Saint Seiya GS - Il Forum della Terza Casa

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Topics - Violet Camus

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FanFic / Der Puppenspieler
« il: 16 Maggio, 2013, 12:03:29 pm »


Der Puppenspieler




Lui aveva dimenticato da tempo che cosa volesse dire essere vivi; la permanenza in Ade lo aveva completamente isolato da quella che era la sua vita di un tempo.
Chi era, Minos, prima di abbracciare la causa di Hades?
Lui stesso lo aveva dimenticato, e non si poneva più domande strane su cosa fosse meglio; da quando era giunto in Ade, Minos aveva trovato la propria dimensione e non sentiva la mancanza di quella vita terrena che aveva vissuto per tanti anni.


 
***




Londra. Una città assolutamente piena di vita; quello sarebbe stato il teatrino del Grifone avernale per quel giorno. Raramente il Giudice saliva in superficie, ma in questo caso c'era un'ordine ben preciso, ovvero seminare morte e distruzione al fine di dimostrare che Hades non temeva un confronto con l'eterna rivale Athena.
La sola precisazione che Pandora gli aveva fatto avere, era quella di non scegliere un luogo greco; volevano destabilizzare le certezze altrui, pertanto era libero di recarsi dove più gli garbava... e compiere il proprio lavoro.





***



Pochi minuti erano bastati invero per scatenare il panico: nessuno aveva mai visto un'essere del genere e tutti strillavano. Chi poteva, scappava. Erano in netta minoranza comunque, dato che il Giudice si stava divertendo a tirare letteralmente i fili di quello spettacolo: che delizia, il suono delle ossa che si spezzava, contornato dalle grida di dolore delle vittime che nulla potevano contro il devastante potere del suo amato Cosmic Marionation.
La piazza principale di Londra era ormai un campo di battaglia: i cadaveri erano disseminati qua e la come se fossero stati appoggiati casualmente. In quell'istante una ragazzina strillava a pieni polmoni, ma poco dopo anche il suo lamento venne meno: evidentemente Minos aveva fatto spezzare tutte le sue ossa, riuscendo facilmente a tacitarla.
Un sorriso si delineò sul suo volto: ecco il suo potere, chi o che cosa avrebbero potuto contrastarlo? L'odore di morte era ciò di cui si nutriva e si sentiva davvero a casa propria; un attimo dopo il sorriso vacillò per alcuni istanti mentre alcune gocce di sangue caddero a terra. Qualcosa di tagliente lo aveva sfiorato all'altezza del collo, pur senza colpirlo; Minos alzò lo sguardo e vide la ragazzina vestita di verde chiaro che lo guardava con aria di sfida. Non aveva visto che gli avesse lanciato contro quel pugnale, era stato troppo impegnato a occuparsi degli altri.
"Piccina, la mamma non ti ha insegnato che lanciare pugnali non è un'azione da signorina ben educata?"
Il sarcasmo grondava da ogni sillaba pronunciata, e la ragazza arretrò automaticamente di due passi; quell'uomo giovane la spaventava  - soprattutto vista la strana armatura che indossava -, ma non era riuscita a impedirsi di agire. Le sue due amiche erano state ridotte a cadaveri senza che lei potesse fare qualcosa, e vederlo addirittura compiaciuto... No, era davvero troppo.
Elise capì subito di essere nei guai: qualcosa di invisibile e indefinito ghermì il suo corpo, come se l'uomo in armatura la stesse usando come burattino. "Da brava, rispondimi: ti fa male, vero?"
La voce di Minos somigliava a quella di un gatto ronfante, mentre si crogiolava nella superiorità di potere; era solo una stupida umana che ben presto si sarebbe trovata a terra, a far compagnia ai cadaveri. Il rumore delle ossa che si spezzavano parlò un linguaggio molto più chiaro di quello che la giovane Elise avrebbe potuto dire; le sue urla erano sempre più forti, eppure non implorava la morte.
E Minos si divertiva troppo per smettere: perchè rompere subito un giocattolo quando lo si poteva utilizzare a proprio piacimento? Doveva anche essere molto giovane, Minos calcolò che potesse avere a malapena diciotto anni; il corpo della ragazza venne lasciato cadere a terra, ma lo spectre sapeva di non averla uccisa. Elise agonizzava, preda di un dolore infinito, ma il Giudice aveva visto qualcosa di imprevisto.




***




 "Hai cacciato, oggi?" La replica di Aiacos andò perduta; Minos gli passò davanti, diretto al proprio Tribunale, il corpo della ragazza buttato sulla spalla come un sacco di patate qualunque; non diede segno di voler rispondere al collega, e depositò la giovane Elise con malagrazia su una branda mentre alcuni skeletons lo osservavano timorosi.
 Era pericoloso parlare in presenza di Minos, lo sapevano tutti e di conseguenza si regolavano.
 "Fate in modo che si riprenda, ma senza esagerare. Questo non è un centro benessere". Lo disse con aria impassibile, l'autocontrollo di nuovo presente: lo sfogo di poco prima a Londra era ormai solo un ricordo; attese che i poveretti annuissero per poi allontanarsi.
 C'erano delle anime da giudicare, il lavoro nell'Ade non mancava mai.






Note:

 La psicologia di Minos sarà sviluppata andando avanti: da quello che so io è uno molto freddo, ma che mentre duella diventa sadico. Spero di avere reso abbastanza bene la cosa.
 Siamo circa nel 1984. Ho sfasato un po' le cose in Ade, ovvero ho fatto sì che ci sia già "vita" diciamo xddd spero possa essere gradevole la cosa. Mi sembra chiaro che Elise non è morta u.u e che quindi deve avere delle caratteristiche per poter entrare - anche costretta - in Ade senza crepare.
 A voi u.u

2
Presentazioni / E siamo a tre °____°
« il: 15 Maggio, 2013, 12:58:16 pm »
Ok va bene, presumo che la maggior parte non sappia minimamente chi io sia .-. mi pento e mi dolgo per l'improvvisa e fin troppo prolungata assenza(9 mesi o.o no, non ho fatto figli nel frattempo xd), ma sono capitate varie cose (tra cui guai risolvibili che non si sono risolti xd) e soprattutto il pc mi ha tradita t.t
Per chi non sa chi sono: Violet, 28 anni, figlia di Camus (u__u), accanita scrittrice di fanfiction, lettrice folli e pazza delirante xd
Per chi si ricorda di me : Mi siete mancati *_________________________*
Adesso non mi scrosto più, giuro >_______<
*abbraccia tutti*

3
Presentazioni / Di ritorno
« il: 09 Luglio, 2012, 19:02:48 pm »
 pensavate fossi scomparsa vero? :D
avevo eprso il link, ho avuto un anno osceno e molte sfighe, pc incluso  :sisi:
ma ora sono di nuovo tra voi, temete  :yea: :D

4
FanFic / Dove c'è una vacanza c'è Nettuno Hotel
« il: 19 Settembre, 2011, 12:09:53 pm »

Nettuno Hotel, corso Olimpo 17, Atene. Grecia.

Ho il piacere di darvi il benvenuto al Nettuno Hotel, ultima delle mie pazzie scritte che mi sono venute in mente. Niente cavalieri, cosmo e stelle, solo persone che si ritrovano casualmente(?) tutte nello stesso hotel durante una vacanza in Grecia, per la precisione il Nettuno Hotel appartenente al facoltoso e avvenente Julian Solo.
Amori, avventure.. chi più ne ha più ne metta.. vi prego di passare alla reception dove la signorina Tetis sarà lieta di accogliervi e assegnarvi una stanza, a patto che possiate in qualche modo permettervela!
Una piccola AU in stile soap opera che mi è venuta quando, ieri pomeriggio, durante una gitarella nella mia città( Ferrara nd autrice) io e un amico abbiam visto la sagoma del Nettuno Hotel ed è partita la battuta seguente: il colmo per un saint d'Atena in vacanza? Alloggiare al Nettuno Hotel. Detto e fatto XDDD Questa AU ricopre molti generi, dal romantico, al thriller e via discorrendo..   :yea:
Bene ora vi prego di accomodarvi, il direttore sta per dare inaugurare la riapertura del suo Hotel.. buona lettura a tutti quanti! Per i commenti  l'addetta(aka autrice) li leggerà e risponderà con entusiasmo agli elogi ed alle(speriamo non ce ne siano!) lamentele!




Capitolo 1  - Benvenuti al Nettuno Hotel



Il Nettuno Hotel era il più conosciuto di tutta Atene; il direttore e proprietario - il signor Julian Solo, venticinque anni, sposato e senza prole- era solo l'ultimo degli eredi della famiglia che da tanti secoli aveva in gestione lo storico albergo. Il nome Nettuno Hotel derivava dalla credenza secondo cui i discendenti della famiglia Solo fossero in qualche modo lontanamente imparentati con il potende Dio degli Oceani, conosciuto appunto come Nettuno o anche Poseidone, e attirava un sacco di turisti da ogni parte del mondo.
La costruzione era molto antica e vantava persino un'origine aristocratica: si diceva, infatti, che un tempo proprio in quel luogo sorgesse il tempio più importante dedicato alla potente Divinità; non era stato facile nel 1500 circa per i signori Solo dell'epoca riuscire ad acquistarlo, tuttavia dopo molte peripezie il tanto agognato terreno era diventato loro proprietà e si erano dedicati con entusiasmo alla costruzione del loro sogno. All'epoca non era raro trovare alloggi per chi ne aveva bisogno ma ciò che loro avevano in mente era qualcosa di diverso; lusso - per quanto possibile - e confort lo avevano da sempre caratterizzato tanto che nel corso dei secoli non si erano sentite altro che parole di elogio nei confronti della splendida location e della gestione impeccabile.
Ora ad avere ereditato il fardello di tanta popolarità era il giovane rampollo Julian, recentemente succeduto allo zio Karios che aveva leggermente fatto scemare il nome che l'Hotel aveva acquisito nel corso dei secoli: era stato coinvolto in uno scandalo di appalti che aveva scosso l'intero mondo della politica greca, e aveva dovuto cedere il comando dell'albergo al nipote per evitare la bancarotta. Lo zio era comunque convinto che Julian fosse una specie di bambino illuso e perciò inadatto a risollevare le sorti di ciò che aveva quasi distrutto; inaspettatamente invece il nipote si era rivelato un ottimo oratore, ed aveva attirato investitori come api al miele e nel giro di due anni il Nettuno Hotel era pronto per essere riaperto. Il giovane Julian Solo si era recentemente sposato con una giovane straniera proveniente da un'ottima famiglia e con l'Hotel in procinto di essere riaperto, si sentiva veramente realizzato, molto più di quando aveva conquistato il master a New York proprio l'anno precedente. Aprire alle porte della bella stagione era un banco di prova importante per il giovane direttore e proprietario, ed era disposto ad affrontare il rischio, certo di uscirne vittorioso.


Il Nettuno Hotel era un edificio situato poco distante dal lungo mare di Atene, anche se fuori dalla città; aveva la bellezza di cinquanta piani ed era indubbiamente il luogo adatto a chi desiderava fare una vacanza di lusso. Piscine, campi da tennis e da golf, maneggio, discoteche e negozi propri.. non c'era nulla che non fosse possibile fare senza neppure spostarsi, eppure una serie di limousine erano al servizio dei clienti qualora volessero raggiungere la città senza spostarsi a piedi, o per accompagnarli dovunque desiderassero. Forte del detto che il cliente ha sempre ragione, Julian Solo si era avvalso di parecchi aiutanti tra cui spiccavano un gruppo che lui definiva " di elite", e che lo avevano supportato durante quei due lunghi anni di lavoro. Sorrise distrattamente ad un paio di facchini mentre osservava l'enorme statua del Dio Nettuno col tridente, che sostava poco vicino alla bellissima fontana al centro dei giardini: tutto era pronto così si diresse verso il suo ufficio personale, dove la giovane segretaria lo stava attendendo con le ultime novità.
" Allora Jenny, hai la lista dei prossimi ospiti? " La segretaria - che era vestita con un elegante ma sobrio tailleur pantalone - annuì entusiasta osservando la sua agenda multimediale con su tutte le annotazioni in vista dell'inaugurazione. Il party aveva già avuto luogo ed era stato fastoso - grazie anche all'aiuto della stampa, che l'aveva ampiamente pubblicizzato - ma gli ospiti erano attesi per il giorno seguente. " Certo! Domani dovrebbero arrivare un gruppo di clienti dall'Europa, si fermeranno.. beh non l'hanno detto ma hanno già pagato due mesi di permanenza. "
Julian sorrise. Con tutti i soldi che aveva speso per ristrutturare l'Hotel, il minimo che potesse accadere era un inizio trionfale e andava benissimo avere clienti disposti a fermarsi tanto tempo; ascoltò con curiosità i nomi. " Dovrebbero giungere la signorina Saori Kido con il marito, il signor Seiya, che abitano attualmente a Venezia ma sono entrambi giapponesi. " L'uomo annuì. La Kido era uno dei pezzi g rossi del Giappone, un'ereditiera un pò capricciosa e viziata che aveva circa la sua età, e che si era appunto sposata da poco: lui doveva essere una specie di pugile, o un atleta non era bene informato ma ciò che contava era che la presenza di due del genere avrebbe fatto salire nuovamente alle stelle la reputazione dell'albergo e ciò era quello che voleva. " Certo, la signorina ha richiesto la suite dedicata alla Dea Atena.. ovviamente l'abbiamo accontentata, e vuole a sua disposizione la scuderia per poter scegliere il cavallo migliore. " La voce della segretaria era atona mentre Julian si diceva che avrebbe potuto anche essere peggio, data la fama di diva che possedeva la Kido. Ma avrebbe trovato tutto ciò che voleva, quella era la prassi. Aveva lanciato la promozione - basandosi sulle divinità- delle suite dedicate alle antiche divinità greche e sembrava riscuotessero successo; certo aveva anche quelle per le religioni di tutto il mondo. Era stata un pò una follia ma era sempre meglio osare che rischiare di rimpiangerlo dopo. Annuì per confermare la sua approvazione, attendendo il resto.
" Oltre a loro, dovrebbe arrivare nel pomeriggio anche il signor Camus Delacroix, noto politico francese, che ha richiesto espressamente la stanza più fredda del nostro Hotel.. " Per poco Julian Solo non risputò il whisky che stava bevendo: Camus Delacroix era il più giovane politico francese, una specie di stella in ascesa insomma, che aveva fatto fortuna nei suoi pochi anni di vita grazie ad una ditta di ghiaccioli e ad un'ottica capacità di orazione tanto che pure i politici di vecchia data si fidavano delle sue parole. Era un onore averlo, e Julian segnò mentalmente di accoglierlo di persona. Certo che una stanza fredda in maggio.. " Dì a Kanon di occuparsene. "
Liquidò la faccenda con quelle parole, mentre Jenny annotava quanto detto: Kanon si sarebbe divertito, pensò la ragazza con ironia mentre si affrettava a controllare chi non aveva ancora elencato al suo superiore. " Ah si, e poi sempre dall'Italia ma questa volta da Napoli, arriverà il grande giocatore di calcio Death Mask con la sua storica fidanzata, Marin. " Era un altro colpaccio, per il Nettuno Hotel, offrire alloggio ad un atleta di tale fama. Julian si chiese come si chiamasse in verità il celebre calciatore che era definito l'erede di Maradona, ma anche sulla maglia pareva usassero il suo soprannome: anche a Julian Solo il calcio piaceva moltissimo ma non aveva mai potuto esternare le proprie preferenze per evitare di attirarsi eventuali antipatie, in fondo al Nettuno Hotel erano tutti i benvenuti purchè potessero permettersi l'astronomica cifra. Era o no un cinque stelle superiore? E allora che pagassero.
" Molto bene, mi raccomando esaudite tutti i suoi desideri.. " Ma la segretaria non osò dire ciò che voleva il celebre calciatore: la loro stanza doveva essere decorata con dipinti di facce umane, sofferenti. Amava l'arte, così si giustificava. Annotò comunque ciò che desiderava il capo, per poi continuare con il suo elenco. " E' previsto l'arrivo anche di un gruppo religioso proveniente dal Jamir, una regione tibetana. Un tale Sion con i suoi discepoli, a loro è stata assegnata una stanza con cinque posti letto dato che non hanno espresso preferenze. "
Julian si domandò come potessero dei religiosi avere tutti quei soldi ma non era affar suo, così annuì: non c'era stanza che non fosse curata, all'interno del Nettuno Hotel ed era convinto che sarebbero stati tutti estremamente soddisfatti di ciò che avrebbero trovato. Posò il bicchiere sulla scrivania. " E lo chef? "
Jenny annuì. " Aldebaran è arrivato proprio un'ora fa, assieme ai suoi aiutanti - tali June e Dohko - e si trovano benissimo. " Assieme a loro c'erano ovviamente tanti altri cuochi, ma erano loro tre ad essere quelli più importanti, e a Julian piaceva l'idea di essere circondato da collaboratori giovani e di idee aperte. " E mia moglie, sai dove sia? " Non era certo un compito della segretaria occuparsi della giovane moglie, tuttavia di solito era bene informata anche su di lei.
" Si, dovrebbe tornare a momenti dal centro città, era andata a fare alcuni acquisti. " A spendere tutti i tuoi soldi, pensò ironica la ragazza pensando all'animo un pò frivolo e capriccioso di Flare. Sicuramente una brava ragazza ma forse troppo viziata dalla sorella maggiore, che se non errava aveva l'età del suo superiore, e aveva fatto di tutto per opporsi a quelle nozze. Invano evidentemente. Forse la preoccupava che Flare avesse appena diciotto anni, o forse riteneva le loro origini troppo nobili per la famiglia Solo anche se era una sciocchezza secondo lei. Comunque non commentò, preferiva che decidesse da solo e di certo era capace di capire se aveva commesso oppure no un errore. " La prossima settimana ne arriveranno altri, comunque. Posso fare altro? "
La stanchezza non era tra le cose che poteva provare la segretaria, che doveva essere a disposizione ventiquattro ore su ventiquattro, tuttavia avrebbe gradito riposarsi un pò: era in piedi da moltissime ore per organizzare tutto. " No, vai pure, e controlla che Tetis sia già alla reception. " Con un cenno della mano congedò la ragazza, che si chiuse la porta alle spalle lasciandolo solo in attesa del vero inizio del lavoro.








eccoci qui xdd spero che l'inizio vi incuriosisca almeno un pò! ovviamente scombussolerò un pò le coppie che sono"canoniche"- death e marin stavo rotolando, ve lo giuro xd - e ho messo il buon Julian con Flare.. ebbene si u.u mi andava sta cosa, spero apprezziate. userò quasi tutti i pg, of course
Jenny è una pg inventata e solo per caso porta il mio nome, ma non ha nulla a che vedere con me lo giuro XDDD per le età dei pg ve le narrerò andando avanti, la sola cosa che posso dirvi è che dovrebbero essere tutti più o meno maggiorenni(inserirò qualche bambino, comunque, magari tipo Kiki o Jacob) e che la storia è ambientata circa ai giorni nostri. essendo una AU direi che posso permettermelo xdd al prossimo capitolo, attendo i vostri commenti^^

5
FanFic / Dont call me dreamer
« il: 31 Agosto, 2011, 10:32:25 am »


Dont call me dreamer ® Violet       


 
   
   Disclaimer
Pg originali: Masami Kurumada
Altri: miei 
   

 
   
 " Lasciala perdere, Milo, non puoi rovinare la tua vita a questo modo, in quella strada. Hai già fatto tanto. "
Così Camus parlava all'amico, avendo a cuore il guerriero ritenuto più superficiale del Grande Tempio. Milo non alzò lo sguardo, pensando alle ammaccature che aveva visto sulla schiena della ragazza: era questa la giustizia che perseguivano? Non c'era nulla che poteva fare per lei? Anche se viveva sulla strada era una persona; lo sguardo dell'algido amico non aveva la risposta e voltò lo sguardo. Forse aveva ragione. e.

-----

 
 
 " Daffy, che ti è successo? " La voce di Milo suonava incredula, il dito a sfiorare quel livido scuro sulla schiena della ragazza, che cercò di nasconderlo e di liquidare la faccenda con una scrollata di spalle e un sorriso. Amaro. " Oh Milo, dovresti sapere di essere un individuo raro, in questo mondo sono pochi gli uomini disposti a concederci gentilezze: vogliono tutto e subito. " Sussurrò mordicchiando leggermente il lobo dell'orecchio al cavaliere d'oro, non del tutto convinto; ancora una volta aveva davanti la realtà, non si trovava tra le braccia di una donna seria ed onesta ma di una prostituta, e poco importava se fosse la più carina e a modo del viale, sempre di una donna di strada si trattava. E anche se lui la vezzeggiava, alla fine era pur sempre qualcuno che doveva pagare e questo a volte lo umiliava: poteva l'amore essere comprato a quel modo? Come faceva Daphne a concedersi così senza battere ciglio a chiunque le allungasse l'onorario che esigeva per un rapporto? E come faceva lui, Milo, a continuare quel gioco? Sospirò, lasciandosi travolgere dalla passione che la ragazza era capace di scatenare in lui, maledicendo il fatto che fosse così seducente. In realtà, si disse osservandola, non era neppure bellissima ma a lui era parso di vedere un raggio di sole quando l'aveva scorta la prima volta su quel marciapiede, intenta a esporre la propria mercanzia sotto quegli abitini ridicolmente corti con un freddo come quello di fine dicembre.
Era un caso che decidesse di concedersi il lusso di frequentare una donna del genere ma gli era piaciuta subito, e gli era sembrato un bel modo di passare la notte di capodanno: non era riuscito a rimanere chiuso nell'ottava casa, voleva svagarsi ed aveva trovato lei disposta a concedersi per qualche soldo. Più volte aveva scacciato la disgustosa idea che in fondo chiunque poteva possedere quella fanciulla purchè pagasse, ma cercava sempre di non pensarci. Preferiva credere di essere il suo solo cliente, forse perchè effettivamente non l'aveva mai vista con altri. Per quanto si fosse detto che si era trattato di un rapporto occasionale così non era stato, e durante le sere seguenti aveva atteso a lungo il suo arrivo; c'era qualcosa in lei che lo attirava, forse proprio il fatto che fosse così diversa da lui. Aveva i capelli neri, non troppo lunghi, e la carnagione molto chiara di cui andava fiera; quando l'aveva baciata la prima volta l'aveva scherzosamente chiamata Biancaneve visti i colori che aveva addosso ma la somiglianza finiva lì, perchè la celebre principessa delle fiabe era pudica, mentre Daphne era il simbolo del piacere ed era rimasto molto sconvolto quando, dopo più di un mese, lei gli aveva rivelato di compiere diciotto anni.
Diciotto! Vista così credeva che avessero la stessa età, invece pareva che esercitasse quel mestiere da quasi cinque. Gli si era rivoltato lo stomaco: aveva perduto molto presto il pudore, fin dalla più tenera infanzia ma non aveva mai indagato troppo a fondo. Lui sapeva solo che lei non aveva avuto scelta, così gli aveva detto e non se l'era sentito di ridere di fronte a quello sguardo triste; forse era in ricordo di quello che continuava a cercarla, dapprima solo dopo qualche settimana ma poi sempre più spesso. Era impigliato in uno strano vortice e più volte Camus l'aveva ammonito di smetterla, che non era degno di un cavaliere d'oro comportarsi a quel modo; non aveva mai risposto, incapace di rinunciare del tutto alla ragazza, forse era solo alla ricerca di un modo per colmare la solitudine che aveva dentro e Daffy - così scherzosamente chiamata da lui - lo rendeva meno solo. Ma era il suo lavoro, riflettè amaramente quella sera guardandola, chiedendosi chi sarebbe stato il prossimo che era costretta ad accettare. Magari anche lui lo schifava, un'ipotesi che aveva sempre scartato, ma guardandola pensò che non era impossibile. Perchè doveva essere proprio una donna di strada? Era troppo giovane per rovinarsi la vita, e forse troppo vecchia per essere salvata. " Dimmi chi è stato, Daffy. " L'avrebbe punito. Picchiare una donna, o anche solo una persona, era un gesto immorale e voleva fare giustizia; il suo Scarlet Needle avrebbe probabilmente goduto della sofferenza di quell'animale ma la ragazza scrollò la testa. " No, non importa, so difendermi da sola. "
Non aveva mai accettato nulla da lui, a parte naturalmente il compenso per concedergli di divertirsi qualche ora con lei, e non avrebbe cominciato certo in quel momento. " Devi trovarti una fidanzata, Milo, una seria intendo, non sei il tipo da frequentare quelle come me. " Non era la prima volta che il cavaliere si sentiva rivolgere quelle parole, ed ogni volta si sentiva dispiaciuto. Gli mettevano di fronte la realtà, gli ricordavano che il loro era solo una squallida parte di vita da dimenticare e non un vero rapporto; lui si rimise i vestiti, guardando la squallida stanza in cui viveva lei. In fondo non desiderava nulla da Daphne, voleva paradossalmente solo aiutarla, vederla iniziare una nuova vita onesta non alla mercè di gente che si approfittava di lei.. come lui, che fingeva di trovare un conforto per poi rientrare nella dimora dello Scorpione e rendersi conto che era tutto falso. " Pensa per te.. piuttosto, non penso ci vedremo tanto spesso nei prossimi tempi. "
Avrebbe voluto essere onesto e dirle che non sarebbe più venuto a cercarla; Camus aveva ragione, e poi c'era il rischio che Atena stessa se ne potesse accorgere ed esigesse delle spiegazioni che lui non poteva darle. Riteneva la sua vita privata non di pubblico dominio, e sapeva che l'amico non avrebbe mai detto una sola parola; per un attimo pensò di aver letto il dispiacere nei suoi occhi ma si rese conto che non era così. " Eh, lo immaginavo che prima o poi avresti finito i soldi da buttare.. meglio. Mi dispiace solo perchè ce ne sono pochi di stalloni come te in circolazione" Commentò cinicamente. Non era una donna facile, era sensuale ma diceva sempre quello che pensava. Con lui, almeno. Non era certo cieca, e riteneva Milo sicuramente il più affascinante tra tutti quelli che poteva crudamente chiamare clienti, e sapeva che molte delle sue colleghe la invidiavano; lei era consapevole però che a renderlo tanto diverso era il cuore, quella sensazione di pace che sapeva circondarla continuamente, molto più del fisico scultoreo che possedeva e dei lineamenti affascinanti. Tutto sommato avrebbe sentito la sua mancanza ma era contenta, non era un mondo nel quale illudersi il suo, e quelli come Milo non restavano mai a lungo. Giusto il tempo di ritrovare la loro strada nella vita; sussultò sentendo che le si era avvicinato e le aveva posato una mano sulla schiena. Una potente energia benefica avvolse la sua schiena ma non ne vedeva l'aura dorata che aveva sprigionato.
" Non fare la dura, Daffy, lo so che sei tenera dentro.. Se hai dei problemi cercami, non esiterò ad aiutarti. " Le disse con un bacio sulla fronte; l'avrebbe aiutata volentieri ma più che darle una vaga idea dell'ingresso del Santuario non poteva fare. Lei non avrebbe mai potuto raggiungerlo di sua sponte - oltre a non sapere nulla sulla sua reale identità - ma non voleva comunque abbandonarla a sè stessa, neppure dietro consiglio di Camus. Ma non era certo che lei lo stesse ascoltando visto che pareva avere la testa altrove; si ritrovò in mano quel denaro che le aveva dato prima e la vide scuotere la testa. " Offre la casa stavolta, non buttare anche questi. "
Il cavaliere era rimasto perplesso e aveva insistito per farglieli accettare ma lei, per tutta risposta, glieli aveva strappati. Avrebbe voluto chiederle perchè visto che era ridotta alla fame - e per fare quel genere di mestiere non poteva essere altrimenti - ma non lo fece vedendosi sbattere la porta in faccia. Non era mai stato sfrattato tanto velocemente, e si indignò mentre si allontanava diretto al Santuario.
Daphne, all'interno, stava osservando con aria decisa una cassa in cui aveva raccolto una quantità di denaro esorbitante.

-----

" Milo? " La voce di Camus aveva attirato la sua attenzione, dopo alcune ore che era ritornato. Sembrava appartenere ad un sogno lontano Daffy e tutto quello che in quei mesi era accaduto. Si girò verso il cavaliere dell'undicesima casa, sperando di non dover rispondere a delle domande. " Lady Atena ti aspetta su, è in corso una riunione dei cavalieri d'oro: pare che centri Apollo. "
Ottimo, gli serviva un nuovo nemico per infiammare un pò la vita e dimenticarsi di tutto il resto






angolo autrice

si si lo so sono una macchinetta sforna fanfic >__< ma dovete sapere che ieri stavo guardando un'immy di Milo e mi sembrava che mi chiedesse perchè non lo calcolo come protagonista XDDD scherzi a parte ho avuto un'ideuzza u.u e la metto in pratica
inserirò la dicitura OOC perchè forse molti storceranno il naso all'idea che lo scorpioncello sia andato.. si a puttane, letteralmente ._. non in modo offensivo però eh u.u tuttavia mi auguro che vi piaccia u.u
è ambientata in un'ipotetico post-hades e il signorino Milo ha la bellezza di 21 anni più o meno u.u dettagli vari saranno inseriti nei prossimi chappy. mah a voi i commenti, in attesa che arrivi il buon Apollo U___U ciau!

6
FanFic / Specchi Infranti -
« il: 23 Luglio, 2011, 12:31:41 pm »
ok questo è un What If, OOC, un pò zuccheroso e tragico
protagonisti: Homotsu, nuova pg
Aldebaran
Saga
Sion e Mu
un pò Shaka
Camus
e un pò tutti i gold



Capitolo 1 -

Il mio nome è Hōmotsu, e sono figlia di Camus, il cavaliere d'oro a guardia dell'undicesima casa.Cioè, ad essere precisi sono la sua figlia adottiva. Non ho mai saputo questo particolare, fino all'età di sette anni. Tutto iniziò il giorno in cui chiesi a Camus di allenarmi per diventare cavaliere di Atena. Lui mi guardò in modo strano,poi mi voltò le spalle, perso a guardare il panorama.
Mi piaceva la Grecia, era un paese bellissimo. Non abitavo nella casa dell'Acquario perchè Camus l'ha sempre giudicato troppo pericoloso in caso di attacco al santuario da parte delle forze del Male. Possedeva invece una bella casa poco distante da Atene, niente di lussuoso, solamente ampia e piena di luce, circondata da una bellissima foresta.Spesso Camus era assente, di guardia alla propria Casa, o in missione per conto del Gran Sacerdote, o ad addestrare i suoi allievi ma io non ero comunque sola. Alcune sacerdotesse venivano a tenermi compagnia quando ero piccola, e quando iniziai a crescere mi abituai a restare da sola. Spesso però, quando non aveva nulla che lo impegnasse, ero sorvegliata da Milo, il cavaliere guardiano della casa dello Scorpione.
Non era il mio baby sitter, che sia chiaro, però ci fu da subito un legame particolare e indissolubile. Ero molto affezionata a lui,al punto che quando ebbi circa due anni lui era diventato lo Zio Milo. Era l'unico capace di farmi ridere e di farmi passare il broncio. Era un legame molto speciale. Scherzando, quando ero piccola, gli dicevo che forse avrei dovuto sposarlo visto che mi era così legato, e anche lui rideva di queste mie frasi. Ma sapevamo entrambi che non sarebbe mai successo,eravamo troppo amici per poter anche solo pensare di provare qualcosa di simile all'amore l'uno per l'altra. Sapevo che in verità Camus mirava a quello perchè una volta l'ho sentito dire con Milo che "era davvero un peccato non poter combinare un matrimonio tra noi", ma fui felice di sentir Milo spiegargli che era impossibile, che la nostra era e doveva restare un'amicizia. Fantasie da bambina, lo ammetto, però a volte fantasticavo su questa possibilità. Ma erano solo fantasie, io ero la prima a saperlo. Tuttavia sapevo che se fosse accaduto qualcosa a Camus, Milo si sarebbe occupato di me. Lo avevo sentito dire una volta, che parlavano li a casa ma io non ero preoccupata per questo perchè era impensabile che qualcuno osasse sfidare e, sopratutto, sconfiggere Camus. Lui era il più forte tra tutti i cavalieri d'oro.
Non conoscevo tutti i cavalieri d'oro anzi, non sapevo nemmeno quanti fossero. Però sapevo che erano fortissimi e leali ad Atena. Lei la veneravo sinceramente, dopo aver cominciato a capire chi era. Avevo la passione per i libri e sapevo tutto su di lei,tutte le leggende.
LA sera in cui chiesi a Camus di poter diventare cavaliere di Atena fu la sera in cui venni a sapere la verità .Ed era anche la prima volta che mi introduceva nel Santuario,e infatti stavo guardando proprio al di fuori della casa dell'Acquario. Era tutto talmente perfetto che fui sicura di quello che volevo, e glielo chiesi. Avevo già iniziato a manifestare un piccolo cosmo, aveva il colore argenteo delle stelle.
Il suo sguardo era duro e glaciale come sempre.
"Prima di decidere devi sapere tutta la verità"
Io non riuscivo a capire e allora lui iniziò a parlarmi di quando, anni prima ,quando era ancora apprendista, lui si fosse trovato assieme a Milo nelle fredde terre della Siberia col suo maestro di allora. Dovevano fermare un gruppo di ribelli che avevano osato profanare il santuario ed ora si nascondevano la .E dopo aver svolto il loro compito, supportare il mentore nella missione, nel momento in cui stavano per andarsene, videro una donna ,che stava morendo poco distante da loro e si affrettarono a soccorrerla. Però non c'era più niente da fare, era quasi morta. L'unica cosa che chiese a Camus era quella di prendersi cura di me, di non lasciarmi morire perchè non c'era nessuno che potesse tenermi con se: le piacevano quegli occhi glaciali, erano dolci gli disse. Camus mi disse che era stata la supplica di quella giovanissima donna a convincerlo e a prometterle che avrebbe vegliato su di me come un vero padre, seppur giovane e supportato dal maestro. Poi la donna morì,lasciando solo i due apprendisti e il cavaliere a contemplare me in un fagottino tra le braccia di Camus. Ero appena nata,ed era logico che senza di loro sarei morta.
Non so descrivere le emozioni che mi attanagliavano in quel momento.Per tutta la mia vita, seppur corta, ero fiera di essere figlia di Camus..e adesso scoprivo che mi aveva solo adottata. Ma questo spiegava il motivo per cui non ci somigliavamo.Io avevo lunghi capelli lilla, due nei in fronte e occhi color rubino , mentre lui era completamente diverso. Ma in quel momento capii quanto doveva avermi amato,nonostante non fossi davvero sua figlia. Poi si voltò di nuovo verso di me,coi sui penetranti occhi di ghiaccio.
"Adesso che sai la verità, qual'è la tua decisione?"



Capitolo 2 -


Non avevo idea di che cosa mi aspettasse, accettando. Vivere fianco a fianco con un cavaliere – d'oro per lo più – non era precisamente la stessa cosa che diventarlo, e Camus mi aveva avvisata. Per prima cosa lui andò a colloquio col Grande Sacerdote, un uomo di nome Sion che da quello che avevo capito era uno dei sopravvissuti all'ultima guerra sacra, per decidere se fosse il caso che mi addestrassi veramente. Era ovvio che serviva il parere positivo del capo, di questo non dubitavo per cui in quelle ore rimasi assieme allo Zio Milo nella sua dimora, facendomi un po' prendere in giro per quell'ansia che provavo.
“Nemmeno dovessi sposarti, rilassati. “
Aveva scherzato, strappandomi un sorriso. Ma ero preoccupata: come avrebbe potuto quell'uomo dire si o no non conoscendomi? Si parlava di una cosa chiamata cosmo, la stessa che avevo senza rendermene conto, ed era questo ad assicurare a Camus la risposta positiva del suo superiore; eppure, nonostante tutto, trascorsero vari mesi prima di poter iniziare ufficialmente l'addestramento. In quel periodo mi allenavo sul piano fisico, cominciando a chiedermi quando sarebbero finite tutte quelle torture: corsa, flessioni ed esercizi vari mi tenevano occupata da mattina a sera. Non avevo mai visto Camus sotto una luce tanto diversa; era allo stesso tempo gentile ma determinato a non lasciarmi tregua e non sapevo che, in quei momenti, ero più che mai sotto osservazione. E ignoravo anche che Atena si trovasse già all'interno del Santuario, e che avessimo circa la stessa età. Forse se l'avessi saputo non avrei chiesto niente.

Alcuni giorni dopo fui portata da alcune guardie all'interno dell'arena dove solitamente si allenavano i cavalieri, e lì sarei stata assegnata ad un maestro. Per qualche momento desiderai di poter tornare alla casa di Camus, di mio padre, per non essere sottoposta ad una simile selezione; gli spalti erano ricolmi di spettatori, che sbeffeggiavano o idolatravano i loro cavalieri preferiti. Io mi trovavo in fila assieme ad altri apprendisti, in attesa di essere smistati. Mi sentivo un pacco: e se non fossi piaciuta a nessuno? Mi tastai la maschera che ora ero costretta a portare sul volto, consapevole che era il simbolo di una nuova vita; ne avevo viste di guerriere mascherate e per me quell'oggetto non rappresentava la condanna di cui parlavano, ma l'onore di poter servire qualcosa di più grande di me. Era un orgoglio. E solo per questo sapevo di essere diversa, guadagnandomi alcune occhiate divertite da parte degli altri; ero l'unica femmina in mezzo a dei piccoli teppisti confusionari, che mi facevano girare la testa con le loro urla.
“ Prima i cavalieri d'argento. “
Quelle parole mi riscossero, ed un gruppetto sparuto di guerrieri con l'armatura argentata si mise ad osservarci. Di dieci che eravamo ne scelsero ben sei, di cui io fui esclusa con mio profondo rammarico; mi sarebbe piaciuto potermene andare in fretta ma ero inchiodata lì senza la minima possibilità di muovermi. E poi apparvero alcuni cavalieri d'oro: il Toro, il Sagittario, Pesci e Cancro.
“ Ehi, questa è del Cancro, potrei prenderla io che ne dite Sacerdote? “
Ad attirarmi fu ciò che il cavaliere della quarta casa stava dicendo. “ Assolutamente no, l'ultimo tuo allievo è scomparso, gradirei che non succedesse la stessa cosa anche ad altri. “ La frase del Sacerdote fece ridere quasi tutti ma mi sentivo sollevata: osservando l'uomo chiamato Death Mask avevo provato un brivido lungo la schiena, incoraggiato dal fatto che mi pareva di percepire in Camus una certa tensione dopo quelle parole. Non alzai lo sguardo sul Sacerdote, che stava in mezzo ai cavalieri d'oro, e ci scrutava con aria secondo me terrificante. Chissà perchè sentivo il suo sguardo posato su di me più che sugli altri
“ Forse potresti prenderla tu, Aphrodite.. che ne dici? “
Per un lungo momento mi domandai chi fosse quella donna, finchè non mi resi conto che in realtà era il cavaliere dei Pesci ed era un uomo visto che non portava una maschera; lo vidi avvicinarsi a me e studiarmi, come un oggetto esposto in una vetrina di un negozio. “ Non so, posso vederla in faccia? Mettiamo che sia un mostro sotto questa maschera, ne andrebbe della mia reputazione. “ C'era qualcosa di odiosamente superficiale in quelle parole ma non potevo farci nulla, e neppure impedirgli di levarmi quella maschera come sembrava aver intenzione di fare.
“ Basta Pesci, lasciala stare. Scegliti uno di questi qui, a quanto pare una femmina non è al sicuro nelle tue mani. “ Per la prima volta sentivo della severità nella voce del Sacerdote, che aveva fermato in tempo la mano del suo sottoposto prima che mi levasse quella protezione. Al di là di questo sentivo di essere umiliata: eccomi alla stregua di un oggetto, in attesa di qualcuno che lo comprasse e che non mi ritenesse difettoso in qualche modo. Lanciai uno sguardo verso Camus ma lui stava parlando a bassa voce con Milo, e con l'altro che doveva essere il cavaliere del Sagittario se ben ricordavo. Proprio in quel momento fu il gigantesco Toro a farsi avanti. “ Sacerdote, se volete me ne occupo io che non ho nessun allievo al momento. “
Mi piaceva quella voce, era gentile e mi sembrava di essere a mio agio: alzai anche lo sguardo e, nonostante la sua mole, mi sembrava estremamente rassicurante. “ Si, ci rivedremo nelle mie stanze quando sarà il momento. “ Mi ero quasi dimenticata della presenza del Sommo Pontefice di Atena se non quando sentìì quella mano scompigliarmi quasi distrattamente i capelli. Era stato un gesto gentile, e non sapevo che l'aveva rivolto solamente a me. Per darmi coraggio, probabilmente. Solo voltandomi mi resi conto che mi guardavano quasi tutti con un certo astio negli occhi: che avevo fatto di sbagliato?




Era proprio simpatico il mio maestro, e nel corso degli anni ebbi modo di trovarmi quasi del tutto a mio agio con lui. Quasi perchè alla fine io gli dovevo sempre rispetto ma lui faceva apparire tutto così naturale che a volte mi sembrava di aver trovato un nuovo padre. Certo, quando si trattava degli allenamenti non c'era niente da ridere: mi sembrava di spaccarmi letteralmente la schiena, e di non avere più un attimo per me. Via i giochi e le varie cose da bambina, nel giro di una settimana la mia infanzia era stata dimenticata in favore di guerre, sangue e sacrifici; di solito Aldebaran – così si chiamava – mi faceva allenare all'interno della sua Casa, di modo che non ci fossero troppi intoppi e raramente vedevo l'arena. Ero però libera, quando lo desideravo, di recarmi su fino all'undicesima, a trovare Camus ma non lo facevo quasi mai. Inconsciamente sapevo che dovevo mettere una distanza fondamentale tra me e la vita passata, e sebbene non mi avesse mai detto nulla, lo percepivo.
Avevo una bella stanza confortevole nella dimora del Toro, e ogni sera dopo gli allenamenti mi insegnava anche a cucinare, una cosa in cui eccelleva; eppure, neppure di fronte a lui mi levavo quella maschera. Attendevo di essere sola per mangiare, cosa che di solito non esitava a fare dato che spesso era convocato su dal Sacerdote, o anche mandato in missione. Mi sentivo tranquilla insomma, al sicuro tra quelle possenti mura: che cosa avrebbe mai potuto turbare la quiete? Fu il custode della prima casa, l'Ariete, a sconvolgermi.
“ Ciao, sai dov'è il tuo maestro? “
Quella voce era gentile ma a me non importava quasi nulla. Erano quasi sei anni ormai che mi allenavo ed ero vicina ai quattordici, ed ero sconvolta. Quel giovane aveva due nei sulla fronte, esattamente come quelli che avevo io. Restai a guardarlo in silenzio, percependo la sorpresa nei suoi occhi di fronte al mio mutismo; probabilmente pensava che fossi un'idiota, e non mi sentivo di dargli alcun torto. Lui ripetè la domanda, perplesso, ma non capiva. Io portavo quella maschera argentata perciò non capiva che cosa in lui mi aveva colpito.
“ Credo che sia dal Sacerdote, signore. “
Mi inchinai, cosa che dovevo fare ogni volta che compariva uno dei nobili guardiani delle dimore, e riuscii finalmente a dire qualcosa. In verità avrei voluto chiedergli come si era fatto quei nei ma non ne avevo il coraggio, specie perchè dopo avermi sorriso gentilmente si era diretto verso l'uscita. Di sicuro a cercare Aldebaran.
Io andai a sedermi con la schiena appoggiata ad una colonna, cercando di riacquistare un po' di padronanza di me ma non riuscivo a levarmi dalla testa quell'immagine. Forse non significava niente ma fino a quel momento era l'unico a possedere quel tratto caratteristico, non ne avevo incontrati altri, e avrei voluto sapere qualcosa in più. Non disse niente a nessuno per parecchio tempo, limitandomi a concentrarmi durante gli allenamenti in cui ero sempre più brava, stando al mio maestro.
“ Viene dal Jamir, una terra lontana. “
Quasi un anno dopo quella voce atona e serafica mi riscosse, facendomi voltare intravedendo un uomo biondo dai lunghi capelli e gli occhi chiusi; non l'avevo sentito arrivare perciò restai doppiamente sorpresa nel rendermi conto che si doveva trattare di un altro cavaliere d'oro. Ma quanti ce n'erano? Ne conoscevo, di vista, la maggior parte ma ogni tanto ne spuntava qualcuno.
“ Parlo del cavaliere dell'Ariete, è questo che vuoi sapere no? “ Per qualche minuto il silenzio si fece pesante. Come aveva fatto quell'uomo angelico a indovinare ciò che volevo sapere? Eppure non avevo detto nulla; lo vidi sorridere misteriosamente e mi posò un dito sulla fronte, o meglio sulla maschera. Per un momento fui sicura che volesse levarmela ma non fece nulla: potevo percepire la sua potenza avvolgermi. Non era aggressiva come quella del cavaliere del cancro, o infida come quella di pesci. Era pura. Non so neppure perchè ma in quel momento sentivo che avrebbe potuto fare di me ciò che voleva. “ Io.. non vedo perchè dovrei voler sapere del nobile Ariete.. signor.. ehm.. “ Mentivo. Che potevo fare? Certo non era conveniente palesare bugie di fronte ad un cavaliere d'oro ma mi sentivo braccata nella mia intimità, e non mi era mai capitato. Lo vidi sorridere. Era rassicurante.
“ Shaka della Vergine, e tu sei l'aspirante Silver della Colomba. Ne hai tutte le caratteristiche, e mentire ti viene molto male perchè so cosa pensi, ti ho solo risposto a quella domanda che non osi fare da anni. “
Potevo essere più sconvolta di così? Mi allontanai di qualche passo, impaurita da ciò che sapeva più che dai suoi gesti. Sorrideva sempre, mi dava quasi fastidio eppure.. eppure c'era quella sensazione di.. di sicurezza che mi spingeva a non diffidare della sua persona. “ Porta i miei rispetti al tuo maestro. “ E se ne andò, proseguendo verso il basso, probabilmente diretto alla prima casa dove speravo che non rivelasse alcunchè di quanto mi aveva fatto sapere. Ero preoccupata, molto. Sapevo cosa sarebbe accaduto se qualche cavaliere avesse sospettato dell'interesse che potevo avere per uno di loro: il punto era che non era sicuramente ciò che credevano, mi sembrava solo di avere qualcosa in comune con lui ma non sapevo che cosa fosse.
E avevo il sospetto che Shaka lo sapesse, chissà come.



“ Grazie mille maestro, di tutti quesi anni! “
Furono le mie ultime parole prima di svenire, tra la polvere dell'arena. Avevo appena concluso la mia prova di investitura, sconfiggendo senza problemi tutti i pretendenti all'armatura d'argento della Colomba, e come finale avevo dovuto affrontare un cavaliere d'oro. Shaka, per la precisione. Inutile dire quanto fosse inutile lottare, pareva quasi anticipare le mie mosse ma, alla fine, lasciai una leggera impronta su di lui: un semplice graffio sul suo volto. Non possedevo la forza fisica del mio maestro, né quella spirituale del mio avversario.. Il vento era il mio unico alleato, assieme alle colombe di cui ero riuscita ad emulare parzialmente il volo. Doti elementali più che altro, che non mi avevano impedito però di rovinare ai piedi del cavaliere privo della sua dorata armatura; in quel momento non sapevo che cosa sarebbe accaduto dopo, di sicuro ero al corrente che le mie condizioni erano molto precarie.
Lo vidi sorridere, Aldebaran, mentre l'armatura d'argento finalmente era diventata mia. Ero stata curata direttamente dal cavaliere dell'Ariete ma non lo ricordavo, ed era stato il Sacerdote in persona ad avermi consegnato l'armatura dopo che mi era stato detto di presentarmi direttamente al tredicesimo tempio. A mia gran sorpresa la sala era piena di cavalieri d'oro; mi trattenni dall'abbracciare Camus, che non vedevo da tempi immemori, ma osservai quasi distrattamente gli altri. Mi colpì la presenza di quella bambina dai capelli viola lunghi, che mi guardava gentilmente; più che bambina era una ragazzina, forse aveva qualche annetto meno di me che ne avevo quindici ormai. Quanto tempo passato ad allenarmi senza rendermene conto! Ed ero riuscita a vincere, finalmente. E proprio quando credevo di non farcela. Dopo le frasi di rito di investitura, sentii il Sacerdote chiedere a Camus di restare con lui dopo che gli altri se ne furono andati. Mi inchinai per poi alzarmi e uscire dalla stanza, l'armatura scintillante addosso: non era d'oro ma mi sentivo più potente di tutti loro. Forse ero solo meno abituata a tutto questo.
Ridiscesi tutte le Case, di nuovo occupate dai loro guardiani che per la maggior parte non mi degnavano neppure di uno sguardo; la gerarchia era una cosa umiliante per chi stava in basso.
“ Non vi siete curato il graffio. “ Invece di chiedere a Shaka di passare, cambiai argomento notando che aveva quel leggerissimo segno sottile che gli avevo lasciato: era strano. Taceva, in meditazione, e stavo per andarmene quando mi bloccò con la sua voce. “ Non mi fa nessun male. “
Che vergogna. Era ovvio che non gli desse alcun fastidio, al contrario del dolore che avevo percepito io poche ore prima. “ Non fraintendere, lo tengo solo perchè non sono vanitoso come Aphrodite, e perchè ho apprezzato che tu sia riuscita a distrarmi al punto da riuscire parzialmente a segnarmi. Non mi capitava da anni, forse non è mai successo. In compenso ti vedo ancora presa a chiederti le tue origini: speravo di aver posto fine alle tue insicurezza tempo fa. “
Tacevo. Ogni cosa che diceva era per me inspiegabile, sembrava parlare una lingua diversa dalla mia eppure non sentivo alcuna violenza trasparire da lui: era u po' come Aldebaran, solo molto meno massiccio e più spirituale. Come facevo a dirglielo, che avrei voluto scoprire solo quello strano legame con il cavaliere della prima casa? Non avevo mai neppure pensato di andare da lui e chiedergli, ero troppo riservata e timida per azzardarmi a rivolgere parola a qualcuno quando potevo evitarlo. Ma ancora lui pareva capire. Era sconcertante.
“ Stai attenta che non diventi la tua fissazione. Hai visto la presenza di A tena vicino al Sacerdote, vero? Ora che porti quell'armatura deve importarti solo di lei e della sicurezza del Santuario. Puoi passare dalla sesta casa, cavaliere. “
Non ero mai stata liquidata tanto in fretta come in quel momento; tentennai qualche secondo ma poi scesi. Come al solito non sapevo che cosa dire.
E stavo ancora pensando a quello strano discorso quando inciampai nella casa dei Gemelli. Borbottai qualche parola sulla mia stupidità; detestavo quel labirinto, facevo fatica ad uscirne ma ad un certo punto scomparve di botto, facendomi girare la testa. Essendomi appena rialzata barcollai, cercando un equilibrio che si presentò sotto forma di braccia robuste apparve praticamente dal nulla. “ Scusami, credevo di avere percepito una presenza nemica qui: avrei dovuto saperlo che era impossibile che qualcuno superasse indenne le case di Mu e di Aldebaran. “
Non mi ero accorta di non essere da sola tanto che mi sentivo una perfetta sciocca; non solo mi ero resa ridicola nella dimora di un cavaliere d'oro, ma l'avevo anche indirettamente chiamato in causa. E non uno qualunque ma il terribile Gemini, di cui tutti parlavano con rispetto e segreto terrore: sembrava essere un mostro stando ad alcuni suoi allievi, eppure la voce era gentile e mi dava la sensazione di essere al massimo divertito, ma non irritato.
“ Vi chiedo scusa, cavaliere, per la mia goffaggine. Spero vogliate perdonare la mia avventatezza. “ Mi era stato insegnato ad inchinarmi, cosa che feci, e a tenere gli occhi abbassati a terra anche se con la maschera era impossibile che qualcuno notasse la mia espressione. A meno che non possedesse i poteri di Shaka, capace di cogliermi sempre in fallo anche quando non stavo pensando. All'improvviso sentii una mano avvolta da qualcosa di dorato sollevarmi il mento, costringendomi a rialzare la testa e a guardare un volto a me ignoto ma sicuramente bellissimo.
Per la prima volta provai la forte tentazione di allontanarmi ma restai passivamente ferma, sotto quello sguardo immobile, senza perdermi quasi neppure un dettaglio: aveva lunghi capelli blu e degli occhi talmente profondi da sembrarmi due galassie. “ Avanti rialzati, non c'è bisogno di tutta questa formalità tra cavalieri. “ La mano, che finora era stata a sorreggere il mio mento, si staccò, lasciandomi quella sensazione di essere reduce da una strana febbre. Improvvisamente ero debole, febbricitante quasi ma non riuscivo a comprenderne la ragione: per un momento intravidi in quelle iridi un preoccupante rosso ma passò così rapidamente da chiedermi se fosse stato reale. Arrossii, senza ricordarmi che non mi poteva vedere.
“ Io.. grazie.. “ Stavo per aggiungere altro quando lo sentii fermarmi con un solo gesto della mano. “ Mi ricordo quando ero giovane, sono inciampato anche io e proprio davanti a Sion. Che figura, la tua in confronto non è nulla. Sei la ragazza che è stata testata da Shaka vero? Ero quasi sicuro che non saresti sopravvissuta, gli hai fatto anche aprire gli occhi almeno per un istante. A proposito io sono Saga, cavaliere dei Gemelli. “
Non ci avevo capito nulla perchè la mia testa era persa in altri scenari, in altre strane fantasie. Mi sentivo leggera come la colomba che rappresentavo, ed ero grata al cavaliere di tanta indulgenza. Quella volta che ero inciampata nella dimora di Death Mask mi aveva costretto a pulirgli quelle macabre maschere, con la scusa che stavo perdendo il mio tempo invece di allenarmi. Umiliante. Come poteva un individuo simile essere così diverso da me? Eppure il segno zodiacale era lo stesso. Solo dopo alcuni minuti capii che attendeva che fossi io a presentarmi. “ Sono Hōmotsu, Silver Saint di Columba. “
Non riuscivo a fare a meno di mostrarmi come sempre timida e riservata, ed ero certa che la sua risata fosse dovuta ai miei modi schivi. Era da sempre così. “ Piacere di conoscerti, stavo per scendere anche io e recandomi da Mu. Posso accompagnarti o temi le eventuali malelingue? “
Non avevo idea che Saga di Gemini fosse probabilmente il più chiaccheirato tra tutti i cavalieri d'oro ma mi piaceva l'idea di riuscire a parlare con qualcuno di questa schiera senza dovermi continuamente scusare per essere ciò che ero, una loro diretta sottoposta. Annuii, sentendomi impacciata davanti a tanta gentilezza, e mi sembrò quasi di volare anche senza le grandi ali di cui disponeva la mia armatura; la casa di Aldebaran era deserta perchè era rimasto a parlare con l'anziano Libra poco più su, mentre il cavaliere dell'Ariete era invece presente. Quei nei sulla fronte mi turbarono nuovamente ma cercavo di non pensarci, come il cavaliere di Virgo mi aveva consigliato più o meno direttamente. Mi fermai solamente perchè il cavaliere di Aries voleva osservare l'armatura, per assicurarsi che fosse in ottimo stato; me la levai, cercando di non guardare troppo Saga. C'era qualcosa in lui che mi piaceva, e altro che mi terrorizzava ma non riuscivo a capire: per qualche momento ascoltai i due parlare dell'armatura della Colomba, che era effettivamente bellissima ma avevo la strana sensazione di essere osservata; con le dita giocherellavo con la mia lunga chioma color lilla, quasi uguale a quella di Mu ma non ci badavo più. Per qualche strano motivo preferivo soffermarmi su Saga, non c'era nulla di male a fare qualche innocente fantasia: non ero più una bambina, e sapevo bene qual'era il mio dovere. Tuttavia non mi sbilanciai troppo, non volevo che dei miei superiori pensassero qualcosa di male su di me perciò li salutai con educazione e con un inchino dopo aver recuperato l'armatura.

Non sentii quindi quel dialogo, non appena scomparvi alla loro vista.

Le ho fatto qualcosa, Mu? Sembrava aver paura di parlare anche. Sarà la mia negativa presenza. - Disse scherzando il cavaliere de gemelli, quando la Silver era già lontana. Lui rise ma non era divertito.

- A dirti non lo so, dovevi vedere la faccia quando mi ha visto: Ald dice che è innamorata di me ma ne dubito, me ne sarei accorto. - Ricevette una leggera gomitata da Saga

 – La prossima volta mi premurerò di lasciarvi soli, anche se potresti chiedere al nostro fiorista qualche sua rosa, e qualche candela per rendere l'atmosfera più rom..DAI CHE SCHERZO! - Evitò il colpo depotenziato del cavaliere dell'Ariete, lanciato più per scherzo che per vero e proprio desiderio di ferirlo; c'era qualcosa comunque che l'aveva colpito. Era troppo calma e misteriosa ma poi non ci pensò più quando ritornò alla propria dimora, preda di quella doppia personalità che ormai lo attanagliava.












Ok lungo. Ho tirato un po' per le spicce l'addestramento ma non mi piace soffermarmici troppo! Comunque spero che vi piaccia Homotsu, che incarna le caratteristiche base del Cancro e no, non quelle di Deathy XDDDD che non ha molto a che vedere col segno u.u traumatico l'essere messa in mostra per essere scelta da un maestro no?XD e Sion che dice no a Deathy ahahahahaha a prop vi piace Sion? Non ve l'ho detto ma è un What If, quindi per ora NULLA dei complotti accaduti è successo: Saori avrà 13 anni circa, vive sempre a scrocco al GT(mica cogliona xd), Sion è GS.. e gli altri gold son li.Shaka sarà una presenza veramente irrilevante in questa storia, se non quando Homotsu dovrà ricevere una sana morale ahahah L'ho fatta lottare con lui non per sboroneggiare – dato che non lo impensierisce quasi neanche – ma solo perchè lei manipolando il vento, il volo e le colombe è quanto di più diverso ci sia dal santone^^Aldy rulla u.u e scusate se dico nulla, e la sua si che sarà una presenza fondamentale. Camus verrà messo un po' più in ombra, sorry ma ci sarà. Saga... ahahah Saguccio è la prima volta che ti uso senzafare bastardate(per ora eh u.u in futuro vediamo) quindi spero non sia orrendo. Aphrodite sarà marginale, così un pò come Death anche se uno dei due avrà importanza in un'occasione particolare.
La costellazione della Colomba è inutilizzata dal Kuru, perciò ne approfitto. Al contrario di altre mie pg, Homotsu venera la maschera, non la vede come un'imposizione e..basta o scrivo più che nella storia XDD al prossimo e al via i commenti^^ ciao! Vi dirò solo che c'è un segreto celato da qualcuno, e che stravolgerà completamente la vita di alcuni, lei per prima. A voi capire quale, qualche indizio l'ho messo anche se non esplicito^^ riciao!

7
FanFic / Le stelle morenti
« il: 07 Luglio, 2011, 08:19:26 am »
Seiya era a terra e non vide consumarsi l'ultima fiammella ma Ikki si; lo scudo d'oro inerte a terra, la freccia bucò il cuore della fanciulla condannandola definitivamente. Una risata eccheggiò, allarmando i cavalieri d'oro vivi: Gemini aveva vinto uccidendo la Dea, e l'ingiustizia clamorosamente trionfava. La Fenice sentì il silenzio pesante, non più scandito dal battito del cuore dell'amico e sentì il proprio frantumarsi: morte e distruzione aleggiavano nell'aria, il fuoco della speranza arso come la cenere dimenticata da anni nel camino di chi non ha più legna.
- Ti impongo di inchinarti, mi hai sentito? Subito. - La voce di Arles era quella del demonio che aveva distrutto i sogni di pace nutriti da chi, prima e dopo, aveva riconosciuto in Saori il baluardo della giustizia.  - Io, invece, ti impongo di morire. - Il colpo di Gemini si scontrò contro la dorata difesa di Virgo, intervenuto in difesa del Bronze, l'unico dei cinque rimasto vivo; nonostante tutto - la sconfitta del bene sul male - voleva opporsi al nuovo regime che si sarebbe creato.   - Fallito- fu l'epiteto che Saga, forte del suo quasi insperato trionfo, spiazzato dal Sacro Virgo che lo privò della parola, prezzo delle menzogne perpetrate a lui e ai compagni negli anni.
  - Vedremo chi lo è davvero. - Mandò all'aria l'usurpatore, sollevò lo svenuto Ikki e ripercorse la via alternativa alle dodici Case più veloce della luce. Attorno al corpo morto di Atena c'erano Mu, Aiolia, Aldebaran e Milo, assieme ad un sofferente Tatsumi e agli increduli Bronze minori;  Aiolia teneva Marin svenuta, lo stesso faceva Milo con Ofiuco. - Grande, Shaka, possiamo andare. - I Gold annuirono alle parole di Mu prima che questi ammantasse il folto gruppo in una dorata aura, facendoli sparire nel nulla.   L'armatura di Sagitter, sola in quella nefasta notte, scoccò la sua freccia che si piantò sul portone d'ingresso del tredicesimo tempio, sancendolo come dimora dell'impostore.


 
 
scritta a 4 mani col fratellino   Draggo, idea sua indi se non piace=colpa sua XDDok il male vince...ora? al prossimo *-*
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8
FanFic / Il profumo della Rosa
« il: 29 Giugno, 2011, 08:41:55 am »
piccola raccolta~di missing moments per chi ha amato The Rose of Death il diabete si alzerà vertiginosamente  *plego *plego *plego *plego *plego *plego *plego                                                                " Ho paura ... "
 Le labbra di Aphrodite non indugiarono e si mossero esigenti su quelle di Astrid  sostituendo in lei la paura costringendola a fargli assaporare di nuovo la gioia dei suoi baci.
Mai come in quel momento si era sentito vicino alla sua dolce rosa e la paura che mostrava, con quella vita che le cresceva nel ventre, era la sola cosa che davvero gli era cara. Al diavolo Arles, non gli avrebbe portato via ciò che amava più dell'immagine riflessa nel laghetto quando si specchiava
" Non devi, hai me. Ti amo mia splendida principessa.." e la mano del cavaliere dei Pesci sfiorò il ventre piatto del suo amore.
Il piccolo tesoro concepito nelle lunghe notti di dolce passione ancora doveva maturare. Sarebbe cresciuto come il bocciolo del loro amore, forte e prezioso. Un simbolo di speranza per Atene ed Asgard, il fiore della vita in un campo di morte e cenere.
Perchè era il futuro del loro amore immortale, non sarebbe stato altro che perfetto.  Astrid piangeva in silenzio, il cuore traboccava di felicità e le paure scivolarono via mentre baciava il suo cavaliere. Mai prima le aveva detto che l'amava, sentiva la tenerezza dell'amore in quei gesti e nelle parole.
Guardandoli dal suo castello, Mu si sentiva felice per loro: ora non si sarebbero mai più perduti, erano finite le incomprensioni e quando Kiki chiese dov'era la ragazza non disse nulla, e solo le stelle del Jamir videro quella lacrima. Era felice. 

9
FanFic / La valle delle lacrime
« il: 08 Giugno, 2011, 08:24:18 am »
Sei anni prima, Russia.


Prudentemente aveva fatto allontanare la gente civile dalle macerie dell'edificio, convinto che ci fossero ancora dei pericoli dopo la tremenda esplosione che aveva avuto come conseguenza la morte di centinaia di bambini. Anime innocenti sacrificate in nome di una giustizia che portava il colore rosso del sangue delle sue vittime e del dolore dell'intera Mosca; una delle insegnati era una sua lontana parente e non era quindi accorso solamente per dovere di cavaliere di Atena. Non era comunque servito a niente, al suo arrivo la polizia non aveva neppure osato avvicinarsi troppo se non per recuperare continuamente cadaveri sotto l'implacabile indiscrezione dei mass media.
Era tutta colpa di un kamikaze, un seguace di una Russia che non esisteva più, e che aveva voluto forzatamente riportare in auge in un modo così cruento da lasciare tutti allibiti e sconcertati; le televisioni e internet facevano a gara per avere le notizie più eclatanti, arrivando anche ad inventare, ma il santo di cristallo era disgustato da tutto quel cinismo: e a quei bambini morti non ci pensava nessuno? Dalle sue informazioni erano quasi cinquecento i piccoli che abitavano li dentro coprendo una fascia di età che andava dai pochi mesi alle età adolescenziali, per non parlare del personale che tra maestri, medici e altro era numerosissimo. Anche lui aveva vissuto a suo tempo in quell'orfanotrofio e sapeva come, seppur triste struttura, fosse una vera e propria ancora di salvataggio per gli orfani. Ed ora era raso al suolo. Non si vergognava delle lacrime che versava. Nessuno, secondo la sua morale, avrebbe dovuto farlo, specialmente quando le vittime erano davvero innocenti. In quel momento pensò a Hyoga ed Isaak che lo stavano attendendo in Siberia, allenandosi anchein sua assenza. Anche loro non avevano nessuno, però erano vivi e si facevano buona compagnia l'uno con l'altro.
Chiuse gli occhi concentrandosi sulla disastrosa situazione che lo circondava e riuscì a sgusciare tra le macerie, al fine di trovarne altri. I poliziotti l'avevano avvisato che non avrebbe trovato altro che cadaveri ma lui voleva un segno da parte di Atena che gli consentisse di tenere accesa la fiamma della speranza, anche esilmente.
L'armatura lo proteggeva ma lo sguardo era vigile mentre spostava cautamente pezzi di cemento, stando attento a non cadere in tranelli e buche: era veramente incredibile pensare che qualcuno avesse avuto l'audacia di piombare all'interno dell'edificio e farlo saltare in aria, era quasi inconcepibile eppure ancora qualche focolaio di fiamme ardeva. La Diamond Dust ebbe ovviamente ragione di loro ma pareva che la ricerca non fosse destinata ad andare a buon fine; dopo alcune ore l'uomo era esausto e sentiva di essere stato tradito dal destino perchè nessun bambino era vivo. Si sedette su un pezzo di cemento, sentendosi depresso e sfogando un vero e proprio pianto per tutti coloro che non era riuscito a salvare: sentiva quasi di essere venuto meno al proprio ruolo di cavaliere.
Si rialzò di colpo, sentendo una flebile richiesta di aiuto, così debole che era quasi convinto di averla sognata. Rimase in ascolto ma per molti minuti non sentì nulla, finchè non capì che era un pianto, debole ma costante. Scacciò immediatamente la depressione, doveva trovare il bambino prima che fosse troppo tardi; apparentemente niente si muoveva ma riuscì ad intraprendere la direzione giusta, sentendolo di minuto in minuto sempre più distinto fin quando non vide una piccola gamba sotto un blocco enorme di cemento. Non perse tempo a chiedersi come potesse qualcuno sopravvivere sotto ad un peso del genere ma si adoperò di modo da spostarlo personalmente, cercando di non fare movimenti bruschi per non arrecare danni a chi stava sotto; un sottile strato di spazio era stato lasciato da una colonna che aveva evidentemente trattenuto tutto il peso senza così schiacciare quel corpo che prese gentilmente in braccio.

" Ciao piccina, stai bene vero? "

Era la domanda più sciocca del mondo ma sentir piangere la bambina aggrappata a lui era quanto di più bello potesse trovare; le ferite erano superficiali a parte quella alla gamba ma tutto poteva essere risolto perchè era riuscita a sopravvivere fino al suo arrivo e non le avrebbe certo permesso di andarsene così giovane. La teneva tra le braccia come una figlia a lungo cercata, commosso all'idea che Atena dovesse aver ascoltato le sue preghiere. La portò immediatamente in ospedale per farla curare e la sua permanenza fu piuttosto lunga; nel mese in cui era costretta a sottoporsi a tutta una serie infinita di esami, il cavaliere era riuscito ad entrare in confidenza con lei e a proteggerla dalla morbosa curiosità della gente che parlava di miracolo vivente e altre cose simili.
La bambina aveva nove anni ed era stata portata in orfanotrofio dalla madre, una donna israeliana che era scappata fino in Russia per sfuggire ad una punizione d'onore; da quello che era riuscito a scoprire la donna aveva commesso l'ardire di tradire il marito - in realtà un cugino che era stata costretta a sposare - con un giovane e affascinante uomo russo che si trovava in Israele proprio alle dipendenze del marito. Il russo era uno schiavo catturato come prigioniero di guerra e non era riuscito a impedirsi di amare la donna maltrattata dal marito che la usava quasi come una valvola di sfogo; la relazione però era stata scoperta e l'uomo ammazzato per avere offeso una donna del posto. Lei era fuggita grazie all'aiuto della sorella del russo, che era un'ambasciatrice potente e l'aveva fatta arrivare fino a Mosca, dove era nascosta in casa della famiglia: per la prima volta si era trovata tra gente che l'amava nonostante il figlio avesse scontato tragicamente quell'amore, ed era rimasta sbalordita all'idea di attendere un figlio. Nonostante la gravidanza difficile la bambina era sana e bellissima ma non al sicuro; in un'impresa disperata la donna che l'aveva aiutata a fuggire era riuscita a farle sapere che era stata localizzata perciò avrebbe dovuto fuggire ancora. Senza pensarci la donna israeliana si rivolse ad una direttrice di un orfanotrofio per ospitare la bambina, e nasconderla temporaneamente, ma i sicari la trovarono mentre tentava di lasciare la città assieme alla sua famiglia russa, sterminandoli tutti; per quanto avessero cercato la bambina, con l'intento di portarla in Israele, non la trovarono mai grazie all'intraprendente coraggio della direttrice che aveva registrato la piccola come russa, senza accennare alla carnagione più scura. Il nome Nefertari era stato scelto dalla madre della bambina, prima di cercare una vana fuga.
Il cavaliere era rimasto commosso nel sentire la storia dalla direttrice, che era andata in pensione ed era quindi stata risparmiata nella follia abbattutasi sull'orfanotrofio, e portò la bambina con sè una volta che fu completamente ristabilita. Le autorità russe non avevano sollevato obiezioni alla sua adozione poichè nessuno sembrava volere una straniera così da quel momento lui ebbe una figlia e Nefertari un padre pronto a proteggerla da tutto.


Non era stato facile far conciliare il carattere timido e riservato della bambina con quello tanto più selvaggio di Isaak ma nei sei anni erano riusciti a trovare un punto d'incontro; al Maestro pareva invero strano che neppure con Hyoga andasse tanto d'accordo, preferendo la compagnia della gente comune che si poteva trovare in Siberia. La piccola risentiva del freddo al contrario di loro e, in un qualche modo, sapeva di essere diversa dai due ragazzini: con il tempo però erano cresciuti tutti e tre, e Nefertari aveva smesso di essere così timida e riusciva a parlare con loro come se fossero dei fratelli ma c'era sempre quell'alone che la divideva dal mondo. In un primo tempo scoprire che non era in grado di risvegliare un cosmo aveva lasciato il cavaliere un pò dispiaciuto ma poi, pensandoci, aveva trovato bello che potesse crescere senza la futura angoscia di dover combattere delle guerre come sacerdotessa e gli piaceva l'idea che potesse restare sempre con lui. Aveva notato che era troppo timida per la sua età ma non era ancora riuscito a comprenderne il motivo; scherzosamente Hyoga aveva detto che era ancora in cerca del suo destino, strappandole una risata, ma il maestro sapeva bene che era tutt'altro che un'affermazione sbagliata.
Non era stata mandata in una scuola pubblica ma giorno dopo giorno l'aveva istruita personalmente, riscontrando nella sua figliola un'attenta interlocutrice coronata da una mente semplicemente geniale anche se aveva sempre timore di mostrarla, preferendo nascondersi nel suo guscio. Era molto abile però nell'arte della guarigione, di cui conosceva alla perfezione ogni ramo ma non riusciva a vederla nei panni magari di un'infermiera, o di un medico.

" Oh per favore, voglio andarci ! Non ho mai visto il Santuario, per piacere ! "

Era da poco passata l'ora di cena quando finalmente il cavaliere si era deciso a dirle che avrebbe dovuto recarsi al Santuario ad Atene per parlare con il Sacerdote ma che, per motivi che non riusciva a capire, non aveva voglia di andarci nonostante dovesse consegnare alcune cose al cavaliere Camus, suo maestro. Inaspettatamente Nefertari aveva iniziato a supplicare il proprio padre di mandare lei se lui non aveva voglia; era curiosa di vedere da vicino il luogo in cui i cavalieri crescevano e magari di incontrare la stessa Atena. Era stata fin troppo convincente che il Maestro non aveva potuto che accondiscendere, raccomandandole di rispettare l'autorità del cavaliere di Acquarius a cui sarebbe stata affidata, e di non contraddire nessuno; erano frasi banali che le diceva, ben sapendo che la ragazza ormai diventata una bellissima adolescente non aveva mai commesso uno sbaglio ed era amata da tutti.



La mattina seguente Nefertari si mise in viaggio in treno, un modo di viaggiare che non aveva mai sperimentato essendo avvezza alle slitte ed ai pattini; naturalmente non poteva esserci una linea diretta con Atene perciò fu costretta a cambiare parecchie volte il convoglio e ad impiegare parecchi giorni prima di giungere alla meta finale viaggiando per un pezzo d'Europa a lei sconosciuto. Nonostante il riserbo che si portava dietro da anni la ragazza non aveva nessuno scrupolo nel godersi un viaggio affascinante e che la faceva sentire un'adulta; da molto tempo desiderava riempire le proprie giornate con qualcosa che non fosse semplicemente lo studio e la compagnia del suo amato padre. Sorrise pensando a lui, stringendo a sè il mantello che le aveva consegnato alla partenza. Gli anni passati all'orfanotrofio non erano stati brutti ma da quando l'aveva incontrato era riuscita a capire che cosa fosse quell'amore incondizionato e disinteressato verso qualcuno che l'aveva salvata da una morte certa, e che la trattava con affetto proprio come se scorresse nelle vene lo stesso sangue; forse era stata invidia quella che l'aveva spinta a non legare troppo assiduamente coi due allievi che erano stati cresciuti da lui, forte della convinzione che avrebbe voluto essere la sua sola stella. Sospirò sollevata rendendosi conto di essere finalmente approdata in Grecia.
Aveva attraversato talmente tante nazioni da averne quasi perso il conto: dalla Siberia era giunta col Maestro fino a Mosca e da lì un treno l'aveva portata lentamente fino a Minsk, in Bielorussia dove aveva stretto amicizia con un gruppo di soldati del posto che stavano anche loro compiendo un pezzo del suo stesso tragitto. Grazie alla loro compagnia era arrivata senza nessun incidente fino in Bulgaria, attraverso i tristi paesaggi offerti dalla Moldavia  e dalla Romania pesantemente segnate da continue guerre civili e non; una volta a Sofia aveva trovato un treno notturno che la portò a varcare i confini con la Macedonia arrivando così in Grecia. La prima impressione della terra ellenica fu quella di aver trovato un paradiso magico in cui rifugiarsi: spariti i ghiacciai eterni della Siberia, la metropoli di Mosca e la desolazione delle guerre che affliggevano gli altri Paesi, questo era molto più invitante forse per la bellissima costa che dava sul mare. Non aveva mai visto realmente il mare perchè in Siberia era sempre completamente ricoperto da una spessa lastra di ghiaccio perciò inspirò il profumo di salsedine, sentendosi una persona nuova. Atene poi fu ancora differente, un vero e proprio concentrato di storia e tradizioni che si incrociavano, oltre alla città moderna che era colma di gente che parlava di positivismo; era un bel cambiamento rispetto al perenne silenzio dei ghiacci e questo rese il primo impatto piacevole, pur senza spingerla a mescolarsi troppo tra la folla vociante. Camminò alcune ore per le vie principali della città alla ricerca dell'ingresso al Santuario, situato oltre la le rovine che quel giorno brulicavano di turisti; con curiosità crescente si guardava attorno seguendo la guida, che parlava dei fasti dei tempi del Mito e della lotta tra Atena e Poseidone per avere la supremazia di una città considerata da Zeus quasi fondamentale. Ci sarebbe stata probabilmente tutto il giorno ad ascoltare se qualcuno non avesse attirato la sua attenzione; una mano si era posata sulla sua spalla facendola sobbalzare; la vista di quell'oro tra le dita l'aveva spaventata, oltre al fatto che era giunto alle spalle senza che se ne accorgesse.

" Il Sacerdote vi starà attendendo, perdonate se non mi sono annunciato ma sono diverse ore che mi sfuggite tra la folla. Sono il cavaliere d'oro dell'Acquario e devo scortarvi dal nostro sommo comandante se avete la bontà di seguirmi. "

A coronare quella rase un lieve inchino, di quelli che erano stati dimenticati dalla gente comune e che non vedeva probabilmente da anni; Nefertari si chiese come mai non avesse notato prima quell'emanazione cosmica se la cercava già da un pò. Nessun dubbio però sulla sua identità perchè aveva sentito parlare così tanto di lui da riconoscerlo ovunque, anche senza quell'armatura dorata che indossava; la sola cosa a sconvolgerla era la palese giovane età che dimostrava perchè aveva sempre pensato a lui come ad un uomo di mezza età e non ad una persona meno anziana del suo stesso padre. Annuì con la testa incapace persino di parlare ma non sembrava essere un problema: la convinse solo con uno sguardo a seguirlo, addestrandosi con lei nei segreti meandri che conducevano al vero centro di potere di Atene.
                                                                                                                                                                                                                                                                                      Angolo autrice:
Si ne ho varie in corso ma mi è stato ricordato dal ragazzo che erano anni che gli dovevo la fanfiction qui presente, perciò potevo deluderlo? Avviso tutti che la dicitura OOC è semplicemente in previsione di avvenimenti futuri e che tratta in realtà varie tematiche, alcune forse persino violente. Shaka è sicuramente il principale ma non credo comparirà ancora per un paio di capitoli, è necessario che succedano un paio di cose ma non preoccupatevene perchè poi ci sarà praticamente sempre^^
Nefertari naturalmente non è un pg di Kurumada ma mio, e potrebbe far pensare che si tratti di una banalissima storia tra una ragazza ed un Gold Saint. Nulla di più sbagliato e ve ne accorgerete mentre proseguirà. Non posso promettere che piacerà a tutti ma di sicuro farò del mio meglio per renderla piacevole.
Non sarà una cosa comica anzi, prevedo come detto delle tematiche molto delicate che cercherò di trattare con estrema prudenza anche per non alzare il colore del raiting; nei dettagli non si dovrebbero trovare nè scene erotiche nè altre che potrebbero turbare la sensibilità di chi legge(e di chi scrive, ci mancherebbe).Sarà anche lunga, sto prevedendo tanti capitoli grossi ma vedremo nel corso dell'opera^^ Cronologicamente la si può piazzare a quando i bronzini ricevono le armature. Nefertari verrà fisicamente descritta in seguito.
Ringrazio anticipatamente tutti coloro che leggeranno la storia. La presenza dei Gold al completo - salvo quelli schiattati xdddd - ci sarà ma non ho inserito i loro nomi. Camus stesso sarà marginale ma presente. Spero di non turbare le fans di Shaka - mi ci includo - presentandolo come sarà.
 Buona lettura a tutti, gradirò i vostri commenti^^                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     

10
FanFic / La sfiga dei Gold
« il: 23 Maggio, 2011, 15:57:40 pm »
questa è demenziale  :D :D :D :D :D :D



- La sfiga dei Gold -

quando essere orfani - e senza Dea - potrebbe essere una fortuna!


Saori osservava con aria soddisfatta i 12 Gold Saint di nuovo vivi; grazie alla gentile concessione di Hades - ehi, sono stato costretto altro che favore >_> -  Saori ha riportato alla vita i suoi guerrieri più potenti così da potersi sentire al sicuro nel grande tempio. Ora la vita era più serena e i nemici non minacciavano più la quiete.. ma la dove i nemici non si muovono, ci pensano i colpi di genio di Saori.

" Ho una bellissima sorpresa per tutti voi."

A questo annuncio entusiasta ciascun gold aveva fatto la propria profezia:

Mu: Una macchina che fornisca sangue per le armature e che le ripari
Aldy: La mensa dorata!
Saga: Un labirinto folle *-* autrice: ma ce l'hai già °__° Saga: non ricordarglielo! autrice: oki XDD
Kanon: L'allegro chirurgo!
Deathy: nuove facce per le pareti
Aiolia: Un harem.. no no Marin hai capito male, una settimana al mare <3
Shaka: Nuove piante per il mio giardino, gli alberi di Sala si lamentano che da secoli vedono la stessa roba piantata: ormai non vende più
Doko: Un lifting
Milo: Un sexy shop*sguardo lascivo verso Camus*
Aiolos: L'assicurazione sulla vita O__O
Shura: Un posto da protagonista nella cucina di Benedetta Parodi
Camus: Una crociera intorno al mondo.. DA SOLO*risposta all'apprezzamento di Milo per l'idea*
Aphro: un nuovo giardino

Shion: un..*viene zittito perchè pestato a sangue da tutti* O__O ok ok largo ai giovani ^^"

Saori li aveva ascoltati con un sorrisino preoccupante, facendo no con la testa ad ogni proposta. Alla fine tutti si erano chiesti se MAGARI non avesse deciso di elargire finalmente la sua raccomandazione a tutti loro - non eravamo raccomandati >__< by bronzini raccomandati - e l'avrebbero sicuramente gradito. Per carità in tempi di pace a che serviva una raccomandazione? Forse a niente ma meglio stare tranquilli, dissero Doko e Aiolos, e da due che hanno avuto una sfiga fenomenale per tutta la storia sicuramente non poteva che uscire una perla di saggezza, no?

" Ho riportato in vita i vostri parenti più stretti: i genitori! "

Silenzio.

Mu:....
Aldy: bella idea, Milady*sudando abbondantemente*
Saga e Kanon all'unisono: MA CHE CA**ATA è QUESTA??????
Deathy: scusi donna, che cosa le ha fatto sniffare Shaka???
Aiolia: O__O
Shaka: *guarda torvo Deathy* Milady.. lei è..un vulcano di...ideee...
Di nuovo Deathy: di merda<.< autrice: XDDDDD
Doko: è qualche secolo che non vedo i miei vecchi, sono proprio contento. tutti O__O
Milo: non potevi resuscitare il mio primo fidanzato? T________T
Aiolos: e mò chi glielo dice che sono diventato Gold? ç___ç
Shura: e il vecchio Barnaba c'è?! autrice: chi è? tuo padre? shura: attendi il capitolo e non rompere<.<
Camus: *silenzio impassibile*
Aphrodite:; la mammina *-* anzi,le mamme! autrice: O___O
Shion tace, dato che risente del pesting di poco prima.

" Sono lieta che siate tutti entusiasti: ora mi accompagnerete da loro, così da fare la conoscenza ufficiale a casa loro. Chi vuole iniziare? "

Nessuno si muove per il terrore. Doko sta per offrirsi ma l'urlo soffocato di Shaka al pizzicotto che Deathy gli ha appioppato sul sedere decide tutto: Saori allunga la mano - tentacolosa - verso il biondo e in un istante sono spariti!
Shaka: T_______________________________T
Tutti, tranne Deathy: ottimo, noi intanto vediamo di svignarcela!!!!!!

E il fuggi fuggi generale iniziò!

11
FanFic / La Soffitta
« il: 23 Maggio, 2011, 15:43:29 pm »
ogni tanto ci ricado XD primo capitolo ma su efp sto lavorando al 4  :sisi: non fatevi ingannare dal miele di sto capitolo  :nono: mi confermano che ho la mente malata  :yea: :yea: :yea: :yea:


Personaggi: Camus, altri
Raiting: Arancione(tendente al rosso)



La soffitta



Al mio misterioso amico,
grazie per la tua continua presenza e il conforto che sera dopo sera mi dai. Ho sempre timore che, alzando lo sguardo, tu te ne sia andato. Invece la tua sagoma nella penombra mi conferma che non sono mai sola. Inizio a credere che tu sia davvero un Cavaliere..
Merçi!
Bloem
Camus alzò lo sguardo dal foglio ormai stropicciato che teneva in tasca da settimane e lo posò sull'ingresso della propria Casa; da mesi la varcava raramente per via della sua missione a Parigi ma ora Atena l'aveva richiamato con l'intento di dargli un allievo.
Anzi. Un'allieva.
Sospirò lasciandosi cadere sulla sedia, ripensando a quella brevissima lettera. Bloem era nota per riuscire a toccargli il cuore con poche e semplici parole, una cosa che mai era accaduta prima. E pensare che quando Atena gli aveva assegnato quella missione aveva fatto di tutto pur di farsi sostituire, aveva persino pensato di rivolgersi a Saga per fare andare lui: non solo aveva incassato un no secco ma si era dovuto sorbire un sermone pesante come le armature d'oro addosso a chi non aveva cosmo. La sua fortuna, se poi tale era stata, si era presentata sotto forma di Shaka che, scoperto l'argomento dei due compagni, si era sentito in dovere di tenere anche lui un bel discorso sull'obbedienza di un Gold Saint, sui suoi doveri e anche sui suoi pensieri; Camus era rimasto stordito da tante chiacchiere al punto da rinunciare a cercare un'altra soluzione ed era partito alla volta di Parigi talmente in fretta da lasciare sorpresi tutti, persino se stesso: era comunque comprensibile, meglio la missione ai sermoni congiunti di quei due.



Parigi, sei mesi prima.



Aveva girovagato tutta la città col box sulle spalle, alla ricerca dell'anziana donna che Atena gli aveva indicato. Brutt'affare essere stati resuscitati, non poteva neppure pensare a dire no che non lo ascoltava nessuno. La missione era talmente semplice da apparire ridicola: doveva smascherare un maniaco che faceva strage a Parigi e scoprire se per caso avesse avuto qualche legame con il mondo degli spectre o, magari, dei cavalieri neri rinnegati da tempo dalla Dea stessa. Non ci era voluto niente a parlare con la donna, anche se era stato costretto ad un'interminabile incontro in cui, per non offenderla, aveva dovuto fingere di apprezzare la baguette secca da mesi e quella torta al cioccolato talmente dura che avrebbe potuto persino staccargli i denti. Le notizie che aveva ricevuto erano comunque allarmanti: questo losco figuro - pareva che agisse solo - era specializzato in molestie su donne, in particolar modo se queste erano bellissime e ricche. Erano stati trovati ben sessanta cadaveri di questo tipo negli ultimi due mesi e la polizia non sapeva più che pesci pigliare; Camus era rimasto sorpreso dal dato estremamente impressionante ed aveva preso a cuore il suo compito, convinto che almeno avrebbe ridato un pò di senso alla propria vita che pareva stagnare in attesa di uno scopo che non era più tale.
La sera stessa aveva preso posto al Moulin Blue, un locale dove si esibivano giovani artisti della musica classica che erano privi di mezzi; il nome richiamava il più celebre Moulin Rouge ma non aveva nulla a che spartire. Il Blue era semplicemente un covo di artisti squattrinati che cercava di sfondare però godeva della fama riflessa del Rouge, che almeno inizialmente aveva portato con sè la gente. Questo però all'inizio: Camus si guardò attorno, notando che gli artisti erano molto bravi ma che il pubblico era per lo più interessato a giocare a carte. Le dolci note o le divertenti commedie erano uno sfondo invece della parte da protagonista.
A scoprire chi fosse Bloem non ci mise molto: era sempre l'ultima a chiudere le serate con la sua voce cristallina che cantava di un mondo migliore e delle atroci pene degli innamorati, spesso accompagnata dalla musica del pianoforte suonata da Jacques, uno degli altri. Era forse l'unica che riusciva, almeno per qualche minuto, a far dimenticare a tutti di trovarsi in quello squallido posto: Camus era rimasto colpito da quella malinconia più che dal talento di cui faceva mostra, e solo successivamente aveva fatto caso alla fragile bellezza . Sembrava un raro fiore in un comune prato: stonava, insomma. Sembrava troppo delicata per essere parte di un mondo così crudele.
Camus non era certo tipo da perdere la testa per una fanciulla seppur bella eppure quello sguardo lo colpì da subito, così triste e profondo, forse perchè gli era stato detto che era precisamente il tipo adatto a finire delle grinfie dell'anonimo killer. No, lui non avrebbe permesso che accadesse.

Grazie mille signore, siete l'unico a cui piace davvero il mio spettacolo.

E aveva sorriso dolcemente, inchinandosi lievemente a lui. Camus era rimasto sorpreso che fosse addirittura venuta a cercarlo alla fine, nel solito posto che occupava.

E come l'avete capito?

Dal vostro sguardo profondo: gli occhi non mentono mai, sapete?


Da quella sera il tavolo nella penombra non rimase mai vuoto.

12
Iscrizione Saint / Iscrizione Violet
« il: 06 Novembre, 2010, 10:15:13 am »
Violet - Francese - Bronze del Cigno ---> babbo Camus ha deciso che forse in seguito avrò la sua Gold :yea:

proviamoci vah  :ya:

13
Presentazioni / scusatemii T__T
« il: 30 Ottobre, 2010, 11:29:57 am »
T___T vi chiedo scusa per la mia lunga e ingiustificata assenza T__T prima avevo scordato la password e poi son rimasta senza mode da casa, e da qui non riuscivo a collegarmi(non chiedetemi perché, so che é così e basta xd)
ora son tornata anche se al 100% non assicuro un mio rientro dato che ancora son senza modem ma se va tutto bene, tra due settimanine dovrei essere di nuovo attiva^^

non vi siete dimenticati di me vero?T___T *spupazza tutti*

chiedo sopratutto scusa a saga perché avevo preso un impegno che non sono riuscita a mantenere per cause di forza maggiore T__T

14
FanFic / - FANFIC Gold Saint - Casa Camus
« il: 31 Marzo, 2010, 23:19:03 pm »
Ecco la minchiat del secolo un non sense ASSURDO  :zizi: spero piaccia XD
personaggi camus, la figlia violet   :yea:, milo e un pò tutti da come mi gira  >:D >:D >:D >:D

Momento di relax a Casa Camus, il digitale terrestre dell'Undicesima Casa é in funzione, e una bella scenetta familiare si presenta: Babbo Camus e figlia stan guardando la televisione.

Vio: Babbo, é l'ora della partita :sese:
 *Camus Non me ne frega nulla, ho cose mooooolto più importanti da fare :zizi:
Vio:  :mh:  e che cosa?
Tutto tace, lo sguardo di Camus é quasi assatanato, ha persino gli occhi fuori dalle orbite cosa che solitamente succede quando osserva Milo, il suo aman..amico d'infanzia.
Vio: scusa ma che stai guardando?
 *Camus Non lo vedi?
Vio:  :zizi: infatti mi chiedevo cosa te ne fai del tg.
Francesco Giorgino dà le ultime news, roba di poco conto, non stiamo nemmeno a menzionarlo.
Una specie di tornado arriva nella Casa.
Vio: Ciao Milo, non ti avevam sentito arrivare  *isis *isis
 *milo Non disturbo vero?
Vio:  :nono: - lo guarda molto male -
Milo si avvicina a Camus, tutto impegnato ad osservare lo scioglimento delle calotte polari. Milo fa il broncio.
 *milo mi caghi??
 *Camus caxxo vuoi, non vedi che sono impegnato? :caffè:
:milo:  :nuu: :nuu: :nuu: :nuu: :nuu: vuoi forse dirmi che per te é più importante uno stupido notiziario televisivo del mio tanga verdastro che non vuole sfilarsi?   :O_O: :O_O: :O_O: :O_O:
Vio: *??? *??? *??? *??? *???
 *Camus :yea: ho un mondo da salvare, se sis ciolgono i ghiacci finiremo tutti fottuti, cosa vuoi che me ne sbatta del tuo stupido tanga? : *zitto *zitto  quella stupida di   *Hilda ha perso la voce e non può più pregare Odino, con la conseguenza che quel vecchio bacucco invece di congelare gli animi ad Asgard, è andato in tournée con la sua band a cantare come dei campagnoli.
Vio: si chiama cantante folk  :zizi: ma tu come sai che  *Hildaha perso la voce?
 *Camus L'ha detto Aiolia che non gli telefona più nel cuore della notte per fare le telefonate piccanti mentre lui se la spassa con :marin:
 *milo E a me non pensi?  :O_O: :O_O: :O_O:
 *Camus no, ora vado a salvare il mondo
 *milo mi abbandoni solo per quegli stupidi ghiacci?  *err *err *err *err
Vio: insensibile sei, babbo  :legnata:
  *Camuspersonalmente diventare il capo della mafia asgardiana e comandarli tutti a bacchetta non mi sembra tempo perso  *caffè
Vio e  *milo    *O.O *O.O *O.O *O.O *O.O *O.O *O.O *O.O
In un attimo Camus si é alzato, e Milo è rimasto a singhiozzare il suo dolore sul divano senza rendersi conto che nel frattempo é entrata  :athena:
 :athena: dov'é Camus?
Vio:é andato a salvare il mondo  :yea:
 :athena: sapevo di aver fatto bene a resuscitarlo, sta diventando un bravo Gold, sono fiera di lui :'( :'( :'( ma tu Milo perché sei triste? Pensavo vi voleste bene :mh:
 *milo spero che gli si ghiacci mentre piscia dietro un albero di Asgard  :insulti: :insulti: :insulti: :insulti:
Vio e :athena:  :omg: :omg: :omg: :paiura: :paiura: :paiura:
Vio: non se la prenda Saori-san, chiunque sarebbe frustrato vedendosi preferire i Polaretti Dolfin :taptap:
:athena: ancora questa storia?  *zitto maledetta Hilda, e dire che aveva promesso di dividere con me i guadagni  :legnata: :legnata: :legnata: :legnata: e i suoi ghiaccioli di serie B ora la sistemo io
Vio: :omg: :omg: :omg: :omg:

15
Nientology / E sono 100
« il: 23 Marzo, 2010, 12:40:52 pm »
mica gli anni, cattivi, l'avevate già pensato  *caffè >:D >:D >:D >:D >:D >:D >:D >:D
ben 100 espa *____* ricordo che quando sono arrivata il mio obiettivo era 50, e ancora mi chiedo come ci sono arrivata :zizi: grazie quindi a tutti i miei fans che mi hanno sostenuto :yea: e a coloro che mi sosterranno nuovamente in futuro  :metal2: :metal2: ma sopratutto GRAZIE a tutti gli utenti e a questo fantasticherrimo forum  :ok: :ok: :ok: :ok: non vi libererete mai della vostra Dea della Frusta  *zitto *zitto *zitto *zitto *zitto



A cosa serve questo topic?
A tirarmela per i 100 espa ringraziervi tutti  :cuore: :cuore: :cuore: :cuore:
E che l'Aurora Execution sia cn tutti voi  :legnata: :legnata: :legnata:

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