RACCONTO N°1SA MUSCA MACEDDA (LA MOSCA CHE MACELLA)
Tanto tempo fa, in un isola sperduta, la gente, pur non essendo molto ricca, viveva tranquilla, lavorando e divertendosi quando possibile. Nell'isola, di generazione in generazione, si tramandava una leggenda secondo la quale il Diavolo all'inizio dei tempi cercò di impossessarsi di quelle terre cavalcando un immensa creatura ma fu sconfitto dagli angeli e costretto alla fuga; mentre la sua cavalcatura rimase uccisa nello scontro; col tempo si fossilizzò, fu ricoperta da una folta vegetazione diventando parte del paesaggio come una vera e propria montagna date le sue dimensioni; restarono visibili però i contorni di quella che una volta era la sella, da cui il nome del monte, Sella del Diavolo. Inoltre si racconta che il diavolo nelle bisacce della sella custodisse degli scrigni con degli splendidi tesori ma anche con delle creature demoniache che non ebbe occasione di usare nello scontro con gli angeli: le terribili mosche macedde, mosche grandi come capre e dotate di un pungiglione capace di perforare qualunque cosa.
Un giorno arrivò sull'isola un gigantesco veliero, una folla di curiosi si radunò al porto per vedere l'enorme nave, sfortunatamente si trattava di una nave pirata. Poco dopo il vascello attraccò e i pirati scesero a terra, sembravano tutti forti e ben armati, il capitano disse che da quel momento sarebbe stato il padrone di quelle terre; i corsari più forti e abituati al combattimento presero in pochi giorni il controllo dell'isola e disposero che gli abitanti per avere cibo e acqua, dovevano consegnare loro quotidianamente oggetti di valore, era il loro modo di agire: spostarsi da un isola all'altra sfruttando tutte le risorse della terra e dei suoi abitanti.
Poche settimane dopo erano sempre meno le persone che potevano permettersi di pagare il tributo; finché un anziano che non aveva più la possibilità di pagare, propose ai pirati di condurli ad un tesoro in cambio di cibo e acqua, essi accettarono e l'anziano raccontò loro la leggenda del diavolo e dei suoi scrigni ancora presenti in quelle che un tempo erano le bisacce della sella del diavolo ora divenute grotte per effetto della fossilizzazione.
l'ingresso alle grotte era sbarrato da un enorme masso, nessuno degli abitanti era in grado di spostarlo, ma per il capitano che aveva la forza di 10 uomini non fu un grosso problema rimuoverlo, una volta dentro la grotta i pirati si trovarono davanti un enorme scrigno, senza troppe difficoltà riuscirono ad aprirlo: era pieno di oro e gioielli. I corsari stavano già pensando come spartirsi il bottino ma proprio in quel momento si sentii un fortissimo ronzio: dal fondo del baule uscirono 2 mosche macedde, come diceva la leggenda erano grosse come capre e con un pungiglione lungo e affilato, il capitano ordinò ai suoi uomini di uccidere le mostruose creature ma le loro spade si spezzarono al contatto con il corpo delle mosche, in breve tempo i 2 mostri sterminarono la maggior parte dei pirati presenti sempre nello stesso modo cioè infilzandoli con il loro pungiglione e attraversando con tutto il corpo le membra dei malcapitati; il capitano, vedendo che le spade erano inutili, colpì una delle creature con un'enorme masso che andò in mille pezzi senza danneggiare minimamente la mosca, che subito dopo trapassò anche il capitano uccidendolo, un solo pirata riuscì a scappare, avvisò i suoi compagni rimasti in città. I corsari cercarono la fuga sul loro veliero commettendo però un errore: portarono con loro molte scorte alimentari, l'odore del cibo attirò le mosche macedde che attaccarono il veliero distruggendolo, e uccidendo chiunque si trovasse a bordo; dopo di che le mosche si riversarono nell'isola uccidendo molte persone, nessuno poteva fermarle e inoltre dopo qualche tempo, le mosche si moltiplicarono. Sembrava arrivata la fine per l'intera isola e i suoi abitanti, ma un giorno arrivò una piccola imbarcazione con a bordo un giovane bonzo. Egli vedendo la situazione tragica presente sull'isola, si offrì di eliminare le mostruose creature.
Il bonzo chiese agli abitanti di radunare alcune scorte di cibo in uno spazio abbastanza grande per accogliere tutte le mosche maccede, gli abitanti fecero quanto richiesto e radunarono il cibo in una vallata, il bonzo si mise al centro della montagnola di cibo che gli abitanti avevano formato: in breve tempo lo sciame arrivò sul posto, ormai erano oltre una ventina, il bonzo tirò fuori dal suo chimono un sutra e iniziò a recitare un mantra in una lingua incomprensibile, tutte le mosche poco dopo caddero a terra morte; quello stesso giorno il bonzo riprese il mare: cosi com'era venuto se ne andò.
Nota:Mitologia Regionale hunterjRACCONTO N°2 --->
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