Saint Seiya GS - Il Forum della Terza Casa


Autore Topic: I 12 segni zodiacali: analizziamoli dal profilo mitologico  (Letto 50611 volte)

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Offline Pandora

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Re: I 12 segni zodiacali: analizziamoli dal profilo mitologico
« Risposta #135 il: 31 Ottobre, 2009, 13:17:14 pm »
quoto entrambi :D ma chiudiamo l'OT ragazzi altrimenti ci perdiamo :ok:

Offline Kaory74_athena

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Re: I 12 segni zodiacali: analizziamoli dal profilo mitologico
« Risposta #136 il: 05 Novembre, 2009, 23:29:04 pm »
con tesi su Saffo  :D
:uhm: femminista anche tu? XD



perché chi altro c'è?  :mh:
ma chi è sto Saffo?  :D


HUnter e per fortuna che sei un Mytos e non conosci saffo? ???
Questi giovani d'oggi...bisogna educarvi LOL

Offline hunterj

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Re: I 12 segni zodiacali: analizziamoli dal profilo mitologico
« Risposta #137 il: 05 Novembre, 2009, 23:30:40 pm »
vero, non avevo davvero idea di chi fosse, mea culpa   :nuu:
  l'arma più lenta del grande tempio, l'arma che più provoca dolore, benvenuti alla fine del viaggio, non altra conclusione è altrettanto adatta alla vostra follia!

Offline Todek

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Re: I 12 segni zodiacali: analizziamoli dal profilo mitologico
« Risposta #138 il: 25 Novembre, 2009, 11:05:17 am »
non conoscevo il mito del mio segno!!! che vergogna XD molto interessante

Offline aldebaran96

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Re: I 12 segni zodiacali: analizziamoli dal profilo mitologico
« Risposta #139 il: 02 Gennaio, 2010, 21:26:01 pm »
bel topic :D

Offline carot_a

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Re: I 12 segni zodiacali: analizziamoli dal profilo mitologico
« Risposta #140 il: 03 Gennaio, 2010, 15:01:30 pm »
ragazzi potrei proporre il mito di orfeo?? sono curioso di saperne di + se nn avete nulla in contrario...




Offline Pandora

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Re: I 12 segni zodiacali: analizziamoli dal profilo mitologico
« Risposta #141 il: 03 Gennaio, 2010, 15:05:19 pm »
se vedi qui sotto la voce "LIRA" trovi il mito :ok:

Offline carot_a

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Re: I 12 segni zodiacali: analizziamoli dal profilo mitologico
« Risposta #142 il: 03 Gennaio, 2010, 16:03:23 pm »
ok grazie...l'ho appena finito di leggere...molto interessante =)




Offline Francesco Crisci

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Re: I 12 segni zodiacali: analizziamoli dal profilo mitologico
« Risposta #143 il: 21 Gennaio, 2010, 22:13:42 pm »
Ecco alcuni dei miti x ogni costellazione


Ariete (Aries)

Spoiler
Fin dall’antichità, l’Ariete ha assunto un ruolo di rilievo nel quadro delle costellazioni, poiché in esso cadeva il Punto ¡, ovvero il punto equinoziale di primavera, identificato con la stilizzazione di una testa di ariete nella suddetta lettera greca.
Dagli Assiri la costellazione era conosciuta come l’Altare (o Sacrificio) per il sacrificio di un ariete compiuto per celebrare l’equinozio; per gli Arabi era la Pecora e per i Cinesi il Cane.
Nella mitologia classica la figura dell’Ariete si allaccia immediatamente al mito del Vello d’Oro.
Re Atamante di Beozia, dopo aver ripudiato la moglie Nefele (dalla quale aveva avuto due figli: Frisso ed Elle), aveva sposato in seconde nozze la giovane Ino. Quest’ultima, vedendo nei figliastri una minaccia per la propria discendenza, ordì un piano: di nascosto incendiò i magazzini dove veniva conservato il grano per la semina, cosicché, senza il raccolto, il popolo fu ridotto alla fame; corruppe poi il messaggero inviato da re Atamante presso l’oracolo di Delfi, affinché riferisse che, per la ripresa delle colture, era necessario sacrificare il principe Frisso. Questi era già pronto sull’altare per l’olocausto, quando Mercurio, impietosito per la sorte del giovane, inviò un ariete dal vello d’oro a salvarlo.
L’animale sollevò sulla groppa Frisso ed Elle, ma mentre sorvolava lo stretto di mare conosciuto oggi come “dei Dardanelli”, la fanciulla cadde nelle acque e morì; da allora quei tratti di mare vennero chiamati Ellesponto (cioè il mare di Elle).
Frisso, invece, raggiunta la salvezza sulle coste della Colchide, sacrificò l’Ariete a Zeus e donò il vello ad Eeta, re di quelle terre. Eeta pose a guardia del prezioso manto un serpente mostruoso, all’interno di un boschetto sacro ad Ares, dove rimase fino a quando non fu rubato da Giasone.
Un altro mito classico riconduce la costellazione dell’Ariete alla capra Amaltea, che allattò Zeus poppante sul monte Idra a Creta. Zeus, divenuto signore degli dei, dotò le corna della capra della capacità di donare al suo possessore qualunque cosa desiderasse (mito della Cornucopia).

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Toro

Spoiler
Vi sono testimonianze del culto del Toro, seconda costellazione dello Zodiaco, dall’Asia all’Europa, finanche in America (dove, però, veniva identificato con il Tapiro che popolava le loro foreste).
Simbolo di forza e fertilità, era celebrato dai Babilonesi, in quanto circa 5000 anni fa la costellazione segnava il punto del Sole all’equinozio di primavera.
Per i Persiani il Toro si ricollegava al culto di Mithra, divinità della luce e della giustizia, rappresentato in cielo da Orione: il mito narra dell’uccisione da parte di Mithra del toro Geush Urvan, dal sangue del quale sarebbero nati tutti gli esseri viventi. In altre versioni, l’uccisione del Toro raffigurava la precessione degli equinozi, e Mithra, identificato con la costellazione del Perseo, metteva in movimento l’intero universo, uccidendo il Toro e spingendo la Terra nella costellazione dell’Ariete all’equinozio primaverile. Tracce di questi miti legati al dio-toro Mithra vi sono anche presso alcuni scrittori latini, in quanto, al pari di altre religioni misteriche, il culto di Mithra era assai diffuso ai tempi dell’Impero Romano.
Il mito classico ha due versioni, entrambe incentrate sugli amori extraconiugali di Zeus: una riguarda la principessa argolide Io, figlia di Inaco, dio dei fiumi, l’altra invece Europa, figlia del re di Tiro, Agenore, e sorella di Cadmo, fondatore di Tebe.
Io era sacerdotessa del tempio di Era; Zeus, innamoratosi di lei, ogni volta che andava a trovarla, avvolgeva Argo in una nube dorata. Era, però, scoprì la tresca e Zeus fece appena in tempo a trasformare Io in una bianca giovenca. Era, tuttavia, non paga, chiese in regalo l’animale e lo condusse a Micene, custodito dal mostro Argo dai cento occhi, che non dormiva mai. Zeus chiese ad Ermes di liberare Io: l’astuto messaggero riuscì a far addormentare Argo alla melodia del suo flauto magico, cosicché poté decapitarlo e liberare la giovenca.
Ma Era, alla quale nulla era sfuggito, mandò un terribile tafano a pungere la giovenca, la quale, resa folle dalle punture dell’insetto, percorse tutta la Grecia, oltrepassando anche lo stretto del Bosforo (che significa appunto guado della giovenca), finché ai piedi del Caucaso trovò Prometeo che le predisse una prole divina: ella in Egitto avrebbe partorito Epafo, figlio di Zeus, riacquistando le sue sembianze umane.
Il mito di Io è spesso citato anche in relazione alla costellazione del Pavone.
Circa Europa, il mito ci narra che, per conquistarla, Zeus si trasformò in un toro bianco con una mezzaluna sulla fronte. La fanciulla, subito ammaliata dall’animale, gli salì sul dorso e fu trasportata per mare fino a Creta. Dall’unione di Zeus con Europa nacquero tre figli: Minosse, Radamante e Sarpedonte. Europa, in seguito, andò in sposa ad Asteriore, re di Creta, che adottò i suoi figli; Minosse, una volta diventato re al posto del patrigno, fece costruire il famoso labirinto e un grande palazzo, dove ogni anno venivano celebrate feste in onore dei tori bianchi, reputati animali sacri.
In un ulteriore mito la costellazione del Toro si identificherebbe con il bianco toro amato da Pasifae, moglie di Minosse, dalla cui unione sarebbe nato il mostruoso Minotauro. Anche quest’ultimo, secondo altre leggende, sarebbe rappresentato nella costellazione, con gli occhi resi fiammeggianti di ira da Aldebaran (stella di colore rosso ed intensamente illuminata).
Più tardi, in epoca romana, nel Toro si identificava Bacco, il dio del vino: durante le feste in suo onore, fanciulle danzanti, rappresentanti le Iadi e le Pleiadi, accompagnavano un toro ornato di fiori.
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« Ultima modifica: 22 Gennaio, 2010, 11:28:13 am da hunterj »


Offline tisifone75

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Re: I 12 segni zodiacali: analizziamoli dal profilo mitologico
« Risposta #144 il: 21 Gennaio, 2010, 22:16:37 pm »
Caro Francesco grazie mille, l'approfondimento di questo argomento, tra cui la mitologia legata all'Ariete e al toro,  lo trovi qui http://saintseiyags.altervista.org/index.php/topic,1841.0.html
Il fiore sboccia e appassisce, la stella brilla nella notte per poi sbiadire: ogni cosa ha una fine...la vita umana è soltanto un fugace battito di ciglia
Caldo di luce il seme in me germoglia, da ghiaccio in foco il cuore mio tramuta, dona la forza, la mente mia rinfranca, e per la dea il braccio mio non stanca!
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Offline Francesco Crisci

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Re: I 12 segni zodiacali: analizziamoli dal profilo mitologico
« Risposta #145 il: 21 Gennaio, 2010, 22:17:06 pm »
Prego nn c'è di ke



Gemelli (Gemini)
Spoiler
Già prima del mito greco dei Diòscuri, Castore e Polluce, i gemelli figli di Zeus, la costellazione dei Gemelli era associata ad una coppia di esseri di natura terrestre: dalle due piante germoglianti dell’antico Egitto (dove tale costellazione era anche identificata con le due fasi - giovinezza e maturità - della vita di Horus), alle due caprette dei Fenici, alla coppia di giovanetti mesopotamici, ai gemelli Aswin, dei Veda indiani, fino ad arrivare, nella Roma classica, ai leggendari Romolo e Remo.
Il mito classico ci è noto: Leda, moglie di Tindaro re di Sparta, aveva deposto un uovo, dal quale nacquero Castore e Polluce, insieme ad Elena e Clitennestra; a seconda delle versioni, i quattro erano figli del sovrano o di Zeus (che avrebbe posseduto Leda, trasformato in cigno), oppure Polluce ed Elena sarebbero stati progenie divina, mentre gli altri due terrena (avendo giaciuto Leda, nella stessa notte, sia con Zeus che con il legittimo consorte).
I Diòscuri rapirono le promesse spose dei cugini Ida e Linceo (figli di Afareo, fratello di Tindaro); da qui o, più probabilmente, da una diversa contesa, iniziata per burla, nacque il motivo dello scontro che ebbe poi un tragico epilogo.
I quattro giovani, infatti, rubarono molti capi di bestiame nella regione dell’Arcadia; per dividersi il bottino, Ida fece in quattro parti un bue e stabilì che colui che, per primo, avesse terminato di mangiare il proprio quarto, avrebbe scelto i propri animali, e così di seguito per il secondo, il terzo ed infine il quarto.
Ida terminò prima degli altri ed aiutò Linceo a finire il proprio quarto, cosicchè i due Afareidi ottennero i capi migliori, a discapito di Castore e Polluce. Questi ultimi, seguiti i cugini per protestare contro la loro disonestà, non riuscirono a trovarli, per cui si impadronirono del loro bestiame. Da qui scaturì un duello cruento che vide sopravvivere il solo Polluce, l’unico di natura divina. Ma Polluce, che non poteva sopportare di separarsi dal fratello, chiese a Zeus di farlo morire con lui. Zeus porpose al figlio due alternative: vivere da solo sull’Olimpo con gli altri immortali, oppure vivere con il gemello un giorno sull’Olimpo e uno nell’Ade. Polluce, senza esitazione, scelse la seconda possibilità e da allora i due gemelli appartennero un giorno alla luce e un giorno all’ombra.

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Cancro (Cancer)

Spoiler
costellazione del Cancro, nell’antichità, indicava la posizione del Sole al solstizio estivo, che, in Mesopotamia, si identificava con la porta di accesso dei defunti verso l’incarnazione.
Nell’antico Egitto era invece identificata con Khepre (rappresentazione divina dello scarabeo o maggiolino dello sterco), il dio dell’alba, della fertilità e quindi della vita e della rinascita; un’altra versione del mito egizio riconduceva la costellazione al dio sciacallo Anubi, che assisteva lo scriba divino Thot, “pesando” il cuore dei defunti con una bilancia avente come contrappeso la “piuma della verità” della dea Maat.
Per gli arabi, invece, il Cancro era la bocca o il muso del Leone, la vicina costellazione.
Nella tradizione mitologica classica, il Cancro era il mostruoso granchio uscito dalla palude di Lerna, in Argolide, che Era aveva mandato a difesa dell’Idra, la creatura policefala da lei stessa allevata, affrontata da Eracle nella sue seconda fatica. Quest’ultimo, pur essendo morso al tallone dal granchio, riuscì ad annientarlo; Era, allora, lo fece comunque ascendere al cielo, trasformandolo in una costellazione (tuttavia minore, dato che si tratta di quella meno appariscente dello Zodiaco).
All’interno del Cancro vi sono le luminosissime stelle del gruppo nominato “Presepe”, tra le quali spiccano Asellus Borealis (Asinello settentrionale) e Asellus Australis (Asinello meridionale), direttamente collegati al leggendario scontro tra gli dei olimpi e i Titani. La Titanomachia fu vinta dai Celesti, che, però, subito dopo dovettero affrontare i Giganti figli di Gea (Gigantomachia), i quali volevano vendicarsi di Zeus, colpevole di aver relegato nel Tartaro gli sconfitti Titani. La vittoria fu ancora una volta degli dei dell’Olimpo, i quali furono decisivamente aiutati da Dioniso ed Efesto: questi, sopraggiunti a cavallo di asini, spaventarono i Giganti, che mai avevano udito il raglio di tali animali e pensarono che provenisse da qualche altra mostruosa creatura. Dioniso, per ringraziare i due asinelli, li collocò in cielo, a fianco dell’ammasso stellare chiamato “Phatne” (mangiatoia).
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Leone (Leo)

Spoiler
Identificata con il Sole a partire dall’antica civiltà mesopotamica, la costellazione del Leone coincideva per gli Egizi con la levata eliaca di Sirio e con la piena estiva del Nilo nel periodo più caldo dell’anno (da qui ha origine la parola “solleone”); ciò spiega il perché di teste leonine scolpite sui ponti dei loro canali.
Il mito greco più famoso è quello che si ricollega alla prima fatica di Eracle, che uccise l’enorme leone di Nemea. L’animale era figlio della dea della Luna, Semele, la quale, partoritolo, lo gettò, inorridita, sulla Terra, dove prese dimora in un antro vicino a Nemea, in Argolide.
Quando gli abitanti della cittadina dimenticarono di offrire il rituale sacrificio a Semele, la dea, per vendicarsi, liberò il leone, il quale, invulnerabile, prese a devastare in lungo e in largo la regione. Eracle, però, riuscì a bloccare la belva nella sua grotta, a stordirla ed infine a strangolarla. Toltagli la pelle la portò al re Euristeo, che, spaventato, ordinò all’eroe di tenere fuori dalle mura della città i suoi trofei. Da allora la rappresentazione di Eracle con indosso la pelle leonina è diventata un classico dell’iconografia.
Un’altra versione del mito (che affonda le proprie origini in una leggenda babilonese) ricollega la costellazione del Leone alla storia di Piramo e Tisbe, anticipatori dei moderni Romeo e Giulietta.
Piramo e Tisbe erano, infatti, due innamorati, contrastati dai rispettivi genitori. I giovani erano soliti incontrarsi di nascosto in luoghi fuori mano, uno di questi era la tomba di Ninos, dove cresceva una pianta di gelso, dai candidi frutti, che si specchiava in una fonte. Tisbe giunse per prima, ma avvicinatasi una leonessa dalle fauci sporche di sangue, si diede alla fuga, perdendo il suo velo. La belva si avventò sul velo, lacerandolo e sporcandolo di sangue.
Piramo, giunto nel luogo dell’appuntamento e rinvenuto l’indumento, credette immediatamente che la sua adorata fosse stata sbranata da una belva; disperato, per l’insopportabile dolore, si trafisse con la sua spada, macchiando di sangue le bacche del gelso. Più tardi, quando Tisbe tornò alla Tomba di Ninos, sgomenta alla vista del cadavere dell’amato, si trafisse anch’essa con la medesima arma.
La leggenda vuole che, da allora, in memoria dei due giovani sfortunati, i frutti del gelso siano di colore rosso vivo.

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« Ultima modifica: 22 Gennaio, 2010, 11:33:22 am da hunterj »


Offline octopus

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Re: I 12 segni zodiacali: analizziamoli dal profilo mitologico
« Risposta #146 il: 21 Gennaio, 2010, 22:20:43 pm »
zietta mi piace molto la prima versione del mito della vergine. grazie leggro questo topic con calma
(quanta roba da leggere, quando mi metterò a pari...)

Offline Francesco Crisci

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Re: I 12 segni zodiacali: analizziamoli dal profilo mitologico
« Risposta #147 il: 21 Gennaio, 2010, 22:20:58 pm »
Vergine (Virgo)
Spoiler
All’essenza femminile, riassunta nel contrasto primigenio tra fertilità e verginità, è associata la costellazione della Vergine.
La dea Ishtar (Ashtoret o Astarte) babilonese è l’antesignana della dea sassone Eostre (Easter in inglese), divinità della fertilità e della rinascita a primavera, periodo in cui la costellazione appare più brillante; la festa in onore di Eostre è all’origine della Pasqua cristiana.
Nell’antico Egitto, questa costellazione era identificata con Iside, con una spiga di grano in mano o con in braccio il piccolo Horus.
In epoca romana, i latini vi vedevano la raffigurazione di Dike (o Astrea, la dea della giustizia), associata alla confinante costellazione della Bilancia.
La mitologia romana si ricollega all’Età dell’Oro, quando la Giustizia viveva in mezzo agli uomini, sotto il regno di Saturno. A quel periodo di eterna primavera, in cui gli uomini non avevano bisogno di lavorare perché la terra produceva spontaneamente i suoi frutti, seguì l’Età dell’Argento, con Giove sovrano: iniziò il susseguirsi delle stagioni, gli uomini dovettero faticare per vivere ed iniziarono i contrasti tra di loro.
La dea Dike, profondamente delusa, si ritirò lontano dal genere umano, sopra alte montagne, predicendo agli uomini un futuro ancora più oscuro. Seguirono, infatti, l’Età del Bronzo e del Ferro, in cui la malvagità umana non conobbe più freni. Dike, ancora più disgustata, con le sue ali volò tra le stelle, da dove, sempre più triste, guardava la meschinità degli uomini.
Nel mito greco, la Vergine è associata a Demetra (Cerere per i Romani) o, ancora più comunemente, a Persefone (Proserpina per i Romani), sua figlia, rappresentata con una spiga (la stella Spica) di grano nella mano destra e una foglia di palma nella sinistra.
Persefone era, all’inizio, chiamata Kore (“fanciulla” o “vergine”) e raffigurava il grano appena spuntato, mentre la madre il grano maturo, incarnando allegoricamente i due volti della fecondità.
La leggenda narra che, mentre la fanciulla stava raccogliendo giacinti in un prato, da una voragine nel terreno emerse, sopra un carro tirato da cavalli immortali, il dio degli Inferi Ade, il quale rapì la giovane, conducendola nel suo regno. Demetra, informata dell’accaduto dal dio Elio (= Sole), disperata abbandonò i Celesti e, sotto le spoglie di una vecchia, peregrinò a lungo sulla terra, alla vana ricerca della figlia.
Ma, senza la protezione di Demetra, la Terra non dava più i suoi frutti. Zeus, di fronte al pericolo di una carestia, chiese ad Ade di liberare la fanciulla. Ade, però, disse di averle fatto mangiare un chicco di melograno (che era il cibo dei morti) per cui Persefone non avrebbe più potuto andarsene dagli Inferi.
Si giunse tuttavia ad un compromesso: Persefone avrebbe trascorso quattro mesi, quelli invernali, con Ade, mentre gli altri otto li avrebbe trascorsi con la madre, facendo così rinascere la natura, dopo il freddo e sterile inverno.

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Bilancia (Libra)

Spoiler
Conosciuta fin dai Sumeri come “Bilancia del Cielo”, la Bilancia è una piccola e poco appariscente costellazione, tant’è che per i Greci (che la chiamarono con l’appellativo di “Chele dello Scorpione”) era continuazione appunto del vicino Scorpione; in altri racconti viene invece identificata con Mochis, l’inventore delle misure e dei pesi.
Considerata in periodi successivi una costellazione autonoma, la Bilancia diviene simbolo del concetto di equilibrio, anche in prospettiva del fatto che circa due millenni fa, il Sole, entrando in essa, indicava l’equinozio autunnale (stessa durata del giorno e della notte).
L’idea di “equilibrio” diviene per i Romani ideale di Giustizia: i piatti della Bilancia erano retti da Dyke (una delle Ore, nata da Temi e Zeus), dea della Giustizia associata alla vicina Vergine o, secondo altre versioni, a Giulio Cesare, asceso al cielo. Altro motivo di predilezione per la Bilancia, da parte dei Romani, era che Roma pare fosse stata fondata proprio mentre la Luna si trovava in questa costellazione.
Tra i dodici segni zodiacali, la Bilancia, che è il settimo, è l’unico oggetto inanimato, a riprova che alle origini era considerata non a sé stante, ma naturale prolungamento dello Scorpione.
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Scorpione (Scorpius)

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Circa 5000 anni fa, la stella più luminosa di questa costellazione, Antares, indicava la posizione del Sole all’equinozio d’autunno, e per tale ragione era assai importante per il popolo mesopotamico.
Gli Egiziani inizialmente vedevano nello Scorpione un serpente o un ragno.
In origine, lo Scorpione includeva anche la Bilancia (“Chele dello Scorpione”), che solo successivamente è stata considerata una costellazione a sé stante.
Il mito greco riconduce lo Scorpione alla figura di Orione, dandogli varie versioni. Una di queste ci narra che Orione, validissimo cacciatore, dichiarò di essere in grado di abbattere qualunque animale. Gea, irritata da sì tanta superbia (o, più probabilmente Artemide, dea della caccia, invidiosa per l’abilità del cacciatore), mandò contro Orione un terribile scorpione che lo punse e lo uccise, ma Esculapio (o Asclepio) lo fece tornare in vita. In ricordo di questa storia, le due figure sono presenti nel cielo, ma in posizioni contrapposte, onde evitare che l’animale possa nuocere all’uomo.
Infatti, quando lo Scorpione sorge ad est, Orione, ucciso, tramonta ad Occidente; mentre, quando Orione si alza ad est, lo Scorpione, schiacciato da Esculapio (raffigurato nella costellazione dell’Ofiuco), tramonta ad ovest.
Un’altra versione del mito, dai risvolti più romantici, ci narra di Orione, ottimo cacciatore, amante di Eos, l’Aurora. Questa, per godere più tranquillamente della compagnia dell’amato, lo trasportò a Delo, la sacra isola di Apollo, il quale si irritò per la profanazione. Apollo, inoltre, era preoccupato per l’amicizia di Orione con sua sorella Artemide, accomunati dalla stessa passione per la caccia, e paventava che la dea si innamorasse del mortale. Apollo si rivolse a Gea che, come nel mito precedentemente citato, mandò il letale Scorpione, creatura immortale, per uccidere Orione; questi, per sfuggirgli, si gettò in mare, cercando di raggiungere a nuoto la spiaggia di Delo.
Il dio Apollo, allora, sfidò la sorella Artemide a colpire con un dardo la testa dell’uomo che si stava avvicinando, uomo descrittole come un malvagio che aveva osato violare una delle sue sacerdotesse. Artemide, ovviamente infallibile, uccise, senza saperlo, Orione; accortasi dell’errore, disperata, scongiurò Esculapio di far tornare in vita il giovane, ma Zeus glielo impedì fulminandolo con una saetta. Alla dea non rimase che ricordare Orione nel gruppo di stelle permanentemente inseguite dallo Scorpione.
Nella tradizione Maori, la costellazione dello Scorpione rappresenta l’amo da pesca utilizzato dal leggendario eroe Maui, il quale, mentre pescava nell’oceano, trovò, appeso al suo amo, un pezzo di terra che si divise in due parti, dando origine alla Nuova Zelanda. L’amo si staccò con tale forza dalla terra che volò in cielo, e lì rimase, dove ancora noi possiamo ammirarlo.
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Sagittario (Sagittarius)

Spoiler
Il Sagittario è un’antichissima costellazione identificata con il centauro nell’atto di scagliare una freccia verso Antares, il centro dello Scorpione.
Per i Sumeri era identificato con il dio degli Inferi, Nergal, collegato al dio della guerra, Inna.
Nel mito greco, il Sagittario era Croto, un satiro (metà uomo e metà capra, con una lunga coda equina), sovente rappresentato in piedi.
Figlio della ninfa Eufeme e del dio Pan, crebbe sul monte Elicona, insieme alle Muse, di cui Eufeme era nutrice. Si narra che Croto fosse l’iniziatore della pratica dell’applauso, quale segno di apprezzamento nei riguardi delle esibizioni artistiche delle sorelle di latte. Le Muse, per ringraziarlo, chiesero a Zeus di assumerlo in cielo.
Croto era anche considerato l’inventore del tiro con l’arco (nella costellazione appare, infatti, nell’atto di scoccare dardi o, in altre versioni, semi di grano che, toccando il terreno, divenivano spighe).
Per i Romani il Sagittario era Chirone, il saggio centauro, educatore di Giasone, Achille ed altri famosi eroi, sebbene fosse più ovvio associare Chirone alla costellazione del Centauro.
In altre versioni, pare che proprio Chirone avesse creato la costellazione del Sagittario per guidare Giasone e gli Argonauti verso il vello d’Oro.
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« Ultima modifica: 22 Gennaio, 2010, 11:37:23 am da hunterj »


Offline octopus

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Re: I 12 segni zodiacali: analizziamoli dal profilo mitologico
« Risposta #148 il: 21 Gennaio, 2010, 22:24:03 pm »
questo mito (Ade e Persefone) lo ricordavo un pò diverso

Offline Francesco Crisci

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Re: I 12 segni zodiacali: analizziamoli dal profilo mitologico
« Risposta #149 il: 21 Gennaio, 2010, 22:25:59 pm »
Capricorno (Capricornus)

Spoiler
La costellazione, assai antica, raffigura una capra con la coda di pesce.
Per i mesopotamici indicava il Solstizio d’Inverno, ovvero il giorno in cui il Sole è posto più a sud dell’equatore.
Per gli Assiro-Babilonesi, la costellazione raffigurava il dio della Saggezza, mezzo uomo e mezzo pesce, Oannes, che a volte emergeva, come una sirena, dalle acque per insegnare agli uomini l’arte e la scienza.
Per i Sumeri era il Pesce-Capra, per gli Accadi la Doppia Nave; Turchi, Persiani e Siriani vi raffiguravano un Caprone, mentre gli Arabi uno Stambecco. Presso altri zodiaci orientali, veniva rappresentato come un pesce nell’atto di ingoiare un’antilope.
Anche per gli Egiziani era il Pesce-Capra, nella zona di cielo contrapposta a Sirio. Spesso era invece associato ad un ibis, sacro volatile dalla testa umana, oppure semplicemente come un pesce, collegandolo a Knum, dio delle acque, propiziatore delle piene del Nilo.
Per gli Indiani era un coccodrillo o un ippopotamo dalla testa di capra; per gli Atzechi era Cipactli, divinità associata al narvalo.
I poeti latini nominavano la costellazione come “Neptuni proles” (i figli di Nettuno).
Per i filosofi platonici, il Capricorno era il ponte che conduceva agli dei le anime dei morti.
Nella mitologia greca il Capricorno è ricondotto alla figura della capra Amaltea, che allattò Zeus, oppure a quella del dio Pan.
Pare che quest’ultimo fosse fratellastro di Zeus, o il figlio di Ermes (concepito con Driope, o Enide, o Penelope o con la stessa capra Amaltea, dalla quale avrebbe assunto i tratti caratteristici ben noti a tutti).
Pan, divinità agreste delle montagne e dei greggi, viveva in Arcadia in una dimensione beata, dormendo e dando la caccia alle ninfe. Una di queste, Siringa, per sfuggirgli si trasformò in un fascio di canne: mentre Pan l’abbracciava, il vento fece emettere alle canne un suono così dolce che il dio ne rimase ammaliato; unendo le canne in un certo modo, Pan realizzò lo strumento ancora oggi conosciuto come il “flauto di Pan”.
Pan è collegato al Capricorno per il suo intervento nello scontro tra Zeus e il mostro marino Tifone.
Rea aveva inviato Tifone contro gli dei, Pan cercò di mettersi in salvo tuffandosi in mare e trasformandosi in pesce. La trasformazione, però, gli riuscì solo per metà (da qui la figura metà capra e metà pesce); tornato sulla terra trovò Zeus fatto a pezzi da Tifone, allora emise un grido così terrificante che suscitò nel mostro quello che si sarebbe da allora in poi conosciuto come “panico”. L’urlo durò così tanto che Ermes poté riunire tutte le parti del corpo di Zeus che, risanato, sconfisse Tifone, relegandolo sotto il vulcano Etna, la cui attività testimonia la rabbia ancora viva del mostro.
Zeus, per gratitudine verso Pan, lo collocò nel cielo.
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« Ultima modifica: 22 Gennaio, 2010, 11:44:16 am da hunterj »


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Re: I 12 segni zodiacali: analizziamoli dal profilo mitologico
« Risposta #149 il: 21 Gennaio, 2010, 22:25:59 pm »