occhi. Un giorno Pandora trovò una scatola sigillata, nascosta tra le stoffe del cuscino di Epimeteo.
“ Cos’è! Un regalo, una sorpresa per me!!”
“ No cara, non lo è…”
“ Cosa?? Ma che dici, è per me!!”
“ Smettila…questa scatola è un ricordo del mio povero fratello e non devi aprirla mai!”
Detto questo, Epimeteo si diresse ai campi, ad arare.
“ Che sciocchezza…”  disse tra se e se Pandora “ Sicuro era una sorpresa, Epimeteo ci è rimasto male perché lo scoperto, a pranzo tornerà e me lo darà lui di sicuro…”  Ma la curiosità era forte….    “Non devo sbirciare…tanto lo so che è per me…ma…”
Epimeteo il buono, non temeva la curiosità della moglie: pensò, se anche aprisse il vaso, vi troverebbe delle semplici canne, e, schifandole, richiuderà il vaso e lo rimetterà a posto. Il buono, non pensava che, col tempo, le canne all’interno del vaso erano seccate e si erano spaccate, liberando i vizi ivi contenuti.
“Darò solo una sbirciatina…se sciolgo il nodo, guardo e richiudo, che male c’è? Non lo saprà mai…e poi è sicuro un regalo per me…”
E così pensando, Pandora sciolse il legaccio di cuoio che cingeva la scatola, e nell’aprirla vide un vaso. Bello, era bello, ma comune. Che aveva di particolare?? La casa era piena di simili oggetti…Pandora rimase delusa, quando capì che doveva contenere allora qualcosa di speciale, tanto che era sigillato con la cera.
“ Uffa…la cera non posso rimetterla…pazienza, aspetterò che me lo dia Epimeteo…”
“ Pandora…..Pandora…facci uscire Pandora…il mondo ha bisogno di noi, non è completo senza di noi!”
Pandora sobbalzò lanciando un urlo: “Chi siete! Che ci fate dentro il mio vaso! Che razza di regalo mi ha fatto Epimeteo!”
“Si, siamo un regalo…ti prego facci uscire!!”
“Cosa siete …voi?”
“ Completeremo il mondo, facci uscire!”
“ Accidenti no che non vi faccio uscire!!” si affretto a dire mentre, rimesso il vaso nella scatola con mani tremanti, riponeva a posto i legacci.
“ Che razza di scherzo, Epimeteo! Sicuramente dopo questo viene il regalo vero…”
“ Siamo noi il vero regalo…un regalo del destino!! Epimeteo vuole tenerci per se, per lui solo! Ti prego liberaci!” diverse voci ora si udivano anche nonostante la scatola.
“ fossi matta…”
“ siamo buoni…siamo le grandi gioie della vita…Epimeteo ci ha rinchiuso qui per lui…e per te!! Apri, vedrai, Epimeteo sa che lo farai, siamo un regalo per te! Altrimenti non ti avrebbe lasciata sola con la scatola!”
“ Questo è vero…siete un regalo?”
“ Vedrai quanto siamo belli!!”
Dopo una breve indecisione, Pandora riaprì la scatola, e fece per togliere la cera del sigillo. Non aveva ancora finito, che una miriade di insetti schifosi ed orribili uscì dal vaso con un gran ronzio, e come uno sciame impazzito di api, si avventò alla finestra! “Aaaaahhhaahh” urlò lei, terrorizzata, e fece per chiudere il vaso. Ma ormai era tardi. Mille ronzii, come mille vociacce stridule, spezzò il silenzio della sua casa, e tra queste riconobbe la voce che le aveva finora parlato, e la sentì pronunciare “menzogna”. Dalla finestra, vide orde di uomini picchiarsi, delle case bruciare. Gli insetti giravano sulla città, e dove si posavano, scoppiava l’ira, la vecchiaia, la morte, il marciume, per uomini, piante ed animali. In lacrime, Pandora osservò lo spettacolo, quando fu punta da un insetto peloso, il cui ronzio sembrava dire: “vecchiaia”. Pandora osservò allibita il suo corpo coprirsi di rughe allo specchio, ultimo regalo di Epimeteo. Ancora non si capacitava di aver perso giovinezza e bellezza, che sentì un’altra puntura, un insetto strisciante che sembrava sussurrare
 “invidia” . E provò invidia per le altre donne, ancora giovani e belle. In quel mentre fu punta da un terzo insetto, alla fronte, che volò via con un ronzio simile ad un urlo che sembrava dire “disperazione”. Subito Pandora si accasciò in lacrime sul letto.
Fu allora, che, furioso, Epimeteo rientrò in casa, avendo capito cosa era successo.

Epilogo
Epimeteo, il buono, vide la moglie disperata, vecchia quasi al termine della vita, e capì che non doveva infierire.
Si diresse allora sconsolato accanto alla moglie, e raccolse dal letto il famoso vaso, ritappato a fretta.
“ Epimeteo…Epimeteo…fammi uscire…il mondo non è completo senza di me!”
“ Cosa! Ancora! Tentate anche me, che sono un dio, bestie malefiche!! Corruttrici del mondo!!
“ Epimeteo…fammi uscire…io sono qui per volontà del saggio Prometeo…nell’eventualità che si è appena verificata…”
“ Tu cosa?”
“ Fammi uscire…ti prego…”
E tanto languida era la vocina, tanto tenera ed innocente, tanto decisa, che Epimeteo, il buono, risolse di farla uscire. Che poteva succedere di peggio tanto? Aprì quindi il coperchio, e, pian piano, timido, uscì un insetto bianco lucente, il cui ronzio era come un canto funebre.
“ E tu allora, chi saresti?? Che male porti?”
“ Io sono…speranza.”
E la speranza volò anch’essa via, dopo essersi posata sul capo di Pandora, che smise di piangere ed abbracciò Epimeteo. E dovunque si posava, alleviava il dolore, calmava i pianti incessanti, rendeva uniti gli uomini.

E fu così, che Prometeo, il saggio, ebbe la sua vendetta sugli dei egoisti, e sulla sua punizione eterna.


Fine.


Seby85


RACCONTO N°4 ---> LEGGI
« Ultima modifica: 21 Gennaio, 2009, 13:49:20 pm da nfscarbon4 »
Una volta serbavo molto rancore per il mio destino. Però ora provo solo gratitudine!
In un attimo così breve della vita rispetto all’immensità del tempo, ho avuto la fortuna di incontrarvi.. fratelli!

Saint Seiya GS - Il Forum della Terza Casa

Contest Concluso...vinca il migliore! [racconto 3/5]
« il: 01 Gennaio, 2009, 13:29:28 pm »