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Autore Topic: Contest Concluso...vinca il migliore! [racconto 5/5]  (Letto 1492 volte)

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Offline nfscarbon4

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Contest Concluso...vinca il migliore! [racconto 5/5]
« il: 01 Gennaio, 2009, 13:34:45 pm »
RACCONTO N°5(Europa)

Limpido era il cielo in quella giornata primaverile, verdeggianti i campi ove tauri e giovenche aman tanto pascolare. E qui, in queste distese, fanciulle di rispettabile dinastia giocano ignare d’ogni capriccio divino.
Da questi giorni sereni bisogna guardarsi, poiché il destino agisce lontano da ogni riguardo.
E proprio quel destino volle che Ella fosse lì quel giorno, fra i desideri del Divino scuotitore di mondi. Ella discendente da Agenore re di Tiro, figlia d’ingenua bellezza, smosse gli animi bramosi del padre degli dei. Per capriccio o per volere di Afrodite, Egli voleva colei che portava il nome d’Europa.
Ciò che vuole ottiene, e per questa divina legge il signore degli dei avrebbe ottenuto la fanciulla.
Come le impose la sua giovane età, Ella era lì quel giorno, giocava con le sue giovani ancelle in quel pascolo e già allora coloro che si elevano sopra gli dei avevano rivolto lì il loro sguardo.
Cloto, Lachesi e Atropo avevano già proferito il loro volere, così Zeus posò i suoi occhi su cotanta bellezza che il suo animo ne fu estasiato.
Mutato nella forma discese dal suo trono imponente fino ai campi della divina Gea, e lì si confuse la sua immagine. Tuttavia il suo manto di nuvole risaltava fra gli altri animali e, mentre pascolava mansueto, col suo occhio di tanto in tanto dava fugaci occhiate alla fanciulla che, intenta ad intrecciare con le sue mani candide corone di fiori di campo, non si era accorta della presenza dell’animale.
Coincidenza o fato…
Eolo, re dei venti, forse volle aiutare il destino: spirò dalle sue labbra divine una leggera brezza che strappò dalle mani della giovane la sua ghirlanda di fiori; questa volò leggiadra spinta dai sospiri del dio per poi adagiarsi proprio davanti al desideroso animale.
La fanciulla rise per lo scherzo e corse dietro alla sua piccola opera. Europa come la sua ghirlanda pareva levitare in aria, il vestito perlato svolazzava fra le sue gambe e i suoi capelli d’ebano giocavano col vento.
Le ancelle si resero conto che la ragazza era sparita e preoccupate si guardarono attorno; la videro correre verso l’animale che ai loro occhi era pericoloso ed imprevedibile e col cuore in gola cercarono di avvertirla.
Le loro grida si persero fra quelle del divino Eolo ed Europa non udendole si avvicino ancora di più all’animale invaghito.
Giunta davanti al divino Olimpio si chinò per prendere la sua ghirlanda, il bianco toro sbuffò e la ragazza sentendolo alzò piano lo sguardo. I loro occhi si incontrarono in un intenso e complice sguardo; il cuore di Europa iniziò a battere forte ma Ella non aveva paura, era affascinata dalla magnificenza dell’animale.
Zeus squadrò il suo esile corpo e montò in lui un desiderio insopportabile, i suoi occhi si fecero languidi e la ragazza parve accorgersene. Lo sguardo del toro era colmo di emozioni, troppe per appartenere ad un animale.
Tuttavia il cuore della fanciulla era troppo ingenuo e giovane per partorire un tale pensiero, così la sua piccola bocca s’incurvò in un sorriso di bambina e la sua mano regale si avvicinò alla testa dell’animale, sicura, impaziente…
Lei lo accarezzò incuriosita e Zeus parve godere di quel tocco, ma voleva di più. Alimentata da una curiosa sicurezza inizio ad accarezzarlo sul dorso, lo incoronò con la sua ghirlanda di fiori, si rincorsero come due giovani amanti.
Le ancelle di Europa guardavano attonite la scena, c’era chi si copriva gli occhi attendendo le urla strazianti della loro padrona, chi piangeva per la sorte della fanciulla.
Fu tutto effimero, poiché la temperanza di Zeus aveva limiti fin troppo facili da varcare. Difatti quando la giovane volle per gioco sedersi in groppa al toro questi iniziò a correre verso la spiaggia dorata.
La fanciulla spaventata si aggrappò ad un corno ed alla criniera d’argento del dio, il suo cuore iniziò a battere velocemente, questa volta per l’ansia.
Galoppò lungo la cresta dorata della costa, le onde si infrangevano sulle rocce e la brezza marina accompagnava dolcemente gli amanti verso il regno del fratello Poseidone.
L’animale si tuffò fra le acque di cobalto continuando a galoppare come se fosse sulla terra ferma, le onde bagnarono il vestito ed i capelli della fanciulla che si strinse ancora di più all’animale. Il suo viso si bagnò di calde lacrime, voltandosi indietro guardò per l’ultima volta lapatria che non avrebbe mai più rivisto.
I suoi occhi di smeraldo scorsero finalmente un tratto di terra: Creta, la terra dei suoi discendenti.
Arrivarono alla spiaggia, Zeus si chinò per far scendere dalla sua groppa la fanciulla, la quale una volta scesa guardò nuovamente l’animale ed indietreggiò lentamente, spaventata.
Un bagliore di stelle avvolse gli occhi di Europa e per un lungo istante non vide più il suo rapitore.
Quando quel bagliore s’estinse la vergine rimase silenziosa, attonita, turbata. Davanti i suoi occhi vi era ora più di un animale, più di un uomo: vi era un dio.
Lo sguardo del dio era fiero, sicuro, ma velato da lussuria e malizia, il suo corpo statuario, il suo viso giovane benché avesse l’età del mondo.
Le gambe della giovane vacillarono quando lo vide avanzare verso di sé, aveva intuito chi fosse il suo rapitore, colui che tutto vuole, colui che in tal modo suscita l’ira della divina madre Era.
Quando le fu davanti le gambe della fanciulla cedettero facendola cadere in ginocchio davanti al divino re.
Inaspettato…imprevedibile…
Si abbassò al suo livello, le fece alzare il viso e le scostò i capelli dal volto per incontrare ancora una volta i suoi occhi…
Così diversi ora: lei misera figlia d’un re, lui l’alto signore dell’Olimpo.
Eppure nel suo sguardo ad Ella parve di scorgere qualcosa di mortale. Possibile per un dio sentire il brivido crudele dell’amore?
Il figlio di Crono non provò mai realmente quel brivido, gli dei sono incapaci d’amare, seguono solo i loro vizi divini.
Fu sua quel giorno…
Europa regina di Creta, madre dei giusti, giacque col padre degli dei.
Le Moire sorrisero compiaciute: solo Europa avrebbe donato una nuova stirpe al mondo, una stirpe giusta; ma sapevano che come l’ordine naturale delle cose quella giustizia sarebbe durata poco, poiché il mondo vive d’ingiustizie, si alimenta e muore con esse.
Le vecchie sempre giovani proferirono parole di verità e fato:
“I giusti, figli d’una violenza, verranno premiati dagli dei loro padri, ma nel mondo mortale vivranno solo di sdegno e solitudine e per questa ragione verranno invitati fra gli immortali perché vengano ascoltati da tutti dopo la morte.”


Pandora



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« Ultima modifica: 21 Gennaio, 2009, 13:50:11 pm da nfscarbon4 »
Una volta serbavo molto rancore per il mio destino. Però ora provo solo gratitudine!
In un attimo così breve della vita rispetto all’immensità del tempo, ho avuto la fortuna di incontrarvi.. fratelli!

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Contest Concluso...vinca il migliore! [racconto 5/5]
« il: 01 Gennaio, 2009, 13:34:45 pm »